Riporto la descrizione della scena del film, come viene fatta da Erica Jong.
La scrivo in un post a parte per non “rovinare” il topic del thread
La descrizione fa riferimento all’episodio “L’avventura del soldato” diretto ed interpretato da Nino Manfredi, tratto da un racconto di Italo Calvino e parte del film “L’amore difficile” del 1962
"Uno sporco scompartimento di un treno europeo (seconda classe). Sedili di finto cuoio, duri. Una porta scorrevole si apre sul corridoio. Rami di ulivo entrano dai finestrini. Due contadine siciliane sono sedute dalla stessa parte con una bambina nel mezzo. Probabilmente nonna, figlia e nipotina. Le due donne fanno a gara per riempire di cibo la bocca della bambina. Di fronte a loro, vicino al finestrino, siede una giovane vedova con un pesante velo nero e un vestito nero attillato che rivela un corpo voluttuoso. Sta sudando copiosamente e ha gli occhi gonfi. Il sedile di mezzo è vuoto. Vicino al corridoio siede una donna grassissima, enorme, con i baffi. I suoi fianchi straripanti occupano quasi metà del sedile centrale libero. Sta leggendo un fotoromanzo: fotografie dei personaggi e il dialogo dentro nuvolette di fumo sulle loro teste.
I cinque viaggiano per un po' scossi dal movimento del treno. La vedova e la grassona in silenzio; la mamma e la nonna parlano con la bambina e fra di loro, di cibo. Poi il treno si ferma stridendo in un paese chiamato (forse) CORLEONE. Un militare alto, dall'aria languida, con la barba lunga ma con una bellissima capigliatura, una fossetta sul mento e occhi sornioni, quasi diabolici, entra nello scompartimento, getta intorno uno sguardo insolente, vede il sedile vuoto tra la vedova e la grassona e, dopo una profusione di «scusi, scusi» si siede. E' sudato e arruffato, ma resta uno splendido pezzo di maschio, solo vagamente rancido per il caldo. Il treno riparte stridendo ed esce dalla stazione
Lo spettatore per un po' si accorge solo del movimento del treno e dello sfregare ritmico delle cosce del militare contro quelle delle vedova. Naturalmente le gambe dell'uomo sfregano anche i fianchi della grassona, che tenta di tirarsi in là ma potrebbe anche farne a meno perché lui non sembra proprio accorgersi della sua presenza. Sta guardando la grossa croce d'oro al collo della vedova: oscilla avanti e indietro col movimento del treno dentro la profonda fessura tra i seni. Op. Pausa. Op. Salta su un seno umido e poi sull'altro. Sembra esitare per un attimo nel mezzo come se fosse paralizzata tra due magneti repellenti. Il pozzo e il pendolo. Il militare è ipnotizzato. La vedova guarda fuori dal finestrino, fissando con tanto d'occhi ogni ulivo che sfugge via, come se non avesse mai visto un ulivo in vita sua. Lui si alza in piedi con movimenti goffi, fa un mezzo inchino alle signore e comincia a darsi da fare per aprire il finestrino. Quando si rimette a sedere sfiora per caso con il braccio il ventre della vedova. La donna non sembra farci caso. Lui abbandona la mano sinistra fra la sua coscia e quella di lei e comincia a lasciar vagare le dita insinuanti nella carne morbida della donna. Lei continua a guardare fuori dal finestrino: fissa gli ulivi come se fosse Dio, li avesse appena creati e si stesse chiedendo come battezzarli.
Nel frattempo la grassona sta riponendo il fotoromanzo in una borsa di rete di plastica verde iridescente piena di formaggi puzzolenti e di banane annerite. La nonna sta arrotolando dei salamini in un pezzo di carta di giornale tutta unta. La madre sta infilando un golfino alla bambina e le deterge la faccia con un fazzoletto che ha appena inumidito sputandoci amorosamente sopra. Il treno si ferma stridendo in un paese chiamato (forse) PRIZZI, e la grassona, la madre, la nonna e la bambina escono dallo scompartimento. Il treno ricomincia a muoversi. La croce d'oro ricomincia a saltare su e giù e a fermarsi nella fessura fra i seni turgidi della vedova, le dita ricominciano a chiudersi sotto le cosce; la vedova continua a fissare gli ulivi fuori dal finestrino. Poi le dita scivolano fra le cosce della donna, cercano di dividerle, si muovono in su, verso il tratto di carne nuda fra le pesanti calze nere e le giarrettiere, scivolano sotto le giarrettiere fino alla nicchia umida fra le gambe di lei che non porta mutandine.
Il treno entra in una galleria e nella semioscurità il simbolismo viene consumato. Poi, uno degli stivali del soldato a mezz'aria, le pareti buie della galleria, il movimento ipnotico del treno e il lungo fischio acuto della locomotiva che emerge finalmente dal tunnel.
Senza una parola la donna scende dal treno in un paese chiamato, forse, BIVONA. Attraversa le rotaie; guardando attentamente dove mette i piedi calzati di scarpine strette, nere e delle solite calze nere e pesanti. Lui la segue con lo sguardo come se fosse Adamo e si stesse chiedendo che nome darle. Poi all'improvviso sembra svegliarsi e schizza giù dal treno per inseguirla. Proprio in quel momento un lungo treno merci passa sul binario vicino e gliela nasconde alla vista, impedendogli di seguirla. Passano venticinque vagoni e la donna sparisce per sempre."
In realtà la descrizione non è proprio fedele, ma questo dimostra soltanto come la fantasia giochi un ruolo importantissimo nell’immaginario erotico.
Purtroppo su youtube l’episodio è diviso in due spezzoni diversi del film. Se qualcuno fosse interessato ai link, basta che chieda e provvederò a postarli.
good luck & good fuck
myway
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ciao
grazie.
http://gnoccaforum.com/esco…
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La descrizione fa riferimento all’episodio “L’avventura del soldato” diretto ed interpretato da Nino Manfredi, tratto da un racconto di Italo Calvino e parte del film “L’amore difficile” del 1962
"Uno sporco scompartimento di un treno europeo (seconda classe). Sedili di finto cuoio, duri. Una porta scorrevole si apre sul corridoio. Rami di ulivo entrano dai finestrini. Due contadine siciliane sono sedute dalla stessa parte con una bambina nel mezzo. Probabilmente nonna, figlia e nipotina. Le due donne fanno a gara per riempire di cibo la bocca della bambina. Di fronte a loro, vicino al finestrino, siede una giovane vedova con un pesante velo nero e un vestito nero attillato che rivela un corpo voluttuoso. Sta sudando copiosamente e ha gli occhi gonfi. Il sedile di mezzo è vuoto. Vicino al corridoio siede una donna grassissima, enorme, con i baffi. I suoi fianchi straripanti occupano quasi metà del sedile centrale libero. Sta leggendo un fotoromanzo: fotografie dei personaggi e il dialogo dentro nuvolette di fumo sulle loro teste.
I cinque viaggiano per un po' scossi dal movimento del treno. La vedova e la grassona in silenzio; la mamma e la nonna parlano con la bambina e fra di loro, di cibo. Poi il treno si ferma stridendo in un paese chiamato (forse) CORLEONE. Un militare alto, dall'aria languida, con la barba lunga ma con una bellissima capigliatura, una fossetta sul mento e occhi sornioni, quasi diabolici, entra nello scompartimento, getta intorno uno sguardo insolente, vede il sedile vuoto tra la vedova e la grassona e, dopo una profusione di «scusi, scusi» si siede. E' sudato e arruffato, ma resta uno splendido pezzo di maschio, solo vagamente rancido per il caldo. Il treno riparte stridendo ed esce dalla stazione
Lo spettatore per un po' si accorge solo del movimento del treno e dello sfregare ritmico delle cosce del militare contro quelle delle vedova. Naturalmente le gambe dell'uomo sfregano anche i fianchi della grassona, che tenta di tirarsi in là ma potrebbe anche farne a meno perché lui non sembra proprio accorgersi della sua presenza. Sta guardando la grossa croce d'oro al collo della vedova: oscilla avanti e indietro col movimento del treno dentro la profonda fessura tra i seni. Op. Pausa. Op. Salta su un seno umido e poi sull'altro. Sembra esitare per un attimo nel mezzo come se fosse paralizzata tra due magneti repellenti. Il pozzo e il pendolo. Il militare è ipnotizzato. La vedova guarda fuori dal finestrino, fissando con tanto d'occhi ogni ulivo che sfugge via, come se non avesse mai visto un ulivo in vita sua. Lui si alza in piedi con movimenti goffi, fa un mezzo inchino alle signore e comincia a darsi da fare per aprire il finestrino. Quando si rimette a sedere sfiora per caso con il braccio il ventre della vedova. La donna non sembra farci caso. Lui abbandona la mano sinistra fra la sua coscia e quella di lei e comincia a lasciar vagare le dita insinuanti nella carne morbida della donna. Lei continua a guardare fuori dal finestrino: fissa gli ulivi come se fosse Dio, li avesse appena creati e si stesse chiedendo come battezzarli.
Nel frattempo la grassona sta riponendo il fotoromanzo in una borsa di rete di plastica verde iridescente piena di formaggi puzzolenti e di banane annerite. La nonna sta arrotolando dei salamini in un pezzo di carta di giornale tutta unta. La madre sta infilando un golfino alla bambina e le deterge la faccia con un fazzoletto che ha appena inumidito sputandoci amorosamente sopra. Il treno si ferma stridendo in un paese chiamato (forse) PRIZZI, e la grassona, la madre, la nonna e la bambina escono dallo scompartimento. Il treno ricomincia a muoversi. La croce d'oro ricomincia a saltare su e giù e a fermarsi nella fessura fra i seni turgidi della vedova, le dita ricominciano a chiudersi sotto le cosce; la vedova continua a fissare gli ulivi fuori dal finestrino. Poi le dita scivolano fra le cosce della donna, cercano di dividerle, si muovono in su, verso il tratto di carne nuda fra le pesanti calze nere e le giarrettiere, scivolano sotto le giarrettiere fino alla nicchia umida fra le gambe di lei che non porta mutandine.
Il treno entra in una galleria e nella semioscurità il simbolismo viene consumato. Poi, uno degli stivali del soldato a mezz'aria, le pareti buie della galleria, il movimento ipnotico del treno e il lungo fischio acuto della locomotiva che emerge finalmente dal tunnel.
Senza una parola la donna scende dal treno in un paese chiamato, forse, BIVONA. Attraversa le rotaie; guardando attentamente dove mette i piedi calzati di scarpine strette, nere e delle solite calze nere e pesanti. Lui la segue con lo sguardo come se fosse Adamo e si stesse chiedendo che nome darle. Poi all'improvviso sembra svegliarsi e schizza giù dal treno per inseguirla. Proprio in quel momento un lungo treno merci passa sul binario vicino e gliela nasconde alla vista, impedendogli di seguirla. Passano venticinque vagoni e la donna sparisce per sempre."
In realtà la descrizione non è proprio fedele, ma questo dimostra soltanto come la fantasia giochi un ruolo importantissimo nell’immaginario erotico.
Purtroppo su youtube l’episodio è diviso in due spezzoni diversi del film. Se qualcuno fosse interessato ai link, basta che chieda e provvederò a postarli.
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