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eternoinnamorato
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eternoinnamorato
IMPERATOR (17909 post)
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Immaginate di avere in cantina una bottiglia di vino.
Un vino “importante”, da collezione e, per fortuna, da invecchiamento. Nessuno sa che possedete questo piccolo tesoro privato perchè non volete che possa scapparci, anche tra amici, un accenno, una battuta a questo vino che andrebbe degustato... E’ una bottiglia a cui siete ormai affezionati e non trovate mai l’occasione giusta per aprirla o meglio, trovate sempre la scusa giusta per non aprirla.

Poi un bel giorno, senza un motivo apparente, la tirate su dalla cantina e la stappate. Dopo il primo mezzo bicchiere vi rendete conto che qualcosa non va, ma non nel vino... nel fatto di berlo da soli. Ed allora invitate gli amici a bere insieme a voi perchè sapete, e lo avete sempre saputo, che la qualità di un vino viene esaltata dal piacere di condividerlo con chi, come voi sa apprezzarlo.

Questa è una storia realmente accadutami.
Mi è capitato di raccontarla per la prima vota in vita mia qualche tempo fa, in forma privata, ad una persona del forum. Dopodichè mi sono reso conto che questo era il posto giusto, le persone giuste e, stante acuni post recenti (il ciclista, il post di tottino sulle donne pay...) anche il contesto giusto per condividerla con voi. Come la bottiglia di vino di cui sopra.


Primavera 1989: dirigente di una multinazionale americana, ero in Florida per una riunione di lavoro.
Manco a dirlo... 24 anni fa ero più giovane e “mi presentavo” in condizioni migliori che non adesso.

Il mio piano di ritorno prevedeva un volo ad Atlanta nel pomeriggio con coincidenza per l’Europa nella tarda serata. Il mio omologo del quartier generale americano era rientrato in Virginia in mattinata.

Per problemi tecnici all’aereo il volo viene ritardato. Non appena mi rendo conto che la coincidenza sarebbe saltata, chiamo in sede il collega (Milano era già chiusa) e gli espongo il problema. Mezz’ora dopo mi richiama:
“Tutto a posto, ti ho confermato il volo per Atlanta, domattina voli qui a Washington dove vengo a prenderti, finiamo il discorso iniziato ieri ed in serata hai il volo per l’Italia. Stanotte sei al Marriott Airport, è fuori policy aziendale ma almeno sei già vicino all’aeroporto. Ho l’autorizzazione del capo... e (sogghignando) ovvio che mi devi un favore”

Rimango incazzato nero per il ritardo di 24 ore nel rientro ma lo ringrazio per avermi risolto il problema e, memore di esperienze negative precedenti, gli chiedo di prenotarmi anche un posto al ristorante dell’albergo.

Arrivato ad Atlanta, vado in albergo (10 min), check in, conferma della prenotazione ristorante, e subito in camera per una doccia. Un’oretta dopo, rilassato e cambiato vado al ristorante. Quando arrivo alla porta il maitre sta discutendo con una brunetta, più o meno della mia età, piccolina, ben fatta, non appariscente ma carina, del fatto che che il ristorante è fully booked (tutto riservato). Attendo rispettosamente, poi il maitre si rivolge a me, controlla la prenotazione e mi fa accompagnare al tavolo, abbastanza grande per 4 coperti.

Ispirazione del momento, gentilezza verso una signora, voglia di non mangiare da solo... insomma... dico al cameriere di riferire che se la signora accetta di condividere il tavolo con me, per me è OK. Sospiro di sollievo del maitre per la soluzione del problema e della signora per aver trovato posto.

Si accomoda e cominciamo a parlare: viena da una cittadina rurale del nord (mi pare fosse nel South Dakota). I genitori avevano una fattoria, venduta per andare a passare la vecchiaia in Florida; lei era stata a trovarli e stava tornando al paesello dal marito che possedeva il “general store” del posto. Coincidenza aerea la mattina dopo, era lì in albergo ma non immaginava di avere problemi con il ristorante, ringraziamenti di rito perchè l’idea di uscire per andare a mangiare fuori non la attirava. Le spiego (un italiano ad una indigena!) che negli USA spesso succede che i ristoranti degli hotel nell’area aeroportuale siano pieni di persone che non vogliono mangiare in aeroporto ma neanche allontanarsi troppo.

Insomma cena e conversazione piacevoli, già così ero soddisfatto della mia buona azione. La invito al bar a bere qualcosa, conversiamo piacevolmente e, ad un certo punto, osservando che mi sta fissando da qualche secondo mi faccio prendere dai cinque secondi di follia e le chiedo in modo diretto: “Your room or mine?” (La tua camera o la mia?). Seria mi risponde: “Mine, it’s better”.

Il tempo di firmare il conto e ci ritroviamo in camera sua: prima mi bacia con entusiasmo, poi mi ferma e mi dice: “è la prima e probabilmente ultima volta che tradisco mio marito, ma sono qui, con un piacevole uomo italiano e mi rendo conto che se mi si è presentata una occasione così devo coglierla, perchè mai più mi ricapiterà nella mia vita di casalinga di... nome del paesello”

Il resto è immaginabile e non sto a entrare nei dettagli.

Già lo spogliarci a vicenda è stato un piacere ed una scoperta. Tutto è venuto spontaneo, naturale e di conseguenza senza alcuna precauzione di sorta. Mi ha detto di non preoccuparmi, anzi mi ha incitato a venirle dentro.

La sua esperienza sessuale era quella di base. Assolutamente niente BJ (mi ha guardato inorridita), ma il daty l’ha gradito moltissimo. Ad un primo massaggio anale si è subito contratta, ma poi dopo un rimming e durante il coito, si è rilassata tanto da permettermi di penetrarla facilmente con un dito: come è entrato tutto, lei ha cominciato a dare in escandescenze ed è venuta quasi subito in modo violento ed incontrollato. Dopo mi ha detto, quasi con orgoglio: "non l’avevo mai fatto, ma mi è piaciuto moltissimo".

Siamo andati avanti per un paio di ore (risultato finale 4/5 a 2 per lei), infine doccia insieme e a dormire, nudi, abbracciati. Mentre ero in bagno lei ha chiesto la sveglia ed io ho pensato che in fondo era camera sua ed il suo volo partiva prima del mio per cui andava bene anche per me.

La mattina dopo quando è suonato il telefono per la sveglia mi sono reso conto dalla luce che filtrava dalla finestra che era ancora molto presto. Lei ha chiuso la chiamata ed è venuta nuda a strusciarsi contro di me dicendomi dolcemente: “once more” (un’altra volta).

Se la sera prima era stato sesso, non sfrenato ma comunque sesso, la mattina abbiamo fatto l’amore. Con passione, ma anche con complicità, con un senso di completezza, di fusione dei corpi e dei sensi che solo due persone innamorate possono ottenere. Per la prima ed unica volta in vita mia ho “tradito” mia moglie, non fisicamente come con una pay o con l’occasione del momento, ma proprio completamente, di testa e cuore. Forse ha contribuito la consapevolezza che due ore dopo saremmo andati ognuno per la propria strada senza alternative di sorta, ma abbiamo dato tutto l’uno all’altra e viceversa. Anche l’orgasmo raggiunto è stato qualcosa di tranquillo ma incredibilmente appagante.

Quando abbiamo finito, un bacio: quando le ho detto che era stata una delle cose più belle della mia vita, lei ha annuito, sorridendomi. Poi siamo andati , lei in bagno a fare la doccia, io in camera mia.

Stropicciato ipocritamente il letto ancora intonso, fatta una doccia, ho lasciato l’albergo e preso il volo per Washington, dove, agli arrivi, c’era il collega ad aspettarmi. Saluti di rito (ci eravamo lasciati il giorno prima) e domanda: “ tutto OK ad Atlanta?” “ sì, tutto OK, e ... hai ragione ti devo un favore, un grosso favore”.

Mi ha guardato strano, ma non sono certo stato a spiegargli il perchè..


In questo forum siamo abituati a raccontare sogni che sembrano fatti veramente accaduti, in questo caso ho raccontato qualcosa di mio che potrebbe sembrare un sogno ma invece è, mi ripeto, realmente, stupendamente accaduto.

good luck & good fuck
myway
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