Quest'anno la parrocchia vicino a casa ha organizzato il presepe vivente.
Il parroco, che mi vede raramente, ha mandato in avanscoperta le sue truppe, sotto le mentite spoglie di mia nipote, 9 anni; volevano che partecipassi anch'io. E zio qua e zio là, e zio su e zio giù, eddaizio, mia nipote ha cominciato a farmi scorrere sotto gli occhi le immagini delle prove coi costumi, sul suo tablet ('sti ragazzini, sono avanti!). Ad un certo punto ho visto un volto noto: la piccola Olga, un metro e 55 di Moldavia, intabarrata nei panni di una pastorella. Qualche sera prima però, fasciata dai leggins, era tutto un altro vedere, sul controviale dopo la rotonda. Ho intravisto una possibilità di redenzione ed ho accettato.
Era rimasto libero solo il pescivendolo, ma non me ne sono curato più di tanto, la piccola Olga valeva quello ed altro; mi hanno vestito con una maglietta a righe, mi hanno dato un bancariello carico di pesce e mi hanno piazzato in un angolo della chiesa sotto l'immagine di S. Andrea, patrono dei pescatori, per tutta la durata delle feste.
Dopo tre giorni ho capito perchè il posto del pescivendolo era rimasto libero.
Ho dovuto portarmi da casa il congelatore a pozzetto, il fetore era insopportabile per tutti.
La piccola Olga intanto se ne girava per la chiesa con la pecora cui doveva badare: un pastore bergamasco pitturato con colori ecologici e anallergici, perchè il parroco è un animalista politically correct.
"Ma dei pesci di plastica?" ho osato chiedergli io, "Questo è un presepe vivente, non offendiamo la tradizione!" è stata la sua risposta.
Così dovevo andare una mattina sì e l'altra no ai mercati generali del pesce a fare rifornimento; prima di Natale c'erano i polpi a 9 € al chilo, un affare.
Nel presepe, oltre a me, c'erano altri due tipi che sembravano un po' fuoriposto.
Uno era il contadino, che aveva sulle spalle una gerla di olive; l'altro era il cammello, con sulla groppa un improbabile carico di bottiglie di vino. Per il cammello non c'era stato verso, il sacrista, spalleggiato dalla perpetua, si è opposto ad un pony dipinto, avrebbe scacazzato dappertutto, "E poi tocca a noi pulire" ha sentenziato la perpetua. Il parroco si è piegato.
Così il cammello era un cristiano, che se ne arrivava tutti i pomeriggi con la metro perchè non ha la macchina.
Al contadino ogni tanto scappava sottovoce un "Boia faus".
Io quei due li avevo già visti da qualche parte, così mi son messo ad indagare.
Ho scoperto che, come da tradizione, in ogni presepe deve essere presente la figura della meretrice, a fare da contraltare alla purezza della Madonna.
Il contadino ed il camelide erano lì per lei, non sapevano se era una Prof o una NoProf, ma intanto si portavano avanti col lavoro.
Intanto ho cominciato a fare progressi con la piccola Olga. Complice il puzzo di pesce ero circondato da metà dei gatti del quartiere, la pecora quando li vedeva cominciava a belare, ringhiando sommessamente ai gatti e provando a morderli, la piccola Olga doveva tenerla a bada e si avvicinava al bancariello.
Con l'offerta di sei totani, la ricetta per farli al forno con pinoli e olive, che mi ha passato il contadino, e due bottiglie di arneis del Roero tolte dalla gobba del camelide (tra colleghi ci si aiuta), abbiamo fatto amicizia.
E' arrivato il Natale, è arrivato S. Silvestro e finalmente è arrivata l'Epifania.
Grazie ad un capitale speso in pesce fresco la piccola Olga stava per cadere nella rete.
Il 6 gennaio, ultimo giorno di questa mia indegna mascherata, prime che l'indomani ognuno tornasse alle proprie occupazioni, mi sono lanciato, ho invitato a cena la piccola Olga, "Niente pesce, vieni a casa mia che ho messo il brasato a marinare, ci vediamo domani sera".
"Ma io stasera parto, domani sono in Moldavia a festeggiare il Natale".
"Il Natale?? Il 7 di gennaio??"
"Sì, sai, io sono ortodossa".
Mi è venuto l'occhio da pesce lesso, mi stavo per accasciare sul bancariello, tra ghiaccio orate e dentici.
In quel momento è arrivato Gennaro, il sacrista, che è nato a Torre del Greco. Era vestito da centurione romano e ha detto a me, alla piccola Olga, al contadino ed al camelide "Siete stati bravissimi, ci vediamo il prossimo anno!"
Poi, vedendo in mio volto stranito, mi ha poggiato una mano sulla spalla e ha detto "Te piace 'o presepe, eh?"
Si è ritrovato con un grongo intorno al collo, con io che tiravo da una parte per strozzarlo e il contadino ed il camelide che tiravano dall'altra, per cercare di liberarlo. La pecora si è agitata, ha iniziato a belare e mi ha morso un polpaccio. La piccola Olga è corsa via dicendo che le partiva l'aereo.
Mi hanno trascinato fuori dalla chiesa che maledivo Papa Gregorio e la sua riforma del calendario del 1582.
L'uomo e' l'artefice della sua sorte.