In strada, nella piazzola già identificata sopra, sulla Valtidone in direzione Milano poco dopo l’immissione da Landriano, coordinate 45.31 28 08, 9.2 693 94, Antonella sprigiona un’intensità primaverile. Staziona fuori dalla macchina che si è procurata, una Volkswagen grigia, in pieno giorno, nerovestita, sotto la vita in autoreggenti, mutandine nere di pizzo e basta, sopra invece un giubbetto con lampo arrotondata dal ripieno soggiacente. Sfoggia un corpo snello, sensuale e proporzionato, sull’1,65. Solletica l’aspetto mediterraneo: avvolgenti capelli mori lunghi e lisci, carnagione scura, occhi marroni, viso carino ma non particolarmente fine, più adulto dei 20 anni che dichiara.
La ingaggio per il boccafiga a 30, visto che il tariffario resta quello poco invitante già reso noto: 30 anche per il pompino, 40 per la pecorina o la smorzacandela, 100 per 30-40 minuti d’albergo, niente casa, niente anale, niente scoperto.
Ci si dirige all’imbosco dopo un’inversione su doppia riga continua propiziata dal traffico rado dell’ora centrale della giornata, ma che in altri momenti suppongo costituisca un combinato di elementi (attesa necessaria anche lunga che siano libere entrambe le corsie, rischio, premura della passeggera) non ideale per iniziare l’incontro.
L’imbosco è una non lontana strada di campagna, frequentata anche da altre coppie mercenarie, quindi disturbata dal passaggio, solo potenzialmente esposta, invece, agli sguardi fugaci e dunque inoffensivi degli automobilisti in transito sulla provinciale. Assicura comunque una sosta più avanzata per posizioni fuori dalla macchina. Il punto in cui ci fermiamo noi offre alla contemplazione la campagna alla mia sinistra, una discarica abusiva alla mia destra.
Lei è sorridente e spigliata, ma non incline ad animare una comunicazione calorosa e personale.
Non si spoglia se non delle mutandine, tiene puntigliosamente all’uso del suo preservativo, che comunque non è il rosso famigerato. Il pompino, cui si appresta inginocchiata sul sedile, è un saliscendi ripetitivo, però dal ritmo e dalla salivazione accettabile, e dalla presa che rende il suo effetto. Tende a stringere i tempi del passaggio alla scopata o comunque a suggerirli. Alla missionaria ci dobbiamo disporre lei spalancando le gambe sul sedile passeggero e io inginocchiandomi di fronte. Della posizione sarebbe difficile sottolineare proprietà ulteriori rispetto alla mia scomodità e alla tensione cui vengono sottoposti i muscoli delle mie cosce, anche se posso apprezzarla come occasione di contatti e visioni: lei che si mena bene con le dita, circolarmente, la sua potta umida, dopo essersela insalivata, che fiorisce rosa e fresca dall’inguine (depilato ma con ricrescita), quanto mai prossima all’attenzione coinvolta del mio sguardo, e che mi passa la mano sotto la camicia per sollecitarmi il petto.
Alla fine ne ricavo una conferma nell’impressione già avuta da altra componente del team operativo in zona: estetica e prossemica provocanti cui è piacevole abbandonarsi, tariffario scoraggiante, atteggiamento non ostile ma routinario e come prestazione niente oltre le meccaniche del dovuto.
PS. La discussione dovrebbe essere collocata in Pavia OTR
La ingaggio per il boccafiga a 30, visto che il tariffario resta quello poco invitante già reso noto: 30 anche per il pompino, 40 per la pecorina o la smorzacandela, 100 per 30-40 minuti d’albergo, niente casa, niente anale, niente scoperto.
Ci si dirige all’imbosco dopo un’inversione su doppia riga continua propiziata dal traffico rado dell’ora centrale della giornata, ma che in altri momenti suppongo costituisca un combinato di elementi (attesa necessaria anche lunga che siano libere entrambe le corsie, rischio, premura della passeggera) non ideale per iniziare l’incontro.
L’imbosco è una non lontana strada di campagna, frequentata anche da altre coppie mercenarie, quindi disturbata dal passaggio, solo potenzialmente esposta, invece, agli sguardi fugaci e dunque inoffensivi degli automobilisti in transito sulla provinciale. Assicura comunque una sosta più avanzata per posizioni fuori dalla macchina. Il punto in cui ci fermiamo noi offre alla contemplazione la campagna alla mia sinistra, una discarica abusiva alla mia destra.
Lei è sorridente e spigliata, ma non incline ad animare una comunicazione calorosa e personale.
Non si spoglia se non delle mutandine, tiene puntigliosamente all’uso del suo preservativo, che comunque non è il rosso famigerato. Il pompino, cui si appresta inginocchiata sul sedile, è un saliscendi ripetitivo, però dal ritmo e dalla salivazione accettabile, e dalla presa che rende il suo effetto. Tende a stringere i tempi del passaggio alla scopata o comunque a suggerirli. Alla missionaria ci dobbiamo disporre lei spalancando le gambe sul sedile passeggero e io inginocchiandomi di fronte. Della posizione sarebbe difficile sottolineare proprietà ulteriori rispetto alla mia scomodità e alla tensione cui vengono sottoposti i muscoli delle mie cosce, anche se posso apprezzarla come occasione di contatti e visioni: lei che si mena bene con le dita, circolarmente, la sua potta umida, dopo essersela insalivata, che fiorisce rosa e fresca dall’inguine (depilato ma con ricrescita), quanto mai prossima all’attenzione coinvolta del mio sguardo, e che mi passa la mano sotto la camicia per sollecitarmi il petto.
Alla fine ne ricavo una conferma nell’impressione già avuta da altra componente del team operativo in zona: estetica e prossemica provocanti cui è piacevole abbandonarsi, tariffario scoraggiante, atteggiamento non ostile ma routinario e come prestazione niente oltre le meccaniche del dovuto.
PS. La discussione dovrebbe essere collocata in Pavia OTR