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Enigmista-
IMPERATOR (11615 post)
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Era una notte buia e tempestosa.

L'albergo che nel caldo sole del mezzogiorno era sembrato così caratteristico e familiare con quell'aria un po' vecchiotta ma tanto tipicamente tirolese, appariva adesso cupo e minaccioso con le rifiniture in legno intagliato che disegnavano strane ombre alla luce dei lampi.

Le montagne che aveva visto, inquadrate dalla finestra, imponenti nel pieno splendore della luce del tramonto erano adesso ancora imponenti ma molto meno rassicuranti: giganti avvolti di oscurità a cui i rami ondeggianti nel vento degli alberi del giardino fornivano braccia ansiose di afferrare la prossima vittima.

La pioggia battente sul tetto e sui vetri dava alla situazione un ritmo incalzante che toglieva il respiro e faceva battere il cuore in tachicardica sintonia.

Percepì il leggero bussare alla porta più per intuizione che non per averlo realmente udito. Gli fece comunque fare un salto sul letto ed il "chi è?" gli usci di gola stridulo e soffocato come se le braccia delle montagne fossero finalmente riuscite ad afferrargli la gola.

"Ich... zono io, Gertrud..."

Nell'angoscia del momento si era dimenticato di aver flirtato tra una birra e l'altra con la matura e pienotta cameriera che in quel momento stava entrando nella camera.

Qualcosa di scuro scivolò a terra rivelando la nudità di Gertrud proprio mentre un lampo esplodeva fuori. Le carni, che durante la cena erano sembrate rosee, floride, invitanti... avevano ora un pallore spettrale e nella sua mente era una tremolante enorme medusa bianchiccia quella che gli si avvicinava e saliva sul letto.

No, anzi, doveva essere un polpo gigante a giudicare dai tentacoli che lo avevavo avvinghiato e tastavano ogni parte del suo corpo mirando con le loro ventose alla sua virilità che cercava invano di mimetizzarsi tra i peli dell'inguine.

Il sorriso soddisfatto e voglioso di Gertrud quando la ricerca ebbe esito positivo, mise in mostra una fila di denti che evocarono quelli di uno squalo bianco quando si diressero spalancati e famelici verso il suo pene.

Ormai rassegnato alla perdita, fu sorpreso di non sentire il dolore del morso ma una umida e protettiva sensazione di piacere. Non riuscì in ogni caso a rilassarsi, nonostante il suo corpo inconsciamente reagisse in maniera molto positiva alle sollecitazioni di Gertrud.

Se ne rimase semirigido lasciando a lei ogni iniziativa. Pur senza saperne il motivo, la cosa piacque a Gertrud che se ne approfittò ampiamente, rivaleggiando per intensità dell'amplesso con l'acquazzone all'esterno.
I gemiti che gli uscivano dalla bocca erano equamente distribuiti tra residui di angoscia ad ogni tuono in arrivo ed il piacere che Gertrud gli dava.

Alla fine sia la tempesta estiva che la furia sessuale della bionda walchiria scemarono lentamente fino ad esurirsi.
L'insieme di mostri marini riprese le sembianze di una piacente forma umana che lo baciò un'ultima volta (aah, no ecco... una ventosa era rimasta attiva) e riavvolgendosi nella vestaglia gli mormorò "wunderbar! aaaahhhh mein liebe! amore... tomani zera io torno, ja?"

Rimasto solo, si prese qualche minuto per ristabilizzare le emozioni e riordinare le idee.

"omattina, prima di dare conferma a Gertrud per la sera, meglio controllare le previsioni del tempo... a cena NIENTE stinco di maiale al forno con crauti, UN SOLO boccale di birra... e... soprattutto... NIENTE gara di schnapps col falegname del paese!!!!"

Dopodichè si addormentò esausto.
L'uomo e' l'artefice della sua sorte.
Enigmista-
IMPERATOR (11615 post)
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Grazie myway.

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L'uomo e' l'artefice della sua sorte.