Aggiungo a mia volta qualche riga di saluto.
Simona mi aveva annunciato a fine giugno, durante una semplice visita alla sua rotonda, in una notte di tour con un amico, l’intenzione di ritirarsi dalle scene, dicendomi con la sua solita franchezza, aliena da autocommiserazione (le mamme malate e i padri persi in tenera età non hanno mai popolato la sua autobiografia), che fare la vita va bene per i soldi, ma poi viene voglia anche d’altro.
A posteriori posso dire di avere notato qualche smagliatura nella sua relazione con me, improntata ad una sorta di allegro cameratismo femminile sempre vigile circa i confini e le distanze che non aveva voluto superare (basti dire che non ha mai accettato di venire a casa mia). Negli ultimi mesi si è infatti auto-sorvegliata meno. Mi aveva detto, non richiesta, il suo vero nome. Aveva accettato di farsi fotografare, anche in viso o con una minima copertura, sicché conservo uno di quegli scatti tecnicamente pessimi, ma pieni di forza evocativa, del suo volto divenuto paffuto che se la ride dietro a una rosa. Mi aveva rivelato d’avermi riconosciuto come autore del forum, che credevo ignorasse, ancora una volta vincendo con tutto il suo buon umore il mio imbarazzo, senza le menate di altre, ricordando come avesse riso alla lettura della “favola bella” pubblicata a giugno dell’anno scorso, soprattutto quando riportavo la battuta che non sarebbe uscita sotto la pioggia con me neanche per mille euro, in cui c’è molto della nostra. Aveva avuto solo un cedimento di vanità allorché mi aveva chiesto se sul forum qualcuno avesse annunciato il suo programmato ritiro, invece vedo che tutti noi, io, OminoBufo, Panino76 ed eventuali altri amici che sapevano, giustamente non le abbiamo fatto da cronisti mondani e siamo stati abbottonati.
L’ho caricata il 3 luglio per l’ultimo incontro, a pochi giorni dalla partenza. Indossa un vestitino nero svolazzante ad altezza chiappe e collant che dice di non abbandonare mai. Raggiungiamo il suo imbosco più remoto e cerchiamo un posto fra la boscaglia e il prato, dove l’erba è alta. Ci protegge, dietro di noi, la mia macchina: in lontananza da una finestra della cascina compare qualche testa, che fa gioco d’ombre con la luce interna, ma Simona mi assicura che non possono vedere niente. Stendiamo una mia larga spugna e vi distribuiamo la busta del mio preservativo, i fazzolettini, la borsetta, come nel meticoloso allestimento di un picnic erotico.
Mi diventa subito duro, lo notiamo entrambi, perché non nascondo che la quinquennale frequentazione con Simona aveva prodotto in me un certo calo del desiderio e l’ho cercata via via più sporadicamente, di norma quando volevo simpatia e complicità, più che per smania erotica, sapendo che avrebbe sempre tollerato i miei tempi di reazione divenuti più lunghi senza mai chiedere nulla di più di quello che il diritto consuetudinario prescrive per la prestazione standard. Ma quella notte l’atmosfera era di una sensualità intensa e diffusa: dall’immersione nella natura, non mancava nemmeno il canto dei grilli, ad un vento inaspettato che rinfrescava la nostra pelle, e lei che diceva: “la primavera è meravigliosa”. Procediamo quindi con disinvoltura al pompino, entrambi in ginocchio, l’una davanti all’altro, mentre io le cerco la mano. Poi dall’idillio passo ad uno sfogo più vigoroso, in una pecorina a ritmo sostenuto tenendola per le spalle, con qualche carezza o sculacciata sul quel culetto eccezionalmente sodo e vellutato ad un tempo, sino alla venuta.
Il riaccompagnamento coincide con i saluti, sentiti ma sobri, senza smancerie. Ancora due parole sulla figlia, che ha finito l’anno scolastico e ha conseguito “la diploma”, e sulle colleghe del passato e del presente. Quando le ricordo che ci conosciamo dal 2011 commenta “come vola il tempo” con una freschezza che sembra sia un’espressione inventata da lei. Ribadisce che lascia senza nostalgie, ma ride ancora alla mia iperbole di noi clienti che organizziamo una macchinata per andare a trovarla. Le auguro infine tutte le fortune con i tre baci che il suo uso generazionale impone alla mia età, tenendole la testa.
Una sua collega, con il disincantato realismo che le caratterizza, mi ha detto che si vede che Simona ha capitalizzato abbastanza ma secondo lei ritorna, perché poi a casa che fa? Per la verità la Simona che io ho conosciuto è una ragazza concreta, determinata e seria, che non parla a vanvera, ma d’altra parte di programmi gliene ho sentiti fare, cambiare, abbandonare… E di ritorni sul palcoscenico ne abbiamo registrati numerosi. Quindi l’ipotesi che sia stato tutto solo un caldo arrivederci non la accantono del tutto.