Lo confesso, lo faccio da anni.
Vado dalle pay e, per non pagare, mi spaccio per un artista squattrinato.
Spiego loro che sono la mia fonte di ispirazione etc. etc. e alla fine riesco a convincerle ad accettare un pagamento in natura.
Ormai molte accettano di essere pagate in quadri, fermamente convinte, dal sottoscritto, che senza ombra di dubbio diventerò uno degli artisti più famosi e quotati.
Non è nemmeno difficile far credere che siano le mie muse, io non sono mica come Fiume o Gaugin, io faccio astratti, ed ognuna, con buona dose di femminile narcisismo, ci trova un po’ di sé stessa in un mio dipinto.
Però si sa, prima o poi i nodi vengono al pettine ed il giocattolo si rompe.
L’altra sera guardo la televisione e, su uno di quei canali del digitale, una secondaria notizia flash mi gela il sangue.
Ad un’asta di Krusty’s un mio quadro del cosiddetto “periodo viola” è stato aggiudicato dal famoso collezionista New Yorko-Piemontese Benjamin Dury per 85 milioni di euro.
Quanto?!?!?!?!
E io che neanche sapevo di aver avuto un periodo viola… Ho sempre avuto periodi neri, periodi in rosso e periodi al verde, ma quello viola mi mancava, ed è l’unico a non essere considerato carta straccia.
Ho veramente sfondato nel mondo che conta e nemmeno mi è rimasta una tela. Devo assolutamente ritrovare quelle che ho dato in giro prima che la notizia venga diffusa su larga scala.
Fortunatamente una delle ragazze è ancora in città. Xin wu Xu, mistress cinese.
“Cosaaa?? Sei pazza??”
dopo una sessione di dominazione aveva rotto la cinghia dello strap-on ed aveva tagliato la tela, dello stesso colore, per rifarsela in prestezza.
“Me selvile subito aggiustato, io fale un sacco di soldi con caccio finto”
“Col quadro te ci andavi in pensione, ed io alle Bahamas”
Il messaggio non venne recepito e mi cacciò con una frusta di tela intrecciata (probabilmente del mio quadro) e bulloni del 12.
Olga Arshavin, ukraina, gli aveva dato fuoco per incendiare dei copertoni in una rivolta di piazza.
“Il tuo quadro è entrato nella storia, abbiamo cambiato un paese, ho ancora le foto di quel momento”.
Svenni alla vista delle immagini della Rutters. Era un 3 metri x 5. Ci avrebbe pagato i debiti nazionali del gas e si sarebbero liberati dello zio Wladimiro.
Colpo di fortuna.
Adalgisa Incisa, la masochista autolesionista pescarese, l’aveva conservato. Uno splendido 2 metri e 50 per 2,50.
“Puoi riprenderlo non c’è problema”
“Ma sei sicura che questo sia il mio quadro?”
“Che sono scema? Secondo te mi faccio pagare in quadri da tutti? Accettai la tua tela solo perché calzava giusta come copriletto per il talamo da battaglia”.
Irriconoscibile, schizzato ovunque di “colore” incrostato ed impossibile da rimuovere, nemmeno Pollock avrebbe fatto di meglio.
Cercai uno dei suoi attrezzi da auto-tortura, ma purtroppo lei aveva smesso la professione.
Mi gettai dalla finestra, ma abitava al pian terreno.
Le altre le chiamai tutte, oltre il limite dello stalking.
Saudades Sudadas, la brasiliana che non depilava le ascelle, Marxica Leninova, la russa nostalgica, Dolores Acutos, la messicana che inventava sempre dei malesseri per non farlo, ecc. ecc.
Niente da fare.
Oltre alla disfatta, ebbi pure il colpo di grazia: Quando arrivò il conto delle telefonate intercontinentali (circa 128.000 euro), fui costretto anche a fuggire.
Ora vivo in un ponte sul Navile. Ho il terrore di ogni pantegana che vedo.
Penso sempre che sia il pinguino rapper della Cosaphone venuto a riprendersi i crediti delle mie bollette.
Nulla di ció é realtà. Trattasi di opera pseudoletteraria, delirio o illusione.