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AN ORDINARY DAY



Appena si avvicinarono alla grande porta a vetri che segnava l'ingresso del ristorante, la fotocellula ne comandò l'apertura, veloce e silenziosa.
Si trovarono all'interno del locale, un lungo e ampio corridoio con tavolini da caffè sui due lati che finiva davanti al bancone del bar.
“Pronta per la sfilata sul red carpet ?” Max disse sottovoce, con tono scherzoso ma non troppo.
Annabelle era pronta e fece un ingresso in grande stile. Indossava un abito nero a tuta intera in morbido chiffon; la scollatura asimmetrica si chiudeva dietro la nuca; sul davanti un elegante motivo a rouches a forma di esse delineava la sua perfetta silhouette da ex modella. Una finta cintura a vita bassa sottolineava morbida il punto vita, andando a nascondere l'antiestetico elastico delle mutandine; la parte mediana dell'abito avvolgeva i fianchi senza evidenziare troppo le forme e scolpiva le lunghe cosce, andando poi ad allargarsi in un pantalone ampio e scampanato che copriva per metà le scarpe nere, borchiate in oro, dal tacco altissimo.
I lunghi capelli biondi e il trucco sobrio completavano un quadro che non poteva passare inosservato.
Il suo accompagnatore camminò al suo fianco finché non furono vicini al bancone; si staccò da lei andando verso la cassa per ricordare la prenotazione che avevano fatto un paio di ore prima. Il proprietario del locale li accolse e si offrì di accompagnarli al tavolo; era la medesima persona che campeggiava sulla gigantografia sei metri per sei appesa sul tetto dell'edificio.
Il loro ingresso non passò inosservato, ma quella volta le opinioni che Max lesse negli sguardi degli uomini e delle donne sedute a pranzo non lo sfiorarono neppure. Si trovava in compagnia di una donna sensuale ed elegante, di venti anni più giovane, che lo aveva definito “un uomo vero e bravo a letto”.
Questo gli bastava per ignorare e sorvolare su tutti i giudizi dei presenti, malevoli o benevoli che fossero.
Certo la differenza di età con Annabelle era palese, ma all'apparenza molto meno di quanto fosse in realtà, grazie al suo modo di vestire sportivo e dinamico, alla cultura che traspariva dal modo di parlare carismatico che tante donne avevano dimostrato di apprezzare, ai suoi molteplici interessi che lo rendevano mai banale.
In quel momento si stava compiendo un rito che avrebbe fatto di quel giorno qualunque una giornata perfetta, di quelle da ricordare a lungo.
Arrivati al tavolo Max attese pazientemente che lei si sedesse; dopo pochi istanti arrivò il cameriere che si complimentò con entrambi, dicendo che insieme facevano sempre una splendida figura. Annabelle era sicuramente stata nel locale in compagnia di qualche altro uomo e Max aveva pranzato lì con un paio di amiche negli ultimi due mesi. Tutto questo non doveva importare, perché nessuno dei due poteva permettersi di essere geloso o di avere l'esclusiva, ma una cosa era certa: quando erano insieme si completavano in maniera complice e mirabile.
Almeno in questo il cameriere aveva colto nel segno.
La giornata era iniziata alcune ore prima, Annabelle alle prese con la figlia di cinque anni e Max in paziente attesa che la boutique dove aveva acquistato l'elegante tuta nera aprisse i battenti. Durante il tragitto di avvicinamento alla grande città il traffico era sostenuto ma accettabile; Max provò a sondare il terreno con una telefonata. Per quanto si sforzasse Annabelle non riusciva ad essere puntuale: venti o trenta minuti di ritardo erano la regola.
Quel giorno Max usò una nuova tattica per ingannare l'attesa; visto che lui arrivava agli appuntamenti con anticipo preoccupante, si fermò al motel e prenotò la camera. “E' da solo ?” domandò l'addetto alla reception. Max non capì se era una battuta di pessimo gusto o una considerazione fuori luogo – e si limitò a rispondere “Sì … per ora”. Ritirò la chiave, risalì in auto e percorse il perimetro del motel fino ad arrivare al lato opposto all'ingresso. Posteggiò l'auto ed entrò in camera, accendendo le luci e sistemando sulla scrivania i regali per Annabelle. Oltre alla tuta aveva comprato un reggiseno nero lucido, tagliato e modellato in un sol pezzo. Un degno complemento per indossare il sofisticato abito e per accogliere e contenere in modo perfetto il seno quarta misura coppa C di lei. Fece alcune telefonate di lavoro, si diede una sistemata e riguadagnò l'auto per arrivare al luogo dell'appuntamento.
Nonostante tutto era ancora in leggero anticipo rispetto ai tempi di Annabelle – che arrivò dopo un quarto d'ora.
Si salutarono e prima recarsi al motel, non più solo ma in ottima compagnia, Max propose di prenotare il tavolo al ristorante dove avrebbero pranzato.
Arrivati in camera Annabelle non riuscì a nascondere la curiosità per il regalo; la sua attenzione fu inevitabilmente calamitata dalla busta in carta, semplicemente legata con un nastro con il logo della boutique. La aprì e ammirò con interesse il contenuto “Questa tuta è in chiffon e sembra fantastica, devo provarla subito, ti spiace ?”.
A Max non dispiaceva per nulla; anzi, avrebbe contribuito ad allentare la tensione, perché quello era in assoluto il regalo più complesso ed esclusivo che le aveva fatto. Un abito simile non aveva alternative: lo si amava oppure lo si odiava, e la seconda opzione non era ammessa.
Non in quel momento, non quel giorno, non dopo i tre mancati appuntamenti precedenti, a causa di una serie di ostacoli imprevisti e insormontabili che si erano frapposti fra loro. Max era arrivato a pensare che la loro storia potesse davvero essere arrivata al capolinea, che forse non avrebbero più vissuto insieme momenti come quello.
Invece stava accadendo, ancora una volta.
Dopo pochi minuti di attesa l'abito si rivelò come fosse tagliato sulle misure di Annabelle, sulla figura alta e slanciata, sulle sue forme. Incontrò la piena approvazione della donna “Complimenti Max, è molto bello; hai fatto centro ancora una volta” gli disse mentre lo baciava “Ora posso toglierlo.” aggiunse maliziosa.
La fase dei preliminari includeva di solito l'uso di qualche oggetto erotico; durante gli ultimi incontri era quasi sempre un ovetto vibrante del famoso marchio Lelo. A dire il vero paragonare un Lelo a un normale sex toy era come confrontare un telefono cellulare economico a un iPhone di ultima generazione. Il costruttore svedese era considerato il top dei gadget erotici per livello costruttivo e materiali che impiegava, uniti a una tecnologia avanzata come il Sense Motion, che consentiva il pieno controllo dell'ovulo vibrante con un telecomando che reagiva alla posizione e ai movimenti della mano. Una caratteristica che permetteva infinite variazioni – limitate unicamente dalla fantasia dell'utilizzatore – che era sconosciuta anche alla simpatica addetta del sexy shop dove Max l'aveva comprato.
Annabelle era distesa sul letto, prese l'ovulo vibrante e lo introdusse delicatamente nella vagina. In mano teneva un telecomando circolare che sembrava uscito da un fumetto sui dischi volanti degli anni settanta; inclinandolo di lato o muovendolo si aumentava la frequenza delle vibrazioni: tutto molto sofisticato ... ed eccitante.
Chiese a Max di masturbarla e di stringerle il seno mentre si abbandonava alle piacevoli sensazioni della tecnologia erotica.
Quel gioco non andò avanti per molto; Annabelle disse di essere completamente bagnata e di desiderare qualcosa di più forte. Spesso scherzavano sul fatto che lei si bagnasse in modo così copioso, e un piccolo asciugamano faceva ormai parte della dotazione che tenevano a portata di mano sul comodino.
“Vuoi prendermi sulla scrivania ?” propose lei; non era una domanda, ma qualcosa a metà tra un desiderio espresso e un ordine.
Annabelle si alzò dal letto e si avvicinò alla scrivania, un lungo ripiano coperto in marmo color miele; spostò gli abiti, le scatole dei regali e i depliant che descrivevano i servizi del motel, si girò e si mise seduta a gambe aperte; Max si era avvicinato e si trovava proprio di fronte a lei.
Si guardarono per un attimo negli occhi, senza dire nulla: entrambi sapevano bene cosa fare e in che modo.
Annabelle allungò la mano verso il pene eretto di Max e lo avvicinò delicatamente alla vagina; lui fece scorrere piano le sue mani sui fianchi della donna, cingendoli con l'incavo formato tra pollice e indice. Esercitando un pressione ferma attirò verso di sé il bacino di Annabelle, provocando una completa penetrazione. La reazione di lei fu quasi immediata; una ondata di piacere si impossessò dei suoi sensi mentre veniva presa in quella posizione. Si lasciò andare e cominciò a muoversi in sincrono con i movimenti di Max “Sììì … cazzo come ti sento; scopami così, non fermarti.” riuscì a dire tra gemiti di piacere. Max non aveva nessuna intenzione di fermarsi e fece il possibile per assecondare il ritmo di lei.
Nel giro di una decina di minuti il piacere aumentò ancora, come pure il respiro e il battito dei loro cuori; Max percepì lo spasmo che percorse il corpo di Annabelle come una scarica ad alta tensione, accompagnato dalla contrazione dei muscoli interni alla vagina. Rallentò pian piano fino a fermarsi.
Si guardarono ansimando, ancora una volta senza dire una parola; erano già pronti per ricominciare, sul morbido letto.
“Toccami e fammi godere ancora” disse Annabelle mettendosi a carponi e dedicandosi con le labbra e con la lingua ai capezzoli di Max; lui fece scorrere la mano lungo la coscia lunga e tornita e si spostò sull'interno del bacino, appoggiando il palmo aperto sulla vagina. Da quella posizione Annabelle sentì il dito medio entrare in lei e inarcò la schiena per facilitare e favorire ciò che stava facendo. Con il pollice di Max sul clitoride il piacere divenne ben presto intenso; la stava scopando con il dito e masturbando, prima lentamente poi sempre più forte.
In breve tempo avrebbe raggiunto nuovamente l'orgasmo anche in quel modo, ma lui non sembrava soddisfatto di quella conclusione e rallentò il ritmo, le chiese di coricarsi sul letto e di aprire le gambe, la penetrò totalmente e la prese con forza. Annabelle alzò le gambe fino ad appoggiarle sulle spalle di Max; in quella posizione il piacere era molto intenso, e lei si abbandonò chiudendo gli occhi e stringendo con le mani le lenzuola candide.
Questo non sfuggì a Max, che durante i loro incontri era sempre molto attento alle sue reazioni; dopo alcuni minuti le disse a voce alta “Mi piace scoparti così, sei fantastica. Dimmi quando arrivi.”
A quelle parole l'eccitazione di Annabelle aumentò ancora.
Totalmente concentrata sul suo piacere, strinse forte le lenzuola tra le dita e riuscì a dire “Sìììì … adesso !” lasciandosi travolgere dentro un'onda di piacere che per qualche istante le tolse il respiro e le fece girare la testa.
Max, anche lui al culmine dell'eccitazione, si lasciò andare senza aumentare il ritmo ma ampliando i movimenti, fino a raggiungere un orgasmo intenso e prolungato. Stettero coricati vicini; respiravano avidamente l'aria per riprendere fiato e scolarono insieme mezzo litro di acqua minerale, alternandosi sorso dopo sorso.
Annabelle era solita commentare positivamente i loro amplessi, ma questa non si limitò a dire “Caspita che scopata, è ogni volta più bello e intenso.”
Aggiunse che si sentiva come svuotata, rilassata, come un computer appena resettato e pronto per ripartire.
Fare sesso insieme aveva il potere di azzerare i problemi e le preoccupazioni quotidiane, almeno così sembrava.
Si rivestirono lentamente mentre parlavano di quanto fosse intenso il loro rapporto “E' una cosa che capita raramente” disse lei “due persone si incontrano e scoprono questa affinità. Visto il lavoro che faccio incontro molti uomini, ma certe sensazioni le provo solo con te.”
Max non sapeva se sentirsi lusingato da tali giudizi oppure se erano frasi di circostanza che Annabelle ripeteva a ciascuno dei suoi “clienti”. Un dilemma che sarebbe rimasto senza risposta e che doveva accettare; rimaneva la consapevolezza che il sesso tra loro era incredibilmente appagante.
Max aveva un'altra certezza: la piacevole attività fisica aveva stimolato un certo appetito.
Vista l'ora e gli impegni lavorativi del pomeriggio, lasciarono subito la camera per il breve tragitto verso il ristorante.
L'aria tra i capelli, il sole tiepido sui volti, le parole e il ritmo trascinante di “Outshine” di Myon & Shane 54 li accompagnò fino al luogo prescelto per pranzare insieme “Ain’t no song to sing or words to say, To describe the way I feel today, And our story’s only just begun, But your love outshines the summer sun.”
Dopo l'ingresso stile red carpet erano finalmente seduti al tavolo.
Ordinarono la medesima portata, una tagliata di manzo con un contorno di verdure grigliate e due calici di vino rosso. Fecero un brindisi a quel loro incontro e alla sua perfezione – che continuò anche durante il pranzo. Era tutto così perfetto da far dimenticare i due grandi tovaglioli in carta, un po' ridicoli, che il cameriere  annodò al collo a protezione degli schizzi che provenivano dalla piastra bollente in ghisa, sulla quale i pezzi di carne stavano completando la cottura in tavola. La tagliata era ottima, magra e non salata; decisero di chiudere degnamente con una grande fetta di ananas e gelato alla crema, un dessert già sperimentato in precedenza che non aveva mai deluso le loro aspettative.
Al termine del pranzo uscirono dal ristorante; Annabelle chiese a Max di aspettare qualche minuto mentre fumava una sigaretta.
In verità nessuno dei due avrebbe voluto separarsi, ma non dissero nulla; sapevano che nelle loro vite la felicità era fatta di brevi momenti, come quelli appena trascorsi.
Restarono fermi al sole, uno di fronte all'altro, a guardarsi e a parlare della possibilità di un prossimo incontro.
Annabelle spense la sigaretta con un gesto elegante e lo baciò.
Erano davvero pronti per affrontare la loro giornata: un ordinary day come tutti gli altri.
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