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LA PLAYLIST


La sincera passione di Samuele (Sam per gli amici) per la musica era sempre andata di pari passo con quella per i gadget elettronici, le belle donne e il sesso. Ascoltava ogni genere musicale, o quasi, con una predilezione per la musica contemporanea pop, jazz e disco – anzi – EDM come si chiama da alcuni anni. Non disdegnava la musica classica, con l'esclusione della lirica che trovava troppo impegnativa da seguire.
In passato aveva cercato di approfondire l'argomento: sapeva leggere uno spartito, riconoscere tempi e battute, assemblare e tarare un impianto di una certa complessità, mixare usando un DJ controller. In un altro contesto sociale, probabilmente in un altro Paese, si sarebbe immaginato volentieri quale sound engineer o DJ.
A questo punto diviene facile immaginare come la sua attenzione fu colpita nel visitare un sito internet che proponeva le ultime novità in tema di sex toys, reclamizzare quello che veniva presentato come “club vibe”, letteralmente “vibratore da discoteca”. Il suo costruttore, dal nome onomatopeico Ohmibod, simbiosi semantica tra la classica locuzione “Oh my God” e “body”, era uno dei più conosciuti nel settore. Sam prese fin troppo sul serio la pubblicità, e iniziò a indagare l'oggetto – incuriosito. Scoprì così la sua appartenenza alla categoria dei gadget erotici a telecomando senza fili, resi celebri e sdoganati anche nell'America puritana e ipocrita, dalla scena della mutandina vibrante al ristorante, indossata da Katherine Heigl nel film “The Ugly Truth” (La Dura Verità. A dire il vero il club vibe andava oltre, in quanto poteva funzionare in modalità “musica” grazie a una capsula microfonica inserita nel telecomando. Il microfono percepiva i rumori ambientali e li trasformava in impulsi che trasmetteva in radiofrequenza al modulo vibrante da inserire nello slip. Se il suono percepito era quello ritmico di un brano musicale, il modulo vibrava … a tempo di musica !
Un brano lento sarebbe stato discreto e quasi impercettibile, poco più di una carezza, un brano disco o hard rock … immaginatelo da soli.
Quel giocattolo erotico costituiva un'esca troppo attraente per Sam, che abboccò immediatamente trovando una specie di quadratura del cerchio: musica e sesso nel medesimo oggetto. Il giorno successivo fece l'acquisto via internet e di lì a poco il club vibe era tra le sue mani. La sofisticazione e il livello costruttivo andavano al di là di quanto il prezzo potesse fare supporre; il modulo ricevente, era inserito in uno slip femminile di colore nero, di piacevole fattura, e poteva essere caricato tramite una presa USB. Il telecomando era più tradizionale, con l'aggiunta del peculiare tasto “club vibe” che attivava il microfono interno. Il modulo vibrante avrebbe dispensato brividi di piacere a tempo di musica.
Ma a chi ?
Ora mancava il terzo indispensabile elemento: una compagna con la quale condividere l'esperienza erotico-musicale.
La scelta non poteva che ricadere su Lyn (diminutivo di un nome russo impronunciabile per noi), procace bionda che incarnava la quintessenza del piacere. Piuttosto ben disposta a sperimentare Lyn amava tra le altre cose il lusso, gli abiti sexy e i gadget erotici. Per essere più precisi, Lyn amava sentirsi sexy. Era per lei una specie di necessità quotidiana, una conferma di esistere, una ricerca costante di auto affermazione, un istinto insopprimibile.
Valutate le poche altre opzioni, fu chiaro che se doveva accadere non poteva che essere con lei.
Sam ricordava bene la sua reazione quando le regalò un abitino molto attillato, che aveva la particolarità di poter lasciare scoperto il seno. Qualcosa di non indossabile in pubblico, con l'eccezione dei club per scambisti – che nessuno dei due frequentava. Lyn, dopo essersi letteralmente infilata nel vestito, che calzava come un guanto e sottolineava la sue forme, per alcuni minuti era stata incapace dal distogliere gli occhi dalla sua immagine, riflessa nel grande specchio della camera di hotel dove si erano incontrati. Aveva ripetuto più volte di sentirsi sexy … e molto eccitata. Con una premessa del genere quel loro incontro era stato molto appagante, aveva messo a dura prova la pazienza dei vicini di stanza e il livello di insonorizzazione delle camere.
Per completare il quadro è doveroso aggiungere che alcuni mesi prima Lyn aveva scoperto qualcosa sulla sua sessualità che l'aveva alquanto sorpresa e lasciata senza parole. Al termine di un incontro bollente aveva detto a Sam “E' incredibile, non mi è mai successo prima … cioè di volere … di avere subito voglia … non so come dire. Ho avuto molti uomini, ma una cosa del genere non era mai successa.” Nonostante la defaillance lessicale Sam aveva capito benissimo il senso della frase, e avrebbe voluto stappare una bottiglia del suo champagne preferito, maison Ruinart, e brindare con lei dicendo “Benvenuta nel mondo esclusivo e rarefatto delle pluri-orgasmiche”.
I loro successivi incontri avevano confermato appieno tale “facoltà”. In certe occasioni il loro rapporto sembrava un lungo e interminabile orgasmo, inframezzato da rari ma necessari momenti di pausa.
Riprendendosi da questi pensieri, Sam era giunto alla logica conclusione: Lyn sarebbe stata perfetta per un test su strada del vibratore da discoteca.
Ora occorreva la musica adatta. Un gioco da ragazzi per lui, che raggruppò una playlist dalla propria libreria musicale, una manciata di brani di stampo new disco, balearic e progressive che volle chiamare – con assai poca fantasia – “Ohmibod !” in sincero omaggio al produttore della diavoleria erotico-musicale. Fece attenzione che il ritmo dei brani non fosse troppo eterogeneo, scegliendo di uniformarsi intorno alle 128 battute per minuto.
Incapace di mantenere troppo a lungo un simile segreto con Lyn, Sam le riferì ben presto le sue intenzioni, ricevendo un inaspettato (o forse scontatissimo) “Sììì … non vedo l'ora di provarlo”.
L'ora arrivò in un assolato pomeriggio d'estate. Sam le mostrò il giocattolo erotico e Lyn spostò la propria attenzione sulle mutandine, valutandone attentamente la fattura e lo stile. In questo lei era molto selettiva: se un indumento qualsiasi non era di suo gusto lo bocciava senza pietà – impossibile farle cambiare idea. Per fortuna lo slip passò il severo esame e non finì fuori dal finestrino; sarebbe stato un problema trovarne un altro dotato di tasca anteriore per contenere di misura il modulo vibrante.
Erano ancora in macchina quando, stabilita la connessione virtuale tra modulo e telecomando, Lyn si sfilò con la massima naturalezza le mutandine e indossò quelle accessoriate. Sam schiacciò il tasto sul telecomando che attivava il sensore microfonico e alzò il volume dello stereo, sintonizzandosi sul primo brano della playlist. Il pulsare ritmico della musica avvolse l'abitacolo e i suoi occupanti, mentre veniva convertito in vibrazioni di forte intensità che seguivano l'evolversi ritmico della canzone.
Era una sensazione inattesa e del tutto nuova, che in breve tempo sconvolse i sensi di Lyn. Il modulo vibrante era sagomato per aderire perfettamente alla forma esterna della vagina, con una morbida sagomatura in corrispondenza della clitoride. L'effetto era dirompente. Lyn si abbandonò per alcuni minuti sul sedile, poi riuscì a dire “Caspita, è fantastico, se andiamo avanti così bagnerò le mutandine. Andiamo a fare l'amore; ora ho bisogno di un uomo vero.”
Sam abbassò la musica e si apprestò a invertire la marcia per tornare verso la strada principale, lungo la quale si affacciavano un paio di motel meta delle coppiette più o meno clandestine della zona. Lyn lo guardò con gli occhi socchiusi, accennando un sorriso, allungò la mano verso la consolle centrale dell'auto e alzò nuovamente il volume dello stereo. Sam non potè fare a meno di notare le sue dita affusolate che affondavano nella morbida imbottitura del sedile in alcantara.
Per rompere la tensione durante il breve tragitto Sam le chiese se per caso avesse mai indossato qualcosa del genere in un ristorante o in in altro locale pubblico e come si sarebbe immaginata l'esperienza; la risposta fu negativa e Lyn aggiunse che visto l'effetto che faceva su di lei, dopo mezz'ora probabilmente sarebbe andata nel bagno degli uomini e avrebbe violentato il primo che le fosse capitato a tiro.
All'ingresso del motel Lyn limitò a spegnere il dispositivo e scese dall'auto per il check-in.
Arrivarono in camera. Fu la prima volta che saltarono ogni tipo di preliminare. Lyn disse di voler passare subito all'azione; in quel momento l'unica cosa che desiderava era essere scopata, per placare la sete di piacere che il gioco erotico aveva solo contribuito ad accrescere.
Si spogliarono velocemente e si misero a letto. Lyn era così eccitata che si accorse appena di essere sulla soglia del primo orgasmo; senza alcuna interruzione chiese a Sam di passare sopra di lei, per continuare in posizione frontale. Prese il modulo vibrante, lo portò a velocità continua e costante e lo appoggiò sulla vulva. Ogni volta che Sam si abbassava su di lei per penetrarla, il vibratore premeva sulla clitoride; dopo alcuni minuti Lyn si rese conto che tutto questo era troppo, anche per lei.
Il secondo orgasmo esplose prima nel suo cervello, come un colpo di flash in una stanza buia: incapace di controllarsi Lyn sentì che stava per urlare. A quel punto, con gli occhi chiusi e i sensi distorti, addentò la prima cosa che le capitò a tiro. Sam sentì una fitta all'altezza del bicipite sinistro, una sensazione intensa di dolore - del tutto inattesa. “Ma che diavolo ...” riuscì appena a pensare mentre abbassava lo sguardo per capire cosa stava accadendo. In quell'istante avvertì una seconda fitta al costato e riuscì appena a spostare di forza la bocca di Lyn dal secondo obbiettivo.
“Ma che fai ? Che male, cazzo.” furono le uniche parole che riuscì a dire mentre interrompeva il rapporto, ritraendosi e trovandosi seduto sul letto, a contemplare la perfetta arcata dentale che gli incisivi di Lyn avevano scavato sul suo braccio.
Lyn guardò incredula il morso profondo e non riuscì a dire nulla per una decina di secondi. Dopo si scusò ripetutamente, si alzò dal letto e corse verso il frigo bar, prelevando una mezza bottiglia di spumante ghiacciato di pessima qualità. La usò come borsa del ghiaccio per alleviare il dolore (almeno così credeva), che in verità non accennava a diminuire.
Sam la considerò una specie di ferita ottenuta sul campo di battaglia, che portò sul corpo per una decina di giorni e che mutò colore dal rosso, al livido, al giallastro, fino a scomparire totalmente.
Ancora adesso, a mesi di distanza, quando ne riparlavano scherzandoci su, Lyn diceva di non aver mai provato nulla del genere “E' colpa tua e di Ohmibod - diceva ridendo - quel coso mi ha fatto perdere totalmente il controllo.”
Ripensandoci l'esperimento era riuscito, anche troppo, ma forse la sessualità di Lyn era troppo evoluta e sensibile per quel gadget erotico. Si erano spinti troppo oltre: esistono limiti anche al piacere, che se superati portano a conseguenze non sempre prevedibili. E non sempre piacevoli.
Poco male: le novità nel campo degli accessori erotici ad alto contenuto tecnologico si susseguivano a ritmo incessante. Non sarebbe stato difficile trovare una valida alternativa per una nuova prova, magari meno rischiosa.
Alla prima occasione Sam ne parlò con Lyn: il lampo di luce che attraversò i suoi occhi e il sorriso che ne seguì valevano più di mille parole.
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