Penso che uno degli impulsi a produrre una traccia scritta dell’avventura mercenaria sia radicato in quel tanto di dongiovannismo che vive nel puttaniere. Non che manchino altri atteggiamenti, come quello di chi, almeno per periodi medio-lunghi, predilige una ragazza e torna sempre da lei. Però è indubbio che molti di noi vivano la tensione verso la più vasta gamma possibile di esperienze erotiche (nazionalità, tipi umani e fisici, pratiche, situazioni e, per gli stradali come me, angoli di città
.
E cosa sarebbe don Giovanni senza il catalogo delle migliaia di belle “d’ogni forma” amate ovunque? Non a caso il dispiegamento sulla scena e la lettura del catalogo erano un topos della rappresentazione teatrale e melodrammatica di don Giovanni ben prima della geniale versione di Mozart e Da Ponte. Il quale ultimo scrisse due versi davvero penetranti: “delle vecchie fa conquista/pel piacer di porle in lista”. Così rese benissimo l’idea che il catalogo non è accessorio, per certi versi è il fine medesimo della frenetica attività del seduttore.
Ancora, cosa sarebbe Casanova senza le sue Memorie? Infatti Kundera formula un felice paradosso quando fa dire ad un suo personaggio de “L’immortalità” che la grandezza di Casanova non consiste nel numero di donne conquistate: da quel punto di vista egli non si sentiva inferiore. Era invece la capacità di ricordarle una per una, mentre lui aveva dimenticato drammaticamente tutto.
E, per concludere con una delle ultime incarnazioni di questo grande mito europeo nella commedia dell’arte, i cui palcoscenici del resto don Giovanni aveva già calcato, cosa sarebbe Loris Batacchi, il più dozzinale playboy romagnolo cui dà corpo Andrea Roncato in “Fantozzi subisce ancora”, senza lo schedario in cui ha archiviato con nome e foto le sue 6000 “vittime”, fra cui Mariangela Fantozzi?
In qualche modo il catalogo di don Giovanni è diventato le “Memorie scritte da lui medesimo” di Casanova che si sono trasformate nello schedario di Loris che si attualizza nel forum. Certe esperienze, invero, sono indelebili comunque; d’altra parte ho dovuto constatare anch’io come altre volte di nomi, età, corpi e anime, situazioni ed emozioni non resti più niente in breve tempo. Mettere tutto ciò per iscritto e oggettivarlo in uno spazio di condivisione è il modo migliore perché questa parte di vita resti, appunto, viva.
E cosa sarebbe don Giovanni senza il catalogo delle migliaia di belle “d’ogni forma” amate ovunque? Non a caso il dispiegamento sulla scena e la lettura del catalogo erano un topos della rappresentazione teatrale e melodrammatica di don Giovanni ben prima della geniale versione di Mozart e Da Ponte. Il quale ultimo scrisse due versi davvero penetranti: “delle vecchie fa conquista/pel piacer di porle in lista”. Così rese benissimo l’idea che il catalogo non è accessorio, per certi versi è il fine medesimo della frenetica attività del seduttore.
Ancora, cosa sarebbe Casanova senza le sue Memorie? Infatti Kundera formula un felice paradosso quando fa dire ad un suo personaggio de “L’immortalità” che la grandezza di Casanova non consiste nel numero di donne conquistate: da quel punto di vista egli non si sentiva inferiore. Era invece la capacità di ricordarle una per una, mentre lui aveva dimenticato drammaticamente tutto.
E, per concludere con una delle ultime incarnazioni di questo grande mito europeo nella commedia dell’arte, i cui palcoscenici del resto don Giovanni aveva già calcato, cosa sarebbe Loris Batacchi, il più dozzinale playboy romagnolo cui dà corpo Andrea Roncato in “Fantozzi subisce ancora”, senza lo schedario in cui ha archiviato con nome e foto le sue 6000 “vittime”, fra cui Mariangela Fantozzi?
In qualche modo il catalogo di don Giovanni è diventato le “Memorie scritte da lui medesimo” di Casanova che si sono trasformate nello schedario di Loris che si attualizza nel forum. Certe esperienze, invero, sono indelebili comunque; d’altra parte ho dovuto constatare anch’io come altre volte di nomi, età, corpi e anime, situazioni ed emozioni non resti più niente in breve tempo. Mettere tutto ciò per iscritto e oggettivarlo in uno spazio di condivisione è il modo migliore perché questa parte di vita resti, appunto, viva.
