Dopo sette anni di dis-onorato servizio sulle strade, da tutti i punti di vista, noto che la mia auto comincia a mostrare gli effetti cumulativi dell’aggressione congiunta di agenti fisici e chimici corrosivi.
La più impegnativa delle sollecitazioni meccaniche è costituita dalle sterrate dove portano le diurne extra-urbane, anche se fortunatamente non sono mai incorso nell’incidente più frequente che mi viene raccontato: la manovra che ti conduce in uno dei fossi della capillare e storica rete idrica padana.
Si aggiunge, in queste occasioni, una patina di polvere che certo si nota, se persino la mia piccola nipote ha innocentemente sollecitato lo zio a lavare la macchina; però non è difficile rimuoverla dalla carrozzeria senza conseguenze.
Qualche ferita di guerra rimediata sul campo – come il chiodo vagante in un imbosco particolarmente disselciato, presso un cantiere, che perfora uno pneumatico – è stata più dolorosa.
Ben altrimenti esposto è comunque l’abitacolo. Meno male che non ho al mio fianco chi osservi e deduca, visto che vi hanno dimenticato di tutto: dai capi di vestiario ai preservativi caduti dalla busta, le stesse buste aperte, gli involucri di fazzolettini e così via.
Nel tempo, standoci sempre più attento io, ma mi pare che sia cresciuta anche la consapevolezza delle passeggere, sono divenuto molto pronto nel prevenire l’abbandono della busta del goldone aperta sul cruscotto, con inevitabile colata del liquido contenutovi, una delle tracce più persistenti.
Più insidiose la macchie prodotte sui sedili. Dal lubrificante che, insieme alla saliva, soprattutto delle benemerite che abbondano, sgocciola durante il pompino. Degli oli umettanti che destinano alla loro intimità. E di qualche stilla di liquor che ne svela gli umani abbandoni. Per tacere dei “bocca-senza” miseramente falliti sul finale, quando l’inesperta o la truffaldina stacca subito o con un colpo di tosse ti rimette tutto quello che avevi deposto nella sua cavità orale sull’inguine e da lì, inevitabilmente, se ho trascurato la spugna che pure è regolare dotazione del mio abitacolo, sul tessuto. Per fortuna ho invece fronteggiato efficacemente e senza conseguenze due sorprese mestruali.
Almeno quando fossero in previsione servizi di trasporto di amici delicati e di persone che non sanno, ne è occorso di olio di gomito per cancellare questo tipo di segni.
Si aggiunge la vasta gamma delle loro trascuratezze e dei loro modi inselvatichiti. In particolare ho una collezione virtuale di gomme da masticare che hanno sempre fra i denti e poi disseminano nei luoghi più impensabili quando cominciano il pompino e si ricordano che è più comodo sbarazzarsene. Una, piegata su di me e così lestamente che non saprei neanche dire chi può essere stata, me l’ha appiccicata sulla parete sinistra del comando del cambio, quella verso la postazione guidatore. Una l’ha abbandonata in uno dei binari di scorrimento del sedile passeggero. Un’altra l’ha appallottolata fra la levetta dell’apertura e il bracciolo del sedile passeggero, dove è rimasta fino a quando una sua collega (l’identità delle ospiti della mia macchina è piuttosto ripetitiva) l’ha scoperta con disgusto.
Beh, mi consolo ripensando all’amico che per una gomma abbandonata è arrivato alle soglie del divorzio che io non potrei rischiare:
http://gnoccaforum.com/esco…(non-per-questo-meno-importanti)-24/accortezze-e-furbizie-dei-punter-se-conviventi-o-sposati/msg1154435/#msg1154435
L’ultima cicatrice è una piccola traccia ma indelebile. L’altro notte ho fatto presente ad una ragazza che mi chiede sempre, con simulata cortesia, di poter fumare in viaggio e che per di più una volta ha pure commentato il disordine dell’abitacolo, come, una notte che ha buttato via la cicca prima di salire, con gesto repentino ma maldestro, invece di lasciarla cadere fra carreggiata e cordolo, me l’ha infilata fra le due linee dei sedili, sicché la brace morente mi ha lasciato il segno della bruciatura sul tappetino, come in un gioco sadico sulla pelle. Non ha negato, di fronte al reperto inconfutabile del tipo di sigarette che fuma lei. Ma con una sorridente faccia da schiaffi un po’ seducente e un po’ irritante, come ogni impudenza femminile, ha minimizzato. Ad onta dell’aura più intellettuale che ostenta, tanto da citare Dorian Gray nel prosieguo dell’incontro, ha quasi rivendicato di non essere meno selvaggia delle altre mie frequentazioni stradali, come ben dimostra, se ce ne fosse bisogno, quando getta del finestrino di tutto, dalla carta del dolcetto che mangia all’involucro di plastica delle sigarette. Sottolineando sfacciatamente che tanto io sono uno che trascura di rimuovere persino le gomme appiccicate dalle sue colleghe, come a dire: trofeo più, trofeo meno...
:-) 
Bravo Carnevale, come sempre ottimi racconti 
