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Moscarossa
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SATINE
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: mai sentito di " quel " Punter... risvegliatosi il giorno dopo... nella vasca da bagno, colma di acqua e ghiaccio... con una cicatrice altezza RENE >


Vedimiii... voglio essere come Voi siete, vedere come Voi vedete, amare come Voi amate... $@TIN€
Freeze71
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L’uomo era un puttaniere convinto. Se lo poteva permettere, con il lavoro che faceva. E non si faceva mancare nulla. Aveva cominciato con le ragazze giovani; adorava le studentesse, quelle dall’aria inesperta e bisognosa: lo facevano sentire potente. Quel modo di dire senza parole: «Faccio di te quello che voglio, sei a mia disposizione». Telefonare nel cuore della notte e comandare: «Ti voglio ora». Chiedere di farlo senza preservativo, per il proprio piacere e per il suo imbarazzo. E pagare per quel privilegio, che si faceva così più esclusivo.

Ma, col tempo, anche quel brivido era passato. Ora cercava altro. Coppie, trans, situazioni ambigue. Ecco perché l’annuncio lo aveva incuriosito.
Telefonò, pregustando i possibili sviluppi dell’incontro. Restò favorevolmente colpito dalla voce un po’ remissiva della ragazza. Non discusse il prezzo. Non si informò dei particolari e di eventuali limiti: c’è sempre modo di spostarli, i limiti, quando si ha il portafoglio più gonfio del pisello. Fissò luogo e ora.

Scese dal BMW rigorosamente nero, chiuse le portiere con il telecomando. Doppio lampeggio delle frecce: unica nota gialla nella via buia e monocromatica. Citofono, ascensore, campanello. Click.
Mentre appendeva il Burberry all’attaccapanni, squadrò le due con sguardo esperto e misurato. La bionda era più carina, probabilmente più giovane. Pensò a come sarebbe stato metterglielo dietro. Se le sarebbe piaciuto o meno. L’altra, magra, capelli rossicci, aveva uno sguardo fiero e intelligente. Il tipo da domare con un lungo pompino, pensò. Le avrebbe offerto altri 100 euro per venire in bocca, e lei avrebbe accettato, ne era sicuro.
In fin dei conti, due ragazze carine e normali, autentiche. Gonna corta di jeans, una; pantaloni neri, l’altra. Un profumo di marca, che non riusciva a riconoscere.
Le ragazze parlavano poco: un «ciao», l’offerta di un drink, di accomodarsi in camera. Aprì il portafogli ed estrasse lentamente le cinque banconote da cento, facendo ben attenzione che si notasse quante altre ne restavano. La bionda le prese e le appoggiò sul tavolino senza contarle.

Le due lo strinsero in un abbraccio morbido. Con mani esperte gli slacciarono i vestiti e gli accarezzarono la pelle che via via restava scoperta. Ci sapevano fare, niente da dire. Avevano un’aria complice. Sicuramente erano bisex, pensò. E accompagnò il pensiero alla convinzione che tutte le donne, in fondo in fondo, lo sono. Una lieve erezione gli rianimò il basso ventre. In mutande (D&G, naturalmente) e calzini, si sentì spingere verso il letto.

«Vuoi che giochiamo con te?», le parole della fulva gli arrivarono come un sussurro all’orecchio. Il suo «sì» fu poco più di un mugolio… Notò quasi di sfuggita che le ragazze non si erano ancora spogliate. Registrò con piacere il dettaglio, segno che le cose si sarebbero svolte senza fretta.
«Allora, lascia fare», era la bionda che parlava, prendendogli con decisione un polso e sollevandolo verso la spalliera del letto. Freddo. Metallo. Manette.
Un brivido gli percorse la schiena, forse per la prima volta dopo mesi. Sì, ci sapevano decisamente fare! Sentì che anche l’altro polso veniva ammanettato e così le gambe. Si preparò mentalmente a un lungo pompino a due.

«Ce l’hai ancora un po’ molliccio, tesoro. Vuoi che ci pensiamo noi a fartelo alzare?», chiese una delle due; quale fosse, nemmeno gli interessava. Un’osservazione da puttanella, una caduta di stile, in fondo. Annuì per non sprecare parole per una questione così.
«Quanto fai, 80» la domanda era rivolta da una ragazza alla compagna.
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«Minchia!».
Risero entrambe.
Il dialogo gli risultò incomprensibile, ma sentirle accordarsi tra loro lo eccitava. Era un altro segno di complicità che non poteva guastare. Dolce e Gabbana gli si gonfiò leggermente. Pensò che i due stilisti avrebbero gradito.
Dita sottili gli abbassarono l’elastico, scoprendo il pene. Una mano lo impugnò con forza. Forse un po’ troppa.
«Adesso ti facciamo vedere le stelle», gli sussurrò una voce.

Non era pronto a quel tipo di sensazione. Un bruciore acuto alla base del pene. Un ago nella carne. Urlò. «Che cazz…». Immediatamente avvertì una sensazione di caldo al basso ventre. Il pene gli si gonfiò, senza che provasse veramente desiderio.
«Che cazzo mi avete fatto?!», gridò di nuovo.
La risposta fu un bacio sulle labbra accompagnato da: «Alprostadil, 120µg, con siringa ipodermica, direttamente nei corpi cavernosi. Un sei ore di alzabandiera, direi».
Senza troppa fantasia l’uomo ripeté un «Che cazzz…» che si spense nel vuoto.

Udì un rumore di passi che si allontanavano e una voce: «Adesso puoi scopare quanto ti pare!».
Clang. La porta si chiuse.
L’uomo tentò di divincolarsi, ma inutilmente. Le ragazze avevano fatto il lavoro per bene. Manette autentiche in acciaio. Letto robusto. Il dolore al pene cominciava a diventare insostenibile.

Voltò il capo, storcendo il collo in cerca di qualcosa che potesse venirgli in aiuto. Sul comodino vide una siringa con una goccia di sangue sulla punta dell’ago. Una fiala vuota di Alprostadil. Un bugiardino della casa farmaceutica. Sembrava fosse stato lasciato lì proprio per lui.

MERAVIGLIOSO RACCONTO di un puttaniere milanese
Rosaescort