RECE BREVE
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CITTA DELL'INCONTRO: Torino
NOME INSERZIONISTA: Sara
NAZIONALITA': Italiana
ETA': 30/32
CONFORMITA' ALL'ANNUNCIO: Sì
SERVIZI OFFERTI: BBJ-RAI1-DATY-FK - 1h
RATE DI PARTENZA: VU+10
RATE CONCORDATO: 2VU
DESCRIZIONE FISICA: h. 1,75, carnagione molto chiara, il resto come da foto
ATTITUDINE: Calma, tranquillità, bravura, impegno
REPERIBILITA': Buona
LOCATION: Ok
BARRIERE ARCHITETTONICHE: Piano alto, ascensore probabilmente con misure non a norma
INDEX: IDXdeb56256bcb44b4e7ebf30d13ed9b442
RACCONTO (Titolo: Triangoli)
Se immagini l’Italia, la puoi immaginare come un lungo scivolo.
Circondata da quel semicerchio di montagne, Torino è il punto dove, se scendi dall'alto, tocchi la pianura, ma è anche il punto in cui, se arrivi dalla fine dello scivolo, ti fermi senza affrontare la salita.
Ed è così che hanno fatto migliaia e migliaia di italiani, nel tempo.
Arrivati dal fondo della giostra, qui si sono fermati, facendone una città di una forte, quanto non definita ma variopinta identità.
Così faccio anch’io oggi, e, come il maldestro giocoliere al semaforo, a cui scivolano, ad una ad una, tutte le sue clavette, il sottoscritto, con un’abilità degna di capitan Schettino, veleggia e controvialeggia tra gli stradoni della vecchia capitale.
La popolazione locale saluta festosamente (?) il mio arrivo con squilli di trombe e fragori di clacson.
Una mia vecchia conoscenza di sotto la Mole diceva che Torino fa parte del triangolo della magia.
Io non credo molto nel triangolo della magia, ma se son qui è perché credo ancora nella magia di “quel” triangolo.
Dopo 46 rampe di scale, arrivo già affaticato, con la lingua contorta, perché l’ascensore si era mimetizzato come una comune porta.
Apre in tenuta non tipica da pay, ma non lo considero un contro, anzi trovo che l’eleganza di quel vedo-non vedo (ovviamente, il mio occhio clinico vede benissimo), sia più attigua al personaggio ed all’immagine di Sara, che invece avrei trovato un po’ snaturato in tacchi e guepiere.
Non è magia, Lei, che non è una ragazza da copertina, ma un elogio della normalità.
Non è illusionismo o finzione, né rispetto alle foto, né nell’atteggiamento.
È alchimia delle piccole cose, di un’aria di timidezza e di dolcezza senza tante parole.
Ma ci sono anche i fatti.
Sguardi e movimenti. Come l’inizio di “Today” dei Jefferson Airplane, finché non entra il giro di basso, lei parte silenziosa.
Ma proprio quando scende verso il basso, dà conferma a quell’appellativo di che compare nei suoi annunci, di “lingua curiosa”.
Quei baci che ti inseguono e ti seguono fino a tracciarti il profilo, per arrivare ad una scena, dove la protagonista dimostra di non avere un copione, ma di conoscere bene il canovaccio e di avere fantasia per adeguarsi alla situazione andando a braccio (ma non solo a braccio).
In più la scelta del futon, per quanto poco convenzionale, si rivela azzeccata per chi volesse cimentarsi in mosse ginniche e voli pindarici, senza però fare, oltre i confini del letto, voli realistici, con conseguenti traumi cranici.
Esco con un solo rammarico, quello di aver lasciato troppo spazio al compare pelato, che oggi, per mediocre stato di grazia, non avrebbe meritato, e di non aver dedicato due parole in più a conoscere lei, ché ne sarebbe valsa la pena.
Mezzo giro di chiave e torno a navigare per le vie di questa città, dove i semafori non si capiscono, nemmeno tra di loro.
Non è stato triangolo, come cantava quella canzone sorcina, ché il rapporto è stato solo a due, ma lo è stato nel piacere di incontrarsi, io e lei, forestieri trovati in quel di Torino.
Nulla di ció é realtà. Trattasi di opera pseudoletteraria, delirio o illusione.
la ragazza risponde al cell. ma sfortuna mia quando posso io, non può lei 
