< Ciao tesoro andiamo? >
L'uomo le sorrise. Faceva freddo e teneva il bavero del cappotto rialzato , una sciarpa color viola gli cingeva il collo a ripararsi dal freddo pungente. Quel giorno di metà gennaio aveva pure nevicato, e sul marciapiede dove Giusy abitualmente stazionava si erano formate alcune lastre di ghiaccio.
< Quanto? >
< Cinquanta e facciamo tutto >
< Dove? Sono a piedi ! >
< Qui a due passi ! Ho una bella stanzetta riscaldata ! >
La donna si avviò facendo attenzione a non scivolare con quei tacchi alti.
L'uomo la seguiva a breve distanza. Attorno a loro lo spettacolo che di solito va in scena tutte le notti: prostitute di varie nazionalità, viados brasiliani, ruffiani e papponi nascosti dietro gli angoli bui.
Giusy era una delle poche battone italiane in quella babele
multietnica. Veniva da un piccolo paesino di poche anime in provincia di Taranto.
Diceva a tutti di avere 39 anni,
ma ne aveva almeno 10 in più
una figlia ancora minorenne, e un matrimonio fallito alle spalle
che le aveva segnato il cuore e la mente.
Era stanca quella notte, e aveva freddo. Faceva questo lavoro per necessità, per la sua bambina.
Tanti anni trascorsi nei bassifondi di Genova a fare marchette a un'umanità di balordi ubriaconi in cerca di un'amore platonico a pagamento.
Percossero una cinquantina di metri fino ad arrivare in un vecchio edificio che aveva conosciuto tempi migliori.
Li al piano terra, Giusy intratteneva i suoi clienti occasionali. Un bilocale con i muri scrostati che un tempo dovevano essere bianchi , un piccolo bagno alquanto pulito,
una vecchia stufa a gas a riscaldare l'ambiente.
L'uomo prese un biglietto da
cinquanta euro dal portafoglio e lo appoggiò sul comodino.
Si spogliarono e appoggiò il cappotto e gli altri indumenti su una sedia vicino al letto.
Alla tenua luce della stanza, alla donna sembrò di ricordarsi di quel tipo di poche parole, ma non riusciva a metterlo a fuoco.
Qualche bacio a stampo , poi l'uomo le chiese di girarsi per farle un massaggio e, velocemente, senza che lei se ne accorgesse, prese delle fascette stringicavo dalla tasca del cappotto e le serro' i polsi dietro la schiena e le caviglie. Giusy cercò disperatamente di divincolarsi, l'uomo le annodo' la sciarpa sul collo e la stupro' mentre lei agonizzava !
Con gli occhi sbarrati dal terrore
guardo' l'assassino frugare nella borsetta per rubare 300 € e i soldi sul comodino mentre si rivestiva.
Ripenso' ai giorni felici della sua infanzia , a quello che ne sarebbe stato della sua bambina.
Mentre la vita l'abbandonava,
l'assassino le diede un ultimo bacio, spense la luce, e si dileguo' velocemente nel buio della notte...
L'uomo le sorrise. Faceva freddo e teneva il bavero del cappotto rialzato , una sciarpa color viola gli cingeva il collo a ripararsi dal freddo pungente. Quel giorno di metà gennaio aveva pure nevicato, e sul marciapiede dove Giusy abitualmente stazionava si erano formate alcune lastre di ghiaccio.
< Quanto? >
< Cinquanta e facciamo tutto >
< Dove? Sono a piedi ! >
< Qui a due passi ! Ho una bella stanzetta riscaldata ! >
La donna si avviò facendo attenzione a non scivolare con quei tacchi alti.
L'uomo la seguiva a breve distanza. Attorno a loro lo spettacolo che di solito va in scena tutte le notti: prostitute di varie nazionalità, viados brasiliani, ruffiani e papponi nascosti dietro gli angoli bui.
Giusy era una delle poche battone italiane in quella babele
multietnica. Veniva da un piccolo paesino di poche anime in provincia di Taranto.
Diceva a tutti di avere 39 anni,
ma ne aveva almeno 10 in più
una figlia ancora minorenne, e un matrimonio fallito alle spalle
che le aveva segnato il cuore e la mente.
Era stanca quella notte, e aveva freddo. Faceva questo lavoro per necessità, per la sua bambina.
Tanti anni trascorsi nei bassifondi di Genova a fare marchette a un'umanità di balordi ubriaconi in cerca di un'amore platonico a pagamento.
Percossero una cinquantina di metri fino ad arrivare in un vecchio edificio che aveva conosciuto tempi migliori.
Li al piano terra, Giusy intratteneva i suoi clienti occasionali. Un bilocale con i muri scrostati che un tempo dovevano essere bianchi , un piccolo bagno alquanto pulito,
una vecchia stufa a gas a riscaldare l'ambiente.
L'uomo prese un biglietto da
cinquanta euro dal portafoglio e lo appoggiò sul comodino.
Si spogliarono e appoggiò il cappotto e gli altri indumenti su una sedia vicino al letto.
Alla tenua luce della stanza, alla donna sembrò di ricordarsi di quel tipo di poche parole, ma non riusciva a metterlo a fuoco.
Qualche bacio a stampo , poi l'uomo le chiese di girarsi per farle un massaggio e, velocemente, senza che lei se ne accorgesse, prese delle fascette stringicavo dalla tasca del cappotto e le serro' i polsi dietro la schiena e le caviglie. Giusy cercò disperatamente di divincolarsi, l'uomo le annodo' la sciarpa sul collo e la stupro' mentre lei agonizzava !
Con gli occhi sbarrati dal terrore
guardo' l'assassino frugare nella borsetta per rubare 300 € e i soldi sul comodino mentre si rivestiva.
Ripenso' ai giorni felici della sua infanzia , a quello che ne sarebbe stato della sua bambina.
Mentre la vita l'abbandonava,
l'assassino le diede un ultimo bacio, spense la luce, e si dileguo' velocemente nel buio della notte...