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Rosaescort
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divorced69
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Sanchopanza:

Bel racconto!
Complimenti!
Sembra quasi che tu abbia sognato di incontrare la mia carissima amica Dulce... ;-)

Dulce naaa.... non sunt dignus di Dulce
... e poi... probabilmente... se avessi incontrato la Dulce... sarei tutt'ora in stato confusionale con un enorme sorriso ebete stampato in faccia
Sanchopanza
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Bel racconto!
Complimenti!
Sembra quasi che tu abbia sognato di incontrare la mia carissima amica Dulce... ;-)


Ogni storia raccontata è pura fantasia
divorced69
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Spero vi piaccia


Finalmente quel giorno l’avrei incontrata: dopo giorni di inseguimenti sulla rete, chattate ricche di doppi sensi, webcam al limite della provocazione, ci saremmo visti “dal vivo”.

Poco importava fossero le mie uniche poche ore libere da mesi, ancor meno importava l’aver declinato altre opzioni sicure e note: io volevo incontrarla, e anche se, in cuor mio, sapevo che molto probabilmente “non sarebbe successo niente”, ero troppo intrigato da lei per lasciarmi sfuggire questa, forse unica, occasione.

Lei era una maestra nel saper “stuzzicare”, nel far desiderare e poi togliere tutto di colpo, in attesa del tuo sguardo deluso. Aveva fatto così in chat, quando mi raccontava le altre sue avventure, facendomi sognare che potesse accadere anche a me… per poi raffreddarmi scrivendo “Non ci stai mica provando? Perché mica mi concedo ad uno che conosco in chat!”, e il momento dopo si mostrava in webcam con quel completino in pizzo che avrebbe potuto far resuscitare un morto!

Innamorato? No, o almeno non nel senso “romantico” del termine.
Affascinato, intrigato, eccitato, galvanizzato: i suoi modi, i suoi sorrisi, il suo prorompente seno che si innalzava ogni volta che, volutamente, accentuava un sospiro, il suo “guardarti di sottecchi” che sembrava volesse dire … so cosa vorresti farmi, ma te lo puoi solo immaginare…, la sua deliberata malizia nell’accennare alle sue avventure facendoti immaginare molto di più di quanto ti ha raccontato.
Sara era una persona che volevo conoscere a tutti i costi, anche solo per cinque minuti davanti ad un caffè…. O per un’ora tra bollenti lenzuola.

L’appuntamento era al parco, in un afoso pomeriggio estivo.
Ero già lì da più di un quarto d’ora, sciogliendomi al caldo quasi insopportabile del parcheggio del parco, costantemente preoccupato che potesse squillare il telefono e sentire la sua voce che diceva “Scusa tesoro, ma ho avuto un imprevisto e non ce la faccio a venire… sarà per un’altra volta”.
Il telefono squillò, ma solo per avvisarmi che stava arrivando.

Vicino al parcheggio c’era un piccolo fioraio: non le piacevano i fiori recisi, ma sapevo che le piacevano i tulipani… e i colori beige e blu.
Decisi di comprarle un fiore, ma non era stagione di tulipani disse scioccato il fioraio e l’unica cosa che si avvicinava al blu era una specie di Rosellina biancastra con la corolla viola. Ne presi una, e subito iniziai a pensare “e se pensa che la stia corteggiando? Cioè.. sì la sto corteggiando, ma non come un sedicenne innamorato… “
Non volevo una storia d’amore, cercavo un momento intenso, un attimo di passione, volevo conoscere una persona che come me desiderava semplicemente vivere dei momenti senza pensare al prima ed al dopo.
Cercavo una persona con cui parlare di politica o di musica, letteratura o lirica o di qualsiasi altra cosa, per il puro gusto di chiacchierare e condividere, una persona con cui condividere , a volte, anche un bacio o un abbraccio… o un momento di puro piacere dei corpi.

Parcheggiò di fianco alla mia macchina ed uscì velocemente. Una maglietta verde che le scopriva una spalla, una gonna chiara fino al ginocchio e delle scarpe con il tacco dodici molto scoperte che mostravano il piccolo tatuaggio che correva lungo la caviglia.
Mi diede una bacio sulla guancia e già il profumo della sua pelle che avevo percepito per solo un momento mi aveva dato alla testa. Non feci in tempo a dire più di un “ciao” che già la sua attenzione era sul suo cellulare che aveva iniziato a squillare.
Dopo due minuti chiuse la chiamata, assunse uno sguardo leggermente triste e disse “Mi dispiace, ma ho avuto un contrattempo e non posso rimanere molto”. Mi prese lo sconforto: probabilmente per lei “vedermi dal vivo” le aveva tolto tutto l’interesse: probabilmente non ero il suo tipo ed ora stava cercando una maniera delicata per scaricarmi il prima possibile.
Non mi importava, non del tutto: avrei goduto anche solo di quei pochi minuti che saremmo riusciti a rimanere insieme.
Chiacchierammo di varie cose, delle sue battute, dei doppi sensi che aveva seminato in serate di chat, delle sue ultime avventure.
Io ero affascinato da uno spirito così libero, invidioso di quella libertà che non provavo più da anni, invidioso di non poterla condividere con lei almeno una volta.
Dopo dieci minuti realizzai che ci eravamo addentrati molto nel parco, in una stradina poco frequentata (ed al lunedì pomeriggio praticamente deserta).  Gli alberi di quella zona davano abbastanza copertura per sopportare la calura pomeridiana. Sul limitare del viottolo una piccola casupola, probabilmente una centralina elettrica, semi coperta da alti cespugli e grossi pioppi. Ancora una volta il suo cellulare squillò, altri due minuti di conversazione intelligibile (temevo fosse solo una scusa per sganciarsi), mi prese la mano e disse “temo dobbiamo ritornare al parcheggio: tra poco devo andare”.

Il mio sguardo tradì la delusione abbastanza palesemente, allora lei accennò un sorriso, si avvicinò lentamente al mio viso e stampò un bacio. Profondo, sensuale, umido: la sua lingua viaggiava nella mia bocca come non pensavo si potesse, il suo seno iniziò a premere sul mio petto ed infine spinse anche il suo bacino contro di me. Ormai ero palesemente eccitato, mossi il bacino come a tentare di farle sentire ancora di più la mia erezione quasi incontrollata. A quel punto si ritrasse, come una tortura, mi lasciò la mano ed accennò un malizioso ghigno guardando in direzione dei cespugli “Peccato che sei troppo eccitato..” fece un cenno con la testa verso un piccolo spiazzo erboso che si intravedeva proprio dietro i cespugli e la casupola,  “… avremmo potuto divertirci un po’, ma temo che non saresti in grado di uscire in tempo…”. In quel momento mi sentii con un poker d’assi in mano: presi il mio portafogli dalla tasca interna della giacca ed incominciai ad aprirlo “Sai? E’ da quando ho sedici anni che non vado mai in giro senza un preservativo nel portafoglio” e con uno sguardo di sfida le mostrai la piccola bustina che tenevo tra le punte dell’indice e del medio della mano destra. Se voleva giocare, aveva trovato il giocatore giusto. Per una frazione di secondo scorsi lo stupore nel suo sguardo, probabilmente non si aspettava questa risposta, probabilmente si aspettava una supplica del tipo “non ti preoccupare: starò attento !” o “non puoi lasciarmi così ora !”
Sara era una donna troppo forte, troppo sicura di sé per rimanere spiazzata a lungo… per più di due secondi…
Mi strappò di mano il preservativo, mi riprese con forza la mano e mi trascinò dietro a quei cespugli che prima indicava.
L’istante successivo ero sdraiato sull’erba, con lei a cavalcioni sopra di me: le sue mani stavano sbottonando la mia camicia, mentre con il bacino continuava con un lento movimento rotatorio sul mio sesso già fortemente eccitato. Provai ad allungare una mano verso quei rigogliosi seni, ma dopo pochi istanti me la tolse, senza dire una parola: voleva essere lei a guidare. Iniziò a baciare e leccare il mio petto, scendendo lentamente verso l’inguine, mentre con le mani aveva iniziato a sbottonarmi i pantaloni.
Avrebbe potuto passare chiunque e probabilmente non si sarebbe accorto di noi dietro a quei cespugli… e anche se ci avesse visti, sicuramente non me ne sarebbe importato niente.
Di colpo sentì un dolce calore sul mio membro: completamente fagocitato dalla sua bocca che con lenti movimenti ne scorreva tutta la lunghezza senza usare le mani.
La lingua giocava sul glande, poi ne passava su tutta la lunghezza, per poi ritornare in cima.
Lottai disperatamente per mantenere un minimo di controllo, per non finire così: subire senza poter contraccambiare era una tortura quasi insostenibile. Alla prima occasione in cui tornò verso il mio collo per baciarlo, la presi per le spalle e la feci rotolare sotto di me.
Aveva uno sguardo leggermente contrariato ed ebbi l’impressione che , per un momento, ci fosse paura. Tenendola fermamente a terra per le spalle le diedi un bacio delicato sulle labbra, poi sul collo, poi mi avvicinai all’orecchio “Ora permettimi di ricambiare” sussurrai leccandole il lobo.
Investii di baci il collo, piccoli, umidi, delicati. Sentivo che le piaceva. Allungai una mano sotto la sua maglietta e strinsi quel seno sul quale avrei potuto anche morire felice. Giocai con la sua interezza, massaggiando con forza, poi mi concentrai sul capezzolo ormai turgido scorrendo i polpastrelli su di esso, disegnando piccoli cerchi sull’areola ora estremamente sensibile.
Scesi verso la gonna, ma non riuscii a trovare bottoni o lampo da aprire, scesi quindi più in basso,infilando le mani ai lati lungo le cosce e sollevando lentamente ed inesorabilmente per scoprire che non portava le mutandine.
Un taglio “brasiliano” sul quali mi tuffai con tutto il viso, inebriandomi del profumo, gustandone gli umori ed esplorando delicatamente con la lingua fino a cercare quel piccolo punto che sotto di essa iniziò a crescere e gonfiarsi. Se mai fu concepita una fellatìo ad una donna, quella volta fu da manuale! Le sue mani iniziarono a stringere la mia testa, i suoi respiri veloci divennero bassi mugolii fino a quando mi prese per il collo e mi trascinò verso il suo viso “ Basta ti prego! Ti voglio dentro di me!”
I momenti successivi furono intensi tanto che più di una volta rimasi quasi senza fiato in corpo e quando alla fine raggiungemmo l’orgasmo insieme fu quasi un’esplosione, ma invece della soddisfazione c’era ancora la voglia di ricominciare tutto da capo.

Ero rimasto qualche istante imbambolato, Sara mi prese la mano “Mi hai sentito? Ho detto che temo dobbiamo ritornare al parcheggio: tra poco devo andare”, mi guardò accennando un sorriso dubbioso “A cosa stavi pensando? Di la verità: pensavi di portarmi dietro a quel cespuglio vero?”, arrossii profondamente, ma non dissi niente mentre tornavamo al parcheggio.

La strada per tornare a casa era trafficata ed il caldo insopportabile, presi in mano il cellulare e composi un sms per Sara: Magari stasera mi connetto sul tardi: potremmo fare due chiacchiere, comunque grazie per questo incontro, mi ha fatto molto piacere conoscerti finalmente dal vivo. La risposta non si fece attendere molto Grazie a te, mi dispiace per il contrattempo, comunque stasera non posso: ho un altro impegno
Moscarossa
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