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Moscarossa
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neo_69
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eh si sara' spaventata!!!



Neo
fabrione
Sandokan (1647 post)
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Povera MariaElena !! .. ......a 40 anni un infarto per un orgasmo.... porella ! ...
YOU CAN NOT IMAGINE THE IMMENSITY OF THE FUCK I DO NOT GIVE
divorced69
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MariaElena non era una brutta donna. Non aveva ancora raggiunto i quaranta e conservava ancora quello sguardo giovanile che aveva fatto girare la testa a tanti suoi compagni di scuola. Anche il suo corpo era ancora piacente, ma lei, consapevole di ciò, faceva di tutto per nasconderlo con sottane, ampi vestiti di stoffa scura e pesante e grotteschi grembiuli ricamati.

MariaElena era rimasta da poco orfana, nessun parente in vita, nessun marito o fidanzato, solo tanti gatti ed un vitalizio non eccessivo che le permetteva di vivere decorosamente senza esagerare nel suo paesino montano: “lontano dalla perdizione e dalle tentazioni di un mondo che ormai ha esagerato in tutto!” soleva ripetere alle comari con cui , ogni tanto, scambiava qualche parola all’uscita del rosario serale in chiesa.

La sua vita era semplicemente perfetta: si alzava presto, per dar da mangiare alla pletora di gatti e gattini che affollavano il cortile della sua casa, poi di corsa a dire il mattutino in chiesa con le vecchie amiche di sua madre. Di seguito faceva una frugale colazione a base di latte e sette biscotti: sempre gli stessi, sempre sette, un numero scelto perché così ogni confezione finiva esattamente ogni otto giorni. Ancora si parla di quando scrisse una accorata lamentela al giornale locale ed alla fabbrica che produceva i biscotti quella volta che la sua confezione ne conteneva solo cinquantasei “C’è modo e modo in tutte le cose e non mi sembra corretto comportarsi così nei confronti di un cliente: certi controlli di qualità dovrebbero garantire sempre cinquantasei biscotti in ogni confezione”. La piccola fabbrica dei biscotti Rumenin di Serèn Del Grappa si scusò pubblicamente offrendole una fornitura di un anno dei suoi biscotti, che MariaElena accettò di buon grado, ma non smise mai di lamentarsi ad ogni occasione del “cattivo servizio clienti” con chiunque avesse la malaugurata idea di chiederle di quel fatto.

Il resto della mattinata era dedicato alla lettura di vecchi e polverosi libri di opere medievali e “cortesi” fino all’ora di pranzo dove si concedeva mezz’ora di telegiornale regionale, cambiando prontamente canale ogni qualvolta venivano trattati argomenti “sconci”.
Il pomeriggio passava dedicato alle pulizie di casa o dei vestiti, al riordino di cassetti ed armadi fino all’ora del vespero in chiesa. Dopo il vespero la cena, poi ancora libri poi la compieta ed il giusto riposo notturno.

In questa inerziale perfezione accadde qualcosa che MariaElena non aveva previsto: qualcuno comprò il casale abbandonato a poche decine di metri da casa sua!
Era una coppia giovane di Milano che subito fece ristrutturare il casale ed iniziò ad utilizzarlo durante tutti i week end invernali per rilassarsi in previsione dell’estate dove avevano intenzione di invitare anche alcuni amici per le vacanze estive.

A MariaElena non piacevano i cambiamenti e non erano piaciuti i nuovi vicini sin dal primo giorno: quando la “signora” scese dal Suv con una gonna troppo corta ed una maglietta troppo scollata, quando il marito si era concesso una battuta “tesoro: stai mostrando le poppe alle galline!” e si era azzardato ad infilarle una mano sotto la camicetta… in camera loro!! Con la finestra aperta!! Senza neanche rendersi conto che qualcuno poteva guardargli dentro casa!

Per tutto il resto dell’inverno MariaElena si limitò a tenere chiusa la serranda della finestra della camera da letto ogni volta che “i milanesi” venivano al paese.
Ovviamente qualche velato riferimento le sfuggì di bocca una domenica dopo la messa, quando vide la coppia passeggiare sul sagrato.
“ Chissà come avranno fatto i soldi quelli” o “.. a me quella lì… da l’idea di una che senza trucco o senza operazioni strane non se la filava nessuno” oppure “… quello lì sembra un boccia, ma ha già la faccia da becco…. Con una moglie così… chissà quanti…”. Tutti commenti detti a “mezza bocca”, quasi bisbigliati alla vecchia Paolina, compagna di scuola della sua defunta mamma, o alla perpetua del parroco, che tanto ammirava e tanto invidiava per l’incarico che aveva in chiesa.

Arrivò l’estate ed i suoi vicini si trasferirono in pianta stabile per tutto il mese di luglio.
Quell’anno il caldo, anche lì in montagna, era poco sopportabile, quindi MariaElena decise di aprire la finestra lasciando le tende a coprire i potenziali “scempi che quella coppia di fornicatori senza Dio” avrebbe potuto fare in nella loro camera da letto!
Una sera si era alzata una fresca brezza che fece sbattere i cordoni della tenda contro il muro. MariaElena si alzò infastidita per chiudere la finestra, ma il vento aveva ormai scostato le tende mostrandogli la luce che ancora proveniva dalla camera da letto dell’altra casa.
Vide dei movimenti e decise che era meglio controllare, quindi inforcò il cannocchiale che teneva sempre sul comodino del letto e “controllò” cosa stesse accadendo dall’altra parte.
Lei era affacciata alla finestra e guardava le montagne sopra la casa… ma era NUDA! E alle sue spalle c’era il marito che però non si affacciava, rimaneva dietro di lei….
“Ossignùr!” Indietreggiò sconvolta quasi lasciando cadere il cannocchiale della seconda guerra mondiale di suo nonno! Fece il segno della croce almeno otto volte prima di riprendere fiato &ldquoei sodomiti!!! Sono dei SODOMITI!!”. Corse in bagno a sciaqquarsi la faccia e lavarsi le mani in quanto si sentiva “lorda” delle porcherie che i suoi vicini di casa stavano perpetrando.
Chiuse con forza la finestra e si rimise a letto, maledicendo il fatto di non essersi asciugata le mani “ecco… ora ho il letto anche bagnato!”

Nelle sere successive MariaElena non potè fare a meno di ricontrollare cosa, quella coppia di impudichi, stesse combinando. Ogni sera una posizione diversa, o un “pigiama stano” indossato da lei che lasciava fuori i seni e le natiche, o degli strani oggetti scuri più lunghi di un palmo di mano che si passavano e facevano sparire sotto la finestra.
“Sono romai tre ore che vanno avanti!! Ma i peccatori non si stancano mai??” si chiedeva, senza però staccare gli occhi dal binocolo che ormai, per comodità, era stato piazzato su un trepiede di una vecchia macchina fotografica per non dover affaticarsi a tenerlo in mano in quelle lunghe e tediose osservazioni.
Tutte le sere finiva in bagno a sciacquarsi le mani e la faccia non solo per “pulirsi da quella sozzura”, ma per rinfrescarsi dal caldo che stranamente non riusciva più a sopportare “vai a vedere che mi sono venute le scalmane come a Paolina” si diceva, e tutte le sere si malediceva a letto quando realizzava di non essersi asciugata le mani, bagnando le sue lenzuola di lino.
Finché una sera non realizzò di avere le mani ancora bagnate, ma di non essere andata in bagno a lavarsele.

I rosari che ne seguirono quasi consumarono le perle di onice della sua catenina per quanti ne disse.

Per tutto il mese di luglio la povera MariaElena passò delle nottate d’inferno: sveglia fino a tardi a “controllare” i due sodomiti e stanca ed assonnata durante il giorno, I suoi mugugni con le comari in chiesa divennero meno sommessi e più acidi “sono dei senza Dio!”, “Sono dei degenerati senza vergogna… chissà.. magari sono come quelli che fanno le messe nere!”. Ormai erano giorni che aveva l’indiscussa attenzione delle compagne di preghiera, ma non aveva mai avuto il coraggio di andarsi a confessare ed a raccontare al vecchio Don Luca ciò che stava patendo.

L’apice delle perversione pensava di averlo visto quella sera quando la signora si era inginocchiata di fronte al marito e le aveva fatto “quella cosa lì con la bocca… proprio sul suo coso!!!”, ma non fu nulla in confronto alla festa che i suoi vicini tennero una sera d’agosto : quattro coppie come quella che si scambiavano effusioni nel giardino interno: non fosse che era passata per caso dalla stradina sul costone alle due di notte (perché non riusciva a prendere sonno) non se ne sarebbe accorta!
La signora fornicò con tutti gli uomini presenti, con più di uno alla volta e perfino con la moglie di un altro!
MariaElena tornò subito in casa… subito dopo che anche l’ultima luce della “casa del peccato” si era spenta e le prime luci dell’alba iniziarono a farsi vedere dietro i monti.
Quella volta dovette farsi una doccia completa e cambiarsi le mutande “a furia di stare lì fuori mi sa che me la sono fatta addosso!!!” provò a giustificarsi, ma qualcosa non quadrava più: la sua mano aveva indugiato troppo nel “pulirsi” in certi posti e lei ora si vergognava perfino a guardarsi allo specchio.
Borbottando si diresse a letto, decisa a cambiare la sua routine “salto la prima e la sesta… dirò un paio di rosari in più a compieta”, ma a letto non riuscì a prendere sonno “… ma dai…. Ma come si fa? Persino lì dietro! Così tante volte! E come erano ridicoli quegli uomini… pelati lì sotto come bambini appena nati!”. Continuava ad inveire tra sé e sé e al contempo si stupiva dei dettagli scabrosi che si ricordava.

L’estate finì e anche la coppia milanese se ne andò via.
MairaElene provò a riprendere la sua normale vita, ma ebbe grossi problemi ad addormentarsi: alle dieci di sera era ancora vispa e sveglia e più si sforzava di rimanere a letto più si stupiva nel realizzare che una mano scendeva sul seno … o più in basso! Mano che prontamente veniva ritirata insieme ad una indicibile sequela di maledizioni nei riguardi di quella “coppia di lascivi, peccaminosi, senza Dio!”.

Verso natale di quell’anno circolò in paese la voce che “i milanesi” avevano venduto la casa in favore di un miniappartamento in uno sperduto paesino francese di nome Cape D’Agde. I manifestini con “vendesi” comparvero sulla porta della casa che, per motivi alquanto oscuri, era rimasta aperta.
MariaElena si ritrovò una sera a curiosare oltre quella porta. Nel buio e nel silenzio notturno ripercorse il giardino dove aveva assistito a quell’orgia di corpi, risalì le scale per andarsi a sedere sul materasso senza lenzuola della loro camera da letto.
Notò un cassetto del mobiletto a fianco al letto semi aperto.
Al suo interno trovò una scatola  rettangolare lunga una trentina di centimetri con delle scritte in una lingua che non conosceva. Si mise a scuotere la scatola: dentro c’era sicuramente qualcosa di grosso e pesante, ma non ebbe il coraggio di aprirla, la mise sotto il braccio e si diresse velocemente dentro le sicure mura di casa sua.

La scatola conteneva uno strano oggetto oblungo nero, di gomma, con una piccola apertura laterale per le pile.
Mise le pile, ma non riusciva a capirne il funzionamento: la forma era alquanto palese e le sembrava di ricordare qualcosa su quell’oggetto in mano al marito della “signora milanese”.

La curiosità era enorme: sapeva che era “qualcosa di demoniaco”, ma, come diceva sempre il parroco: Per sconfiggere il diavolo non basta armarsi della fede, bisogna conoscere i suoi trucchi!

Bzzzzzzzzzzzzz! Bzzzzzzzzzzzzzzz! “Ohhhh ma come è possibile!! Oooooohhhhh! Ma davvero è così? Bzzzzzzzzzzzzzzzzz! Bzzzzzzzzzzzzzzzzz!

Il giornale locale pubblicò un piccolo trafiletto su MariElena  Rommini, stroncata da un infarto nel suo letto, una fredda notte di dicembre. Le comari la piansero “Povera Tosa: col rosario in mano fino all’ultimo!” …. Solo il patologo legale e i due carabinieri che la trovarono sapevano che “in mano” non fu trovata con un rosario
Rosaescort