sexfever:
in quanto al resto, direi che in america è importante "anche" lo sport oltre allo studio.
perché mi pare, ma forse mi sbaglio, che gli ingegneri indiani e cinesi non vengono a studiare a tor vergata ma se ne vanno ad harvard.
io non pretendo né chiedo che si raggiungnao livelli mostruosi ma dico solo che se davvero c'è maggiore competitività, questa c'è anche per gli altri. ed infatti germania e francia continuano a rimanere a galla nonostante la cina.
la corea del sud e la gran bretagna hanno fatto investimenti ed i risultati si vedono.
... perché il punto non sono le medaglie in sé ma il fatto è che più medaglie significa più ragazzini che fanno sport... meno grassi e meno malati e se le cose funzionano per il verso giusto, significa anche che i giovani, magari, sono più concentrati ad imparare a correre piuttosto che andare a lanciare un motorino dal terzo anello di san siro.
Sono d'accordo con te, ma ovviamente bisogna tenere presente che giocano molto anche i "numeri": gli USA e la Cina già da soli sono l'equivalente di un intero continente, praticamente per paragonare il potenziale "bacino d'utenza" degli sportivi possibili, per avere le stesse probabilità di trovare campioni in ogni specialità sportiva, andrebbe considerata tutta l'Europa per (forse) pareggiare le probabilità.
Escludendo per un momento la Cina, che è un discorso a parte, è verissimo che lo sport nelle scuole ed università, fatto a livelli seri, con strumenti seri e con la giusta "carota" da' i suoi frutti. Negli USA se vai male a scuola non ti fanno fare il tuo sport. Se vai bene a scuola farai il tuo sport, avrai possibilità di emergere, avrai un titolo di studio di un certo livello e forse anche una borsa di studio. Il tutto si trascina "a vicenda": studio, sport, cultura, possibile carriera sportiva, possibile carriera lavorativa.
E ciò anche per un ottica futura a livello sociale nel Paese: la carriera sportiva è relativamente breve; terminata cosa farai? devi avere un futuro possibile anche fuori dallo sport.
La maggior parte degli sportivi professionisti americani sono laureati in qualcosa, e terminata la carriera hanno altre possibilità oltre al restare legati allo sport. Chi non lo è spesso fa una brutta fine (vedi Tyson, ad esempio).
Da noi spesso non è così, i ns. calciatori ad esempio, che manco hanno uno straccio di diploma, è già bello se sanno mettere insieme un discorso di senso compiuto. E terminata la carriera cosa fanno? C'è chi rimane nella società con qualche ruolo, chi fa il commentatore tv, c'è chi è stato intelligente ed ha investito il proprio denaro per garantirsi una rendita, e c'è chi fa scommesse clandestine o truffe o giri vari. Raramente li vedi fare altro slegato dallo sport di cui sono stati campioni.
Per me dipende sempre da come si fanno le cose a livello "alto" nazionale; a me sembra che in Italia spesso le varie federazioni ci siano solo per dar da lavorare a della gente e non per essere veramente "sul territorio" a scovare talenti, a creare strutture per formare gli atleti. E non è un problema di "razza", minkia guardate (in generale negli sport, non solo atletica) la Germania, la Francia, la Spagna. Soprattutto quest'ultima, come si diceva nei posto prima, che negli ultimi anni ha investito (e bene) nello sport, costruendo una squadra di atleti di altissimo livello in varie discipline.
Mi viene sempre in mente il tennis: minkia, ma è mai possibile che dopo Panatta c'è stato e c'è ancora il vuoto più totale da noi? Minkia, ma veramente non abbiamo un "cane" (nel senso di animale, non Canè

qualunque che sia capace di competere coi migliori al mondo? Minkia sono passati quasi 40 anni... Forse allora non è il ns. sistema che non funziona? Il sistema dei Circoli, che permettono l'accesso solo a determinate persone e non "alla massa" (Panatta guardacaso chi era? Il figlio del custode di un circolo romano, e quindi aveva facile accesso alla struttura e si poteva allenare bene...).
E regole assurde, per cui non puoi partecipare a tornei ATP prima di una certa età, per le quali paghi anni di inesperienza ad altissimi livelli rispetto ad altri Paesi che mandano i loro tennisti a "farsi le ossa" contro i veri fenomeni, ad imparare da loro affrontandoli.
Mi aveva colpito anni fa la, la prima volta che sono andato in Croazia in vacanza, il fatto che la ci sono campi liberi ovunque, campi in terra battuta, messi veramente bene e non a pezzi, che puoi usare liberamente senza pagare un centesimo. Eh minkia, da noi dove sono? Dove sono le strutture accessibili senza essere "ricchi"?
E così immagino per tutti gli altri sport, calcio escluso (e forse il volley e il rugby), dove le strutture sono scarse e scadenti, o accessibili solo a pochi provilegiati, scuole con palestre oscene, con impianti sportivi che (quando ci sono) sono abbandonati a loro stessi. Ma dove vogliamo andare così? E' andata ancora bene finora...
Noi emergiamo quando nasce un fenomeno e fa lo sport per cui è un fenomeno.
La ns. storia sportiva recente (a parte le solite eccezioni come il calcio, il volley, il ciclismo, la scherma ed affini, dove le "scuole" sono storicamente e tradizionalmente tra le migliori del mondo) è fatta quasi sempre di periodi duraturu dati da fenomeni o da singoli exploit stagionali di alcuni, e passati quelloi non c'è una continuità: cito, ad esempio, Tomba nello sci, la Compagnoni sempre nello sci, Panatta nel tennis, Mennea e Damilano nell'atletica, la Idem stessa recentemente.
E, appunto, vari exploit dei singoli, ma raramente capaci di una carriera e di conferme continue ad altissimi livelli. Perchè per confermarti devi essere un grande atleta ed essere seguito ed allenato correttamente, con strutture anche organizzative serie, che non usano il 90% del budget per mantenersi, ma lo usano per ciò che dovrebbero fare.
Viceversa avrai solo delle "fiammate" e non si costruirà nulla di duraturo. E non avrai un ricambio generazionale, perchè di conseguenza non farai appassionare ragazzi nuovi a quello sport, non avrai visibilità e l'autopromozione data dai risultati della tua disciplina.
Attento perché il messaggio subliminale è fottiti, lasciami in pace e vaffanculo! (Drugo)