La Nibiru era un’astronave di classe uno, velocissima e adatta anche allo scopo bellico, poteva ospitare fino 1200 persone. Si stagliava immensa e maestosa sulla nebulosa di Orione, portando con sé speranze e sogni di vite evolute.
I passeggeri potevano accedere solo a due aree: posti di viaggio e ristoro, nessun’altra eccezione era consentita, quindi non c’era molto da fare.
Juice, un bambino curioso e dalla intelligenza geniale, ma era pur sempre un bimbo, faceva parte dei viaggiatori interplanetari.
Juice viaggiava da solo e questo acuiva la sua solitudine, smarrito, solo tra sconosciuti nel freddo spazio profondo; cercava qualsiasi cosa che risvegliasse la sua fertile mente.
Gli venne incontro lentamente un umanoide alto e magro. Lo guardò e con voce calma gli chiese se avesse fame, Juice rispose che non c’era nulla nel ristoro che gli piacesse, ma che sì, aveva fame; l’alieno aprì la mano e fece cenno con un sorriso di prendere la curiosa pietanza, Juice non aveva mai visto cibo del genere, prima di prenderlo lo annusò come fanno i cani, aveva un profumo intenso e sconosciuto, lo afferrò e lo mise in bocca, molte sensazioni bombardarono il suo cervello, si sentì euforico e il suo stomaco smise di brontolare, era la cosa più buona che avesse mai mangiato.
Presero posto vicini, Juice era curiosissimo poiché, pur avendo conosciuto molte razze aliene non aveva mai visto questa, lo guardava intensamente pur ricordando gli ammonimenti della mamma:” Non fissare mai gli sconosciuti, soprattutto se non del nostro pianeta”- Ma non riusciva proprio a resistere.
Le luci interne si abbassarono diventando di una tonalità azzurrina assai rilassante, molti viaggiatori cominciarono a riposare.
“Tu non vuoi dormire?”- Chiese l’alieno a Juice, che così facendo spianò la strada alla timidezza del bambino che desiderava proprio un contatto più approfondito per conoscere l’alieno gentile.
“No, preferisco parlare, ti va?”- “Certo, di cosa vuoi parlare?” Juice rimase in silenzio per qualche secondo ed esclamò:” Vorrei sapere tutto sul tuo pianeta e su di te”- “Si può?”- aggiunse timidamente. Pensando che forse era stato troppo sfacciato e che le abitudini sociali non erano sicuramente le stesse.
L’alieno non rispose subito, sembrava impegnato con un dispositivo dal quale riceveva informazioni.
“Va bene, ma devi sapere che le sorti del mio pianeta e del mio popolo sono tristi, ti va lo stesso?”- Il bimbo annuì con la testa con fare regale.
“ E’ bello il tuo pianeta?”- “ Sì molto, almeno lo era. Ci sono numerose specie di esseri, ed è fatto di tantissimi colori, il cielo cambia colore spesso e ci sono tanti posti meravigliosi”.
“Perché dici lo era? Non è più bello?”-
“No,non lo è più.”
“Perché?”-
“Perché eravamo tanti e lo abbiamo distrutto , o meglio i nostri padri, pur avendo raggiunto un alto grado di intelligenza e progresso tecnologico non siamo stati in grado di prevedere la nostra natura, non sopportando neppure la felicità. Capisci?”
Juice si fece pensieroso e poi tristemente annuì. “Ma cosa è la felicità?”
“E come quando stai bene, non hai bisogno di niente, e non desideri di meglio di quello che hai”
Juice-“ Sembra come la noia”- L’alieno fece degli strani rumori e poi disse:” Sì, ecco, noi cercavamo sempre di superare questo stato, non ci accontentavamo del momento, vivevamo proiettati nel futuro e nel passato, mai nel momento, adesso, ora.”
Juice-“ Ma il passato e il futuro non esistono come facevate?
Alieno-“ In che senso non esistono?”- Juice-“ Il passato non c’è più e il futuro non c’è ancora, è semplice no? Come facevate ad andare indietro e avanti nel tempo, avevate qualche macchina del tempo?”
Alieno-“ No, solo con la mente, e questo forse è stato il nostro problema, rimpiangere il passato e illudersi per il futuro”.
Juice come un giocatore di scacchi esperto aveva già previsto tutte le mosse e aveva accerchiato l’alieno nella sua logica.
Juice-“ Va bene, ma come è stato possibile distruggere il pianeta se sapevate che era bello, la mamma mi ha detto che sono rari i pianeti di classe M nell’universo, cioè quelli abitati da esseri senzienti, forse avevate un pianeta più bello su cui abitare?”
Alieno-“ No, era l’unico, tanto tempo fa non avevamo neanche la tecnologia per andare a colonizzare altri pianeti.
Juice non riusciva a capire se l’alieno fosse reticente o altro, ma sentiva che qualcosa gli sfuggiva, perché quegli alieni decisero volontariamente di distruggere l’unico posto in cui potevano abitare?
Eppure, Lui gli sembrava dolce e con una certa tenerezza, era intelligente, era sì buffo fisicamente, ma per nulla imbarazzante come razza.
Juice:” Sei strano”-Alieno: “ Anche tu”.
Juice:” Ma forse sul vostro pianeta mancava il cibo, oppure faceva troppo caldo o freddo, perché non stavate bene?”
Alieno:” No, avevamo tutto, il clima andava bene, non stavamo bene tra di noi, nella nostra specie”.
Juice:” In che senso? Sul mio pianeta non è così.Sai, mi sembri triste, lo sei?”
-“Sì ,lo sono piccolo, siamo rimasti in pochi, siamo 4782, la nostra cultura, il nostro pianeta, le altre specie, la nostra storia; tutto questo è perduto per sempre”.
Juice capì che non poteva andare più avanti con la sua logica stringente, gli avrebbe fatto troppo male e rinunciò allo scacco matto. Cambiò discorso parlando della nave e di quanto fosse bella, e che lui un giorno avrebbe voluto comandare un’astronave così.
L’Alieno: “Sai dove stiamo andando?”- Juice:”Sì, mi ha detto la mamma che andiamo su Pherdus, nelle Pleiadi, io ci vado per studiare, tu perché?”
Alieno:” Io e altri come me per cercare di mantenere e se possibile far crescere la nostra razza, sai, ci hanno concesso una piccola porzione di territorio, ne siamo grati alla fratellanza cosmica”.
A Juice dispiacque di averlo fatto ritornare sull’argomento, ma l’alieno sembrava crogiolarsi nel suo dolore, e ritornò a cambiare discorso.
Dalla nave avvisarono che erano prossimi all’arrivo e che i passeggeri dovevano prepararsi allo sbarco.
“Bene, Juice, dobbiamo salutarci, mi è piaciuto viaggiare con te, sei un bimbo molto intelligente”.
Juice:” Sì, è stato interessante. Scusa vorrei chiederti ancora qualcosa prima che arriviamo; era buonissimo il curioso cibo che mi hai dato come si chiama, e come si chiamava il tuo pianeta?
La nave arrivò sul pianeta e si posò dolcemente, i passeggeri si alzarono per
uscire.
L’alieno guardò Juice e i suoi grandi occhi neri obliqui, gli carezzò la grande testa glabra, e con flebile voce:” Il cibo che hai mangiato faceva parte di una riserva non più esistente, noi lo chiamiamo cioccolato e il nostro pianeta voi lo chiamate Terzo pianeta della stella Sole, noi Terra”.
Juice guardò triste la figura del terrestre perdersi nell’alba viola di Pherdus, e con un filo di voce:” Io sono Juice, provengo da Sirio B, ma tu non me lo hai chiesto… Addio essere gentile del terzo pianeta della stella Sole.
Tutto ciò che scrivo è solo frutto della mia fervida fantasia.