FANTASTICHERIA:
GRAFFI SULLA PORTA:
MAESTRO, NON TI ADOMBRARE:
ADORABILE CANAGLIA VIVA:
SEI SERIO?:
UN NOTO CARAVAGGIO:
TIRIAMOLO, IL SIPARIO:
http://tinyurl.com/lkhxarpTorno subito...
Mio prezioso interlocutore, non posso farne a meno.
Sento un irrefrenabile formicolio nelle dita, è più forte di me.
Non posso non dire nulla, sapiente giardiniere, a te, che ti dai premura di annaffiarmi regolarmente con una pioggerellina della tua miglior spremuta di cuore.
Io chi sono?
Lo ben sai. Lo sai già da te, dall'alto della tua esperienza.
Non voglio essere per te la rosa del bambino dai capelli d'oro, non sono io a doverti insegnare; non credo di essere un'orchidea degna delle brame di un John Laroche e della sceneggiatura di Jonze.
Non ho grosse pretese.
Vorrei solo, violentando un titolo e un'opera, essere per te una margherita. E ti vorrei per Maestro, in un modo del tutto differente da quello che il povero Michail prospettava.
Mi fulmini il Cielo se non è vero che tu, Maestro giardiniere, hai già capito tutto.
Sono una margherita che non arriva al quarto di secolo, dovrei avere sotto di me terra morbida e scura, profumata solo della mia giovane età.
Ma tu lo hai visto, che invece c'è un reticolato, un disegno ruvido e aspro tra le zolle di terra inaridita.
Sei riuscito a smuoverne una almeno, e a (farmi) sentire che sotto quella, c'è ancora velluto nero e fertile da dissodare, da accarezzare, fosse anche soltanto con la punta del polpastrello che batte sulla tua tastiera.
Non posso esimermi dal dirlo a te, davanti a tutti gli abitanti del giardino e alla sedia dei Nostri giochi, che non è per mio diletto o per mia vanità (Mi volevi far male? Volevi strapparmi un petalo candido e ridere di me?), o per tuo capriccio sottilmente sadico, questo trastullo.
No, tu mi regali delle palpitazioni.
E allora, non lasciarmi.
Non abbandonarmi, onorami della Tua Cura.
GRAFFI SULLA PORTA:
Dolce, spietato sezionatore d'anime, che giochi con il bisturi, ciao.
Mi hai fatto capire, sì che mi hai letta.
E ancora, qualcosa si è mosso nel petto.
Ho abbozzato un riso sibillino di Gioconda, poi dischiusosi in uno splendido sorriso da succhiare, che sfavilla di felicità (grazie Marlene).
Che tanto qui dove sono nessuno mi vede, nessuno scorge i tremori sotto alla maglietta.
Nessuno sa.
Ancora torno qui, a grattare con unghie di gatto infreddolito, sul legno.
Non per obbligarti ad aprire la porta, non ti obbligo no,(non vuoi/puoi) ma perché tu mi veda.
Non è vanità la mia, è tremolante e pacifica rassegnazione.
Mi senti? Li vedi i trucioli che si staccano e si ammassano a terra? Ne farò, da grovigli informi, sculture crisoelefantine, con tutto queste scrivere.
Le metterai nel Nostro giardino? Sì? Potrai guardarle con desiderio, non sarò gelosa. Purché tu non mi sfugga, ti lascerò agire indisturbato.
Che dono, o che disgrazia, quella di vomitar parole.
Fa impazzire.
Ciao mio smeraldo, mio gioiello, mio tesoretto.
MAESTRO, NON TI ADOMBRARE:
Vuoi che mi dibatta, mi agiti?
Va bene.
Ti rinfranca questo di tante promesse di adulatrici?
Non so.
Ma lo faccio volentieri per te, mia malata, malatissima infatuazione.
Non so, non so nemmeno se lo meriti, mi esponi alla gogna di tutti i fiori nel giardino.
Sono una margherita, non un leone, Maestrino mio.
E non ho per premio neanche la possibilità di appartarmi con te in un angolino.
Devi volermi in qualche modo male.
Non fa niente.
Amorino mio carissimo, sì, le mie, di spremute di cuore senza vergogna, qui davanti a tutti, sono per te.
Sei felice ora? Riderai. Ridi, ridi, finchè non ti scapperà il farfallino dal collo e mi darà una sonora sberla in faccia...
Pazienza, mi fa piacere anche così.
ADORABILE CANAGLIA VIVA:
Allora non studiare, non lavorare, non guardare la tv.
Non andare al cinema, non fare sport.
Anzi sì.
Fai, per sport, quello che hai fatto fino ad adesso.
Mi vuoi far appassire, tutto d'un tratto?
Non si fa così.
Ometto, mi sei indispensabile.
Sei già nei miei occhietti color del migliore Rakikò.
Sei lì, la tua immagine tra il mio occhio e la palpebra chiusa.
Non farti troppo pregare.
E se un giorno lo vorrai, verrò da te.
Non dirò una parola quando ti correrò incontro alla stazione dei treni, volerò.
Ti darò una busta colma dei miei batticuori, che leggerai.
Che estasi, darti qualcosa di scritto per te solo, e letta da te solo.
SEI SERIO?:
Sai farti benvolere, ti si sdraierebbero le montagne ai piedi.
E il Rakikò dei miei occhi ti si versa da solo nel bicchiere. Io non ci sono mai riuscita.
Tu hai l'autostrada davanti, mon coeur, tu sì.
Io davanti ho solo il muro di cinta del giardino.
UN NOTO CARAVAGGIO:
Come dipinto su tela, Salomè con la testa del Battista.
Tu stesso me l'hai data la tua testa, tagliandola e porgendola su di un piatto prezioso.
Non per capriccio di intrattenitrice, ma perché così andava fatto.
Saprò farne buon uso e non mancherò di ringraziare.
TIRIAMOLO, IL SIPARIO:
E scusate se il taglio sezionatorio del mio bisturi discriminatorio appare come il "conflitto d'interessi" più spudorato ed evidente degli ultimi 20 anni! (calacausi)
Abbiam dato i natali ad una piccola antologia del vero, che è diventata farsesca, ma per questo più vera del reale.
Così preziosa e bella che è peccato tirarla per strascichi.
Abbiamo scritto abbastanza. Anzi..
Io, per me, credo così. Non voglio imboccare ad altri cucchiaini di parole mie.
Mi sono interrotta quando il senso del tutto mi è sfuggito ed è diventato gioco di uomini, uno agent provocateur e l'altro flamme.
Siete fieri e svettanti nelle vostre armature. Lo dico in onestà, siete stati grandiosi.
Ma adesso cade il tendone.
Tiriamo il sipario, siete d'accordo?
Se me lo consentite prima, lascio un pensiero, covato ancor prima di iscrivermi qui.
Saprete tutti, interpreti, spettatori del teatrino e non, che di questo forum ogni tanto si parla su qualche giornaletto, e a spasso per il web.
I commenti dei benpensanti li avrete letti. Se non lo avete fatto, non lo fate ora, potete immaginar da voi.
Ci taccian di immondezzaio, di svergognati, di letamaio. Sì, avete letto bene.
Con manine pulite, scrivono anche questo di tutti noi.
Io leggendo qui, questo letamaio non lo trovo.
Ho ragione.
O non ho ragione?
Non so.
So solo che se non avessi ragione, potrei anche accettare di buon grado la definizione di lettiera per questo scrigno nero e rosso e per i suoi frequentatori.
Il perché è presto detto.
E' dal letame che nascono i fiori, non dal pavimento lindo e pulito, imbevuto di detersivo, di un salotto di farisei ipocriti.
Io già lo dissi, che questo posto per me è un giardino e ci vedo dentro petali colorati, nessuna eccezione al caso.
Ciao.
Ciao a tutti voi, tutti, tutti, bellissimi fiori.
http://tinyurl.com/lkhxarpTorno subito...
