I nostri padri costituenti venivano dall’esperienza devastante di una guerra civile, un’esperienza di distruzione, tutto doveva essere bianco (o rosso se avesse vinto il Fronte popolare socialcomunista) in opposizione al nero sconfitto. Tutto era visto come bene o male con chiarezza, con tutti i rischi che ciò comporta: eliminare quel che di bene, poco o tanto, aveva costruito l’avversario. Noi ci trasciniamo questo modo di essere. Quanti elettori di sinistra aprirebbero la bocca stupiti di fronte alla legislazione sociale della RSI rimasta quasi solo sulla carta per le vicende belliche…
Mentre gli altri popoli diventavano nazioni e formavano stati (XIV-XV sec.), noi siamo rimasti frazionati in staterelli più o meno grandi fino al 1861… e non prendiamo a paragone la Germania, perché comunque in essa era presente l’idea di nazione, o meglio di Impero (concetto di stato federale oggi?)
Ma questa è l’Italia da secoli, o meglio sono le Italie da secoli. Singoli geniali ma incapaci di essere popolo. Singoli abbarbicati sui propri interessi ideologici a cui seguono quelli pratici.
Anche il mio amato Dante è così: dopo il 1250 Firenze è ghibelllna, poi guelfa, poi ancora ghibellina, infine guelfa, ma bianca e poi guelfa nera… Sintetizzando e banalizzando, chi salva Dante? I Neri? Se potesse li farebbe fuori tutti. I Bianchi, in teoria suoi amici? Se ne allontana disgustato. I ghibellini? Neanche un po’. Solo Farinata, capo dei ghibellini, perché nella vittoria aveva impedito la distruzione della città proposta dagli altri ghibellini toscani. Cioè del luogo dove Dante viveva e avrebbe fatto carriera…
Ma Dante aveva anche a cuore una visione più ampia: l’autonomia della sfera temporale (di competenza dell’imperatore) da quella spirituale (di competenza della Chiesa). Cioè un’unità di fondo nel rispetto delle singole competenze. Oggi diremmo: laicità dello stato e rispetto del pensiero(religioso, politico) di ognuno.
Noi italiani siamo come Dante, grandi ideali ma incapacità di applicarli per le nostre meschinità. Bado al mio piccolo ma non al bene comune. Ci scandalizziamo per gli stipendi dei politici e la somma delle cariche (cose vere per carità&hellip

poi non ci facciamo battere lo scontrino al bar, dal parrucchiere, in tintoria… e lavoriamo, se possiamo, in nero.
Forse dobbiamo guardare a chi nel recente passato è andato oltre supportando il concetto di legalità e rispetto delle norme di convivenza civile: Degasperi, con tutti i suoi limiti come ogni uomo, ha spalancato l’Italia all’Europa, ha creato l’Europa, senza la quale oggi non godremmo di alcun beneficio, anche a costo di sacrifici iniziali per tutti. Noi siamo le generazioni eredi di quelle che nel dopoguerra hanno fatto sacrifici ma si sono spalancate all’Europa e hanno creato benessere. Degasperi, democristiano ma fautore della laicità dello stato.
E forse Monti oggi sta facendo lo stesso: sta chiedendo a noi italiani un passo indietro (sacrifici, perché i tempi sono cambiati e ci dobbiamo adeguare alla nuova situazione mondiale senza badare al nostro piccolo) per poi fare passi in avanti, per spalancarci ad una visione comune delle cose, almeno a livello europeo, nel rispetto della laicità dello stato e del rispetto del singolo, inteso come uomo e come stato componente la UE.
Ho delle zie ottuagenarie che percepiscono la pensione da più di 30 anni con il vecchio sistema retributivo (ormai insostenibile) e se la godono (ma che non posso certo andare a penalizzare pesantemente) e dei figli già maggiorenni che come me andranno in pensione alla soglia dei 70 anni… forse è per questo che tutti dobbiamo fare qualche sacrificio.
Perdonate la lunghezza dell’intervento.