I peggiori bar di Caracas sono famosi e pericolosi.
E non importa che siano davvero in Venezuela, o pochi chilometri dopo il Tarvisio. Quando ci entri, rischi lo stesso.
È un peccato che manchi un drappello di renitenti della leva (anzi più che della leva, dell’asta), ma nonostante ciò, La sparuta delegazione bolognese si presenta all’ingresso, agguerrita, per ricevere gli accappatoi d’ordinanza.
Indossata in la divisa, si entra in gioco.
Si sa, i “crucchi” sono soliti imitare i nostri prodotti alimentari, storpiandone i nomi in maniera improbabile. Vien da ridere a pensare al Parmesan o agli Spagetti, però per una volta son felice che abbian preso l’ennesima cantonata, perché questa non è la sagra del culatello, è la sagra del culo.
Breve rinfresco e poi si passa dalle specialità gastronomiche a quelle anatomiche.
Nei peggiori bar di Caracas è un’ attimo esser depredati, infatti un esemplare locale mi dà una subito una dimostrazione di come può scardinare il doppio nodo del mio accappatoio senza l’uso delle mani, ma solo con l’ausilio del tacco.
L’identikit dell’aspirante manolesta è molto diverso da quello che vedi sui giornali. Fossero tutti così i borseggiatori….
Cedo alle lusinghe dopo una strenua (assai strenua ? ) lotta e mi appresto a salire la scalinata, fingendo un infortunio per attardarmi e lasciare quel panorama quattro gradini avanti me, giusto ad altezza occhi.
Penso tra me e me che sia giusto così, sono io il novizio di turno, quindi dovevo essere io ad aprire le danze. E invece no, perché il Presidente è già avanti a me con una bionda.
Ahimè una volta chiusa la porta della camera la mia signora non dimostrerà abilità amatorie pari a quelle nello slacciarmi la vestaglia di cui sopra.
Mentre accade tutto ciò, il leone WLF, tiene fede al suo nome, balzando fuori dalle sterpaglie di questa savana di seni al vento e colpendo una sorridente mora.
Nemmeno il tempo di rientrare nei ranghi che mi si catapulta addosso una splendida donzella che avrebbe le armi giuste per convincermi, ma che ha sbagliato il momento.
Ritorno degli amici, intenti in conversazione con amiche.
A Corleone ci sono gli amici degli amici, qua ci sono le amiche degli amici. Ancor più pericolose.
Soprattutto quella bellezza dell’est con il volto da giovane Anna Magnani. Già non ci sto più con la testa.
Ma ad un certo punto… CCCCRRRRRRRRRZZZIIIIUYYYYYYYYY…. Tutto si arresta di scatto come quando fermi un vecchio disco in vinile trascinando la puntina. La musica si ferma, le facce si voltano terrorizzate perché è entrato “el Putanero”.
In realtà era già entrato con noi qualche ora prima, ma quando si sente nominare il suo nome, anche i più loschi figuri dei peggiori bar di Caracas hanno paura di lui.
Perché la giovane Magnani d’oltre cortina, della grande attrice non condivide solo i lineamenti, ma anche la schiettezza, così non si risparmia di apostrofare il nostro Stantiòn ed insignirlo pubblicamente della croce di Putanero.
Il caro Darwin non aveva capito una fava, non esiste la teoria dell’evoluzione, nemmeno in un posto come questo, dove di uomini ne passano a migliaia.
Una donna è, e resterà sempre una donna, anche nei peggiori bar di Caracas. Poco importano il lavoro che fa, il tempo ed i maschi, che saran scorsi a fiumi, non perderà mai la sua impulsività e le sue gelosie, se ti vede andar via con un’altra.
Forse nel suo dilagante nonsense e nella sua crudezza l’episodio aggiunge quel pizzico di sana irrazionalità ed umanità a tutto questo dolce e comunque piacevole mercimonio.
Il Presidente, con la sua signorilità, non cade nella provocazione e, emulando Copperfield, svanisce (ma riapparirà magicamente al piano di sopra, con una avvenente compagnia). Il Leone WLF si offre per calmare i bollenti spiriti della ragazza, non senza avermi prima presentato altre amiche degli amici.
Qui le (fasulle) doti di santità del mio nickname vengono messe a dura prova da una proposta di trissone galattico di bionda e mora. Ma il sottoscritto non è avvezzo alle battaglie in inferiorità numerica, ma nemmeno a fuggire in ritirata, quindi declina dolcemente la mora, e fugge sì, ma con la bionda.
Chi lascia una strada per la nuova, sa cosa perde ma non sa cosa trova.
Un cavolo.
È l’esatto opposto, io non so cosa mi son perso, ma so esattamente cosa ho trovato nel corpo di quella dolcezza, nella dolcezza di quel corpo, e quanto ne sia uscito pienamente soddisfatto.
Ci ritroviamo e ritiriamo quindi in fase di progettuale relax.
Stantiòn fa un rapido corso di perfezionamento dello spagnolo ascoltandone la fonetica ed aiutandosi con i polpastrelli, quasi a cercarne la traduzione in braille.
WLF, mentre progetta, assiste alla parata militare di un paio di corazziere e di qualche splendida creatura del Patto di Varsavia.
Io osservo un fiocco tatuato sopra uno dei posteriori più alti e sodi che abbia mai visto e fantastico sulla possibilità che, sciogliendo il fiocco, tutto si afflosci miseramente.
Ho il mio bel da fare nel respingere le avances di una serie di angeli che non so come faccio a mandar via, ma la realtà è che un’idea mi balena in testa e quando è così non c’è niente da fare.
Mi alzo spedito, ma tentenno e retrocedo ricordandomi di Darwin e delle sue teorie inapplicabili.
Gironzolo con aria da finto tonto, aspettando il momento buono come un rapinatore fuori da una banca e poi mi fiondo dalla giovane Magnani, il cui pensiero da un po’ ronza nel vuoto della mia scatola cranica.
In malora anche Darwin, non riesco ad evitarlo, ma il tutto avviene sotto gli occhi della mia dolcezza bionda di prima, che mi guarda con una triste espressione imbronciata che mi è dispiaciuto provocare, soprattutto pensando a quello che lei mi aveva regalato.
Avverto gli amici di non aspettarmi per desinare perché avrò da fare più del solito.
La mia giovane Nannarella avrà l’arduo compito di rimandare all’oblio le teorie dell’evoluzione oltre a tutto il resto.
E in un’ora spettacolare, con quelle montagne sullo sfondo, riesco a dimenticare chi sono, cos’è il mondo, ma so che rammenterò lei.
Mi butto sul ristorante per riprender le forze e ritorno sereno, compìto e disteso sul divano ad osservare la fauna, e non solo quella di tette e culi, ma anche quella, estremamente variegata, dei colleghi.
Dal barone austroungarico over 60 che mi rende invidioso perché ha più cartucce di me, ai personaggi che tentano approcci surreali parlando a straniere, dal poco italiano, escluso quello “tecnico”, e disquisendo con loro di Stanislavskij e varia intellettualità. Il tutto condito da curiose espressioni di sorpresa delle signorine che non mi è dato sapere se fossero ispirate dalla mancata compressione o dalla profondità di ragionamenti.
WLF, nonostante stessimo stabilendo come allibratori le quote della prossima preda, sorprende tutti e ritorna dalla nostra amica in comune per regolare un conto in sospeso da prima. Stantiòn ancora una volta scompare, ma ovviamente non scompare da solo….
Tutti giù pronti per la partenza.
Saluti e baci, ci si avvia per un ritorno che riserva un viaggio tra amici, pregno di simpatia, risate e di quelle improbabilità che escono ad una cera ora della sera, dopo una giornata così. Bei momenti.
È un vero peccato, ci fosse stato Spaz, più di qualche donzella dalle mani ci avrebbe soffiato, se c’era anche AmPies mille e una ne avrebbe combinato prima di finire sul lettino dei massaggi per sentirsi rilassato, senza pensare che qualche ragazza avremo visto scendere stravolta se capitava sotto le grinfie dell’Innominato.
Grazie ragazzi!
Testo di don_zello, ma con citazioni di Stantiòn e WLForever
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