Questa mattina mi sono svegliato con le ossa tutte rotte, non riuscivo manco a scendere dal letto, anzi, a stento sono rotolato a terra. Poi, pian piano, ho strisciato sino al cesso, una mano sulla lavatrice, l’altra sul lavandino, ed ero in piedi.
Quel che ho visto nello specchio ieri non c’era: un vecchio!
Ho rassettato come ho potuto la mia nova faccia, mi sono coperto di stracci e sono sceso in strada.
Le giovinette che sino a ieri mi gratificavano con la loro indifferenza, ora invece avevano cominciato a regalami il loro disgusto…….
Come uno zombie ho vagato senza meta assorto nei tristi pensieri, che la consapevolezza del mio nuovo essere aveva imprigionato nella mia mente.
Ho alzato lo sguardo dalle mie scarpe e con stupore mi sono trovato dinnanzi a un portone a me ben noto: ero, non so come, sotto casa di Nannarella.
L’ho chiamata: Nannarè, sei libera? Ho bisogno di te!
Per te ci sono sempre, mi ha risposto, vieni su.
Nannarella è la mia fidelizzata, ci “conosciamo” ormai da lustri e mi ha fatto pure un po’ da “nave scuola”.
Ormai non è più certo una velina, forse lo era quarant’anni fa, ma quando sono giù è l’unica soluzione: un bel “boccaglio della felicità”, come li chiama lei, e tutto passa.
Nannarè, sono un vecchio, uno sfigato e pure un rottame umano. Me l’ha detto proprio ieri un pischelletto, che di vita ne capisce, pensa, “forse è pure laureato”……
Sta tranquillo trapanino, mi ha risposto, non hai compiuto manco cinquant’anni e sei ancora un bell’ometto, e poi lo so che vieni qui solo per simpatia e per trasgredire un po’.
Non dar retta ai pischelletti, quelli non son capaci manco di soffiarsi il naso, cosa vuoi che sappian della vita…..
Pensa, ce n’è uno che dice in giro che sono una ragazzetta e che lui è pure il mio fidanzato.
L’altra sera, sto balordo, per dar retta ad un suo amico un po’ finocchio, voleva infrattarsi sotto al letto per proteggermi dai malintenzionati. Si, malintenzionati di sto cazzo, il mio cliente più pericoloso è un reduce di guerra……
Nannarè, le ho detto sorridendo, sei sempre la migliore medicina, tiè beccati sto VU e il boccaglio fallo al pischelletto, che forse ne ha bisogno più di me.
Le ho dato un bacio sulle fronte e sono sceso in strada.
L’aria aveva tutto un altro profumo, sembrava primavera, e le mie primavere sembravano di meno.
Quel che ho visto nello specchio ieri non c’era: un vecchio!
Ho rassettato come ho potuto la mia nova faccia, mi sono coperto di stracci e sono sceso in strada.
Le giovinette che sino a ieri mi gratificavano con la loro indifferenza, ora invece avevano cominciato a regalami il loro disgusto…….
Come uno zombie ho vagato senza meta assorto nei tristi pensieri, che la consapevolezza del mio nuovo essere aveva imprigionato nella mia mente.
Ho alzato lo sguardo dalle mie scarpe e con stupore mi sono trovato dinnanzi a un portone a me ben noto: ero, non so come, sotto casa di Nannarella.
L’ho chiamata: Nannarè, sei libera? Ho bisogno di te!
Per te ci sono sempre, mi ha risposto, vieni su.
Nannarella è la mia fidelizzata, ci “conosciamo” ormai da lustri e mi ha fatto pure un po’ da “nave scuola”.
Ormai non è più certo una velina, forse lo era quarant’anni fa, ma quando sono giù è l’unica soluzione: un bel “boccaglio della felicità”, come li chiama lei, e tutto passa.
Nannarè, sono un vecchio, uno sfigato e pure un rottame umano. Me l’ha detto proprio ieri un pischelletto, che di vita ne capisce, pensa, “forse è pure laureato”……
Sta tranquillo trapanino, mi ha risposto, non hai compiuto manco cinquant’anni e sei ancora un bell’ometto, e poi lo so che vieni qui solo per simpatia e per trasgredire un po’.
Non dar retta ai pischelletti, quelli non son capaci manco di soffiarsi il naso, cosa vuoi che sappian della vita…..
Pensa, ce n’è uno che dice in giro che sono una ragazzetta e che lui è pure il mio fidanzato.
L’altra sera, sto balordo, per dar retta ad un suo amico un po’ finocchio, voleva infrattarsi sotto al letto per proteggermi dai malintenzionati. Si, malintenzionati di sto cazzo, il mio cliente più pericoloso è un reduce di guerra……
Nannarè, le ho detto sorridendo, sei sempre la migliore medicina, tiè beccati sto VU e il boccaglio fallo al pischelletto, che forse ne ha bisogno più di me.
Le ho dato un bacio sulle fronte e sono sceso in strada.
L’aria aveva tutto un altro profumo, sembrava primavera, e le mie primavere sembravano di meno.
