Secondo una certa stima, dichiarata dal Vicecapo della Polizia e ripresa dallo stesso Ministero delle Pari Opportunità, in Italia su tutte le meretrici (comprese i trans, quelle al chiuso e le donne di colore) solo il 10% è ridotto nello status di schiavitù. Da quest'ultimo bisogna distinguere la condizione di sfruttamento in collaborazione. Esistono anche prove visibili e pratiche, rilevabili da chi frequenta le dette professioniste. In effetti, se le donne italiane quasi mai cadono vittime della tratta a sfondo sessuale, sia in Italia, sia all'estero, i marciapiedi del sesso si svuotano durante le vacanze natalizie e pasquali e le stradali si notano con un telefonino in mano ed addirittura un'autovettura a disposizione (quest'ultimo caso tutt'ora è molto numeroso, almeno in Lombardia), significa che la schiavitù del sesso a pagamento non è molto diffusa; altrimenti queste con i detti mezzi potrebbero più facilmente fuggire al controllo dei propri aguzzini. Quindi, se io fossi uno schiavizzatore di prostitute non metterei certo questi strumenti in mano alle mie sfruttate, visto che tali non sono indispensabili per il rispettivo operato.
Inoltre, rivelo che dalla cronaca sono quasi sparite le donne albanesi vittime di tratta di persone ed il tutto è successo in maniera misteriosa ed improvvisa da giugno 2006.
In più, bisogna anche calcolare che queste dichiarate schiave non è sicuro che lo siano. Esse spesso si dichiarano falsamente tali, per evitare di essere accusate di associazione per delinquere e favoreggiamento reale quando le Forze di Polizia scoprono e sgominano le organizzazioni criminali che sfruttano il loro mestiere.
Franco