Incontro Jenny o Jessica, mi dice entrambi i nomi, di notte in viale Brenta, a destra procedendo da piazza Bonomelli verso corso Lodi, all’altezza dell’ingresso del parcheggio del supermercato, 45.44 2227, 9.21 8713.
È rumena, mi dice, in situ da un mese.
Sull’1,60, ha un viso dai lineamenti affilati che a media distanza trovo molto bello, nel primo piano carino, manca della proporzione aurea ed un po’ squadrato, carnagione abbastanza scura, capelli castani lisci a mezza lunghezza frangiati, occhi marroni. Segni particolari: magra, non fino al punto di una secchezza patologica, ma chi ama le categorie da portale pornografico (io no) la definirebbero skinny. Dunque volto asciutto, con quelle guance un po’ incavate da modellina, gambe due colonnine che sostengono il culetto messe in mostra da una gonna nera svolazzante ad altezza inguinale. Il seno non me l’ha fatto vedere, sarà stata una seconda, suppongo per il 50% imbottitura. Dichiara 27 anni ma, o per l’abitudine a ragazze che se li calano o per questa accentuata snellezza, gliene avrei dati meno.
Fa il pompino con preservativo a 20, 50 senza preservativo ma venuta in bocca non contemplata, 30 boccafiga coperto (con un supplemento+10 per farla venire sopra lei sul sedile guidatore), 100 per l’ora d’albergo o a casa del cliente, culo ancora ufficialmente non in listino. Le ho pagato il pompino coperto e ne sono stato piuttosto contento.
L’imbosco non è tale. Quindi io e Jenny siamo stati i coautori-coprotagonisti di un’altra pagina apocrifa della settima giornata del Decameron. Non solo c’è gente in giro, fra cui un addetto alla sicurezza. Ma un tipo si scalmana con in mano una bottiglia che vorrebbe buttare in un cestino; e per sventura il cestino è proprio davanti al mio cofano! Fa avanti e indietro, sparisce e ritorna, mi passa immediatamente a sinistra, si mette di fronte a noi, scambia qualche parola ad alta voce con gli altri presenti, invece a distanza di discrezione. Anche la mia compagna si ferma per un momento chiedendosi che cosa cazzo stia combinando, ma non deflette che per un istante dalla lavorazione dell’uccello.
La presa è abbastanza profonda e intensa (anche il su e giù è ad aspirazione, non a macchinetta), varia il trattamento, tira fuori la lingua e lecca l’asta. Chiede l’autorizzazione all’uso della mano e io, visto il contesto ambientale, ci sto: è comunque un accompagnamento delicato, un’avvolgente strizzata, interrotto verso l’approdo per un valido finale solo in bocca. Si arresta almeno un paio di volte, causa raffreddore suo e importuno sbraitante con bottiglia. Se non sono all’opera tutte le malizie orali, devo riconoscerle che la sua bocca ha battuto la situazione grottesca, la mia conseguente scarsa concentrazione e stanchezza da lavoro serale seguito da puttantour, il goldone rosso della Eternit. Aiutata, certamente, dal fatto che di norma mi coinvolgono molto questi bei corpicini esili ed apparentemente eterei, per contrasto così potentemente erotizzati dai pochi abiti che li rivestono, da un tocco come il rossetto vivo sulla sua bocca ampia, dal modo di proporsi. Mi basta palparle le chiappette e le cosce, chiederle di scambiare qualche sguardo, e la miccia è innescata.
Si offre in modo sorridente e propositivo (dice convintamente che è brava con la bocca, mentre declina gentilmente le pratiche che non accetta), ti fa i complimenti (come sei pulito, come sei educato). Purtroppo (secondo rilievo critico dopo l’imbosco, per il resto la promuovo) non si può dire che non sia una che non guarda l’orologio: me lo dice, verso la fine, che non possiamo stare molto, certo educatamente, ma non si perde in chiacchiere e capisci che, per quanto riguarda il tempo, non è una persona del tutto a suo agio e che ti metta del tutto a tuo agio.
È rumena, mi dice, in situ da un mese.
Sull’1,60, ha un viso dai lineamenti affilati che a media distanza trovo molto bello, nel primo piano carino, manca della proporzione aurea ed un po’ squadrato, carnagione abbastanza scura, capelli castani lisci a mezza lunghezza frangiati, occhi marroni. Segni particolari: magra, non fino al punto di una secchezza patologica, ma chi ama le categorie da portale pornografico (io no) la definirebbero skinny. Dunque volto asciutto, con quelle guance un po’ incavate da modellina, gambe due colonnine che sostengono il culetto messe in mostra da una gonna nera svolazzante ad altezza inguinale. Il seno non me l’ha fatto vedere, sarà stata una seconda, suppongo per il 50% imbottitura. Dichiara 27 anni ma, o per l’abitudine a ragazze che se li calano o per questa accentuata snellezza, gliene avrei dati meno.
Fa il pompino con preservativo a 20, 50 senza preservativo ma venuta in bocca non contemplata, 30 boccafiga coperto (con un supplemento+10 per farla venire sopra lei sul sedile guidatore), 100 per l’ora d’albergo o a casa del cliente, culo ancora ufficialmente non in listino. Le ho pagato il pompino coperto e ne sono stato piuttosto contento.
L’imbosco non è tale. Quindi io e Jenny siamo stati i coautori-coprotagonisti di un’altra pagina apocrifa della settima giornata del Decameron. Non solo c’è gente in giro, fra cui un addetto alla sicurezza. Ma un tipo si scalmana con in mano una bottiglia che vorrebbe buttare in un cestino; e per sventura il cestino è proprio davanti al mio cofano! Fa avanti e indietro, sparisce e ritorna, mi passa immediatamente a sinistra, si mette di fronte a noi, scambia qualche parola ad alta voce con gli altri presenti, invece a distanza di discrezione. Anche la mia compagna si ferma per un momento chiedendosi che cosa cazzo stia combinando, ma non deflette che per un istante dalla lavorazione dell’uccello.
La presa è abbastanza profonda e intensa (anche il su e giù è ad aspirazione, non a macchinetta), varia il trattamento, tira fuori la lingua e lecca l’asta. Chiede l’autorizzazione all’uso della mano e io, visto il contesto ambientale, ci sto: è comunque un accompagnamento delicato, un’avvolgente strizzata, interrotto verso l’approdo per un valido finale solo in bocca. Si arresta almeno un paio di volte, causa raffreddore suo e importuno sbraitante con bottiglia. Se non sono all’opera tutte le malizie orali, devo riconoscerle che la sua bocca ha battuto la situazione grottesca, la mia conseguente scarsa concentrazione e stanchezza da lavoro serale seguito da puttantour, il goldone rosso della Eternit. Aiutata, certamente, dal fatto che di norma mi coinvolgono molto questi bei corpicini esili ed apparentemente eterei, per contrasto così potentemente erotizzati dai pochi abiti che li rivestono, da un tocco come il rossetto vivo sulla sua bocca ampia, dal modo di proporsi. Mi basta palparle le chiappette e le cosce, chiederle di scambiare qualche sguardo, e la miccia è innescata.
Si offre in modo sorridente e propositivo (dice convintamente che è brava con la bocca, mentre declina gentilmente le pratiche che non accetta), ti fa i complimenti (come sei pulito, come sei educato). Purtroppo (secondo rilievo critico dopo l’imbosco, per il resto la promuovo) non si può dire che non sia una che non guarda l’orologio: me lo dice, verso la fine, che non possiamo stare molto, certo educatamente, ma non si perde in chiacchiere e capisci che, per quanto riguarda il tempo, non è una persona del tutto a suo agio e che ti metta del tutto a tuo agio.