Antonio Armano, Sex Advisor. Le (vere) recensioni dei clienti italiani di escort e trans, Firenze, Edizioni Clichy, 2016, pp. 212
L’opera di cui Antonio Armano, un giornalista che ha già lavorato sulla prostituzione, è autore o, per fornire una più precisa descrizione bibliografica, curatore, consiste in una raccolta di cento brani – fra recensioni (principalmente), commenti, messaggi d’allerta, discussioni con risposta dell’interessata – tratti da Escort-advisor, Punterforum, Escortforum e il nostro Gnoccaforum. Se ne riportano la data di pubblicazione, il luogo di riferimento, lo pseudonimo dell’autore, il collegamento alla pagina in rete, attribuendovi un titolo ad effetto. Si dichiara la fedeltà, a parte qualche adeguamento ortografico, al testo originale, anche nelle sigle e i gergalismi di cui viene offerto un glossario (p. 2

.
Ne risulta una illustrazione dell’immaginario erotico dell’era digitale sulla quale apro la presente discussione, perché a mio avviso è una proposta culturale interessante e un’operazione editoriale ardita, anche se soprattutto “ad extra”. Nel senso che noi, clienti e recensori di prostitute che vi ritroviamo un ambiente simile al forum che frequentiamo, possiamo cercare nel libro un’occasione di meditato e piacevole rispecchiamento ma non scoperte sorprendenti, mentre esso può costituire uno stimolo e una provocazione specialmente per i molti, e le molte, che non conoscono questo campo d’esperienza se non mediante stereotipi moralistici o francamente ipocriti.
Due, infatti, sono gli interventi qualificanti dell’autore/curatore di un libro così concepito: l’introduzione e la selezione dei testi.
L’introduzione, dal titolo &ldquo

i cosa parliamo quando parliamo di escort”, è un testo intellettualmente spregiudicato. Non demonizza il cliente, non condivide le politiche di criminalizzazione dello stesso, lo profila invece come di norma “rispettoso” (p. 16), a caccia di esperienze intime variegate senza le velleità di dominio sul corpo della ricorrente accusa femminista (p. 1

. È significativo, inoltre, che, a partire dalle citazioni in esergo e continuando nell’introduzione, il lettore incontri dapprima una galleria di grandi autori che hanno raccontato la loro frequentazione di prostitute. La nostra scrittura, così, non viene ridicolizzata, come è stato fatto in altre sedi, in una specie di “Io speriamo che me la cavo” della pratica mercenaria. Considerando con indulgenza alcune oggettive debolezze proprie dell’“italiano dei social network”, essa viene invece riconosciuta come spesso ironica, “picaresca”, non priva di “una certa bravura narrativa” (pp. 24 e 25), e collocata in una tradizione universalmente riconosciuta.
L’antologia non intende essere un florilegio, cioè una selezione del “meglio di” nel campo del racconto mercenario, ma una scelta, fatta con ironia e senza condanne da benpensante, il più possibile rappresentativa della smisurata vastità d’esperienza umana cui dà vita l’acquisto di sesso. Ci si muove per tutta Italia, dal nord al sud, dalla metropoli alla remota provincia, con racconti ora crudi, ora strettamente cronachistici, ora francamente faticosi, meno spesso narrativamente ricercati ma di norma, magari grazie alle risorse degli italiani regionali, espressivi. Riguardano incontri di strada, in appartamenti che vanno dal “tugurio” alla “location” (come è invalso scrivere) dignitosa, nei centri massaggi; con ragazze, mature, non professioniste, padrone, trans, donne incinte più o meno reali; prossimità a corpi resi allettanti dalla cura di sé o addirittura ripugnanti dalla trascuratezza.
Non manca il caso dell’amico che si è innamorato (p. 84). Direi però che il tema dominante è la ricerca della prestazione sessuale indimenticabile, ma anche dell’incontro gratificante nel senso più generale, tanto spesso si segnalano, accanto certamente alla delusione per l’appuntamento mancato, le foto ritoccate e le promesse millantate al telefono ma non mantenute, sino al dispetto estremo per situazioni rare ma di vera e propria minaccia fisica e rapina, la freddezza, l’atteggiamento da catena di montaggio, l’assenza di complicità erotica, come le più ricorrenti condizioni capaci di avvilire qualsiasi contatto. Di per sé, invece, la barriera linguistica – non trascuriamo che per molti italiani il sesso mercenario costituisce la ragione di più frequente e stretto contatto con persone provenienti da altri paesi –, pure spesso rilevata, se non si aggiungono attitudini ostili, non è avvertita come eccessivamente problematica.
È costante una vena grottesca, della migliore ascendenza comico-realistica, che serve se non altro a salvare, sul piano del racconto, anche le avventure negative. Cito in proposito solo un passaggio, fra i più ispirati:
“Cerco di concentrarmi e di concludere al più presto, do qualche colpo ben deciso, e lei a un certo punto dice NO NO ADESSO NO, e nel mentre tira una renza paurosa sia per il rumore che per l'odore, si alza di scatto e va ad aprire l'unica porta finestra che c'è, che da sulla strada di passaggio, e corre in bagno, io resto come un coglione e non so che fare”
(p. 90, ma già sul nostro forum:
http://gnoccaforum.com/esco… ).
Ovviamente ognuno di noi avrebbe potuto proporre altri brani, valorizzare i propri autori preferiti e privilegiare diverse esperienze. Penso però sia difficile non ritrovarsi in almeno qualche pagina del libro. Quando nel racconto milanese di Binasca ho letto “percorriamo un viottolo in mezzo ai campi fino al cavalcavia della SP40… il tunnel sottostante viene utilizzato solo sporadicamente dal contadino” (p. 93), capendo bene, nonostante il piccolo errore topografico, di quale luogo si stia parlando, devo dire che mi è passato davanti agli occhi un film fatto di non so quanti pomeriggi, visi, corpi.
Non sono molti i veri rilievi che penso di dover muovere all’opera, diciamo che si tratta piuttosto di alcuni spunti, che propongo di seguito, per una discussione virtuale con un autore che ha accettato non diciamo di porsi dalla nostra parte, ma perlomeno di provare a guardare questo mondo dalla nostra prospettiva.
Trovo la quarta di copertina un testo più ambiguo dell’introduzione, anche quando ne riporta le parole, che ammicca a posizioni più conformiste, quasi che il testo-vetrina della proposta commerciale abbia voluto essere un po’ meno coraggioso e più auto-giustificativo rispetto ai contenuti reali dell’opera.
Direi poi che la carrellata iniziale sul racconto del sesso nella storia sia un po’ sbilanciata sul fronte letterario. Le nostre, in realtà, sono scritture pragmatiche, dei segnavia per una comunità, che pure appartengono ad una tradizione risalente ma diversa, di antenati di Gnoccaforum di cui si è già scritto qui e su cui quindi non mi dilungo:
http://gnoccaforum.com/esco…(non-per-questo-meno-importanti)-24/gli-antenati-illustri-di-gnoccaforum-di-sesso-mercenario-si-scrive-da-2000-anni/
Un ulteriore punto è il credito che Armano conferisce ad una classificazione, non sua, del cliente (pp. 19 e 20): 1) romantico/affettuoso; 2) insicuro; 3) trasgressivo; 4) violento/aggressivo. La categoria 4, si riconosce, è minoritaria, prevale la 1, seguita dalla 2 e 3. Ebbene, è interessante che questa tipologia sia stata ricostruita da una ricerca sul campo in base alle dichiarazioni delle prostitute. Si potrebbe però puntualizzare che il vantaggio determinato, in termini di analisi qualitativa, offerto dai racconti dei clienti sia di mettere in luce perlopiù un’attitudine ulteriore, se vogliamo pragmatica ma non fredda: la ricerca consapevole di un incontro appagante sul piano erotico e intenso sul piano personale, insomma un po’ di evasione per fidanzati e coniugati, un po’ di necessario sfogo per i cuori solitari, al quale non è richiesta nessuna sfumatura sentimentale (1), non nasce da particolari insicurezze personali (2), spesso non si propone uno sperimentalismo trasgressivo che si prolunghi nelle pratiche estreme (3) e ovviamente non esprime nessuna volontà di sopraffazione (4).
Infine penso che la realtà che conosco meglio, la prostituzione di strada, sia interpretata in modo riduttivo e di conseguenza sacrificata dalla scelta antologica. Al di là dell’esperienza personale, direi che i racconti e le discussioni presenti nei forum non ne incoraggino la visione di una dimensione così marginale e poco frequentata dai recensori del sesso, né confermino, almeno in modo generalizzato, gli stereotipi del passato di tipo vittimistico e miserabilistico (pp. 19 e 22). È piuttosto un versante, non più dominante come un tempo, ma con opportunità ambientali e relazionali specifiche – ancora una volta: leggere per credere –, della multiforme, calunniata, avventurosa, comica, emozionante… ricerca della carnalità mediata dal denaro che il libro vuole documentare.