Le OTR fanno strada, si sa. La tautologia che permea questa frase è chiaramente spiegabile con le tre maiuscole che vi si possono leggere.
Le nostre amiche sulle strade consumano i loro tacchi a stiletto scavando la mattonella, giorno dopo giorno, sera dopo sera. Può capitare che a forza di camminare arrivino da qualche parte che non sia il solito imbosco, la camera dell'hotel a ore o la loro casetta adibita ad incontri lavorativi.
In molti anni di frequentazioni ne ho viste sparire tante, con qualcuna di loro avevo condiviso un letto per più di un incontro. Di altre mi è stata segnalata la fine attività da qualche amico, magari ci ero stato una o due volte per non tornarci più, per i miei (ed in fondo anche vostri) soliti insondabili motivi. Rimanevano un angolo di strada, uno slargo di una via, un parcheggio defilato, orfani di presenze che si offrivano abitualmente al mio sguardo oltre un finestrino.
"Quella ha sposato un italiano e si è sistemata", "Quell'altra è andata in Svizzera a lavorare nei bordelli, si era stancata della strada", "Quell'altra ha aperto un bar con la sorella". Queste erano le voci che giravano, tra alcuni di noi, riguardo ad alcune ragazze che avevano appeso al chiodo minigonne inguinali e taccazzi a stiletto.
Al matrimonio non fui invitato, in Svizzera non ci vado da quando conveniva comprare le stecche di Camel per il cambio con la lira, nessuno ha mai saputo dirmi con precisione in che via o corso ed in quale città fosse il bar dove avrei potuto farmi servire un caffè da una delle sorelle che in passato mi avevan servito ben altro.
Voci, in sostanza; certezze ben poche, anzi nessuna.
Di una sola ho certezza. Un SMS una sera, "Questo è il mio nuovo numero, non chiamarmi più sull'altro". Un numero di cellulare morto, per sempre, la scheda buttata via da qualche parte. "Parto dopodomani, se vuoi vedermi per l'ultima volta..." .
Un incontro in un albergo vicino all'aeroporto, nella camera che aveva preso in attesa del volo.
Ha mollato tutto e tutti. Il garganzato nell'alloggio a Torino, la compaesana pseudo/amica che aveva la mattonella a dieci metri dalla sua, i clienti, tra cui il sottoscritto. E' partita per un altro Paese, fuori dall'Italia. Non il suo, quello da cui veniva. Un altro. Quella sera mi disse che sarebbe tornata in Italia, dopo qualche mese, quando si fossero calmate le acque.
Il numero nuovo, il secondo, è sempre stato attivo. Con un account WA. Ogni tanto una foto, dal paese in cui era andata.
E' tornata in Italia, dopo qualche mese, come aveva detto. Sapeva dove e con chi andare. E' diventata mamma.
Il numero con WA è ancora attivo, sempre quello. Gli auguri, per Natale e per il giorno del suo compleanno. Le foto della creatura, in braccio al suo nuovo compagno, "Noi stiamo bene, spero anche tu". Con quel Noi che è un muro che non voglio provare ad infrangere.
Scopava molto bene, e faceva dei gran pompini; farà felice l'uomo che è con lei.
P.S.: non mi chiedete il nome, o dove esercitava. Non lo dirò mai.
Se lo è meritato.
Tutto questo per non fare km inutilmente