1. L’Italia non è certo il paese europeo con la normativa più restrittiva in fatto di prostituzione. L’abolizionismo integrale è stato inaugurato dalla Svezia, un paese dove la tradizione del luteranesimo di stato è approdata ad una laicizzazione molto avanzata, e adottato in modo molto enfatico dalla Francia, con il governo socialista (il socialismo francese ha una vocazione anticlericale ancora vitale), proponente una ministra nativa musulmana. È evidente che in questo bel concerto di protestantesimo, laicismo e islam, non emerge un nesso forte tra cattolicesimo e lotta alla prostituzione.
2. Se poi si volesse intendere la legge Merlin come legge meramente repressiva (interpretazione perlomeno riduttiva, ma è un altro discorso), bisognerebbe ricordare fra l’altro che Lina Merlin era una socialista ex partigiana e quindi di nuovo non è al cattolicesimo politico che si deve attribuire l’ideazione della famosa legge che ha chiuso i bordelli (che io non rimpiango).
3. La società cambia e con essa anche il senso diffuso del sacro. È indiscutibile che negli ultimi decenni la cultura cattolica è scivolata, per dirla in breve, da una sfera essenzialmente sacramentale alla pratica morale o peggio all’ideologia moralista. Così se di Pio IX, nell’Ottocento, si ricorda sempre il permissivismo a proposito della prostituzione nello Stato pontificio, adesso abbiamo i don Benzi e l’associazione Giovanni XXIII da lui fondata che è fra gli ambienti che più premono per la persecuzione del cliente. Però non facciamo di questi preti ignoranti e bigotti “IL cattolicesimo”, che è qualcosa di un po’ più ampio e complesso!