https://www.lastampa.it/top…
L’ex baby squillo al processo: “Ero seguita dai clienti fino a scuola”.
TORINO. Le vittime – tutte minorenni al tempo dei fatti – sono almeno sei. Soltanto una si è costituita parte civile nel processo col suo legale Erika Gilardino. Ma nulla è caduto dell’impianto accusatorio nell’inchiesta sulle baby squillo, ribattezzata Tacco 12, approdata di recente in corte d’Appello. Giovani, belle, disinibite. Ma sfruttate, indotte alla prostituzione con facoltosi clienti che pagavano cifre considerevoli anche solo per guardarle. Sesso e soldi in rinomati locali della notte: dal Banus di Moncalieri all’Happy Day di Caselle. E poi l’Idroclub, l’Elisir, l’Holliwood e il ristorante Akhenaton. Ma anche fuori dai locali: nelle automobili, nelle case di (facoltosi) manager quarantenni a caccia di trasgressioni (e in questo caso di reati). Cinque pesanti condanne – molte legate ai titolari di alcuni di questi locali - sono state decise dalla seconda sezione penale (presidente Mario Amato). Confermano la pronuncia di primo grado. La più alta per Enrico Marchesi, detto The King, (legale Piersandro Adorno),volto notissimo negli ambienti della movida torinese: sette anni di carcere. Era lui «che selezionava le giovani, cosciente della loro minore età (lui ha negato ndr) e le introduceva nelle notti torinesi con la prospettiva di realizzare cospicui guadagni attraverso l’attività di prostituzione seppur mistificata da quella di ragazze immagine». Procacciatore «e sfruttatore insieme» si legge agli atti della sentenza le cui motivazioni sono state depositate di recente. Nonostante le giovani abbiano confermato – pressoché tutte – le accuse nei suoi confronti, Marchesi «non ha dimostrato alcun segno di resipiscenza nemmeno nelle more del giudizio» scrivono i giudici. «Fatti di estrema gravità» in cui le ragazze «non rappresentavano mere iscritte ai club degli imputati ma impiegate vere e proprie in attività lavorative non propriamente ordinarie». Dice la Corte d’Appello che «le giovani non furono certo ingaggiate per aumentare il numero di iscritti all’associazione culturale ma per svolgere attività eufemisticamente definibile come lavorativa». Tra gli imputati anche Ignazio D’Angelo ex uomo di fiducia dell’imprenditore Mario Ginatta. Accompagnava le giovani dal suo datore di lavoro alla stregua di un tassista «ma sapeva che anche quando Ginatta si limitava a fare solo foto non lo facesse per soddisfare la passione per la fotografia ma per ben altri istinti». Tra i condannati in Appello anche Felice Iemmola (5 anni e un mese) difeso dall’avvocato Enrico Calabrese), Franco Russo (4 anni e sei mesi), Angela Tufariello (6 anni e un mese, assistita dall’avvocato Barbara Tonzar). L’unica vittima che ha avuto il coraggio di presentarsi in aula per chiedere i danni (riconosciuti dalla Corte) ha raccontato di aver cambiato vita: «Ora studio psicologia». Ma che il distacco da quel giro non è stato semplice. Gli ex clienti la inseguivano anche a scuola: «Mi hanno lanciato un pacchetto di sigarette in classe dalla finestra. Dentro c’erano dei soldi».