Mi resteranno...
Mi resteranno le sue piccole mani che accarezzarono il mio viso.
I sorsi freschi d'estate e le lunghe chiccherate notturne con gli amici.
Lei che mi portò la colazione a letto di domenica mattina dopo aver fatto l'amore.
I profumi e gli odori forti di dove crebbi, le prime labbra che si schiusero per baciarmi.
Le notti addormentato sulle panchine nella città di Kafka, la felicità sfiorata e dissolta.
I biasimevoli e cupi morsi della fame.
Gli sguardi vitrei di persone svuotate dall'eroina, gli amici persi per un falso paradiso.
Gli errori e le scelte che condizionarono la mia vita.
Tutto il dolore che causai, pezzo per pezzo, ogni parola, ogni gesto, tutto.
Le risate tanto forti da bloccarmi il respiro e farmi lacrimare.
Le illusioni infrante e le ingenuità strappate.
Lui che mai conobbi, ma un bimbo del puntuale futuro che ne sa?
La sua voce al telefono quando mi disse addio.
I silenzi dopo il dolore più grande.
Quando fui solo e senza coraggio.
Il cioccolato che fece tac sotto i denti al primo morso e si sciolse sotto la lingua.
Il sapore del mare e il vento che asciugarono la pelle facendomi rabbrividire, ma dentro... libero.
Gli anni bui passati in una stanza buia con il cervello al buio.
Il caldo tepore della casa a natale, quando scartai il mio regalo e trovai il trenino Lima.
Gli sguardi di innocenti, e le persone che pur potendo, non salvai.
Gli occhi feriti, delusi, delle persone amate.
Le forti mani di mio nonno che due guerre non bastarono a renderle schiave, mi strinsero con dolcezza.
Le cadute più delle vittorie, gli addii più degli arrivederci.
Le persone che furono buone per intelligenza e non per compassione.
I muri innalzati per non fare entrare il dolore, ma neppure la felicità.
La cantina umida dove scoprii il sesso e il farlo "sporco".
Le persone che non amai ma che mi fecero crescere e quelle che amai ma che blandirono il mio entusiasmo.
L'inferno a cui partecipai senza sapere di esserne il protagonista.
Gli asfalti lucidi delle strade notturne dopo la pioggia e la mia mente che finalmente trovò pace.
Lo stupore dei bimbi davanti alla "magia".
La mia inutile, stupida, incompatibile, controversa, consapevole e profonda misantropia.
La presa di coscienza di essere fortunato e di essere vivo, qui, adesso, e solo quando perdo me stesso.
Le lacrime per la meraviglia del mondo!
Tutto ciò che scrivo è solo frutto della mia fervida fantasia.
Mi resteranno le sue piccole mani che accarezzarono il mio viso.
I sorsi freschi d'estate e le lunghe chiccherate notturne con gli amici.
Lei che mi portò la colazione a letto di domenica mattina dopo aver fatto l'amore.
I profumi e gli odori forti di dove crebbi, le prime labbra che si schiusero per baciarmi.
Le notti addormentato sulle panchine nella città di Kafka, la felicità sfiorata e dissolta.
I biasimevoli e cupi morsi della fame.
Gli sguardi vitrei di persone svuotate dall'eroina, gli amici persi per un falso paradiso.
Gli errori e le scelte che condizionarono la mia vita.
Tutto il dolore che causai, pezzo per pezzo, ogni parola, ogni gesto, tutto.
Le risate tanto forti da bloccarmi il respiro e farmi lacrimare.
Le illusioni infrante e le ingenuità strappate.
Lui che mai conobbi, ma un bimbo del puntuale futuro che ne sa?
La sua voce al telefono quando mi disse addio.
I silenzi dopo il dolore più grande.
Quando fui solo e senza coraggio.
Il cioccolato che fece tac sotto i denti al primo morso e si sciolse sotto la lingua.
Il sapore del mare e il vento che asciugarono la pelle facendomi rabbrividire, ma dentro... libero.
Gli anni bui passati in una stanza buia con il cervello al buio.
Il caldo tepore della casa a natale, quando scartai il mio regalo e trovai il trenino Lima.
Gli sguardi di innocenti, e le persone che pur potendo, non salvai.
Gli occhi feriti, delusi, delle persone amate.
Le forti mani di mio nonno che due guerre non bastarono a renderle schiave, mi strinsero con dolcezza.
Le cadute più delle vittorie, gli addii più degli arrivederci.
Le persone che furono buone per intelligenza e non per compassione.
I muri innalzati per non fare entrare il dolore, ma neppure la felicità.
La cantina umida dove scoprii il sesso e il farlo "sporco".
Le persone che non amai ma che mi fecero crescere e quelle che amai ma che blandirono il mio entusiasmo.
L'inferno a cui partecipai senza sapere di esserne il protagonista.
Gli asfalti lucidi delle strade notturne dopo la pioggia e la mia mente che finalmente trovò pace.
Lo stupore dei bimbi davanti alla "magia".
La mia inutile, stupida, incompatibile, controversa, consapevole e profonda misantropia.
La presa di coscienza di essere fortunato e di essere vivo, qui, adesso, e solo quando perdo me stesso.
Le lacrime per la meraviglia del mondo!
Tutto ciò che scrivo è solo frutto della mia fervida fantasia.
