Qualche anno fa.
Stanchissimo e storditissimo.
Arrivai con la corriera all'una di notte ad O?wi?cim (Auschwitz).
L'autista mi disse qualcosa in polacco in tono deciso, aprì le porte e mi fece segno di scendere, i passeggeri anch'essi in perfetto polacco
cercarono di spiegarmi che sarei dovuto scendere, mi spaventai un poco,
era una scena inquietante: di notte e con me solo il buio, e immensi boschi.
Mi rifiutai e rimasi sù, del resto perchè dovevo essere l'unico pirla a scendere in mezzo al nulla, l'unico in mezzo a 20 persone? Invece...
Dopo qualche chilometro in mezzo alla foresta "Amazzonica" arrivammo al deposito, tutti scesero, ma non c'era una luce, un bar, o qualsiasi attività umana
tecnologica; una signora si avvicinò e con uno stentato inglese mi disse che dove insisterono per farmi scendere era l'ultima fermata
"turistica", e dietro il fitto bosco c'era un hotel! "Kaiser! E dove passo la notte ora?"Pensai dandomi dell'idiota.
Le persone della corriera sparirono in mezzo al bosco, dove si intravedevano dei piccoli percorsi, mi sembrava di essere capitato
in un film di Kubrick o in un libro di Stephen King, in cui però, la vittima predestinata ero io!
Presi coraggio, in fondo non era la prima volta che viaggiavo da solo, e poi mi trovavo in Europa, e che kaiser!
C'era una sorta di panca di legno sormontata da una pensilina, andai lì e mi ci accovacciai come un cagnolino, ero stanchissimo ed affamato.
Il silenzio era assordante, ogni tanto qualche uccello notturno si faceva sentire, tanto per rendere più tetra l'atmosfera e farmi cagare
nella mutanda.
Ormai erano le 2:00 e gli occhi mi si chiudevano come saracinesce alla domenica, cercavo di resistere, e se fosse venuto qualcuno?
Ad un certo punto, sentii dei passi e dall'oscurità sbucò un individuo barbuto con un berretto rosso,sembrava un minkia folletto gigante, senza dire nulla,
mi si avvicinò: "cazzo vuole questo adesso?" Pensai, non sembrava minaccioso però... eravamo solo io, lui, e l'upupa!
Mi rivolse la parola:"wshdewraarz" o qualcosa del genere, ed io: "non parli inglese?"-"tedesco?"-"latino?", niente, continuava imperterrito col polacco.
Del resto eravamo in Polacchia, azzo pretendevo?
Però, dopo 20 minuti di polacco e smorfie del cazzo mie, arrivò la parola magica, col dito indice e occhio severo puntati verso di me:" No kriminal, no krimanal?" E io:
"No no"- " And you?", scoppiò a ridere e mostrò i suoi 7 denti, sembravamo Woody Allen e Gene Wilder. Il teatro dell'assurdo.
Mi fece cenno di seguirlo, ci inoltrammo verso il buio più buio del buio circostante. Cominciai a vedere in lontanza piccole e fioche luci, erano
case popolari che più popolari non si può.
Il barbuto mi stoppò con un cenno della mano, cominciò ad armeggiare nelle parti basse, e voleva che lo facessi anch'io..." Aaahhh, ecco ci siamo"-
In italiano:"Guarda piùttosto te lo stacco a morsi ma non mi faccio inculacciare". E lui con calma serafica:" Vescica, vescica", che figura emmerda.
Mi portò nella sua invero, umilissima casetta(senza bagno), fumetti e giornali dappertutto, polvere che sembrava talco, anche un enorme sasso di circa 30 kg, lì, in mezzo alla stanza!
Non era lì per l'estetica, era brutto e sporco- comunque, per l'esattezza ogni cosa là dentro era sozza- bò, forse lo usava come una sorta di sedia.
Prese una coperta e un cuscino e mi indicò il divano, ero sempre sul chivalà, ma dopo 10 secondi netti crollai, pensai che se fossi morto
, almeno sarei morto riposato e dormiente, e quel sasso poteva essere un degno strumento di morte.
Mi risvegliai al mattino sano e salvo, lato B compreso, e anche i soldi c'erano. Il barbuto rispuntò con un bicchierone di tè rosso caldo in mano, lo tracannai
con voluttà, era buonissimo, il colore era dovuto allo sciroppo, almeno è ciò che voglio sperare.
Il gigante gnomo mi disse che si chiamava Rudolf, mi mostrò una foto, c'era lui in divisa accanto ad un caccia della seconda guerra mondiale, mi disse
che fù un pilota, mi fece vedere anche la foto della moglie, la quale però morì durante la guerra e lui al ritorno non la trovò.
Rimasi impietrito, lui continuò per un'ora a gesti e a parole, in esperanto e, con fotografie a raccontare la sua vita.
Piansi. Mi sentivo stupido per le mie paure, per i miei preconcetti, per la mia imbecillità, per la mia pochezza d'animo.
Lasciai sul tavolo 50 Zloty e Rudolf mi fece cenno col pollice tirandolo verso la bocca che se li sarebbe bevuti tutti, ed io: "Ok, no problem".
Mi fece da guida al campo di concentramento, il campo era invisibile dalla strada, e le case erano molto vicine, ma anch'esse ben celate.
Passamo il pomeriggio ad aspettare la corriera che mi avrebbe riportato a casa, seduti sull'erba, c'era un magnifico cielo e due birre.
In silenzio consumammo birra e tempo, come poteva un posto meravigliosamente incredibile, immerso nella natura, aver ospitato l'inferno?
Sì, i nazisti lo scelsero proprio perchè era lontano da tutto.
Ci abbracciamo caldamente con la falsa promessa che ci saremmo rivisti, ma sinceramente, fummo amici per un giorno.
Lasciai l'inferno degli uomini sugli uomini, ed un posto magnifico, lasciai un essere umano con il quale comunicai a gesti, e fù bellissimo.
Lasciai dietro di me, un poco di ignoranza e un poco di immaturità.
Ciao Rudolf, barbuto e saggio compagno di un frammento di vita.
Tutto ciò che scrivo è solo frutto della mia fervida fantasia.
Stanchissimo e storditissimo.
Arrivai con la corriera all'una di notte ad O?wi?cim (Auschwitz).
L'autista mi disse qualcosa in polacco in tono deciso, aprì le porte e mi fece segno di scendere, i passeggeri anch'essi in perfetto polacco
cercarono di spiegarmi che sarei dovuto scendere, mi spaventai un poco,
era una scena inquietante: di notte e con me solo il buio, e immensi boschi.
Mi rifiutai e rimasi sù, del resto perchè dovevo essere l'unico pirla a scendere in mezzo al nulla, l'unico in mezzo a 20 persone? Invece...
Dopo qualche chilometro in mezzo alla foresta "Amazzonica" arrivammo al deposito, tutti scesero, ma non c'era una luce, un bar, o qualsiasi attività umana
tecnologica; una signora si avvicinò e con uno stentato inglese mi disse che dove insisterono per farmi scendere era l'ultima fermata
"turistica", e dietro il fitto bosco c'era un hotel! "Kaiser! E dove passo la notte ora?"Pensai dandomi dell'idiota.
Le persone della corriera sparirono in mezzo al bosco, dove si intravedevano dei piccoli percorsi, mi sembrava di essere capitato
in un film di Kubrick o in un libro di Stephen King, in cui però, la vittima predestinata ero io!
Presi coraggio, in fondo non era la prima volta che viaggiavo da solo, e poi mi trovavo in Europa, e che kaiser!
C'era una sorta di panca di legno sormontata da una pensilina, andai lì e mi ci accovacciai come un cagnolino, ero stanchissimo ed affamato.
Il silenzio era assordante, ogni tanto qualche uccello notturno si faceva sentire, tanto per rendere più tetra l'atmosfera e farmi cagare
nella mutanda.
Ormai erano le 2:00 e gli occhi mi si chiudevano come saracinesce alla domenica, cercavo di resistere, e se fosse venuto qualcuno?
Ad un certo punto, sentii dei passi e dall'oscurità sbucò un individuo barbuto con un berretto rosso,sembrava un minkia folletto gigante, senza dire nulla,
mi si avvicinò: "cazzo vuole questo adesso?" Pensai, non sembrava minaccioso però... eravamo solo io, lui, e l'upupa!
Mi rivolse la parola:"wshdewraarz" o qualcosa del genere, ed io: "non parli inglese?"-"tedesco?"-"latino?", niente, continuava imperterrito col polacco.
Del resto eravamo in Polacchia, azzo pretendevo?
Però, dopo 20 minuti di polacco e smorfie del cazzo mie, arrivò la parola magica, col dito indice e occhio severo puntati verso di me:" No kriminal, no krimanal?" E io:
"No no"- " And you?", scoppiò a ridere e mostrò i suoi 7 denti, sembravamo Woody Allen e Gene Wilder. Il teatro dell'assurdo.
Mi fece cenno di seguirlo, ci inoltrammo verso il buio più buio del buio circostante. Cominciai a vedere in lontanza piccole e fioche luci, erano
case popolari che più popolari non si può.
Il barbuto mi stoppò con un cenno della mano, cominciò ad armeggiare nelle parti basse, e voleva che lo facessi anch'io..." Aaahhh, ecco ci siamo"-
In italiano:"Guarda piùttosto te lo stacco a morsi ma non mi faccio inculacciare". E lui con calma serafica:" Vescica, vescica", che figura emmerda.
Mi portò nella sua invero, umilissima casetta(senza bagno), fumetti e giornali dappertutto, polvere che sembrava talco, anche un enorme sasso di circa 30 kg, lì, in mezzo alla stanza!
Non era lì per l'estetica, era brutto e sporco- comunque, per l'esattezza ogni cosa là dentro era sozza- bò, forse lo usava come una sorta di sedia.
Prese una coperta e un cuscino e mi indicò il divano, ero sempre sul chivalà, ma dopo 10 secondi netti crollai, pensai che se fossi morto
, almeno sarei morto riposato e dormiente, e quel sasso poteva essere un degno strumento di morte.
Mi risvegliai al mattino sano e salvo, lato B compreso, e anche i soldi c'erano. Il barbuto rispuntò con un bicchierone di tè rosso caldo in mano, lo tracannai
con voluttà, era buonissimo, il colore era dovuto allo sciroppo, almeno è ciò che voglio sperare.
Il gigante gnomo mi disse che si chiamava Rudolf, mi mostrò una foto, c'era lui in divisa accanto ad un caccia della seconda guerra mondiale, mi disse
che fù un pilota, mi fece vedere anche la foto della moglie, la quale però morì durante la guerra e lui al ritorno non la trovò.
Rimasi impietrito, lui continuò per un'ora a gesti e a parole, in esperanto e, con fotografie a raccontare la sua vita.
Piansi. Mi sentivo stupido per le mie paure, per i miei preconcetti, per la mia imbecillità, per la mia pochezza d'animo.
Lasciai sul tavolo 50 Zloty e Rudolf mi fece cenno col pollice tirandolo verso la bocca che se li sarebbe bevuti tutti, ed io: "Ok, no problem".
Mi fece da guida al campo di concentramento, il campo era invisibile dalla strada, e le case erano molto vicine, ma anch'esse ben celate.
Passamo il pomeriggio ad aspettare la corriera che mi avrebbe riportato a casa, seduti sull'erba, c'era un magnifico cielo e due birre.
In silenzio consumammo birra e tempo, come poteva un posto meravigliosamente incredibile, immerso nella natura, aver ospitato l'inferno?
Sì, i nazisti lo scelsero proprio perchè era lontano da tutto.
Ci abbracciamo caldamente con la falsa promessa che ci saremmo rivisti, ma sinceramente, fummo amici per un giorno.
Lasciai l'inferno degli uomini sugli uomini, ed un posto magnifico, lasciai un essere umano con il quale comunicai a gesti, e fù bellissimo.
Lasciai dietro di me, un poco di ignoranza e un poco di immaturità.
Ciao Rudolf, barbuto e saggio compagno di un frammento di vita.
Tutto ciò che scrivo è solo frutto della mia fervida fantasia.
