Il rapimento di Lilly
Una storia raccontatami dalle protagoniste che non ho avuto modo di trovare riscontro nei verbali della polizia ma solo in un paio di articoli di giornali locali e in una nota inviata all’Ambasciata cinese.
Il rapimento di Lilly. Lilly era una non più giovane cinese arrivata in Italia cinque anni fa’, richiamata da una sua cugina a lavorare in un centro massaggi nella zona del Pigneto. Nonostante avesse superato abbondantemente i 40 anni era ancora molto avvenente e giovanile, con un viso levigato e due occhi a mandorla che catturavano subito le attenzioni. Aveva un portamento altero mettendo in mostra un seno.
Non di poco conto. Insomma aveva tutte le caratteristiche per essere sensualmente accattivante e piacevole. I primi tempi del suo impegno trovò il lavoro faticoso e irto di insidie per le continue richieste dei clienti di avere intimità che non voleva in nessun modo concedere. I guadagni erano ragguardevoli e questo la ripagava dei sacrifici che ogni giorno era costretta a fare. Si ripeteva con lei un po’ la solita storia di ogni massaggiatrice arrivata in Italia da quel lontano paese.
La sua avvenenza e la sua disponibilità nei limiti consentiti avevano attratto gli appetiti di molti clienti, fra questi di un delinquentello locale con velleità da smargiasso, prepotente e violento, dedito allo spaccio di coca e hashish. Visto falliti tutti i suoi tentativi reiterati di avere rapporti completi con Lilly decise di intervenire da par suo. Studiò gli orari del centro, presa nota dell’alternanza delle ragazze alla chiusura serale, decise così il suo piano criminoso. Attese che Lilly finisse di chiudere la serranda del centro. Armato di una pistola giocattolo, si avvicinò all’oggetto dei suoi desideri, costrinse la ragazza a seguirlo sul suo fuoristrada opportunamente parcheggiato. Lilly dapprima impaurita, aveva perso l’uso della parola, non avrebbe potuto gridare per chiedere aiuto, poi iniziò a piangere senza più freni, pregando il rapitore di lasciarla andare. Giurò a più riprese che non avrebbe detto niente a nessuno e tutto sarebbe terminato con un giro in auto. Le intenzioni dell’aggressore erano ben altre. Aveva programmato una nottata di sesso in una casa appositamente affittata, forse anche più di una notte. Alla fine si diceva convinto che avrebbe conquistato l’interesse e l’amore della giovane riottosa. Fu provvidenziale un semaforo rosso. Il suv fu costretto a fermarsi, Lilly non lasciò sfuggire l’occasione , aprì velocemente la portiera e si gettò di fuori rischiando di essere investita dalle automobili che iniziavano a ripartire allo scattare del verde. Il delinquentello provò a riprenderla, ma dovette desistere dall’inseguimento per le proteste degli automobilisti rimasti bloccati dal suo Suv. Lilly riuscì a nascondersi, salendo in corsa su di autobus che si trovava a transitare. Dalla brutta esperienza riportava delle profonde abrasioni sulle ginocchia e sulle mani, e un senso di desolazione per lo scampato pericolo. Era mortificata ancor più sapendo che non avrebbe potuto esporre denuncia alle autorità competenti per via della sua situazione irregolare, ormai considerata a tutti gli effetti, una clandestina, senza più permesso di soggiorno, con il solo passaporto valido.
Il suo tentato rapimento e chissà cos’altro sarebbe rimasto impunito con la paura che avrebbe potuto ripetersi e forse con conclusioni catastrofiche per lei, se non addirittura mortali. Doveva trovare una soluzione e in breve tempo.
La sera stessa si confidò con la cugina che avevo conosciuto per un’altra vicenda. La mattina presto mi telefonarono pregandomi di ascoltarle. L’appuntamento era presso un bar al Pigneto. Dopo il loro resoconto, la mia prima opzione fu di sporgere querela alle autorità giudiziarie. La loro risposta fu di diniego assoluto per le complicazioni che avrebbe comportato. Non sapevo che pensare. Mi feci descrivere l’individuo così per darmi un tono. Che avrei potuto fare? Avevo un vuoto assoluto, cercai di prendere tempo, con la scusa che le avrei dato una risposta dopo una consultazione con ipotetici miei assistenti che non avevo. L’individuo dalla loro descrizione era di altezza normale, non più alto di 1,75, corporatura tozza, con un ventre pronunciato, capelli quasi rasati ma quello che lo avrebbe contraddistinto era un tatuaggio su tutte e due le braccia, due serpenti arrotolati con la bocca spalancata mettendo in mostra due denti a sciabola. Non sarebbe stato difficile rintracciarlo sapendo che spacciava nella zona della movida al Pigneto. Lasciatele due giovani con la promessa che mi sarei fatto sentire nel pomeriggio, iniziai a pensare come avrei potuto aiutarle. Mentre così ragionavo fra me e me sempre più scoraggiato dalla vacuità dei miei pensieri, ricevetti una telefonata. Erano i miei clienti cinesi. Prestavo loro i miei poveri servizi per aiutarli a recuperare somme mai pagate dai loro acquirenti di prodotti importati dalla Cina. Fu come una rivelazione, avrei potuto chiedere il loro aiuto, non sapevo come né cosa avrebbero potuto fare. Così senza perdere tempo mi recai presso i loro uffici in via Casilina. Esaurita la parte che riguardava i loro affari, una nuova ingiunzione di pagamento da notificare ad un loro riottoso acquirente, esposi il mio problema. Erano in due ad ascoltarmi, sempre gentili e cortesi nei miei confronti. “ Beh tutto qui il tuo problema?" Vuoi che interveniamo per chiarire le idee a questo signore? Non preoccuparti abbiamo chi lo può fare senza nessuna compromissione. "Vedrai andrà tutto bene.” Vollero sapere come rintracciarlo e quanto doveva essere pesante la persuasione a non ripetere quello che aveva fatto alla massaggiatrice. Anzi, aggiunsero gli imporremo di chiedere scusa e di risarcire il danno provocato con qualche centinaio di euro. Mi preoccupai delle conseguenze. “ Guardate che è un delinquente, spaccia e quindi sarà legato a qualche organizzazione di malavitosi. Non vorrei scatenare una guerra.” “ Di questo non ti devi preoccupare è un problema nostro e sappiamo come gestirlo. Lo renderemo un agnellino docile docile e l’ultimo suo pensiero sarà quello di importunare giovani dedite solo al loro lavoro.”
Titubante e preoccupato delle conseguenze comunque accettai la loro offerta. Non avevo altre scelte “ La prima cosa che faremo sarà quella di rintracciarlo e fotografarlo così potrai mostrare le foto alle tue assistite per essere sicuri che trattasi del nostro uomo. Ti faremo sapere lo svolgimento successivo dell’operazione. Stai tranquillo non vi saranno conseguenze.” Andai via con quest’assicurazione, anche se avevo mille disastrosi pensieri nella testa. Il pomeriggio telefonai alle mie nuove clienti. Una telefonata interlocutoria dove assicurai che forse avrei potuto fare qualcosa, senza rivelare nulla del piano predisposto dai loro connazionali. Due giorni dopo fui informato che avevano le foto del personaggio, potevo passare a prenderle per mostrarle a Lilly e a sua cugina. Così feci. Non ebbero dubbi, una delle foto ritraeva il delinquentello seduto in un bar con alcuni suoi accoliti. Riferii ai miei amici, Mi esposero il loro piano semplice e lineare. A distanza di una settimana da questo colloquio ricevetti una telefonata dalle miei assistite con la richiesta di un nuovo incontro. Le trovai al solito bar. Appena mi videro si alzarono e mi abbracciarono con calore, sorridendo. Mi raccontarono che il giorno prima si era presentato al loro centro il losco individuo con il volto tumefatto e una fasciatura sul mignolo della mano sinistra. Aveva chiesto scusa per il suo maldestro tentativo di rapimento e aveva consegnato cinquecento euro come risarcimento del disagio provocato. Assicurò le giovani che non si sarebbe mai più ripetuto quello che aveva fatto anzi potevano contare sulla sua protezione contro qualsiasi altro male intenzionato. Erano felici e contente e cercarono di dare a me i cinquecento euro che rifiutai decisamente, Non tardai a scoprire i retroscena dell’operazione, “ Beh, è stato un lavoretto semplice. Lo abbiamo avvicinato con la richiesta di una grossa fornitura di coca da consegnare in un edificio dismesso a San Lorenzo. Abbiamo consegnato un assegno come anticipo che avremmo riavuto al momento della consegna, pagando l’intera fornitura in contanti. Ci ha informati che poteva garantire solo una quantità limitata e comunque a più riprese non tutto insieme. Ovviamente abbiamo accettato le sue condizioni e concordato appuntamenti per la sera successiva. Arrivò puntuale con due suoi amici. Il nostro comitato di accoglienza era già predisposto e non ha avuto difficoltà a rendere innocui i tre malavitosi. Poi due dei nostri esperti in arti divinatorie si sono presi cura del nostro uomo, con la raccomandazione di attenersi alle nostre indicazioni per il futuro. Come ricordino finale, tanto per non avere dubbi su cosa sarebbe potuto succedere in una sua eventuale trasgressione, gli è stata recisa la prima falange del mignolo, non senza aver disinfettato l’apposito coltello adoperato. Quest’ultima parte non è stata molto gradita. Alla vista della katana corta e affilata come un rasoio piangeva come un vitello pregando di risparmiarlo che mai più avrebbe importunato le nostre connazionali. Si è così impegnato a porgere le sue scuse e a risarcire il disagio la mattina successiva. Voleva anche pagare il nostro disturbo, ma abbiamo gentilmente rifiutato. Beh questo è tutto.” Non avevo parole ma non volevo nemmeno approfondire la questione con ulteriori domande anche se la mia curiosità era alle stelle. Potevo ben immaginare cosa era successo e questo doveva bastarmi. Ovviamente hanno rifiutato, anche piuttosto sdegnati, ogni mia profferta di pagamento della prestazione.
Una storia raccontatami dalle protagoniste che non ho avuto modo di trovare riscontro nei verbali della polizia ma solo in un paio di articoli di giornali locali e in una nota inviata all’Ambasciata cinese.
Il rapimento di Lilly. Lilly era una non più giovane cinese arrivata in Italia cinque anni fa’, richiamata da una sua cugina a lavorare in un centro massaggi nella zona del Pigneto. Nonostante avesse superato abbondantemente i 40 anni era ancora molto avvenente e giovanile, con un viso levigato e due occhi a mandorla che catturavano subito le attenzioni. Aveva un portamento altero mettendo in mostra un seno.
Non di poco conto. Insomma aveva tutte le caratteristiche per essere sensualmente accattivante e piacevole. I primi tempi del suo impegno trovò il lavoro faticoso e irto di insidie per le continue richieste dei clienti di avere intimità che non voleva in nessun modo concedere. I guadagni erano ragguardevoli e questo la ripagava dei sacrifici che ogni giorno era costretta a fare. Si ripeteva con lei un po’ la solita storia di ogni massaggiatrice arrivata in Italia da quel lontano paese.
La sua avvenenza e la sua disponibilità nei limiti consentiti avevano attratto gli appetiti di molti clienti, fra questi di un delinquentello locale con velleità da smargiasso, prepotente e violento, dedito allo spaccio di coca e hashish. Visto falliti tutti i suoi tentativi reiterati di avere rapporti completi con Lilly decise di intervenire da par suo. Studiò gli orari del centro, presa nota dell’alternanza delle ragazze alla chiusura serale, decise così il suo piano criminoso. Attese che Lilly finisse di chiudere la serranda del centro. Armato di una pistola giocattolo, si avvicinò all’oggetto dei suoi desideri, costrinse la ragazza a seguirlo sul suo fuoristrada opportunamente parcheggiato. Lilly dapprima impaurita, aveva perso l’uso della parola, non avrebbe potuto gridare per chiedere aiuto, poi iniziò a piangere senza più freni, pregando il rapitore di lasciarla andare. Giurò a più riprese che non avrebbe detto niente a nessuno e tutto sarebbe terminato con un giro in auto. Le intenzioni dell’aggressore erano ben altre. Aveva programmato una nottata di sesso in una casa appositamente affittata, forse anche più di una notte. Alla fine si diceva convinto che avrebbe conquistato l’interesse e l’amore della giovane riottosa. Fu provvidenziale un semaforo rosso. Il suv fu costretto a fermarsi, Lilly non lasciò sfuggire l’occasione , aprì velocemente la portiera e si gettò di fuori rischiando di essere investita dalle automobili che iniziavano a ripartire allo scattare del verde. Il delinquentello provò a riprenderla, ma dovette desistere dall’inseguimento per le proteste degli automobilisti rimasti bloccati dal suo Suv. Lilly riuscì a nascondersi, salendo in corsa su di autobus che si trovava a transitare. Dalla brutta esperienza riportava delle profonde abrasioni sulle ginocchia e sulle mani, e un senso di desolazione per lo scampato pericolo. Era mortificata ancor più sapendo che non avrebbe potuto esporre denuncia alle autorità competenti per via della sua situazione irregolare, ormai considerata a tutti gli effetti, una clandestina, senza più permesso di soggiorno, con il solo passaporto valido.
Il suo tentato rapimento e chissà cos’altro sarebbe rimasto impunito con la paura che avrebbe potuto ripetersi e forse con conclusioni catastrofiche per lei, se non addirittura mortali. Doveva trovare una soluzione e in breve tempo.
La sera stessa si confidò con la cugina che avevo conosciuto per un’altra vicenda. La mattina presto mi telefonarono pregandomi di ascoltarle. L’appuntamento era presso un bar al Pigneto. Dopo il loro resoconto, la mia prima opzione fu di sporgere querela alle autorità giudiziarie. La loro risposta fu di diniego assoluto per le complicazioni che avrebbe comportato. Non sapevo che pensare. Mi feci descrivere l’individuo così per darmi un tono. Che avrei potuto fare? Avevo un vuoto assoluto, cercai di prendere tempo, con la scusa che le avrei dato una risposta dopo una consultazione con ipotetici miei assistenti che non avevo. L’individuo dalla loro descrizione era di altezza normale, non più alto di 1,75, corporatura tozza, con un ventre pronunciato, capelli quasi rasati ma quello che lo avrebbe contraddistinto era un tatuaggio su tutte e due le braccia, due serpenti arrotolati con la bocca spalancata mettendo in mostra due denti a sciabola. Non sarebbe stato difficile rintracciarlo sapendo che spacciava nella zona della movida al Pigneto. Lasciatele due giovani con la promessa che mi sarei fatto sentire nel pomeriggio, iniziai a pensare come avrei potuto aiutarle. Mentre così ragionavo fra me e me sempre più scoraggiato dalla vacuità dei miei pensieri, ricevetti una telefonata. Erano i miei clienti cinesi. Prestavo loro i miei poveri servizi per aiutarli a recuperare somme mai pagate dai loro acquirenti di prodotti importati dalla Cina. Fu come una rivelazione, avrei potuto chiedere il loro aiuto, non sapevo come né cosa avrebbero potuto fare. Così senza perdere tempo mi recai presso i loro uffici in via Casilina. Esaurita la parte che riguardava i loro affari, una nuova ingiunzione di pagamento da notificare ad un loro riottoso acquirente, esposi il mio problema. Erano in due ad ascoltarmi, sempre gentili e cortesi nei miei confronti. “ Beh tutto qui il tuo problema?" Vuoi che interveniamo per chiarire le idee a questo signore? Non preoccuparti abbiamo chi lo può fare senza nessuna compromissione. "Vedrai andrà tutto bene.” Vollero sapere come rintracciarlo e quanto doveva essere pesante la persuasione a non ripetere quello che aveva fatto alla massaggiatrice. Anzi, aggiunsero gli imporremo di chiedere scusa e di risarcire il danno provocato con qualche centinaio di euro. Mi preoccupai delle conseguenze. “ Guardate che è un delinquente, spaccia e quindi sarà legato a qualche organizzazione di malavitosi. Non vorrei scatenare una guerra.” “ Di questo non ti devi preoccupare è un problema nostro e sappiamo come gestirlo. Lo renderemo un agnellino docile docile e l’ultimo suo pensiero sarà quello di importunare giovani dedite solo al loro lavoro.”
Titubante e preoccupato delle conseguenze comunque accettai la loro offerta. Non avevo altre scelte “ La prima cosa che faremo sarà quella di rintracciarlo e fotografarlo così potrai mostrare le foto alle tue assistite per essere sicuri che trattasi del nostro uomo. Ti faremo sapere lo svolgimento successivo dell’operazione. Stai tranquillo non vi saranno conseguenze.” Andai via con quest’assicurazione, anche se avevo mille disastrosi pensieri nella testa. Il pomeriggio telefonai alle mie nuove clienti. Una telefonata interlocutoria dove assicurai che forse avrei potuto fare qualcosa, senza rivelare nulla del piano predisposto dai loro connazionali. Due giorni dopo fui informato che avevano le foto del personaggio, potevo passare a prenderle per mostrarle a Lilly e a sua cugina. Così feci. Non ebbero dubbi, una delle foto ritraeva il delinquentello seduto in un bar con alcuni suoi accoliti. Riferii ai miei amici, Mi esposero il loro piano semplice e lineare. A distanza di una settimana da questo colloquio ricevetti una telefonata dalle miei assistite con la richiesta di un nuovo incontro. Le trovai al solito bar. Appena mi videro si alzarono e mi abbracciarono con calore, sorridendo. Mi raccontarono che il giorno prima si era presentato al loro centro il losco individuo con il volto tumefatto e una fasciatura sul mignolo della mano sinistra. Aveva chiesto scusa per il suo maldestro tentativo di rapimento e aveva consegnato cinquecento euro come risarcimento del disagio provocato. Assicurò le giovani che non si sarebbe mai più ripetuto quello che aveva fatto anzi potevano contare sulla sua protezione contro qualsiasi altro male intenzionato. Erano felici e contente e cercarono di dare a me i cinquecento euro che rifiutai decisamente, Non tardai a scoprire i retroscena dell’operazione, “ Beh, è stato un lavoretto semplice. Lo abbiamo avvicinato con la richiesta di una grossa fornitura di coca da consegnare in un edificio dismesso a San Lorenzo. Abbiamo consegnato un assegno come anticipo che avremmo riavuto al momento della consegna, pagando l’intera fornitura in contanti. Ci ha informati che poteva garantire solo una quantità limitata e comunque a più riprese non tutto insieme. Ovviamente abbiamo accettato le sue condizioni e concordato appuntamenti per la sera successiva. Arrivò puntuale con due suoi amici. Il nostro comitato di accoglienza era già predisposto e non ha avuto difficoltà a rendere innocui i tre malavitosi. Poi due dei nostri esperti in arti divinatorie si sono presi cura del nostro uomo, con la raccomandazione di attenersi alle nostre indicazioni per il futuro. Come ricordino finale, tanto per non avere dubbi su cosa sarebbe potuto succedere in una sua eventuale trasgressione, gli è stata recisa la prima falange del mignolo, non senza aver disinfettato l’apposito coltello adoperato. Quest’ultima parte non è stata molto gradita. Alla vista della katana corta e affilata come un rasoio piangeva come un vitello pregando di risparmiarlo che mai più avrebbe importunato le nostre connazionali. Si è così impegnato a porgere le sue scuse e a risarcire il disagio la mattina successiva. Voleva anche pagare il nostro disturbo, ma abbiamo gentilmente rifiutato. Beh questo è tutto.” Non avevo parole ma non volevo nemmeno approfondire la questione con ulteriori domande anche se la mia curiosità era alle stelle. Potevo ben immaginare cosa era successo e questo doveva bastarmi. Ovviamente hanno rifiutato, anche piuttosto sdegnati, ogni mia profferta di pagamento della prestazione.