Era già notte quando passai dinanzi al numero 37 di via Tagliapietre. Lì riceveva Ambra la ‘rossa’. Abitava all'ultimo piano della grande casa a due piani. L’annuncio parlava chiaro: “Sono Ambra e sono come mi vedi. Quello che non vedi è quanto so essere porca se mi offri l’occasione. Saprò eccitarti col mio corpo. Se hai un desiderio, vieni da me e lo realizzeremo.” Unico dubbio: perché il testo recitava Ambra la ‘rossa’? Le foto ritraevano una giovane mora dai tratti latini. Nessuna traccia di efelidi, tipico indizio di bianche carnagioni.
Quando fui sotto casa, guardai in su: là dove l'ultima cornice sfumava nelle nebbie. Una finestra sola appariva illuminata. Mentre ero lì con la faccia volta in su, qualcosa, come un'ombra, si agitò rapida nel riquadro della finestra illuminata e un oggetto piovve, con molle volo, su di me. Prima che toccasse terra, si rivelò per una pallottola di carta. Rimbalzò sul marciapiede. Era un messaggio diretto a me o un appello al passante sconosciuto che per primo lo trovasse, come quelli che i naufraghi chiudono in bottiglia e affidano alle onde del mare? Questo il primo pensiero che mi venne. O per caso Ambra si sentiva male e, non essendoci nessuno in casa, chiamava aiuto?
Mi chinai per raccogliere la carta. Non era un'invocazione di soccorso. La realtà era più semplice. O forse più enigmatica. Fra le mani mi trovai un involto di pezzi di carta, su cui notai brandelli di parole. Evidentemente il poeta, dopo avere scritto, era stato preso dalla delusione, o dalla rabbia, aveva stracciato il foglio, ne aveva fatto una pallottola e l'aveva scaraventata nella via. Ricomposi i pezzi. Lessi le parole.
“Non scomporti - sii a tuo agio con me – sono dolce e forte come la Natura,
e finché il sole non ti eviterà, non sarò io ad evitarti,
finché le acque non si rifiuteranno di scorrere, né le foglie di frusciare,
il mio corpo non si rifiuterà di brillare per te.
Piccolo mio, fisso con te un appuntamento, e ti chiedo di prepararti
per essere degno di questo incontro,
ti chiedo anche di essere paziente e puro
finché io giunga col mio sguardo eloquente
e tu non possa dimenticarmi.”
Non salii le scale della grande a casa a due piani. Né avvisai Ambra la ‘rossa’ del mancato appuntamento. Semplicemente, me ne andai nella notte. Non avrei mai potuto chiedere a una poetessa di darmi il culo.
Quando fui sotto casa, guardai in su: là dove l'ultima cornice sfumava nelle nebbie. Una finestra sola appariva illuminata. Mentre ero lì con la faccia volta in su, qualcosa, come un'ombra, si agitò rapida nel riquadro della finestra illuminata e un oggetto piovve, con molle volo, su di me. Prima che toccasse terra, si rivelò per una pallottola di carta. Rimbalzò sul marciapiede. Era un messaggio diretto a me o un appello al passante sconosciuto che per primo lo trovasse, come quelli che i naufraghi chiudono in bottiglia e affidano alle onde del mare? Questo il primo pensiero che mi venne. O per caso Ambra si sentiva male e, non essendoci nessuno in casa, chiamava aiuto?
Mi chinai per raccogliere la carta. Non era un'invocazione di soccorso. La realtà era più semplice. O forse più enigmatica. Fra le mani mi trovai un involto di pezzi di carta, su cui notai brandelli di parole. Evidentemente il poeta, dopo avere scritto, era stato preso dalla delusione, o dalla rabbia, aveva stracciato il foglio, ne aveva fatto una pallottola e l'aveva scaraventata nella via. Ricomposi i pezzi. Lessi le parole.
“Non scomporti - sii a tuo agio con me – sono dolce e forte come la Natura,
e finché il sole non ti eviterà, non sarò io ad evitarti,
finché le acque non si rifiuteranno di scorrere, né le foglie di frusciare,
il mio corpo non si rifiuterà di brillare per te.
Piccolo mio, fisso con te un appuntamento, e ti chiedo di prepararti
per essere degno di questo incontro,
ti chiedo anche di essere paziente e puro
finché io giunga col mio sguardo eloquente
e tu non possa dimenticarmi.”
Non salii le scale della grande a casa a due piani. Né avvisai Ambra la ‘rossa’ del mancato appuntamento. Semplicemente, me ne andai nella notte. Non avrei mai potuto chiedere a una poetessa di darmi il culo.
