Ora, Siamo pelle e respiro.
Lo sciabordio del virtuale è stato sublimato nel vertiginoso reale.
Accetteremo di essere distrutti sotto un cielo caduto, le parole che ci scovarono saranno decadenti rovine di un florido passato.
Passeremo tra ali di folla schiumante sangue e rabbia, studieranno i nostri percorsi per ferirci nell’intimo.
Calpesteremo gli incubi ipocriti dei benpensanti, ridurremo in schiavitù i padroni della morale.
Supereremo indenni le lame della vita, le squallide banalità di chi si accontenta mentendo sull’illusione quotidiana.
Neppure gli Dei potranno spezzare questo filo d’argento che unisce le nostre avvinte anime.
Ignoreremo il tempo con la sua caducità spietata, i nostri colori sfumano verso l’indaco.
Ameremo i nostri corpi con la stessa intensità con cui amiamo ogni singolo respiro che ci permette di vivere.
Saremo il nostro balsamo, il nostro miele, il nostro nutrimento.
Perderemo ogni singolarità, l’uno nell’altra, i miei pensieri nasceranno in te per morire in me.
Istanti infiniti sono i coriandoli di felicità che distrattamente lasci cadere, attimi eterni rubati alle note del destino.
I nostri dolori saranno mutati in stupefatte amnesie, adamantine affinità ci legheranno.
Attoniti guarderemo fluire la felicità come acqua inconsapevole che si perde in rivoli nell’oceano.
Persi e ritrovati, tuffati nel fragoroso silenzio dell’esistenza, ci riconosceremo come ciechi cavalli che corrono su colline smeraldo.
L’incantesimo di assonanze esistenziali ci hanno avvinto come visioni in un cielo corto, sorprendendoci negli stessi percorsi, corriamo verso l’ignoto che stupefatto ci vede arrivare, stavolta, insieme.
In caso di Necessita' Contattate il Nostro Moderatore GIZUR
Lo sciabordio del virtuale è stato sublimato nel vertiginoso reale.
Accetteremo di essere distrutti sotto un cielo caduto, le parole che ci scovarono saranno decadenti rovine di un florido passato.
Passeremo tra ali di folla schiumante sangue e rabbia, studieranno i nostri percorsi per ferirci nell’intimo.
Calpesteremo gli incubi ipocriti dei benpensanti, ridurremo in schiavitù i padroni della morale.
Supereremo indenni le lame della vita, le squallide banalità di chi si accontenta mentendo sull’illusione quotidiana.
Neppure gli Dei potranno spezzare questo filo d’argento che unisce le nostre avvinte anime.
Ignoreremo il tempo con la sua caducità spietata, i nostri colori sfumano verso l’indaco.
Ameremo i nostri corpi con la stessa intensità con cui amiamo ogni singolo respiro che ci permette di vivere.
Saremo il nostro balsamo, il nostro miele, il nostro nutrimento.
Perderemo ogni singolarità, l’uno nell’altra, i miei pensieri nasceranno in te per morire in me.
Istanti infiniti sono i coriandoli di felicità che distrattamente lasci cadere, attimi eterni rubati alle note del destino.
I nostri dolori saranno mutati in stupefatte amnesie, adamantine affinità ci legheranno.
Attoniti guarderemo fluire la felicità come acqua inconsapevole che si perde in rivoli nell’oceano.
Persi e ritrovati, tuffati nel fragoroso silenzio dell’esistenza, ci riconosceremo come ciechi cavalli che corrono su colline smeraldo.
L’incantesimo di assonanze esistenziali ci hanno avvinto come visioni in un cielo corto, sorprendendoci negli stessi percorsi, corriamo verso l’ignoto che stupefatto ci vede arrivare, stavolta, insieme.
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