Visto che a quanto pare i racconti ficcano...ehm FIOCCANO, questo è un racconto che scrissi 4 anni fa circa.
E' una sorta di trilogia, un "ciclo". Vi avviso che è lungo, taaaaaaaaaaaaaaaanto lungo...quindi se gradite, abbiate TAAAAAAAAAAAAAAAANTA pazienza...e un paio di VU pronte, magari andate a pay
P.s.: vista la lunghezza dei racconti, ho deciso di aprire 3 post. Ai mod & Admin: se non dovesse andare bene, uppo tutto su link esterno.
Parte 1. SUPERMERCATO
"Feel the sun, that shine
So feel that sun liquefying
Hear your sough in time
So hear the sound that survives"
Fuori città. Accelera.
"Manca poco, non ricordo se è alla prima o alla seconda uscita"
Nessun problema. Ci viene in aiuto un'insegna al di sotto della quale ci sono dei copertoni e qualche fazzoletto.
Dio, le prostitute. Gli uomini pagano per fare sesso. Noi decidiamo: si o no.
Svolta alla prima uscita.
La carreggiata si restringe.
Vediamo in lontananza una vecchia masseria abbandonata, con un'enorme insegna blu al neon sopra.
"Ci siamo...giuro che è un posto da brivido il venerdì sera."
Peccato che oggi sia martedì, e che la gente sia ancora in ferie.
Svoltiamo in una traversa che scende verso il parcheggio.
Ci sono solo due auto.
"Se è chiuso?", gli domando incuriosità.
"Beh, si va in città".
Si avvicina ad una delle due auto. Due signori parlano in dialetto.
"Scusi, ma è aperto o chiuso?"
"Chi vuole che apra qui ad agosto? Andate al mare, tosi!"
"Hai sentito? Mi sa che dobbiamo andare verso il mare..."
"Uhm...fai tu..." gli rispondo perplessa...
Silenzio.
Fa manovra ed esce dal parcheggio.
Cambia direzione, verso la campagna. E' buio.
"Accorciamo di qua...se non ti fidi..." mi dice quasi sicuro.
"Beh si ok..."
"Hai problemi di orario? Sai, sono quasi le dieci e..."
"Non proprio, sai non vorrei fare tardi, altrimenti non riesco ad alzarmi al mattino..."
"Ti piace dormire allora?"
"Beh si...soprattutto in estate...sai, in camera ho l'aria condizionata, almeno non sudo a letto...e al mattino mi sveglio ben riposata..."
"Beata te...l'aria condizionata ce l'ho solo in ufficio e..."
L'auto rallenta.
"Cazzo no. Cazzo non ora..."
Rallenta. Rallenta. Si spegne.
"No, boia di un cane...", trattiene le imprecazioni tra i denti, mentre corruga il viso e una vena sembra volergli uscire dalla fronte.
"Cos'è successo?", domando un pò impaurita.
"Niente di che, la macchina è un pò vecchiotta e risente dell'estate. Basta aspettare un pò. Scendo ed apro il cofano, magari raffredda prima".
"Ok.", esclamo incazzata come una iena.
Che bella serata. Tra i grilli e le zanzare in campagna, al buio.
La prossima volta che qualcuno mi domanda di uscire in auto, chiedo se ha fatto il tagliando.
No. Stasera ho chiesto io se avesse l'auto. Potevo anche chiedergli la carta di circolazione.
Yogurtman intanto armeggia dietro il cofano.
Apro lo sportello ed istintivamente tiro la gamba destra fuori.
Armeggia. Butta qualcosa per terra.
Tiro il sedile un pò più indietro.
Lo vedo andare verso il cofano posteriore, dall'altro lato dell'auto.
Torna con una bottiglia in mano e scompare di nuovo dietro il cofano.
Sento un liquido gorgogliare. Sarà quasi arrivato al massimo, il suono si fà più debole.
Sento le sue mani che si sfregano tra loro, e poi non sento più nulla, a parte grilli e zanzare.
Neanche il tempo di domandargli se è tutto ok, che la sua bocca inizia a baciarmi i piedi.
Lo lascio fare, mi solletica ma mi piace.
Inizia ad accarezzarmi, prima la caviglia con una mano, poi con entrambe.
Rimango immobile, gradisco il gesto.
La mano sale sempre più sulla gamba, lasciando salire anche la gonna.
Lui bacia ancora il mio piedino.
Gli poggio una mano sulla testa ed inizio ad accarezzarlo mentre la sua lingua segue la scia di profumo lasciata dalle sue mani.
Mi sfiora con la lingua.
Fra poco esplodo. Mi trattengo.
La sua testa ormai è sotto la gonna, se ci fosse abbastanza luce avrebbe già visto la fichina.
Ma la luce dello specchietto non aiuta.
Esco anche l'altra gamba, passandola faticosamente sopra la sua testa, mentre è intento ad assaporarmi.
Sento le gambe umide, il suo profumo misto a quello del mio balsamo.
E' vicino al ginocchio. Gli allontano la testa e lo costringo ad alzarsi.
Esco dalla macchina, chiudo lo sportello e mi poggio con il culetto in bella mostra, la gonna mi cade ed assumo la mia posizione preferita, quella che un siciliano che incontrai in vacanza a Lampedusa mi disse essere la posizione "del quattro di bastoni". Di cui uno in vacanza era il suo.
Paolo si alza, aspetta che mi sistemi e mi alza la gonna.
Lo sento ansimare alla vista del mio sedere al chiaro di luna.
Immagino quanto sia bello.
Subito sento una mano che inizia a scostare il perizoma, augurandomi che non lo rompa inizio a gemere.
Accarezza prima la natica sinistra con il dorso della mano, poi la destra, sempre di dorso.
Si china, allarga le natiche ed inizia ad affondare la lingua nello spazio che esse formano.
La lingua batte fremente. Non riesco ad immaginare come sarà quel rigonfiamento di prima; minimo avrà bucato i boxer.
Arriva vicino alla signorina, già umida, che aspetta impaziente una visitina di conforto.
Visitina che non tarda ad arrivare.
Assieme alla lingua, un dito che vorrebbe penetrarla, ma che si limita ad accarezzarla.
Godo e fremo. Sudo. E tanto.
Ad un certo punto si ferma, e lo sento passarsi la mano sui jeans.
Mi giro, e lo vedo toccarsi al centro del suo corpo.
Mi chino, e ricambio le carezze odorandolo.
L'effetto è peggiore del popper.
Peggiore della cocaina.
Peggiore di una pasticca.
Sono in preda allo sballo più puro. Provo a misurare quel durissimo gonfiore con la bocca, ma forse è troppo grande per la mia bocca per via dei jeans.
Sbottono il primo bottone, poi il secondo, e nervosamente il terzo quando mi accorgo...Dio non posso crederci...via il quarto ed il quinto ed allargo i jeans esterrefatta: non ha nè boxer nè mutande nè slip nè foglia di fico. Ha solo un cazzo che fuoriesce come una molla da due metri compressa in una scatola alta dieci centimentri.
Lo prendo in mano, quasi a soppesarlo.
E' durissimo.
Lo masturbo un pò mentre alzo lo sguardo.
I nostri occhi si incrociano.
"Vai, Donatella, apri la bocca"
Mi passa la mano tra i capelli, poi mi prende da sotto il mento e mi accompagna al suo cazzo.
Inizio ad assaggiarlo piano piano, anche se vorrei gustarlo tutto e subito.
Sono eccitatissima. E lui lo è pure.
La fichina è bagnata. Mi sento aperta.
Ho un fuoco dentro che neanche l'oceano atlantico potrebbe spegnere mai.
Inizio a gustare la cappella, chiudendo la bocca e tirandola via da me, mentre lo masturbo.
Lo sento godere, sento i nervi del pene pulsarmi tra i denti quando scendo un pò più giù.
Mi alzo di scatto e mi tolgo la gonna prima, e la maglietta poi.
Mi guarda. China un pò la testa verso destra come se non avesse mai visto una donna.
Mette le mani sulle mie spalle e mi gira.
Mi china con delicatezza ed inizia a passarmi l'uccello prima tra le natiche, poi lo sfrega sulla signorina.
"Cazzo...non ce la faccio più" esclamo godendo, mentre inizia a penetrarmi piano piano.
La signorina non si intimorisce più di tanto ed accoglie quel gran vizio tra le sue virtù.
Ormai è tutto dentro.
"Spingi...forte...". Due parole, una condanna.
Sono cotta, lo venero.
Sembra stupido, ma è cazzuto.
Inizia a penetrarmi con una tale forza che neanche se scoppiassero i cannoni di navarone li sentirei.
Ho il collo sudato.
Continua a darmi dei colpi ben assestati, con un ritmo che sembra svilire il più duro dei batteristi metal.
Sono sudatissima. Urlo e godo.
Ad un tratto rallenta ed esce un pò il bastone infuocato.
Mi slaccia il reggiseno che cade per terra ed inizia a passarmi la lingua sulla schiena premendola quanto più forte possibile.
Intanto la signorina è rimasta sola, ed un venticello di seta la coccola nell'attesa.
Io mi sento come una lucertola infilzata da un ago, che si smuove sotto il colpo che l'ha dilaniata.
Cerco il cazzo con le mani: lo trovo e lo porto di nuovo dentro.
Inizia a spingere di nuovo dentro, ma con più dolcezza e colpetti molto meno decisi.
Sono al settimo cielo. Non capisco più nulla.
Mi passo una mano nei capelli, ma il bastone scivola. Mi sistemo di nuovo come prima.
Mi penetra. Lo sento, godo e urlo, e copro il latrato di un cane in lontananza.
"Sto per venire...", urlo in preda ad un'estasi naturale.
"Sto per venire...", ripeto perdendo i sensi.
"Si...si...godo...", e prolungo all'infinito un urlo di piacere.
Sono sudata, la fica bagnata e il suo cazzo che ancora vuole saziarmi.
Un colpo deciso, un altro, ed un altro ancora più forte e profondo, sento come se mi arrivasse fin dentro lo stomaco.
Esce la mazza e subito mi giro di scatto, ormai il mio orgasmo è andato.
Lo guardo negli occhi.
Mi chino verso il mio boia.
Inizio a succhiarlo frettolosamente, ho voglia di sentirmi schizzare in volto, sentirmi ustionare dal succo caldo della vita.
Lo gusto volentieri, quel pezzo di carne che sino a poco fa mi martoriato i sensi e la vagina.
Paolo inizia a godere. Sembra impaziente. Manca poco, lo sento.
"Ve...ve..vengo..."
Punto dritta la pistola verso la mia bocca e subito uno schizzo di linfa vitale mi entra e si poggia sulla lingua.
Neanche il tempo di ingoiare che riprendo di nuovo la mazza in bocca e sento un altro schizzo arrivarmi dritto sull'ugola.
Sono al settimo cielo. Gusto sazia quel suo liquido ed ancora un altro schizzo che non riesco ad ingoiare.
Sono al settimo cielo. Dio, un altro schizzo colpisce le labbra mentre il pene inizia ad ammosciarsi.
Lo sento più molle tra le mie labbra, lo pulisco con un colpo di lingua che abbraccia la cappella prima che metta di nuovo in bocca quel pezzo di carne ormai moscio e privo di forza.
Lo succhio un altro pò, quasi ingelosita dal fazzoletto che lo dovrebbe pulire di lì a qualche istante.
Paolo prende il pene in mano, si rialza i pantaloni e mi costringe ad alzarmi tirandomi su per le braccia.
Sono sfinita, le gambe mi tremano mentre i capezzoli sono ancora duri.
Si china, mi osserva, passa la mano sul clitoride e lo bacia.
Raccoglie il perizoma ed il reggiseno.
"
io mio", esclamo rilassata come se avessi finito di farmi una canna, strascinando le parole con quel poco fiato che mi è rimasto.
"Sei splendida", esclama lui con un tono forte e deciso.
Non è più la persona che conoscevo sino a qualche ora fa, il coglionazzo che ogni pomeriggio beveva un pò di yogurt pur di vedermi.
"Questi li tengo io, magari domani vieni a prenderli a casa mia...", mi dice stringendo in mano il reggiseno ed il perizoma.
Adesso sono io l'impacciata.
"Beh no...oddio...si...potrei..."
"Stessa ora, stesso posto. Non sto lontano dal paese, tranquilla."
Fingo di essere rassegnata ma quest invito non si può rifiutare.
"Ok" esclamo fiera di essere diventata la vittima del suo utericidio.
Prendo i vestiti da terra e mi rivesto in fretta, come se volessi iniziare da capo.
Si riveste pure lui, si dirige verso il cofano, lo chiude ed entra in auto.
Mi siedo pure io.
Accende la macchina e partiamo, i fari illuminano un sentiero buio.
Mi rilasso, sazia.
Guardo l'orologio ed è appena mezzanotte.
"Feel the sun, that shine
So feel that sun liquefying
Hear your sough in time
So hear the sound that survives"
Cerco di non pensare a domani, ma sono già bagnata...
E' una sorta di trilogia, un "ciclo". Vi avviso che è lungo, taaaaaaaaaaaaaaaanto lungo...quindi se gradite, abbiate TAAAAAAAAAAAAAAAANTA pazienza...e un paio di VU pronte, magari andate a pay
P.s.: vista la lunghezza dei racconti, ho deciso di aprire 3 post. Ai mod & Admin: se non dovesse andare bene, uppo tutto su link esterno.
Parte 1. SUPERMERCATO
"Feel the sun, that shine
So feel that sun liquefying
Hear your sough in time
So hear the sound that survives"
Fuori città. Accelera.
"Manca poco, non ricordo se è alla prima o alla seconda uscita"
Nessun problema. Ci viene in aiuto un'insegna al di sotto della quale ci sono dei copertoni e qualche fazzoletto.
Dio, le prostitute. Gli uomini pagano per fare sesso. Noi decidiamo: si o no.
Svolta alla prima uscita.
La carreggiata si restringe.
Vediamo in lontananza una vecchia masseria abbandonata, con un'enorme insegna blu al neon sopra.
"Ci siamo...giuro che è un posto da brivido il venerdì sera."
Peccato che oggi sia martedì, e che la gente sia ancora in ferie.
Svoltiamo in una traversa che scende verso il parcheggio.
Ci sono solo due auto.
"Se è chiuso?", gli domando incuriosità.
"Beh, si va in città".
Si avvicina ad una delle due auto. Due signori parlano in dialetto.
"Scusi, ma è aperto o chiuso?"
"Chi vuole che apra qui ad agosto? Andate al mare, tosi!"
"Hai sentito? Mi sa che dobbiamo andare verso il mare..."
"Uhm...fai tu..." gli rispondo perplessa...
Silenzio.
Fa manovra ed esce dal parcheggio.
Cambia direzione, verso la campagna. E' buio.
"Accorciamo di qua...se non ti fidi..." mi dice quasi sicuro.
"Beh si ok..."
"Hai problemi di orario? Sai, sono quasi le dieci e..."
"Non proprio, sai non vorrei fare tardi, altrimenti non riesco ad alzarmi al mattino..."
"Ti piace dormire allora?"
"Beh si...soprattutto in estate...sai, in camera ho l'aria condizionata, almeno non sudo a letto...e al mattino mi sveglio ben riposata..."
"Beata te...l'aria condizionata ce l'ho solo in ufficio e..."
L'auto rallenta.
"Cazzo no. Cazzo non ora..."
Rallenta. Rallenta. Si spegne.
"No, boia di un cane...", trattiene le imprecazioni tra i denti, mentre corruga il viso e una vena sembra volergli uscire dalla fronte.
"Cos'è successo?", domando un pò impaurita.
"Niente di che, la macchina è un pò vecchiotta e risente dell'estate. Basta aspettare un pò. Scendo ed apro il cofano, magari raffredda prima".
"Ok.", esclamo incazzata come una iena.
Che bella serata. Tra i grilli e le zanzare in campagna, al buio.
La prossima volta che qualcuno mi domanda di uscire in auto, chiedo se ha fatto il tagliando.
No. Stasera ho chiesto io se avesse l'auto. Potevo anche chiedergli la carta di circolazione.
Yogurtman intanto armeggia dietro il cofano.
Apro lo sportello ed istintivamente tiro la gamba destra fuori.
Armeggia. Butta qualcosa per terra.
Tiro il sedile un pò più indietro.
Lo vedo andare verso il cofano posteriore, dall'altro lato dell'auto.
Torna con una bottiglia in mano e scompare di nuovo dietro il cofano.
Sento un liquido gorgogliare. Sarà quasi arrivato al massimo, il suono si fà più debole.
Sento le sue mani che si sfregano tra loro, e poi non sento più nulla, a parte grilli e zanzare.
Neanche il tempo di domandargli se è tutto ok, che la sua bocca inizia a baciarmi i piedi.
Lo lascio fare, mi solletica ma mi piace.
Inizia ad accarezzarmi, prima la caviglia con una mano, poi con entrambe.
Rimango immobile, gradisco il gesto.
La mano sale sempre più sulla gamba, lasciando salire anche la gonna.
Lui bacia ancora il mio piedino.
Gli poggio una mano sulla testa ed inizio ad accarezzarlo mentre la sua lingua segue la scia di profumo lasciata dalle sue mani.
Mi sfiora con la lingua.
Fra poco esplodo. Mi trattengo.
La sua testa ormai è sotto la gonna, se ci fosse abbastanza luce avrebbe già visto la fichina.
Ma la luce dello specchietto non aiuta.
Esco anche l'altra gamba, passandola faticosamente sopra la sua testa, mentre è intento ad assaporarmi.
Sento le gambe umide, il suo profumo misto a quello del mio balsamo.
E' vicino al ginocchio. Gli allontano la testa e lo costringo ad alzarsi.
Esco dalla macchina, chiudo lo sportello e mi poggio con il culetto in bella mostra, la gonna mi cade ed assumo la mia posizione preferita, quella che un siciliano che incontrai in vacanza a Lampedusa mi disse essere la posizione "del quattro di bastoni". Di cui uno in vacanza era il suo.
Paolo si alza, aspetta che mi sistemi e mi alza la gonna.
Lo sento ansimare alla vista del mio sedere al chiaro di luna.
Immagino quanto sia bello.
Subito sento una mano che inizia a scostare il perizoma, augurandomi che non lo rompa inizio a gemere.
Accarezza prima la natica sinistra con il dorso della mano, poi la destra, sempre di dorso.
Si china, allarga le natiche ed inizia ad affondare la lingua nello spazio che esse formano.
La lingua batte fremente. Non riesco ad immaginare come sarà quel rigonfiamento di prima; minimo avrà bucato i boxer.
Arriva vicino alla signorina, già umida, che aspetta impaziente una visitina di conforto.
Visitina che non tarda ad arrivare.
Assieme alla lingua, un dito che vorrebbe penetrarla, ma che si limita ad accarezzarla.
Godo e fremo. Sudo. E tanto.
Ad un certo punto si ferma, e lo sento passarsi la mano sui jeans.
Mi giro, e lo vedo toccarsi al centro del suo corpo.
Mi chino, e ricambio le carezze odorandolo.
L'effetto è peggiore del popper.
Peggiore della cocaina.
Peggiore di una pasticca.
Sono in preda allo sballo più puro. Provo a misurare quel durissimo gonfiore con la bocca, ma forse è troppo grande per la mia bocca per via dei jeans.
Sbottono il primo bottone, poi il secondo, e nervosamente il terzo quando mi accorgo...Dio non posso crederci...via il quarto ed il quinto ed allargo i jeans esterrefatta: non ha nè boxer nè mutande nè slip nè foglia di fico. Ha solo un cazzo che fuoriesce come una molla da due metri compressa in una scatola alta dieci centimentri.
Lo prendo in mano, quasi a soppesarlo.
E' durissimo.
Lo masturbo un pò mentre alzo lo sguardo.
I nostri occhi si incrociano.
"Vai, Donatella, apri la bocca"
Mi passa la mano tra i capelli, poi mi prende da sotto il mento e mi accompagna al suo cazzo.
Inizio ad assaggiarlo piano piano, anche se vorrei gustarlo tutto e subito.
Sono eccitatissima. E lui lo è pure.
La fichina è bagnata. Mi sento aperta.
Ho un fuoco dentro che neanche l'oceano atlantico potrebbe spegnere mai.
Inizio a gustare la cappella, chiudendo la bocca e tirandola via da me, mentre lo masturbo.
Lo sento godere, sento i nervi del pene pulsarmi tra i denti quando scendo un pò più giù.
Mi alzo di scatto e mi tolgo la gonna prima, e la maglietta poi.
Mi guarda. China un pò la testa verso destra come se non avesse mai visto una donna.
Mette le mani sulle mie spalle e mi gira.
Mi china con delicatezza ed inizia a passarmi l'uccello prima tra le natiche, poi lo sfrega sulla signorina.
"Cazzo...non ce la faccio più" esclamo godendo, mentre inizia a penetrarmi piano piano.
La signorina non si intimorisce più di tanto ed accoglie quel gran vizio tra le sue virtù.
Ormai è tutto dentro.
"Spingi...forte...". Due parole, una condanna.
Sono cotta, lo venero.
Sembra stupido, ma è cazzuto.
Inizia a penetrarmi con una tale forza che neanche se scoppiassero i cannoni di navarone li sentirei.
Ho il collo sudato.
Continua a darmi dei colpi ben assestati, con un ritmo che sembra svilire il più duro dei batteristi metal.
Sono sudatissima. Urlo e godo.
Ad un tratto rallenta ed esce un pò il bastone infuocato.
Mi slaccia il reggiseno che cade per terra ed inizia a passarmi la lingua sulla schiena premendola quanto più forte possibile.
Intanto la signorina è rimasta sola, ed un venticello di seta la coccola nell'attesa.
Io mi sento come una lucertola infilzata da un ago, che si smuove sotto il colpo che l'ha dilaniata.
Cerco il cazzo con le mani: lo trovo e lo porto di nuovo dentro.
Inizia a spingere di nuovo dentro, ma con più dolcezza e colpetti molto meno decisi.
Sono al settimo cielo. Non capisco più nulla.
Mi passo una mano nei capelli, ma il bastone scivola. Mi sistemo di nuovo come prima.
Mi penetra. Lo sento, godo e urlo, e copro il latrato di un cane in lontananza.
"Sto per venire...", urlo in preda ad un'estasi naturale.
"Sto per venire...", ripeto perdendo i sensi.
"Si...si...godo...", e prolungo all'infinito un urlo di piacere.
Sono sudata, la fica bagnata e il suo cazzo che ancora vuole saziarmi.
Un colpo deciso, un altro, ed un altro ancora più forte e profondo, sento come se mi arrivasse fin dentro lo stomaco.
Esce la mazza e subito mi giro di scatto, ormai il mio orgasmo è andato.
Lo guardo negli occhi.
Mi chino verso il mio boia.
Inizio a succhiarlo frettolosamente, ho voglia di sentirmi schizzare in volto, sentirmi ustionare dal succo caldo della vita.
Lo gusto volentieri, quel pezzo di carne che sino a poco fa mi martoriato i sensi e la vagina.
Paolo inizia a godere. Sembra impaziente. Manca poco, lo sento.
"Ve...ve..vengo..."
Punto dritta la pistola verso la mia bocca e subito uno schizzo di linfa vitale mi entra e si poggia sulla lingua.
Neanche il tempo di ingoiare che riprendo di nuovo la mazza in bocca e sento un altro schizzo arrivarmi dritto sull'ugola.
Sono al settimo cielo. Gusto sazia quel suo liquido ed ancora un altro schizzo che non riesco ad ingoiare.
Sono al settimo cielo. Dio, un altro schizzo colpisce le labbra mentre il pene inizia ad ammosciarsi.
Lo sento più molle tra le mie labbra, lo pulisco con un colpo di lingua che abbraccia la cappella prima che metta di nuovo in bocca quel pezzo di carne ormai moscio e privo di forza.
Lo succhio un altro pò, quasi ingelosita dal fazzoletto che lo dovrebbe pulire di lì a qualche istante.
Paolo prende il pene in mano, si rialza i pantaloni e mi costringe ad alzarmi tirandomi su per le braccia.
Sono sfinita, le gambe mi tremano mentre i capezzoli sono ancora duri.
Si china, mi osserva, passa la mano sul clitoride e lo bacia.
Raccoglie il perizoma ed il reggiseno.
"
"Sei splendida", esclama lui con un tono forte e deciso.
Non è più la persona che conoscevo sino a qualche ora fa, il coglionazzo che ogni pomeriggio beveva un pò di yogurt pur di vedermi.
"Questi li tengo io, magari domani vieni a prenderli a casa mia...", mi dice stringendo in mano il reggiseno ed il perizoma.
Adesso sono io l'impacciata.
"Beh no...oddio...si...potrei..."
"Stessa ora, stesso posto. Non sto lontano dal paese, tranquilla."
Fingo di essere rassegnata ma quest invito non si può rifiutare.
"Ok" esclamo fiera di essere diventata la vittima del suo utericidio.
Prendo i vestiti da terra e mi rivesto in fretta, come se volessi iniziare da capo.
Si riveste pure lui, si dirige verso il cofano, lo chiude ed entra in auto.
Mi siedo pure io.
Accende la macchina e partiamo, i fari illuminano un sentiero buio.
Mi rilasso, sazia.
Guardo l'orologio ed è appena mezzanotte.
"Feel the sun, that shine
So feel that sun liquefying
Hear your sough in time
So hear the sound that survives"
Cerco di non pensare a domani, ma sono già bagnata...