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Enigmista-
IMPERATOR (11615 post)
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La città ad agosto non era proprio gradevole per fare un giro in bici. Eppure, tutti i giorni, Marco l'attraversava in lungo e in largo con grande piacere, a volte per passione, a volte per lavoro.
Era divertente sorpassare le macchine bloccate nel traffico. Alla partenza, le auto lo superavano senza problemi, per fermarsi poi dopo poche decine di metri. Allora lui le superava nuovamente, arrivava agevolmente al semaforo e senza frenare, passava con il rosso tutte le volte che poteva, guardando accuratamente che non arrivassero auto dalle intersezioni dell'incrocio.
E alla fine, arrivava sempre prima di qualunque auto. Tranne quando pioveva.
Quel giorno le nubi non promettevano nulla di buono. Eppure l'altra metà del cielo era tersa e illuminata dal sole.
Il caschetto nuovo, gli occhiali sportivi a specchio e i pantaloncini elastici con i cuscinetti e una maglietta con colori fluo, mettevano in evidenza un fisico che proprio da ciclista non era.
Anzi il fisico era praticamente da frequentatore di sagre.
La pioggia arrivò all'improvviso, come se dalle nuvole si fossero aperte delle botole per liberare tutta l'acqua di cui erano piene. Il sole brillava ancora e le enormi gocce che colpivano il suolo, riflettevano il sole brillando in una atmosfera irreale. Era raro vedere acquazzoni così forti con un sole così chiaro. Da qualche parte sicuramente si vedeva l'arcobaleno.
In un attimo si mise sotto l'unica balconata che c'era nelle vicinanze, ma che era troppo stretta per proteggere lui e la bici.
Spalle al muro e con la bici davanti a se, cercava di sfuggire alla pioggia che aumentava sempre di più. Rapidamente arrivò anche il vento e la sabbia.
Guardò a destra, verso la strada principale poi un rapido scalpiccio attirò la sua attenzione verso sinistra.
Una ragazza con un ombrello si fermò a fianco a lui. Nonostante l'ombrello, la ragazza era completamente bagnata.
I due si scambiarono uno sguardo e risero, condividendo l'unica protezione nei paraggi.
Lei era una ragazza che aveva quella bellezza che i suoi coetanei ventenni normalmente non notano. Ma un uomo di mezza età riconosce benissimo, anche se si rende conto che i loro mondi sono totalmente diversi e che difficilmente vengono in contatto.
”Che pioggia!”
Esclamò la ragazza.
“ Dovrebbe smettere presto.”
Replicò Marco. E subito la pioggia si intensificò ancora.
“Vuole venire sotto l'ombrello?”
Marco guardò la ragazza sorpreso per l'offerta e replicò con un “No grazie.”
“Abiti qui vicino?”
“Si, in fondo alla via.”
“Cosa fai studi o lavori?”
“Studio, lingue. E sicuro che non vuole venire sotto l'ombrello?”.
“Ti ringrazio, non c'è problema.”

La pioggia aumentò ancora e prese a battere lateralmente, oramai erano bagnati fradici. Lei oppose l'ombrello alla pioggia e si avvicinò a Marco.
A quel punto avvenne il primo contatto.
La pelle bagnata del suo braccio, toccò il braccio di Marco, che avvertì immediatamente un brivido lungo tutta la spina dorsale.
La pioggia non c'era più. Il sole splendeva ancora, ma stava scaldando Marco e la fanciulla stesi sulla spiaggia. Lui, mentre la guardava, con le dita stava giocando con il reggiseno di lei che cercava di contenerne l'esuberante petto. Il suo seno era tondo, tonico. A quella età un seno di quelle dimensioni è ancora un problema che mette imbarazzo. Un peso da nascondere.
Marco stava tirando la spallina a se rivelando il tesoro che si nascondeva dietro una delle coppe generosamente piene.
“Sembra che stia smettendo.” Disse lei.
Istantaneamente sparì la spiaggia, il mare, e si ritrovò ancora in piedi sotto la pioggia.
Poco dopo, la pioggia cessò,
“Come ti chiami?” Chiese Marco.
“Laura.” rispose lei.
“Io sono Marco, e ti ringrazio tantissimo dell'offerta dell'ombrello.”
“Ma lei non ha accettato!” Rispose lei con un leggero ma reale dispiacere.
“Non importa, ho apprezzato tantissimo il gesto. Ora vai in univesità?”
“No, credo che andrò prima a casa a cambiarmi. Senta... vuol venire a darsi una sciugata?”.
“No grazie, non voglio disturbare. E poi i tuoi genitori non saranno contenti di ricevere un adulto appena conosciuto per strada. Chissà cosa penseranno.”
“I miei genitori non ci sono, sono in vacanza. Io sono rimasta perché avevo degli esami da preparare”.
Di nuovo lo scenario cambiò. Questa volta la ragazza era avvolta in un telo-spugna bianco con un altro asciugamano sistemato a turbante sui capelli. Lei lo guardò e il telo spugna cadde, mostrando per intero il suo corpo formoso e tonico, le sue curve esagerate al punto giusto. Sotto l'ombelico, il ciuffo di peli mai depilato.......
“Allora vuole venire?”
Ancora la realtà della città.
“Guarda se proprio non ci sono problemi, accetto. Ma se non vuoi non preoccuparti.”
“Casa mia è laggiù”.
Marco legò la bici dentro il cortile ad una inferriata cercando di non pensare con quale facilità una bici viene rubata. Soprattutto una bici bella come quella.
Salirono sul vecchio ascensore sistemato nella tromba della scala. Uno di quegli ascensori di legno con i vetri che permettono di guardare verso le scale.
Intanto continuavano a conversare sulla scuola e sul lavoro che mancava in città.
Entrarono in casa. Una bella casa.
“Usa pure il bagno che trovi in fondo al corridoio. Io userò quello dei miei genitori.”
Marco si diresse verso il bagno, osservando la casa molto luminosa e i graziosi oggetti posati sui mobili. Nella doccia, saponi liquidi, balsami, bagnoschiuma erano ammassati su un piccolo ripiano. Marco preferì il sapone di marsiglia trovato sulla vasca.
Si spogliò e dopo una bella doccia calda, si asciugò con un telo trovato nell'armadio senza ante ricavato nel muro. Poi rimase li senza sapere cosa fare. I suoi vestiti erano bagnati.
Improvvisamente Laura entrò nel bagno con un accappatoio in mano. Lo guardò nudo mentre con un involontario scatto della mano Marco cercava di nascondere la sua intimità.
“Mettiti questo, è di mio padre.”
Si mise l'accappatoio che era di almeno una taglia più grande e i cui lembi quasi toccavano il pavimento.
Rise tra se pensando a che grassone fosse il padre di Laura. Non che Marco fosse magro, però...
Lei era avvolta in un telo spugna come aveva immaginato poco prima. Lo invitò a seguirla verso il soggiorno.
Marco non poteva che fantasticare con il meraviglioso largo bacino che Laura mostrava.
Quando arrivarono nella stanza, lei si girò, guardò verso di lui fece scendere lo sguardo sotto la cintura e ridendo disse:
“Hai portato con te la pompa della bicicletta?”
Continuò a ridere coprendosi la bocca con le dita.
Lui imbarazzato si guardò a sua volta. L'erezione era evidente anche se coperta dall'accappatoio.
“Scusami, io....non sono abituato.....”
Lei piano piano smise di ridere e si avvicinò lentamente verso Marco.
Sotto lo spesso telo-spugna che avvolgeva Laura, i capezzoli spingevano la stoffa lasciando immaginare quale dimensione e turgidità avessero.
Marco intanto cercava di controllare l'inaspettata situazione.
“Guarda che io non sono un ragazzino, potrei essere tuo padre.”
“Già, ma non sei mio padre.”
“Mi hai appena conosciuto, non sai chi sono.”
“Sei una brava persona. L'ho sentito quando ci siamo toccati sotto la balaustra.”
“E poi non sono neanche un bell'uomo e ...non voglio abusare...”
&ldquoici? Il tuo pene sembra affermare il contrario.”
Si avvicinò ancora e premette il suo giovane corpo verso il corpo di Marco.
Marco con un lieve stupore per la situazione, prese il volto di lei tra le mani e premendo sulle guance arricciò le sue labbra. La guardò ancora, chiuse gli occhi e la baciò.
Fu una sensazione bellissima. Il bacio di una ragazza appena uscita dall'adolescenza, ma perché proprio con lui? Con tutti i bei ragazzi che ci sono in giro.
Intanto le dita di Laura si erano fatte strada verso il pene di Marco che pareva non aspettare altro.
“Guarda che stiamo raggiungendo un punto di non ritorno.”
“Raggiunto.” Disse lei con un sorriso mentre stringeva delicatamente i suoi testicoli.
L'accappatoio cadde a terra seguito dal telo spugna. Lei bellissima, lo prese per mano e lo guidò in camera sua. Si fermò davanti al letto con lenzuola chiare e piene di pizzi e merletti.
Lui la strinse a se di spalle, lei si inarcò strusciandosi sul membro. Continuarono così per qualche istante, mentre lui, scostava i capelli rivelando un tenero e sensuale collo che cominciò a baciare e leccare.
Poi Laura si girò, lentamente si inginocchiò e dopo qualche bacio sfiorato sul glande, iniziò lentamente e sempre più profondamente ad avvolgerlo con la sua bocca.
Marco la fece continuare per qualche istante, poi la sollevò e la portò sul letto, era sotto di lui, lei non opponeva resistenza.
Ad un certo punto chiese:
“Ma... hai mai fatto l'amore?”
“Si, ma non mi è mai piaciuto.”
“Quindi....voglio dire ....vado tranquillo? No perché la prima volta sarebbe meglio...”
“Non è la prima volta.”
Il silenzio era rotto solo dai respiri di Laura che chiuse gli occhi ed aprì leggermente le gambe.
Non c'era bisogno di preliminari, lei era molto eccitata e bagnata, i suoi capezzoli imploravano di essere pizzicati.
Marco si fece strada e iniziò a penetrarla lentamente, delicatamente ma procedendo sempre di più.
Bagnata e stretta, rimase dentro di lei immobile, poi entrambi cominciarono ad allontanarsi ed avvicinarsi a ritmo sempre più veloce.
Fu lei a venire per prima. Con un breve grido e colma di stupore, continuò ad ansimare stringendolo a se e affondando le unghie nella sua schiena. Godeva e rideva stupita.
“Io ....no sapevo....io non avevo mai provato a...”
Fu la consapevolezza di essere il primo a farle provare un orgasmo che spinse al massimo l'eccitazione di Marco.
Si sfilò da lei e si appoggiò sul suo ventre inondandolo di sperma mentre veniva come non succedeva da anni.
Rimasero così, abbracciati e stupiti di tutto quanto stava accadendo.
“Non ero mai venuta prima! Non avevo mai capito....” disse Laura. “E' meraviglioso.....Grazie.”
“Grazie? Grazie a te! Non sai cosa stai donando ad un uomo della mia età.”
Continuarono ad abbracciarsi e a coccolarsi per parecchio tempo.
Parlando di sesso, di scuola, di ragazzi stupidi.
Il citofono squillò proprio mentre lei faceva domande sui rapporti anali, sul dolore, spiegando che le sue amiche lo aveva no fatto.
Lei schizzò in piedi, corse a rispondere al citofono.
Lui si fiondò nel bagno a prendere i vestiti e cominciò a rivestirsi nel soggiorno.
Intanto lei intratteneva l'interlocutore al citofono.
Fu mentre si vestiva che vide con spavento la foto di famiglia. Suo padre non era grasso! Era maledettamente grosso, molto grosso! Avrebbe potuto fare polpette facilmente con Marco.
Soprattutto trovandolo in casa con la sua ....bambina!
Si salutarono rapidamente. Un rapido bacio. E via giù per le scale.
Intanto l'ascensore saliva. Quando marco vide la stazza del padre nell'ascensore, gli sembrò ancora più grosso che nella foto.
Scese ancora più veloce, arrivò alla bici che per fortuna c'era ancora.
E cominciò a pedalare guardandosi ogni tanto alle spalle temendo di essere rincorso da un enorme gorilla bianco incazzato come un toro.
Raggiunta una distanza di sicurezza, rallentò è cercò di rivivere l'esperienza.
Sapeva dove abitava ma non aveva il suo numero di telefono. Non sapeva qual'era il citofono.
Però sapeva in quale zona della città avrebbe pedalato nei prossimi giorni fino a quando non l'avesse incontrata nuovamente.
L'uomo e' l'artefice della sua sorte.
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L'uomo e' l'artefice della sua sorte.
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