Va beh, per il momento l’ho scritta, prossimamente penserò a traduzione e recapito della lettera alla signora TANJA RAHM.
Cara venditrice di sesso,
penso che gli argomenti del tuo testo abbiano natura prevalentemente retorica, nel senso che esso non ha un effettivo sviluppo analitico e critico, e si limita in sostanza ad enfatiche evocazioni di senso comune.
Propongo solo qualche esempio, ma avrei solo l’imbarazzo della scelta.
1) “Ero una grande attrice”. “Quando hai pensato che potevi incrementare la tua mascolinità portandomi all’orgasmo, sappi che fingevo. Avrei potuto vincere una medaglia d’oro da quanto bene fingevo”.
Pensi che io abbia esercitato il mio ruolo di cliente senza ombre di simulazione?
“Quando hai lodato la mia apparenza, il mio corpo o le mie abilità sessuali…”.
Ecco, appunto: quanto spesso ho salvato il salvabile di un incontro mediocre o ho incoraggiato una ragazza poco capace sovrastimandone con lei i valori espressi.
“Lo stesso vale per le volte in cui hai sorriso e mi hai detto che dimostravo 17 anni”.
E per essere gentile ho anche calato gli anni dimostrati pure alle compagne mercenarie che mi chiedevano con civetteria "quanti me ne daresti?".
Il tutto solo per dire che la tua concezione di “autenticità” è molto elementare e molto ingenua. Non è anomalo, invece, che una relazione pagata esprima aspetti di performatività e finzionalità, da entrambe le parti.
2) “Quando appariva una goccia di sangue sul preservativo non era perché mi erano appena venute le mestruazioni. Era perché il mio corpo era una macchina, una macchina che non doveva interrompersi per il ciclo mensile, perciò inserivo una spugna in vagina quando avevo le mestruazioni: per essere in grado di continuare fra le lenzuola. E no, non sono andata a casa dopo che tu hai finito. Ho continuato a lavorare, dicendo al cliente successivo la stessa identica storia che avevi sentito tu. Ma tu eri così preso dalla tua frenesia che una piccola goccia di sangue mestruale non ti ha fermato”.
Eh già, e ancora una volta noi clienti creduloni non avremmo mai fatto esperienza dei trucchi del mestiere? Ti assicuro che ne abbiamo anche saputo sorridere:
http://gnoccaforum.com/esco…
3) “Loro sono prostitute solo perché uomini come te sono messi di traverso a una relazione sana e rispettosa fra uomini e donne. Le prostitute esistono solo perché uomini come te sentono di avere il diritto di soddisfare le loro urgenze sessuali usando gli orifizi dei corpi di altre persone”.
Riproponi ancora questa inattuale favola per cui il corpo comprato è il corpo della donna ridotta a preda? Informati sulla prostituzione maschile destinata alle donne, sulla prostituzione maschile omosessuale, sulla prostituzione transessuale. Io, a dire la verità, sono ancora fra i nostalgici, ma dovresti avere sotto gli occhi l’evidenza che il corpo femminile non è il feticcio che occupa da solo il mercato del sesso!
4) “Un uomo che esprime i suoi sentimenti tramite i suoi orgasmi, che non ha la capacità di verbalizzarli, ma preferisce canalizzarli tramiti i suoi genitali per liberarsene. Che mascolinità fiacca. Un uomo che sia tale non si degraderebbe mai pagando per il sesso”.
Chi ti dice che chi paga i suoi orgasmi non li sappia esprimere se non con selvaggi barriti? Capisco che la l’ostacolo linguistico non ti abbia consentito di leggere il libro “Un uomo schifoso” del puttaniere milanese Vuotopieno. Non dovrebbe esserti difficile, però, reperire almeno in traduzione inglese “Un amore/ A Love Affair” di Dino Buzzati e “Memories of My Melancholy Whores” di Gabriel García Márquez. Il romanzo a fumetti (come si diceva una volta in Italia) “Paying for It”, di Chester Brown, lo trovi direttamente in inglese. Mi limito a qualche mia lettura recente, che potrebbe bastare a convincerti che molti uomini paganti hanno elaborato compiute verbalizzazioni delle loro emozioni e dei loro convincimenti.
5) “Quando arrivavi con oggetti, lingerie, costumi o giocattoli, e volevi il gioco di ruolo erotico, la mia macchina interiore prendeva il controllo. Io ero disgustata da te e dalle tue spesso malate fantasie”.
Tu ti proponi come (ex-)professionista del sesso e parli di disgusto? Come terapeuta e parli, con un linguaggio da psicologia ottocentesca, di “malate fantasie”? Confermi una certa povertà di buone letture, perché dovresti sapere che, almeno a partire dalla produzione libertina settecentesca, sadismo, masochismo, feticismo ecc. sono stati oggetto di elaborazioni intellettuali molto sofisticate. Così le tue pretese di donna consapevole deludono due volte, perché mi aspetterei da una valida prostituta che sappia interagire creativamente con l’estesa gamma del desiderio maschile, e da un’acuta “terapeuta, sessuologa e conferenziera” che sappia leggere forme variegate della sessualità senza necessariamente ridurle a perversione e patologia.
Vorrei evitare di indulgere in facili poetiche dei “piccoli”, ma non riesco a non concludere senza osservare che sulle strada, l’unico ambiente mercenario che frequento, ho incontrato ragazze molto più semplici di te, senza la tua pretenziosa cerebralità, eppure capaci di una compiutezza della relazione con se stesse e gli altri, quegli altri così repellenti che saremmo noi clienti, molto più avanzata di quella che esprimi.
Your sincerely
Carnevale