Il tuo vecchio amico sarebbe fiero di vederti galoppare cosi' in scioltezza, grazie Cunni, e non te la prendere per qualche k in piu', c'e' di peggio nella vita! WLF
... e la mano sinistra corse veloce per un attimo, ma solo per un attimo, a sfiorare i gioielli di famiglia...
fateli correre tutti quanti, prima che finiscano nelle lasagne pronte!
Continuo con il mio elenco di equini che hanno calcato i loro zoccoli, ferrati o meno non importa, su queste praterie digitali; alcuni di loro si meriterebbero una citazione plurima, per ciò che mi hanno regalato.
L'ordine è assolutamente casuale, non riesco a programmare ricordi ed emozioni.
Gizur ed Hermes, per la pazienza con cui ci guidano, nonostante tutto quello che questa mandria di mustang combina.
Eternoinnamorato, perchè lui "c'era", sempre, con la sua equinità.
SuperSara84, per i suoi "Marco" e per quella bellissima poesia di W. H. Auden.
Piaceresara, perchè "Sei di Torino se...".
EyesWideShut, perchè ha preso baricule per picie.
Bucanero, per tutti i "Prosit" nei peggiori post di GF.
Car611, per tante cose e per esser venuto a gustare la granita dalle mie parti.
Ken_shiro, per il gioco delle ultime due lettere che mi ha fatto sudare a notte fonda.
Ben Dur, perchè è transfuga e per la sua "Galleria d'arte", che io non apprezzerò mai abbastanza.
Gimli_il nano, perchè ha una moto di Milwaukee senza essere un fanatico.
Fabrione, per il suo divano.
Manzocriminale, per De Cataldo.
Chef Tony, perchè ha visto tutto.
Bogiogaber, perchè è laggiù, nel Far East.
Maaaaaaaaaaaaaaaax, per "Il grande Lebowski" e per certi suoi interventi, anche aspri a volte, con gli admin, ma che dovrebbero esser presi d'esempio per come si può dialogare senza prevaricare.
Stantiòn, per certi suoi post e per Tex Willer.
WLForever Jair Dupanèt e Don_zello, per un incontro di calcio mai giocato.
Mauro111965, perchè nell'ennesimo topic "Ma i karma - ..." ha messo il link di "Karma police" dei Radiohead.
Essenza, perchè è assente.
Imperatore uillis, perchè cerca un bell'ombelico.
Myway, per quelle parole di Sinatra.
Sempreintir, perchè è il camionista.
Patelacrave, per le sue no-prof.
BannedDick, a.k.a. Dickforfunny, a.k.a. Fantfontfete, il reietto, il paria delle pay, il bannato dalla vocina, per le baricule e per l'accento svedese. E per le sue indagini da Ispettore della patata, che non leggeremo forse più.
Duracell85, perchè va a pay in metrò.
Lucky10121, perchè è la pistola più veloce del north-west.
Musicante, perchè un giorno, quasi per sbaglio, ha aperto una piola.
Sydbarret, per i suoi link di musica e perchè è il peggior equino che esista: una zebra gobba.
Skywalker, perchè la Forza è con lui.
Bluvento, perchè lecca come Rin Tin Tin.
Solid195 e pinin66, perchè... loro sanno perchè.
Arsein poetadelvizio e cit prinsi, per come si raccontano.
Boia_faus giuseppetubi Spacinnati lamazza Over gandalf77 andy giorgio43 hadouken bocca56 porcello369 konsolik sukai
ed infine copula.pice, semplicemente perchè c'erano.
Ho provato la sensazione di sentirmi simile fra miei simili, equino tra i più belli.
Vanità? Invidia? Orgoglio? O solo il desiderio di provare ad essere migliore?
Onestamente, un po' di tutte queste cose.
C'è un detto africano che recita così: "Una zebra sarebbe capace di stare immobile dietro le sbarre di una gabbia, pur di sembrare un cavallo bianco".
Concedetemi, ora che sono arrivato qui, solo per una volta, di stare fermo dietro il nero di questo schermo, di farvi vedere solo le mie parole bianche più belle.
Ecco, guardate ancora per un attimo, ed il trucco riuscirà.
Poi tornerò a muovermi, a brucare l'erba davanti a me, alzando il muso se passa una puledra, sperando che si ricordi di aver visto un bellissimo cavallo bianco un attimo prima.
Ciao a tutti, grazie di esserci.
http://www.youtube.com/watc…
cunnikiller, ho dovuto PER FORZA darti il 100esimo K+. Perché ci hai regalato il finale di uno dei più bei film degli ultimi 20 anni; una cinica massima su cui riflettere. E poi, ovviamente, te l'ho dato per avermi definito "il miglior equino che esista"...![]()
![]()
Ops... forse ho sbagliato qualcosa...!
Grande cunnikiller, sei un purosangue!!!
Buonasera, innanzitutto una premessa: non sarò breve.
Buonasera, innanzitutto una premessa: non sarò breve.
Perciò se avete poco o punto tempo, a volte capita, smettete di leggere questo post; potrete farlo in un altro momento, con più calma, tanto tratta di un argomento abbastanza frivolo.
Ci siete ancora? Bene, allora mettetevi comodi ed andiamo a cominciare.
Qualche giorno fa ho raggiunto il traguardo dei 100 post e come per magia, vicino ad ogni nick, sono apparse le due paroline (aumenta e diminuisci) che danno la possibilità di karmare o skarmare.
Per la maggior parte di voi è una cosa ormai ovvia, scontata e probabilmente ne fate uso, quando lo ritenete opportuno. Ma vi sto chiedendo di rammentare quando vi si è presentata questa possibilità, a suo tempo.
Come avete reagito? A chi avete dato il primo K? O ve ne siete bellamente fregati? Magari cambiando idea dopo un certo tempo?
Io, per prima cosa, ho preso la decisione di non assegnare mai dei K-. Eventualmente, se leggerò qualcosa che mi urta, passerò oltre, se non avrò la voglia o la capacità di postare una risposta in cui esprimere il mio dissenso riguardo all'argomento trattato. Altrimenti ci proverò, ma sempre mettendoci la faccia, perchè lo reputo umano, come umano può essere l'avere idee divergenti su di un qualsiasi argomento. Il confrontare i propri pensieri è sempre fonte di miglioramento, al limite anche solo per una delle parti in causa. Forse l'altra non vuol capire, oppure non ce la fa, semplicemente.
Mi vengono in mente, a tal riguardo, le parole che mi disse anni fa una persona più grande di me, quando io avevo appena iniziato a lavorare; capitava che io, da giovane ancora spensierato, poco maturo e con la testa che a volte viaggiava in un mondo tutto suo, eseguissi un lavoro con una certa superficialità, alla carlona quasi, senza dedizione; perchè pensavo magari a tutt'altro che al lavoro, certi giorni. Questa persona, osservando ciò che avevo fatto, scuoteva la testa e mi diceva "Se continui a fare così, resterai sempre un asino, non diverrai mai un cavallo!".
La cosa era anche un po' mortificante, visto che il lavoro mi toccava rifarlo, in quanto era effettivamente impresentabile; non è mai andato oltre quel rimprovero, semplicemente mi diceva di mettere a posto le cose sbagliate, e dovevo ammettere che dopo il lavoro era fatto meglio, non c'erano cazzi.
Un giorno, dopo che mi aveva rivolto quella frase per l'ennesima volta, in un impeto di coraggio, o di incoscienza, ebbi a ribattergli che secondo me "Anche gli asini sono utili a questo mondo!".
Interruppe quel che stava facendo, mi prese da parte e mi spiegò la sua teoria riguardo gli uomini e gli equini.
Mi disse che lui credeva che nascessimo tutti equini; ce n'erano alcuni, più fortunati secondo lui, che nascevano purosangue: animali magnifici, nati per correre e, talvolta, vincere, anche ripetutamente.
Poi c'erano i cavalli cosiddetti normali, adatti ad un rapporto quotidiano di facile gestione con gli esseri umani, un esempio ne erano i Quarter-Horse americani, i più veloci sulle brevi distanze, docili e versatili; o le varie razze europee, alcune tipiche dell'Italia, usate da millenni ormai dagli uomini per varie attività, "Anche per la guerra, purtroppo" mi disse tristemente; o i cavalli da tiro come i Normanni, che amava in modo particolare: da giovane era stato in Belgio, nelle miniere di carbone, all'inizio degli anni '50, e mi raccontò che mentre scendeva a quasi 1500 metri sottoterra, nella più profonda miniera del Paese, aveva visto i cavalli da tiro trainare i carrelli del carbone, li usavano ancora a quell'epoca, seppur nelle gallerie meno profonde; avevano le stalle sottoterra, mangiavano e dormivano lì, non risalivano mai, alcuni diventavano ciechi a causa della scarsità di luce. Un cavallo da tiro usato nelle miniere non veniva mai, mai mandato al macello, una volta finita la sua carriera lavorativa; si era conquistato il diritto di morire di vecchiaia, al pascolo, all'aperto, finalmente libero da doveri. Finito il turno a volte lui passava a carezzarli, quelli in "pensione", pascolavano placidi di fianco ai grandi cumuli di scarti dell'estrazione.
Le sue palpebre si muovevano più velocemente mentre mi raccontava dei cavalli da tiro nelle gallerie della miniera, al ricordo di quegli anni e di quei cavalli si commuoveva ancora.
"E poi" mi disse " ci sono gli asini, come dici tu". Piccoli, relativamente robusti rispetto alla taglia, con un bastone piccolo ed una carota grossa ti portano lontano, non sono delicati come certi cavalli e sono affidabili, checchè ne dicano proverbi e luoghi comuni.
Ma quelli che amava più di tutti erano i muli. Era nato sulle Alpi ed i muli, nell'economia prevalentemente agricola di prima della guerra, erano preziosi; meno cari di un cavallo al momento dell'acquisto, si rivelavano indispensabili per portare persone e cose su percorsi dove un asino non sarebbe bastato e dove un cavallo avrebbe avuto paura a passare, impuntandosi e recalcitrando. I muli erano stati parte integrante della sua vita da giovane, aveva anche fatto il servizio militare nell'artiglieria da montagna appena finita la guerra, affusto, canna e ruote del pezzo venivano caricati su tre muli rispettivamente e portati in alta quota, "E lo trattavi bene il mulo, speravi che non si facesse male, altrimenti toccava a noi soldati portare, o meglio trascinare, il carico, ed era una fatica da bestia" mi diceva ridendo.
"A me, i muli non mi hanno mai tradito o abbandonato", disse perentorio.
Rivolgendosi nuovamente a me, mi disse che io, in quanto giovane, non ero ancora ben catalogabile come equino; probabilmente, anzi quasi sicuramente, non ero nato purosangue, ma restava da decidere cosa fossi, che tipo di cavallo eventualmente avrebbe percorso le strade del mondo che aveva davanti. Era consapevole che un asino non può tramutarsi in cavallo, ma la frase che mi ripeteva doveva farmi capire che un equino, di qualunque specie esso sia, con l'impegno può migliorare, al punto che forse persino un asino, animale umile e parco per antonomasia, poteva fare la sua figura quanto un cavallo di razza; certo, alcune cose ad un asino, un mulo o ad un cavallo normale non possono essere chieste, ma hanno una loro ragione per essere al mondo e possono esser felici e rendere la vita felice ad altri, equini o umani che siano.
Ora sono qui, a pensare ai Karma ed ai Kavalli, o meglio agli equini che ho incontrato su GF.
Purosangue, Quarter-Horse, cavalli da tiro, asini e muli. Ognuno di loro ha dato quanto aveva nei garretti, senza risparmiarsi.
Ce ne sono alcuni però che ricordo meglio di altri, che meritano una K da veri Kavalli. Alcuni la meriterebbero plurima, per come hanno corso.
Il primo tra tutti si chiama Vuotopieno.
Vedere i suoi zoccoli sollevare la terra della pista, vedere le sue parole correre sullo schermo è stata una cosa bellissima, emozionante. Un purosangue, una gioia per gli occhi e per la mente.
Subito dopo, un altro purosangue. Sancazziano, ritiratosi a pascoli privati, a volte bizzoso, ma era tutto carattere, merita K plurimi, prima di tutto per i suoi "Liberi pensieri".
Poi c'è un terzetto: Calacausi, Legendarius, Dindi.
Del primo non dico nulla, ogni tanto sentiamo il suo nitrito su queste praterie.
Di Legendarius ho letto tante cronache ippiche, specie quelle nelle quali non contava il tempo o la posizione a fine corsa, erano semplici sgambate, come con Ada e Ines, e poi giù fino al Congo; non l'ho mai ringraziato per tutti quei momenti, ho sempre guardato e, tacendo, cercato di imparare, anche se so che non correrò mai con quella grazia e disinvoltura, è un dono che non posseggo.
E poi Dindi, per tante, tante, tante galoppate, per il comune gusto di leccare zuccherini e per "La pecorina stanca".
Ci sono tutti gli altri, naturalmente.
Sto tirando giù l'elenco, continuerò a parlarvi di equini che ho incontrato e con alcuni dei quali ho galoppato, trottato o semplicemente sono andato al passo, godendo della loro compagnia.
Per ora mi fermo qui, con una piccola richiesta: chiedo a tutti (e tutte) quelli che ho citato e citerò di non contraccambiare il mio K; lo so che è inusuale, che vi piace farlo, che forse lo ritenete giusto, ma vi chiedo di non farlo, di aspettare un'altra occasione, se mai ci sarà, nei miei riguardi.
Se volete potete rispondermi qui, o mandarmi un MP, o semplicemente passare oltre e non dimenticare.
continua...
Post molto simpatico che fa un po' riflettere (ben oltre la passera) sul nostro percorso di vita, sui "risultati" ottenuti, sul dove andiamo o stiamo andando, sul dove vorremmo essere e sopprattutto cosa essere.
Buonasera, innanzitutto una premessa: non sarò breve.
Perciò se avete poco o punto tempo, a volte capita, smettete di leggere questo post; potrete farlo in un altro momento, con più calma, tanto tratta di un argomento abbastanza frivolo.
Ci siete ancora? Bene, allora mettetevi comodi ed andiamo a cominciare.
Qualche giorno fa ho raggiunto il traguardo dei 100 post e come per magia, vicino ad ogni nick, sono apparse le due paroline (aumenta e diminuisci) che danno la possibilità di karmare o skarmare.
Per la maggior parte di voi è una cosa ormai ovvia, scontata e probabilmente ne fate uso, quando lo ritenete opportuno. Ma vi sto chiedendo di rammentare quando vi si è presentata questa possibilità, a suo tempo.
Come avete reagito? A chi avete dato il primo K? O ve ne siete bellamente fregati? Magari cambiando idea dopo un certo tempo?
Io, per prima cosa, ho preso la decisione di non assegnare mai dei K-. Eventualmente, se leggerò qualcosa che mi urta, passerò oltre, se non avrò la voglia o la capacità di postare una risposta in cui esprimere il mio dissenso riguardo all'argomento trattato. Altrimenti ci proverò, ma sempre mettendoci la faccia, perchè lo reputo umano, come umano può essere l'avere idee divergenti su di un qualsiasi argomento. Il confrontare i propri pensieri è sempre fonte di miglioramento, al limite anche solo per una delle parti in causa. Forse l'altra non vuol capire, oppure non ce la fa, semplicemente.
Mi vengono in mente, a tal riguardo, le parole che mi disse anni fa una persona più grande di me, quando io avevo appena iniziato a lavorare; capitava che io, da giovane ancora spensierato, poco maturo e con la testa che a volte viaggiava in un mondo tutto suo, eseguissi un lavoro con una certa superficialità, alla carlona quasi, senza dedizione; perchè pensavo magari a tutt'altro che al lavoro, certi giorni. Questa persona, osservando ciò che avevo fatto, scuoteva la testa e mi diceva "Se continui a fare così, resterai sempre un asino, non diverrai mai un cavallo!".
La cosa era anche un po' mortificante, visto che il lavoro mi toccava rifarlo, in quanto era effettivamente impresentabile; non è mai andato oltre quel rimprovero, semplicemente mi diceva di mettere a posto le cose sbagliate, e dovevo ammettere che dopo il lavoro era fatto meglio, non c'erano cazzi.
Un giorno, dopo che mi aveva rivolto quella frase per l'ennesima volta, in un impeto di coraggio, o di incoscienza, ebbi a ribattergli che secondo me "Anche gli asini sono utili a questo mondo!".
Interruppe quel che stava facendo, mi prese da parte e mi spiegò la sua teoria riguardo gli uomini e gli equini.
Mi disse che lui credeva che nascessimo tutti equini; ce n'erano alcuni, più fortunati secondo lui, che nascevano purosangue: animali magnifici, nati per correre e, talvolta, vincere, anche ripetutamente.
Poi c'erano i cavalli cosiddetti normali, adatti ad un rapporto quotidiano di facile gestione con gli esseri umani, un esempio ne erano i Quarter-Horse americani, i più veloci sulle brevi distanze, docili e versatili; o le varie razze europee, alcune tipiche dell'Italia, usate da millenni ormai dagli uomini per varie attività, "Anche per la guerra, purtroppo" mi disse tristemente; o i cavalli da tiro come i Normanni, che amava in modo particolare: da giovane era stato in Belgio, nelle miniere di carbone, all'inizio degli anni '50, e mi raccontò che mentre scendeva a quasi 1500 metri sottoterra, nella più profonda miniera del Paese, aveva visto i cavalli da tiro trainare i carrelli del carbone, li usavano ancora a quell'epoca, seppur nelle gallerie meno profonde; avevano le stalle sottoterra, mangiavano e dormivano lì, non risalivano mai, alcuni diventavano ciechi a causa della scarsità di luce. Un cavallo da tiro usato nelle miniere non veniva mai, mai mandato al macello, una volta finita la sua carriera lavorativa; si era conquistato il diritto di morire di vecchiaia, al pascolo, all'aperto, finalmente libero da doveri. Finito il turno a volte lui passava a carezzarli, quelli in "pensione", pascolavano placidi di fianco ai grandi cumuli di scarti dell'estrazione.
Le sue palpebre si muovevano più velocemente mentre mi raccontava dei cavalli da tiro nelle gallerie della miniera, al ricordo di quegli anni e di quei cavalli si commuoveva ancora.
"E poi" mi disse " ci sono gli asini, come dici tu". Piccoli, relativamente robusti rispetto alla taglia, con un bastone piccolo ed una carota grossa ti portano lontano, non sono delicati come certi cavalli e sono affidabili, checchè ne dicano proverbi e luoghi comuni.
Ma quelli che amava più di tutti erano i muli. Era nato sulle Alpi ed i muli, nell'economia prevalentemente agricola di prima della guerra, erano preziosi; meno cari di un cavallo al momento dell'acquisto, si rivelavano indispensabili per portare persone e cose su percorsi dove un asino non sarebbe bastato e dove un cavallo avrebbe avuto paura a passare, impuntandosi e recalcitrando. I muli erano stati parte integrante della sua vita da giovane, aveva anche fatto il servizio militare nell'artiglieria da montagna appena finita la guerra, affusto, canna e ruote del pezzo venivano caricati su tre muli rispettivamente e portati in alta quota, "E lo trattavi bene il mulo, speravi che non si facesse male, altrimenti toccava a noi soldati portare, o meglio trascinare, il carico, ed era una fatica da bestia" mi diceva ridendo.
"A me, i muli non mi hanno mai tradito o abbandonato", disse perentorio.
Rivolgendosi nuovamente a me, mi disse che io, in quanto giovane, non ero ancora ben catalogabile come equino; probabilmente, anzi quasi sicuramente, non ero nato purosangue, ma restava da decidere cosa fossi, che tipo di cavallo eventualmente avrebbe percorso le strade del mondo che aveva davanti. Era consapevole che un asino non può tramutarsi in cavallo, ma la frase che mi ripeteva doveva farmi capire che un equino, di qualunque specie esso sia, con l'impegno può migliorare, al punto che forse persino un asino, animale umile e parco per antonomasia, poteva fare la sua figura quanto un cavallo di razza; certo, alcune cose ad un asino, un mulo o ad un cavallo normale non possono essere chieste, ma hanno una loro ragione per essere al mondo e possono esser felici e rendere la vita felice ad altri, equini o umani che siano.
Ora sono qui, a pensare ai Karma ed ai Kavalli, o meglio agli equini che ho incontrato su GF.
Purosangue, Quarter-Horse, cavalli da tiro, asini e muli. Ognuno di loro ha dato quanto aveva nei garretti, senza risparmiarsi.
Ce ne sono alcuni però che ricordo meglio di altri, che meritano una K da veri Kavalli. Alcuni la meriterebbero plurima, per come hanno corso.
Il primo tra tutti si chiama Vuotopieno.
Vedere i suoi zoccoli sollevare la terra della pista, vedere le sue parole correre sullo schermo è stata una cosa bellissima, emozionante. Un purosangue, una gioia per gli occhi e per la mente.
Subito dopo, un altro purosangue. Sancazziano, ritiratosi a pascoli privati, a volte bizzoso, ma era tutto carattere, merita K plurimi, prima di tutto per i suoi "Liberi pensieri".
Poi c'è un terzetto: Calacausi, Legendarius, Dindi.
Del primo non dico nulla, ogni tanto sentiamo il suo nitrito su queste praterie.
Di Legendarius ho letto tante cronache ippiche, specie quelle nelle quali non contava il tempo o la posizione a fine corsa, erano semplici sgambate, come con Ada e Ines, e poi giù fino al Congo; non l'ho mai ringraziato per tutti quei momenti, ho sempre guardato e, tacendo, cercato di imparare, anche se so che non correrò mai con quella grazia e disinvoltura, è un dono che non posseggo.
E poi Dindi, per tante, tante, tante galoppate, per il comune gusto di leccare zuccherini e per "La pecorina stanca".
Ci sono tutti gli altri, naturalmente.
Sto tirando giù l'elenco, continuerò a parlarvi di equini che ho incontrato e con alcuni dei quali ho galoppato, trottato o semplicemente sono andato al passo, godendo della loro compagnia.
Per ora mi fermo qui, con una piccola richiesta: chiedo a tutti (e tutte) quelli che ho citato e citerò di non contraccambiare il mio K; lo so che è inusuale, che vi piace farlo, che forse lo ritenete giusto, ma vi chiedo di non farlo, di aspettare un'altra occasione, se mai ci sarà, nei miei riguardi.
Se volete potete rispondermi qui, o mandarmi un MP, o semplicemente passare oltre e non dimenticare.
continua...