VP
http://tinyurl.com/lkhxarpTorno subito...
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par bleu
"entro il mio cuore urla ancora la fanciullezza ma non posso più ascoltarla, lo faccio per il suo bene, fuori non è più il mondo che ricorda".
...dentro il cuore vola ancora la fanciullezza, e io voglio ascoltarla perche' il mondo sono io.
pensavo il pisello![]()
Mah... all'epoca si intendeva con "Glielo hai chiesto?" tutto, chiedere a qualcuno di volersi "fidanzare" era un grandissimo passo: ci voleva coraggio e sangue freddo, quindi spesso si mandava l'amico in avanscoperta...
Avevo 12 anni e la prima ragazzina "me lo chiese"
Non so oggi i ragazzini, probabilmente con un sms.
Avevo 12 anni e la prima ragazzina "me lo chiese"
Questo tuo racconto hanno fatto scendere una lacrima.
Permettetemi un tuffo nel passato.
Quando ero bambino mia madre con grandi sacrifici comprò una casa, io e i miei fratelli eravamo felici perchè ci sentivamo ricchi, anche se l'abitazione era situata in una pessima zona( Via Gola, Navigli), all'epoca non c'erano i locali della movida, c'era tanta povertà, i primi stranieri e qualche artista.
Una casa di ringhiera con il bagno in comune sul ballatoio, la doccia si faceva al sabato ai bagni pubblici, andavo con i miei fratelli più grandi ed era una festa: risate e scherzi.
Al mercoledì mangiavamo pollo, perchè mia madre lo comprava al mercato, ed era festa perchè c'erano anche le patatine, io le divoravo mentre guardavo alla tivvù in B/N jeeg robot d'acciao.
Tornano alla mia mente gli assolati pomeriggi di infinite partite a pallone, le mamme che urlavano i nostri nomi per i compiti e noi:" mamma, ancora 5 minuti, ti prego".
Avevo 12 anni e la prima ragazzina "me lo chiese": "Ci mettiamo insieme?", stupore e meraviglia spalancarono il mio cuore riconoscente.
Con 200 lire facevo interminabili partite al videogioco del bar, con gli amici mangiavamo il ghiacciolo rosso e ridavamo come matti perchè sapevamo che poi sembravamo dei trans.
D'estate correvamo per le strade della zona, ad inventarci passatempi e a far danni, spesso venivamo sgridati dagli adulti ma sentivo la libertà esplodere dentro la mia anima, non è mai più stato così.
Il primo schiaffo da mia madre, piansi perchè l'avevo delusa, avevo fatto soffrire la persona più importante della mia vita, e ancora oggi non me lo perdono.
I vestiti erano puliti per mezza giornata, poi dopo la scuola: ci si arrampicava sugli alberi, si giocava per terra a biglie, ci si sporcava col gelato, preferibilmente quello della gelateria Torricelli.
Le merende con le girelle o pane nutella, ma prima ancora solo pane bagnato con sopra zucchero, non mi importava, tanto poi c'era Goldrake!
Il primo motorino, un Ciao Piaggio, sembrava che avessi una Harley, era festa per tutta la compagnia, tutti ci hanno fatto almeno un giro, anche chi non l'avrebbe mai avuto perchè di famiglia povera, mi sentivo un Re in sella al mio Ciao e le ragazzine mi facevano il filo.
Non pensavo al tempo, vivevo il momento, perchè c'era sempre il momento per fare o incontrare.
Gli amici si chiamavano al citofono e si faceva colletta per entrare nel cinema porno cercando di sembrare maggiorenni, ovviamente la maggiornza non riusciva ad entrare e aspettava fuori a proiezione finita tutti i dettagli dai fortunati che riuscivano a vedere il film.
Si giocava per strada e non ti sentivi in pericolo, d'estate Milano era veramente deserta, io rimanevo da solo in città, ma questa solitudine l'apprezzavo, giravo con il tram tutto il centro, amavo alla follia il silenzio e il poter tanto pensare.
Nelle mie tasche c'erano pochi spiccioli, sapevo che prima di sera li avrei spesi, ma in cosa? ero sempre indeciso, ma quando riuscivo a comprare un pacchetto di patatine Sancarlo con la sorpresa, ebbene, non sapete, ero realizzato, nulla mi mancava, avevo investito sulla mia felicità.
Si alternavano partite a figurine Panini a scambi più o meno borsistici: " Platini vale meno di Tardelli o Malizia più di Benetti".
Scorreva veloce la mia vita, passo dopo passo sempre più prigoniero, meno libero, più cosciente e più infelice.
Alfredino Rampi segnò la mia infanzia e mi fece piangere di terrore e tristezza.
Poi venne la cultura, la consapevolezza, il terrorismo, la mafia, la sinistra e la destra, il sesso, gli amici morti che ci siamo persi per l'eroina.
Il lavoro duro, le responsabilità, il futuro incerto.
In che momento abbandoni il bambino, la gioia di vivere,la scoperta?
Qual'è l'attimo esatto in cui passi tra la meravigliosa apertura verso il mondo e l'individualsmo per sopravvivere?
A che punto della tua vita comici ad accontentarti invece di mordere il cristallino e puro sogno?
Non rimani più a bocca aperta con gli occhi lucidi di felicità guardando una cosa che non sia a pagamento o faccia schifo?
Dentro il mio cuore urla ancora la fanciullezza ma non posso più ascoltarla, lo faccio per il suo bene, fuori non è più il mondo che ricorda.
Gia...lo stupore che troppo presto ci viene strappato via
Non rimani più a bocca aperta con gli occhi lucidi di felicità
Bellissimo salto nel passato che mi ci hai fatto fare ai fatto riaffiorare vecchi ricordi di un epoca spensierata dove non si sapeva cosa fossero i problemi.Anchio ebbi un Ciao della piaggio fu il primo ed unico 50ino ma mi sentivo libero su di esso.Grande Vuotino i tuoi racconti elevano lo spirito e ci regalano gioia.Alla tua domanda su quando cominciamo ad accontentarci non saprei rispondere forse iniziamo ad accontentarci quando col tempo iniziamo a smettere di sognare o ci dimentichiamo dei nostri sogni.So questo sei una persona eccezzionale a te dico forza ogni tanto libera il fanciullo che c'è in te.
Permettetemi un tuffo nel passato.
Quando ero bambino mia madre con grandi sacrifici comprò una casa, io e i miei fratelli eravamo felici perchè ci sentivamo ricchi, anche se l'abitazione era situata in una pessima zona( Via Gola, Navigli), all'epoca non c'erano i locali della movida, c'era tanta povertà, i primi stranieri e qualche artista.
Una casa di ringhiera con il bagno in comune sul ballatoio, la doccia si faceva al sabato ai bagni pubblici, andavo con i miei fratelli più grandi ed era una festa: risate e scherzi.
Al mercoledì mangiavamo pollo, perchè mia madre lo comprava al mercato, ed era festa perchè c'erano anche le patatine, io le divoravo mentre guardavo alla tivvù in B/N jeeg robot d'acciao.
Tornano alla mia mente gli assolati pomeriggi di infinite partite a pallone, le mamme che urlavano i nostri nomi per i compiti e noi:" mamma, ancora 5 minuti, ti prego".
Avevo 12 anni e la prima ragazzina "me lo chiese": "Ci mettiamo insieme?", stupore e meraviglia spalancarono il mio cuore riconoscente.
Con 200 lire facevo interminabili partite al videogioco del bar, con gli amici mangiavamo il ghiacciolo rosso e ridavamo come matti perchè sapevamo che poi sembravamo dei trans.
D'estate correvamo per le strade della zona, ad inventarci passatempi e a far danni, spesso venivamo sgridati dagli adulti ma sentivo la libertà esplodere dentro la mia anima, non è mai più stato così.
Il primo schiaffo da mia madre, piansi perchè l'avevo delusa, avevo fatto soffrire la persona più importante della mia vita, e ancora oggi non me lo perdono.
I vestiti erano puliti per mezza giornata, poi dopo la scuola: ci si arrampicava sugli alberi, si giocava per terra a biglie, ci si sporcava col gelato, preferibilmente quello della gelateria Torricelli.
Le merende con le girelle o pane nutella, ma prima ancora solo pane bagnato con sopra zucchero, non mi importava, tanto poi c'era Goldrake!
Il primo motorino, un Ciao Piaggio, sembrava che avessi una Harley, era festa per tutta la compagnia, tutti ci hanno fatto almeno un giro, anche chi non l'avrebbe mai avuto perchè di famiglia povera, mi sentivo un Re in sella al mio Ciao e le ragazzine mi facevano il filo.
Non pensavo al tempo, vivevo il momento, perchè c'era sempre il momento per fare o incontrare.
Gli amici si chiamavano al citofono e si faceva colletta per entrare nel cinema porno cercando di sembrare maggiorenni, ovviamente la maggiornza non riusciva ad entrare e aspettava fuori a proiezione finita tutti i dettagli dai fortunati che riuscivano a vedere il film.
Si giocava per strada e non ti sentivi in pericolo, d'estate Milano era veramente deserta, io rimanevo da solo in città, ma questa solitudine l'apprezzavo, giravo con il tram tutto il centro, amavo alla follia il silenzio e il poter tanto pensare.
Nelle mie tasche c'erano pochi spiccioli, sapevo che prima di sera li avrei spesi, ma in cosa? ero sempre indeciso, ma quando riuscivo a comprare un pacchetto di patatine Sancarlo con la sorpresa, ebbene, non sapete, ero realizzato, nulla mi mancava, avevo investito sulla mia felicità.
Si alternavano partite a figurine Panini a scambi più o meno borsistici: " Platini vale meno di Tardelli o Malizia più di Benetti".
Scorreva veloce la mia vita, passo dopo passo sempre più prigoniero, meno libero, più cosciente e più infelice.
Alfredino Rampi segnò la mia infanzia e mi fece piangere di terrore e tristezza.
Poi venne la cultura, la consapevolezza, il terrorismo, la mafia, la sinistra e la destra, il sesso, gli amici morti che ci siamo persi per l'eroina.
Il lavoro duro, le responsabilità, il futuro incerto.
In che momento abbandoni il bambino, la gioia di vivere,la scoperta?
Qual'è l'attimo esatto in cui passi tra la meravigliosa apertura verso il mondo e l'individualsmo per sopravvivere?
A che punto della tua vita comici ad accontentarti invece di mordere il cristallino e puro sogno?
Non rimani più a bocca aperta con gli occhi lucidi di felicità guardando una cosa che non sia a pagamento o faccia schifo?
Dentro il mio cuore urla ancora la fanciullezza ma non posso più ascoltarla, lo faccio per il suo bene, fuori non è più il mondo che ricorda.
Mi rispecchio
Permettetemi un tuffo nel passato.
Quando ero bambino mia madre con grandi sacrifici comprò una casa, io e i miei fratelli eravamo felici perchè ci sentivamo ricchi, anche se l'abitazione era situata in una pessima zona( Via Gola, Navigli), all'epoca non c'erano i locali della movida, c'era tanta povertà, i primi stranieri e qualche artista.
Una casa di ringhiera con il bagno in comune sul ballatoio, la doccia si faceva al sabato ai bagni pubblici, andavo con i miei fratelli più grandi ed era una festa: risate e scherzi.
Al mercoledì mangiavamo pollo, perchè mia madre lo comprava al mercato, ed era festa perchè c'erano anche le patatine, io le divoravo mentre guardavo alla tivvù in B/N jeeg robot d'acciao.
Tornano alla mia mente gli assolati pomeriggi di infinite partite a pallone, le mamme che urlavano i nostri nomi per i compiti e noi:" mamma, ancora 5 minuti, ti prego".
Avevo 12 anni e la prima ragazzina "me lo chiese": "Ci mettiamo insieme?", stupore e meraviglia spalancarono il mio cuore riconoscente.
Con 200 lire facevo interminabili partite al videogioco del bar, con gli amici mangiavamo il ghiacciolo rosso e ridavamo come matti perchè sapevamo che poi sembravamo dei trans.
D'estate correvamo per le strade della zona, ad inventarci passatempi e a far danni, spesso venivamo sgridati dagli adulti ma sentivo la libertà esplodere dentro la mia anima, non è mai più stato così.
Il primo schiaffo da mia madre, piansi perchè l'avevo delusa, avevo fatto soffrire la persona più importante della mia vita, e ancora oggi non me lo perdono.
I vestiti erano puliti per mezza giornata, poi dopo la scuola: ci si arrampicava sugli alberi, si giocava per terra a biglie, ci si sporcava col gelato, preferibilmente quello della gelateria Torricelli.
Le merende con le girelle o pane nutella, ma prima ancora solo pane bagnato con sopra zucchero, non mi importava, tanto poi c'era Goldrake!
Il primo motorino, un Ciao Piaggio, sembrava che avessi una Harley, era festa per tutta la compagnia, tutti ci hanno fatto almeno un giro, anche chi non l'avrebbe mai avuto perchè di famiglia povera, mi sentivo un Re in sella al mio Ciao e le ragazzine mi facevano il filo.
Non pensavo al tempo, vivevo il momento, perchè c'era sempre il momento per fare o incontrare.
Gli amici si chiamavano al citofono e si faceva colletta per entrare nel cinema porno cercando di sembrare maggiorenni, ovviamente la maggiornza non riusciva ad entrare e aspettava fuori a proiezione finita tutti i dettagli dai fortunati che riuscivano a vedere il film.
Si giocava per strada e non ti sentivi in pericolo, d'estate Milano era veramente deserta, io rimanevo da solo in città, ma questa solitudine l'apprezzavo, giravo con il tram tutto il centro, amavo alla follia il silenzio e il poter tanto pensare.
Nelle mie tasche c'erano pochi spiccioli, sapevo che prima di sera li avrei spesi, ma in cosa? ero sempre indeciso, ma quando riuscivo a comprare un pacchetto di patatine Sancarlo con la sorpresa, ebbene, non sapete, ero realizzato, nulla mi mancava, avevo investito sulla mia felicità.
Si alternavano partite a figurine Panini a scambi più o meno borsistici: " Platini vale meno di Tardelli o Malizia più di Benetti".
Scorreva veloce la mia vita, passo dopo passo sempre più prigoniero, meno libero, più cosciente e più infelice.
Alfredino Rampi segnò la mia infanzia e mi fece piangere di terrore e tristezza.
Poi venne la cultura, la consapevolezza, il terrorismo, la mafia, la sinistra e la destra, il sesso, gli amici morti che ci siamo persi per l'eroina.
Il lavoro duro, le responsabilità, il futuro incerto.
In che momento abbandoni il bambino, la gioia di vivere,la scoperta?
Qual'è l'attimo esatto in cui passi tra la meravigliosa apertura verso il mondo e l'individualsmo per sopravvivere?
A che punto della tua vita comici ad accontentarti invece di mordere il cristallino e puro sogno?
Non rimani più a bocca aperta con gli occhi lucidi di felicità guardando una cosa che non sia a pagamento o faccia schifo?
Dentro il mio cuore urla ancora la fanciullezza ma non posso più ascoltarla, lo faccio per il suo bene, fuori non è più il mondo che ricorda.
WOW
Permettetemi un tuffo nel passato.
Quando ero bambino mia madre con grandi sacrifici comprò una casa, io e i miei fratelli eravamo felici perchè ci sentivamo ricchi, anche se l'abitazione era situata in una pessima zona( Via Gola, Navigli), all'epoca non c'erano i locali della movida, c'era tanta povertà, i primi stranieri e qualche artista.
Una casa di ringhiera con il bagno in comune sul ballatoio, la doccia si faceva al sabato ai bagni pubblici, andavo con i miei fratelli più grandi ed era una festa: risate e scherzi.
Al mercoledì mangiavamo pollo, perchè mia madre lo comprava al mercato, ed era festa perchè c'erano anche le patatine, io le divoravo mentre guardavo alla tivvù in B/N jeeg robot d'acciao.
Tornano alla mia mente gli assolati pomeriggi di infinite partite a pallone, le mamme che urlavano i nostri nomi per i compiti e noi:" mamma, ancora 5 minuti, ti prego".
Avevo 12 anni e la prima ragazzina "me lo chiese": "Ci mettiamo insieme?", stupore e meraviglia spalancarono il mio cuore riconoscente.
Con 200 lire facevo interminabili partite al videogioco del bar, con gli amici mangiavamo il ghiacciolo rosso e ridavamo come matti perchè sapevamo che poi sembravamo dei trans.
D'estate correvamo per le strade della zona, ad inventarci passatempi e a far danni, spesso venivamo sgridati dagli adulti ma sentivo la libertà esplodere dentro la mia anima, non è mai più stato così.
Il primo schiaffo da mia madre, piansi perchè l'avevo delusa, avevo fatto soffrire la persona più importante della mia vita, e ancora oggi non me lo perdono.
I vestiti erano puliti per mezza giornata, poi dopo la scuola: ci si arrampicava sugli alberi, si giocava per terra a biglie, ci si sporcava col gelato, preferibilmente quello della gelateria Torricelli.
Le merende con le girelle o pane nutella, ma prima ancora solo pane bagnato con sopra zucchero, non mi importava, tanto poi c'era Goldrake!
Il primo motorino, un Ciao Piaggio, sembrava che avessi una Harley, era festa per tutta la compagnia, tutti ci hanno fatto almeno un giro, anche chi non l'avrebbe mai avuto perchè di famiglia povera, mi sentivo un Re in sella al mio Ciao e le ragazzine mi facevano il filo.
Non pensavo al tempo, vivevo il momento, perchè c'era sempre il momento per fare o incontrare.
Gli amici si chiamavano al citofono e si faceva colletta per entrare nel cinema porno cercando di sembrare maggiorenni, ovviamente la maggiornza non riusciva ad entrare e aspettava fuori a proiezione finita tutti i dettagli dai fortunati che riuscivano a vedere il film.
Si giocava per strada e non ti sentivi in pericolo, d'estate Milano era veramente deserta, io rimanevo da solo in città, ma questa solitudine l'apprezzavo, giravo con il tram tutto il centro, amavo alla follia il silenzio e il poter tanto pensare.
Nelle mie tasche c'erano pochi spiccioli, sapevo che prima di sera li avrei spesi, ma in cosa? ero sempre indeciso, ma quando riuscivo a comprare un pacchetto di patatine Sancarlo con la sorpresa, ebbene, non sapete, ero realizzato, nulla mi mancava, avevo investito sulla mia felicità.
Si alternavano partite a figurine Panini a scambi più o meno borsistici: " Platini vale meno di Tardelli o Malizia più di Benetti".
Scorreva veloce la mia vita, passo dopo passo sempre più prigoniero, meno libero, più cosciente e più infelice.
Alfredino Rampi segnò la mia infanzia e mi fece piangere di terrore e tristezza.
Poi venne la cultura, la consapevolezza, il terrorismo, la mafia, la sinistra e la destra, il sesso, gli amici morti che ci siamo persi per l'eroina.
Il lavoro duro, le responsabilità, il futuro incerto.
In che momento abbandoni il bambino, la gioia di vivere,la scoperta?
Qual'è l'attimo esatto in cui passi tra la meravigliosa apertura verso il mondo e l'individualsmo per sopravvivere?
A che punto della tua vita comici ad accontentarti invece di mordere il cristallino e puro sogno?
Non rimani più a bocca aperta con gli occhi lucidi di felicità guardando una cosa che non sia a pagamento o faccia schifo?
Dentro il mio cuore urla ancora la fanciullezza ma non posso più ascoltarla, lo faccio per il suo bene, fuori non è più il mondo che ricorda.
Permettetemi un tuffo nel passato.
Quando ero bambino mia madre con grandi sacrifici comprò una casa, io e i miei fratelli eravamo felici perchè ci sentivamo ricchi, anche se l'abitazione era situata in una pessima zona( Via Gola, Navigli), all'epoca non c'erano i locali della movida, c'era tanta povertà, i primi stranieri e qualche artista.
Una casa di ringhiera con il bagno in comune sul ballatoio, la doccia si faceva al sabato ai bagni pubblici, andavo con i miei fratelli più grandi ed era una festa: risate e scherzi.
Al mercoledì mangiavamo pollo, perchè mia madre lo comprava al mercato, ed era festa perchè c'erano anche le patatine, io le divoravo mentre guardavo alla tivvù in B/N jeeg robot d'acciao.
Tornano alla mia mente gli assolati pomeriggi di infinite partite a pallone, le mamme che urlavano i nostri nomi per i compiti e noi:" mamma, ancora 5 minuti, ti prego".
Avevo 12 anni e la prima ragazzina "me lo chiese": "Ci mettiamo insieme?", stupore e meraviglia spalancarono il mio cuore riconoscente.
Con 200 lire facevo interminabili partite al videogioco del bar, con gli amici mangiavamo il ghiacciolo rosso e ridavamo come matti perchè sapevamo che poi sembravamo dei trans.
D'estate correvamo per le strade della zona, ad inventarci passatempi e a far danni, spesso venivamo sgridati dagli adulti ma sentivo la libertà esplodere dentro la mia anima, non è mai più stato così.
Il primo schiaffo da mia madre, piansi perchè l'avevo delusa, avevo fatto soffrire la persona più importante della mia vita, e ancora oggi non me lo perdono.
I vestiti erano puliti per mezza giornata, poi dopo la scuola: ci si arrampicava sugli alberi, si giocava per terra a biglie, ci si sporcava col gelato, preferibilmente quello della gelateria Torricelli.
Le merende con le girelle o pane nutella, ma prima ancora solo pane bagnato con sopra zucchero, non mi importava, tanto poi c'era Goldrake!
Il primo motorino, un Ciao Piaggio, sembrava che avessi una Harley, era festa per tutta la compagnia, tutti ci hanno fatto almeno un giro, anche chi non l'avrebbe mai avuto perchè di famiglia povera, mi sentivo un Re in sella al mio Ciao e le ragazzine mi facevano il filo.
Non pensavo al tempo, vivevo il momento, perchè c'era sempre il momento per fare o incontrare.
Gli amici si chiamavano al citofono e si faceva colletta per entrare nel cinema porno cercando di sembrare maggiorenni, ovviamente la maggiornza non riusciva ad entrare e aspettava fuori a proiezione finita tutti i dettagli dai fortunati che riuscivano a vedere il film.
Si giocava per strada e non ti sentivi in pericolo, d'estate Milano era veramente deserta, io rimanevo da solo in città, ma questa solitudine l'apprezzavo, giravo con il tram tutto il centro, amavo alla follia il silenzio e il poter tanto pensare.
Nelle mie tasche c'erano pochi spiccioli, sapevo che prima di sera li avrei spesi, ma in cosa? ero sempre indeciso, ma quando riuscivo a comprare un pacchetto di patatine Sancarlo con la sorpresa, ebbene, non sapete, ero realizzato, nulla mi mancava, avevo investito sulla mia felicità.
Si alternavano partite a figurine Panini a scambi più o meno borsistici: " Platini vale meno di Tardelli o Malizia più di Benetti".
Scorreva veloce la mia vita, passo dopo passo sempre più prigoniero, meno libero, più cosciente e più infelice.
Alfredino Rampi segnò la mia infanzia e mi fece piangere di terrore e tristezza.
Poi venne la cultura, la consapevolezza, il terrorismo, la mafia, la sinistra e la destra, il sesso, gli amici morti che ci siamo persi per l'eroina.
Il lavoro duro, le responsabilità, il futuro incerto.
In che momento abbandoni il bambino, la gioia di vivere,la scoperta?
Qual'è l'attimo esatto in cui passi tra la meravigliosa apertura verso il mondo e l'individualsmo per sopravvivere?
A che punto della tua vita comici ad accontentarti invece di mordere il cristallino e puro sogno?
Non rimani più a bocca aperta con gli occhi lucidi di felicità guardando una cosa che non sia a pagamento o faccia schifo?
Dentro il mio cuore urla ancora la fanciullezza ma non posso più ascoltarla, lo faccio per il suo bene, fuori non è più il mondo che ricorda.