Dopo l’incontro di qualche sera fa mi sono proprio reso conto che a fare la qualità della prestazione è senz’altro la particolare disponibilità della ragazza (delle attitudini di Simona ho scritto tutto quello che potevo dire e non aggiungo più niente), ma è anche la variegata fungibilità dell’imbosco.
Di recente ho ciulato o mi sono fatto spompinare sulle panchine o in piedi in parchi e in altri angoli urbani in cui ho cercato di fare in fretta perché la situazione non era mai del tutto rilassante, in macchina al caldo in posti dove le ragazze escludevano di poter uscire, davanti a un cimitero, dentro un edificio diroccato, e quante volte poi sotto condomini, in parcheggi non molto rassicuranti, fra il cemento di aree industriali spettrali… Non è mancata la diurna che ha una bella frasca naturalistica, ma poi non scende dall’auto per non inzaccherarsi le scarpe!
Può essere utile sapere come invece Simona disponga di un ottimo rifugio, che chiaramente evito di identificare e tantomeno di ubicare visto che non è permesso fornire questo dettaglio, limitandomi semplicemente a descrivere le sue speciali potenzialità. È uno sterrato quadrangolare, che fa sì riferimento ad un nucleo abitato, ma con distanze tali da consentire di appartarsi senza essere disturbati dai movimenti altrui. Dunque come è ovvio si può consumare dentro o fuori la macchina, nel modo più classico, in piedi appoggiati al cofano o ad una fiancata. C’è però una risorsa ulteriore: su un angolo si apre come un varco, fra la siepe a destra e la boscaglia a sinistra, che digrada lievemente in un campo; basta occupare con la macchina la piccola rampa e poi si scende tranquilli isolandosi fra la terra e gli alberi dove, se non è troppo bagnato o freddo, Simona contempla nella sua offerta l’amplesso sdraiati sull’erba, stendendosi su una spugna grande o magari anche su uno di quei teli usati per asciugarsi dopo la doccia che si rubano negli alberghi. Questo consente stimolanti variazioni rispetto alle solite posizioni automobilistiche.
Non so in quanti altri posti avrei potuto sperimentare, per i soliti 30 euri, lo splendido Notturno bucolico dell’ultima volta, né negli ultimi tempi altre ragazze mi avevano prospettato una situazione simile, che dovrebbe raccontarvi un narratore più ispirato di me: o un Leopardi un po’ meno sfigato o un Bukowski un po’ più romantico. In ogni caso, una delle ultime sere, fresca, ventilata ma abbastanza asciutta, ci siamo spogliati e messi comodi in questo ambiente agreste, sotto una luna molto luminosa. Invero durante il 69 contemplativo preliminare, nel muoversi, le chiappe di Simona, occupando il mio campo visivo, provocavano temporanee eclissi lunari, ma non era difficile per me recuperare la prospettiva simultanea sul suo culetto piccolo, sodo, bianco e fragrante che avevo in faccia, e sull’astro notturno. È seguita una smorza-candela con Simona sopra di me sempre irradiata da questa intensa luminosità. Abbiamo concluso la nostra scopata campagnola in missionaria, abbracciati, mentre con una mano le tenevo leggermente sollevata la nuca per non farle inzuppare i capelli (la mia spugna era più corta del necessario e l’erba era rugiadosa nonostante fosse stata una bella giornata), il mio viso quasi nella terra.
Di recente ho ciulato o mi sono fatto spompinare sulle panchine o in piedi in parchi e in altri angoli urbani in cui ho cercato di fare in fretta perché la situazione non era mai del tutto rilassante, in macchina al caldo in posti dove le ragazze escludevano di poter uscire, davanti a un cimitero, dentro un edificio diroccato, e quante volte poi sotto condomini, in parcheggi non molto rassicuranti, fra il cemento di aree industriali spettrali… Non è mancata la diurna che ha una bella frasca naturalistica, ma poi non scende dall’auto per non inzaccherarsi le scarpe!
Può essere utile sapere come invece Simona disponga di un ottimo rifugio, che chiaramente evito di identificare e tantomeno di ubicare visto che non è permesso fornire questo dettaglio, limitandomi semplicemente a descrivere le sue speciali potenzialità. È uno sterrato quadrangolare, che fa sì riferimento ad un nucleo abitato, ma con distanze tali da consentire di appartarsi senza essere disturbati dai movimenti altrui. Dunque come è ovvio si può consumare dentro o fuori la macchina, nel modo più classico, in piedi appoggiati al cofano o ad una fiancata. C’è però una risorsa ulteriore: su un angolo si apre come un varco, fra la siepe a destra e la boscaglia a sinistra, che digrada lievemente in un campo; basta occupare con la macchina la piccola rampa e poi si scende tranquilli isolandosi fra la terra e gli alberi dove, se non è troppo bagnato o freddo, Simona contempla nella sua offerta l’amplesso sdraiati sull’erba, stendendosi su una spugna grande o magari anche su uno di quei teli usati per asciugarsi dopo la doccia che si rubano negli alberghi. Questo consente stimolanti variazioni rispetto alle solite posizioni automobilistiche.
Non so in quanti altri posti avrei potuto sperimentare, per i soliti 30 euri, lo splendido Notturno bucolico dell’ultima volta, né negli ultimi tempi altre ragazze mi avevano prospettato una situazione simile, che dovrebbe raccontarvi un narratore più ispirato di me: o un Leopardi un po’ meno sfigato o un Bukowski un po’ più romantico. In ogni caso, una delle ultime sere, fresca, ventilata ma abbastanza asciutta, ci siamo spogliati e messi comodi in questo ambiente agreste, sotto una luna molto luminosa. Invero durante il 69 contemplativo preliminare, nel muoversi, le chiappe di Simona, occupando il mio campo visivo, provocavano temporanee eclissi lunari, ma non era difficile per me recuperare la prospettiva simultanea sul suo culetto piccolo, sodo, bianco e fragrante che avevo in faccia, e sull’astro notturno. È seguita una smorza-candela con Simona sopra di me sempre irradiata da questa intensa luminosità. Abbiamo concluso la nostra scopata campagnola in missionaria, abbracciati, mentre con una mano le tenevo leggermente sollevata la nuca per non farle inzuppare i capelli (la mia spugna era più corta del necessario e l’erba era rugiadosa nonostante fosse stata una bella giornata), il mio viso quasi nella terra.
