Le ZONE UMIDE – stagione II – episodio 1 - “La debuttante” (7° parte)
Scattai immediatamente e percorsi i vari corridoi che univano il bar all'albergo alla velocità della luce (o quasi).
Quando passai davanti alla reception il personale cercò di dirmi qualcosa, ma oramai Bigfoot pensava solo alla sua collega.
Appena imboccai il corridoi che portava alla sua camera, vidi che c'erano parecchie persone ferme fuori che discutevano; un poliziotto in divisa cercò di fermarmi, ma con una manata lo spostai.
Per fortuna intervenne una cameriera che gli disse subito che ero un collega della ragazza aggredita; quando entrai nella camera ebbi un tuffo al cuore; K era seduta sul divanetto, circondata da alcuni paramedici che la stavano medicando e da alcuni poliziotti in divisa e non.
Mi avvicinai e gli chiesi come stava; K mi guardò e cercò di abbozzare un sorriso, ma non ci riuscì molto; era stata un po' “strapazzata”, aveva ecchimosi in varie parti del corpo e sopratutto un bel occhio nero.
Ma almeno era in piedi (o meglio seduta) ed era cosciente; mi feci spiegare cosa era successo.
Quando era rientrata in camera aveva sorpreso un ragazzo sui 18-20 anni che rovistavano tra le sue cose; lo avrebbe anche lasciato andare, ma quando si era accorta che aveva preso il suo notebook, non ci aveva più visto e gli era saltata addosso ingaggiando una colluttazione.
Solo che a quel punto era saltato fuori un altro ragazzo che aveva iniziato subito a picchiarla di brutto.
Che peccato che non ci fosse stato Bigfoot, avrebbero assaggiato qualche legnata originale piemontese.
Mentre K raccontava, i poliziotti in divisa prendevano appunti, mentre i 2 in abiti civili (un uomo molto giovane e una donna sui 40-45 anni si scambiavano occhiate); la cosa non mi piaceva per niente.
Uno dei poliziotti mi accompagnò alla portafinestra e mi fece vedere da dove erano entrati; dal giardino interno si erano arrampicati sul terrazzo (a un paio di metri) e da lì forzando la porta erano poi entrati in camera.
Un gioco da ragazzi, appunto.
Mentre stavo esaminando la situazione, i 2 in abiti civili si avvicinarono e mi chiesero chi ero; dopo averlo spiegato, chiesi chi erano loro.
Di malavoglia, soprattutto la donna, tirarono fuori dei tesserini : &ldquo
irecciòn Nacional”.
Eccoli qui, erano arrivati anche loro...... :
Gli chiesi come mai anche loro si interessavano a queste cose; la donna sbuffò contrariata, ma fu il suo collega che gentilmente mi disse subito che LORO intervenivano sempre, affiancandosi alla polizia locale quando venivano coinvolti degli stranieri.
Non ero molto convinto, ma feci finta di niente e ritornai da K; i paramedici avevano finito e se ne erano andati e il personale dell'albergo si erano messi subito al lavoro per risistemare la stanza.
Mentre i poliziotti dicevano a K se voleva andare con loro per controllare delle foto, i 2 mi chiesero il motivo della nostra presenza a Bogotà; la cosa aumentò il mio giramento di palle; con i delinquenti che scorazzavano in città, le FARC che attaccavano caserme e commissariati e i vari cartelli padroni delle campagne, questi s'interessavano a quello che facevamo a Bogotà.
Cercando di non ridergli in faccia gli spiegai tutto; presero alcuni appunti e poi finalmente anche loro si levarono dalle palle.
Eravamo rimasti solo io e K; mi sedetti di fronte a lei e gli chiesi come si sentiva.
“Un po' scossa, ma ora va meglio”
“Bene, sono contento; però hai fatto una stupidata, hai rischiato la vita per un pc portatile...”
Lei mi guardò con i suoi occhioni azzurri e restò impietrita; non se lo aspettava.....
“Prendi su tutta la tua roba che ti trasferisci su da me; questo posto è indifendibile, e da me c'è un sacco di spazio”
K rimase un attimo attonita, poi prese la sua roba, e con il mio aiuto ci trasferimmo nella mia camera; almeno in questo modo l'avevo sempre sott'occhio pensai. :
Purtroppo però sorse un problema : la mia camera aveva il letto matrimoniale, e quindi quando K lo fece notare, la tranquillizzai subito; lei prendeva il letto ed io il divano nell'area living.
In fondo avevo dormito in posti ben peggiori e quel divano non doveva essere poi così scomodo, pensai. :
Era quasi mezzanotte quando decidemmo, dopo aver esaminato per l'ennesima volta “l'incidente”, di andare a letto.
Avevo deciso che almeno per un paio di giorni, K sarebbe rimasta confinata in albergo ha curarsi le “ferite”, ma lei dopo averci pensato un po' su, non aveva accettato.
“Quando si cade da cavallo, bisogna rimontarci subito su....” mi aveva risposto; per l'occhio pesto bastava un paio di occhiali scuri.
Anche se non dissi niente, fui contento; la piccola canadese era tosta (come molti dei suoi compatrioti che ho conosciuto).
Ci augurammo la buona notte, e ci infilammo sotto le coperte.
Ora era il momento di pensare alle prossime mosse; quello che era successo poteva essere un normale furto sfociato in un aggressione, ma poteva anche essere qualcos'altro. :
Forse eravamo stati individuati, e questo poteva essere stato un avviso. :
O forse era qualcosa organizzato da quelli della &ldquo
irecciòn Nacional” per poterci agganciare senza dare nell'occhio. :
Decisi che avrei messo al corrente Zero, quindi presi il cellulare e spedii un messaggio seguendo fedelmente i protocollo di comunicazione.
Purtroppo tutti questi pensieri non facilitano il sonno, e dopo un po' di tempo che mi giravo e rigiravo nel mio divano, sentii un rumore accanto a me.
Quando mi girai, K era lì vicino che mi guardava; gli chiesi che problema aveva e lei, con aria triste mi disse che non riusciva ha prender sonno, si sentiva sola in quel grande letto.
Prima che gli rispondessi, mi chiese se potevo andare a dormire con lei, in quel grande letto.
Imbarazzato, non me lo sarei mai aspettato; la ragazzina era comunque scossa e probabilmente avere vicino qualcuno di cui si fidava l'avrebbe tranquillizzata. :
“Va bene K, ma non farti venire brutti pensieri; io sono sposato (si fa per dire).....”
)
Rise di gusto, buon segno. :
Ci trasferimmo tutti e due nella camera da letto e, dopo aver lasciato a lei la scelta del posto, mi infilai sotto le coperte, augurando la buona notte e spegnendo la luce.
Eccomi qui, pensai, con una bella ragazza e....... :
Un Bigfoot e una cheerleader, che dormono beati.
K si addormentò quasi subito, ma era agitata, e così dopo un po' di tempo me la trovai appiccicata, esattamente come faceva Teresa; ogni volta che si agitava era sempre più vicina ed io, nel buio della stanza pensavo a come gestire la situazione. :
Anche l'equipaggio era agitato e non era facile gestire il tutto; ad un certo punto mi venne in mente la scena descritta all'inizio di questo capitolo, quando la piccola gazzella si era accovacciata tra i due leoni maschi.
Ero nella stessa situazione, avevo accanto a me una giovane cerbiatta, ma l'eccitazione iniziale di quando l'avevo vista per la prima volta ora era sparita.
E per me era difficile da credere.
A questo punto dovevo pensare a qualcos'altro, deviare i miei pensieri su qualche altro obiettivo; pensai ad Ester la ragazza del bar. :
Se non fosse successo niente, forse quella sera mi sarei divertito un po'; purtroppo il solo pensiero di come mi sarei divertito con la ragazza, mi procurò uno stato d'eccitazione.
Basta, dovevo pensare ad altro, e quindi cominciai ha contare le pecore; dopo aver conteggiato tutte le pecore del continente australiano e zone limitrofe, finalmente mi addormentai.
Quando mi svegliai al mattino, ero completamente senza coperte, in quanto K le aveva utilizzate tutte per avvolgersi; esattamente come faceva Teresa.
Mi sembrava di essere a casa, in Italia, dalla mia piccola sabauda; K e Teresa avevano un sacco di cose in comune, e questo mi metteva molto a disagio.
Ma dovevo resistere, niente stupidaggini dissi all'equipaggio; di malavoglia acconsentirono.
Il futuro del nostro rapporto non si presentava facile, mi conosco troppo bene e conosco altrettanto bene Bigfoot; lui ha bisogno assoluto di avere una sua “padroncina” su cui riversare tutto il suo “affetto”.
Per fortuna i 2 giorni successivi non erano di lavoro, per cui li dedicammo a noi stessi; quando arrivò la chiamata a K di Zero, mi sentii immediatamente più sollevato; era il momento di decidere cosa fare.
Dopo aver parlato per una decina di minuti con K, Zero volle parlare anche con me; voleva sapere le mie impressioni e se optavo per una scorta, magari “leggera”.
Gli dissi subito quello che pensavo; se eravamo stati individuati, era inutile perchè la scorta ce l'avevamo; se invece non eravamo stati individuati, anche una semplice scorta “leggera” poteva richiamare l'attenzione. :
Per me era meglio continuare come avevamo stabilito; se avessi notato qualcosa ci saremmo aggiornati.
Mi assumevo una bella responsabilità, ma ero convinto di essere nel giusto; dopo alcuni secondi si silenzio, Zero approvò.
Il lunedì successivo tornammo al lavoro; ovviamente K dovette raccontare diverse volte l'accaduto; tutti i locali si dimostrarono scandalizzati dell'accaduto, la Colombia non ci faceva una bella figura, ma a me non importava nulla.
L'unica cosa che contava era finire l'incarico che ci era stato affidato e andarcene da quel paese; quando espressi il concetto a K, anche lei concordò pienamente : finiamo il nostro lavoro e leviamo le tende.
Peccato che le ciambelle qualche volta escono senza il buco; quel giorno, quando uscimmo dal lavoro trovammo ad aspettarci il tizio della &ldquo
irecciòn Nacional” che era intervenuto con una collega.
Dopo essersi informato sullo stato di salute di K, ci aggiornò sulla situazione delle indagini; i 2 ragazzi erano penetrati durante un cambio della vigilanza privata dell'albergo, e passando dal giardino interno erano poi saliti nella camera.
Probabilmente ci avevano adocchiato prima e pensavano che ci saremmo fermati tutti e due al bar; invece l'arrivo di K in camera li aveva spiazzati.
Ma guarda, non ci avevo proprio pensato. :
Il tizio, mentre ci raccontava questa storiella, continuava ha guardare K; un pensiero si affacciò nella mia mente: sembrava più interessato a K per altre cose che non le indagini. :
Da quel momento, non passò giorno che “casualmente” non incrociavamo il buon Alves (così aveva detto di chiamarsi).
Questa cosa cominciava ad essere fastidiosa e anche un po' scocciante; ovviamente a K non dispiaceva, era un bell'uomo, con quella barbetta perenne di 2 giorni e un fisico da modello; avevo notato che anche nell'abbigliamento era molto curato, probabilmente aveva un buon stipendio. :
Anche se mi riusciva difficile pensare che potesse permettersi tutte quelle cose che avevo notato, vestiti su misura, scarpe e orologio di marca e una BMW decisamente costosa .
Una sera ne parlai con K, ma oramai mi sembrava che il buon Alves aveva fatto breccia.
“E' solo uno che cerca di fare il suo lavoro e di essere gentile, in fondo siamo stranieri e tutti qui vogliono far vedere che la Colombia è cambiata” disse K.
Avrei voluto raccontare dell'inizio della mia carriera quando ero a Mosca e tutti erano gentili e si facevano in quattro per aiutarti; senza contare tutte le “studentesse” che “casualmente” ti ritrovavi nei piedi e poi nel letto...... “
)
Va bè, quella è un'altra storia.
Ero perplesso, e lo dissi chiaramente; K da parte sua mi assicurò che non avrebbe fatto nulla che ci avrebbe messo in pericolo.
Speriamo bene, pensai, in fin dei conti lavoravo con una debuttante. :
C'è un detto che dice “....piove sul bagnato....”; ebbene K in quel periodo divenne...fradicia.
Era trascorsa quasi una settimana dall'incidente e una sera, dopo aver cenato eravamo risaliti in camera; fuori pioveva a dirotto, faceva pure freddo, e non invogliava per niente ad uscire; per passare la serata decidemmo di guardare un po' di televisione.
Terribile, solo soap e telefilm di quart'ordine; ad un certo punto K decise di andare a farsi una doccia prima di andare a letto.
Rimasto solo, stravaccato su una poltrona mentre in televisione una certa Dolores litigava con il suo Leòn (non ho idea perchè
esaminai la mia situazione; se continuava di questo passo, potevo tranquillamente farmi frate.
Nessuna possibilità all'orizzonte, niente, nada, nisba; perfino Ester, la colombiana del bar mi lanciava occhiate di fuoco visto che mi vedeva sempre in compagnia di K.
Ripensai ai 2 leoni in Africa; chissà se anche loro si rompevano le balle a forza di stare accanto alla giovane gazzella........ :
All'improvviso sentii squillare il cellulare di K; visto che era sotto la doccia lo presi, guardai chi fosse e avvertii la biondina.
Dopo pochi minuti K arrivò, ancora tutta bagnata, prese il cellulare e dopo aver guardato chi fosse, richiamò l'amica.
Capii subito che c'erano delle novità spiacevoli quando K ritornò, sedendosi sul divano; aveva gli occhi lucidi, e continuava ha guardare il telefonino come se da quell'oggetto dipendesse la sua vita.
Gli chiesi cosa era successo; impiegò qualche secondo per rispondere, poi si fece forza e mi raccontò: era una sua collega in università che l'aveva chiamata per metterla al corrente che il suo ragazzo si era messo con una loro comune amica.
Alla faccia degli amici pensai, che bello scherzo. :
Non se l'aspettava e quindi si sfogò con me raccontandomi tutta la storia.
Chissà se Zero aveva pensato anche ai nostri problemi personali quando aveva fatto le sue scelta. :
Alla fine della storia, dovetti dare un giudizio : “Il tuo amico è un gran pezzo di m......a; K fattene una ragione e passa oltre; il mondo è pieno di bravi ragazzi”.
Ovviamente tralasciai di dire che anch'io ho conosciuto un sacco di “bravi ragazzi” che non erano propriamente bravi nel senso stretto del termine. :
Quella notte Bigfoot dovette stare “molto vicino” (in senso fisico) alla biondina, e questo non fece molto bene al suo sistema nervoso.
Nei giorni seguenti K mise in pratica i miei consigli sui “bravi ragazzi” e cominciò ha dare un po' più di corda al bel Alves, il quale ricambiò subito con una presenza sempre più assidua.
Oramai era chiaro, puntava K e lo faceva sempre più sfacciatamente; K da parte sua non si tirava indietro ed io in pochi giorni mi trovai ha gestire un “lavoro difficile” in tandem con una collega che, nel tempo libero, trescava con un tizio del controspionaggio colombiano.
Non sapevo se piangere o ridere, anche perchè non sapevo ancora a cosa andavo incontro..........
Ho bisogno di esplorare e di sapere.... sempre.
Scattai immediatamente e percorsi i vari corridoi che univano il bar all'albergo alla velocità della luce (o quasi).
Quando passai davanti alla reception il personale cercò di dirmi qualcosa, ma oramai Bigfoot pensava solo alla sua collega.
Appena imboccai il corridoi che portava alla sua camera, vidi che c'erano parecchie persone ferme fuori che discutevano; un poliziotto in divisa cercò di fermarmi, ma con una manata lo spostai.
Per fortuna intervenne una cameriera che gli disse subito che ero un collega della ragazza aggredita; quando entrai nella camera ebbi un tuffo al cuore; K era seduta sul divanetto, circondata da alcuni paramedici che la stavano medicando e da alcuni poliziotti in divisa e non.
Mi avvicinai e gli chiesi come stava; K mi guardò e cercò di abbozzare un sorriso, ma non ci riuscì molto; era stata un po' “strapazzata”, aveva ecchimosi in varie parti del corpo e sopratutto un bel occhio nero.
Ma almeno era in piedi (o meglio seduta) ed era cosciente; mi feci spiegare cosa era successo.
Quando era rientrata in camera aveva sorpreso un ragazzo sui 18-20 anni che rovistavano tra le sue cose; lo avrebbe anche lasciato andare, ma quando si era accorta che aveva preso il suo notebook, non ci aveva più visto e gli era saltata addosso ingaggiando una colluttazione.
Solo che a quel punto era saltato fuori un altro ragazzo che aveva iniziato subito a picchiarla di brutto.
Che peccato che non ci fosse stato Bigfoot, avrebbero assaggiato qualche legnata originale piemontese.
Mentre K raccontava, i poliziotti in divisa prendevano appunti, mentre i 2 in abiti civili (un uomo molto giovane e una donna sui 40-45 anni si scambiavano occhiate); la cosa non mi piaceva per niente.
Uno dei poliziotti mi accompagnò alla portafinestra e mi fece vedere da dove erano entrati; dal giardino interno si erano arrampicati sul terrazzo (a un paio di metri) e da lì forzando la porta erano poi entrati in camera.
Un gioco da ragazzi, appunto.
Mentre stavo esaminando la situazione, i 2 in abiti civili si avvicinarono e mi chiesero chi ero; dopo averlo spiegato, chiesi chi erano loro.
Di malavoglia, soprattutto la donna, tirarono fuori dei tesserini : &ldquo
Eccoli qui, erano arrivati anche loro...... :
Gli chiesi come mai anche loro si interessavano a queste cose; la donna sbuffò contrariata, ma fu il suo collega che gentilmente mi disse subito che LORO intervenivano sempre, affiancandosi alla polizia locale quando venivano coinvolti degli stranieri.
Non ero molto convinto, ma feci finta di niente e ritornai da K; i paramedici avevano finito e se ne erano andati e il personale dell'albergo si erano messi subito al lavoro per risistemare la stanza.
Mentre i poliziotti dicevano a K se voleva andare con loro per controllare delle foto, i 2 mi chiesero il motivo della nostra presenza a Bogotà; la cosa aumentò il mio giramento di palle; con i delinquenti che scorazzavano in città, le FARC che attaccavano caserme e commissariati e i vari cartelli padroni delle campagne, questi s'interessavano a quello che facevamo a Bogotà.
Cercando di non ridergli in faccia gli spiegai tutto; presero alcuni appunti e poi finalmente anche loro si levarono dalle palle.
Eravamo rimasti solo io e K; mi sedetti di fronte a lei e gli chiesi come si sentiva.
“Un po' scossa, ma ora va meglio”
“Bene, sono contento; però hai fatto una stupidata, hai rischiato la vita per un pc portatile...”
Lei mi guardò con i suoi occhioni azzurri e restò impietrita; non se lo aspettava.....
“Prendi su tutta la tua roba che ti trasferisci su da me; questo posto è indifendibile, e da me c'è un sacco di spazio”
K rimase un attimo attonita, poi prese la sua roba, e con il mio aiuto ci trasferimmo nella mia camera; almeno in questo modo l'avevo sempre sott'occhio pensai. :
Purtroppo però sorse un problema : la mia camera aveva il letto matrimoniale, e quindi quando K lo fece notare, la tranquillizzai subito; lei prendeva il letto ed io il divano nell'area living.
In fondo avevo dormito in posti ben peggiori e quel divano non doveva essere poi così scomodo, pensai. :
Era quasi mezzanotte quando decidemmo, dopo aver esaminato per l'ennesima volta “l'incidente”, di andare a letto.
Avevo deciso che almeno per un paio di giorni, K sarebbe rimasta confinata in albergo ha curarsi le “ferite”, ma lei dopo averci pensato un po' su, non aveva accettato.
“Quando si cade da cavallo, bisogna rimontarci subito su....” mi aveva risposto; per l'occhio pesto bastava un paio di occhiali scuri.
Anche se non dissi niente, fui contento; la piccola canadese era tosta (come molti dei suoi compatrioti che ho conosciuto).
Ci augurammo la buona notte, e ci infilammo sotto le coperte.
Ora era il momento di pensare alle prossime mosse; quello che era successo poteva essere un normale furto sfociato in un aggressione, ma poteva anche essere qualcos'altro. :
Forse eravamo stati individuati, e questo poteva essere stato un avviso. :
O forse era qualcosa organizzato da quelli della &ldquo
Decisi che avrei messo al corrente Zero, quindi presi il cellulare e spedii un messaggio seguendo fedelmente i protocollo di comunicazione.
Purtroppo tutti questi pensieri non facilitano il sonno, e dopo un po' di tempo che mi giravo e rigiravo nel mio divano, sentii un rumore accanto a me.
Quando mi girai, K era lì vicino che mi guardava; gli chiesi che problema aveva e lei, con aria triste mi disse che non riusciva ha prender sonno, si sentiva sola in quel grande letto.
Prima che gli rispondessi, mi chiese se potevo andare a dormire con lei, in quel grande letto.
Imbarazzato, non me lo sarei mai aspettato; la ragazzina era comunque scossa e probabilmente avere vicino qualcuno di cui si fidava l'avrebbe tranquillizzata. :
“Va bene K, ma non farti venire brutti pensieri; io sono sposato (si fa per dire).....”
Rise di gusto, buon segno. :
Ci trasferimmo tutti e due nella camera da letto e, dopo aver lasciato a lei la scelta del posto, mi infilai sotto le coperte, augurando la buona notte e spegnendo la luce.
Eccomi qui, pensai, con una bella ragazza e....... :
Un Bigfoot e una cheerleader, che dormono beati.
K si addormentò quasi subito, ma era agitata, e così dopo un po' di tempo me la trovai appiccicata, esattamente come faceva Teresa; ogni volta che si agitava era sempre più vicina ed io, nel buio della stanza pensavo a come gestire la situazione. :
Anche l'equipaggio era agitato e non era facile gestire il tutto; ad un certo punto mi venne in mente la scena descritta all'inizio di questo capitolo, quando la piccola gazzella si era accovacciata tra i due leoni maschi.
Ero nella stessa situazione, avevo accanto a me una giovane cerbiatta, ma l'eccitazione iniziale di quando l'avevo vista per la prima volta ora era sparita.
E per me era difficile da credere.
A questo punto dovevo pensare a qualcos'altro, deviare i miei pensieri su qualche altro obiettivo; pensai ad Ester la ragazza del bar. :
Se non fosse successo niente, forse quella sera mi sarei divertito un po'; purtroppo il solo pensiero di come mi sarei divertito con la ragazza, mi procurò uno stato d'eccitazione.
Basta, dovevo pensare ad altro, e quindi cominciai ha contare le pecore; dopo aver conteggiato tutte le pecore del continente australiano e zone limitrofe, finalmente mi addormentai.
Quando mi svegliai al mattino, ero completamente senza coperte, in quanto K le aveva utilizzate tutte per avvolgersi; esattamente come faceva Teresa.
Mi sembrava di essere a casa, in Italia, dalla mia piccola sabauda; K e Teresa avevano un sacco di cose in comune, e questo mi metteva molto a disagio.
Ma dovevo resistere, niente stupidaggini dissi all'equipaggio; di malavoglia acconsentirono.
Il futuro del nostro rapporto non si presentava facile, mi conosco troppo bene e conosco altrettanto bene Bigfoot; lui ha bisogno assoluto di avere una sua “padroncina” su cui riversare tutto il suo “affetto”.
Per fortuna i 2 giorni successivi non erano di lavoro, per cui li dedicammo a noi stessi; quando arrivò la chiamata a K di Zero, mi sentii immediatamente più sollevato; era il momento di decidere cosa fare.
Dopo aver parlato per una decina di minuti con K, Zero volle parlare anche con me; voleva sapere le mie impressioni e se optavo per una scorta, magari “leggera”.
Gli dissi subito quello che pensavo; se eravamo stati individuati, era inutile perchè la scorta ce l'avevamo; se invece non eravamo stati individuati, anche una semplice scorta “leggera” poteva richiamare l'attenzione. :
Per me era meglio continuare come avevamo stabilito; se avessi notato qualcosa ci saremmo aggiornati.
Mi assumevo una bella responsabilità, ma ero convinto di essere nel giusto; dopo alcuni secondi si silenzio, Zero approvò.
Il lunedì successivo tornammo al lavoro; ovviamente K dovette raccontare diverse volte l'accaduto; tutti i locali si dimostrarono scandalizzati dell'accaduto, la Colombia non ci faceva una bella figura, ma a me non importava nulla.
L'unica cosa che contava era finire l'incarico che ci era stato affidato e andarcene da quel paese; quando espressi il concetto a K, anche lei concordò pienamente : finiamo il nostro lavoro e leviamo le tende.
Peccato che le ciambelle qualche volta escono senza il buco; quel giorno, quando uscimmo dal lavoro trovammo ad aspettarci il tizio della &ldquo
Dopo essersi informato sullo stato di salute di K, ci aggiornò sulla situazione delle indagini; i 2 ragazzi erano penetrati durante un cambio della vigilanza privata dell'albergo, e passando dal giardino interno erano poi saliti nella camera.
Probabilmente ci avevano adocchiato prima e pensavano che ci saremmo fermati tutti e due al bar; invece l'arrivo di K in camera li aveva spiazzati.
Ma guarda, non ci avevo proprio pensato. :
Il tizio, mentre ci raccontava questa storiella, continuava ha guardare K; un pensiero si affacciò nella mia mente: sembrava più interessato a K per altre cose che non le indagini. :
Da quel momento, non passò giorno che “casualmente” non incrociavamo il buon Alves (così aveva detto di chiamarsi).
Questa cosa cominciava ad essere fastidiosa e anche un po' scocciante; ovviamente a K non dispiaceva, era un bell'uomo, con quella barbetta perenne di 2 giorni e un fisico da modello; avevo notato che anche nell'abbigliamento era molto curato, probabilmente aveva un buon stipendio. :
Anche se mi riusciva difficile pensare che potesse permettersi tutte quelle cose che avevo notato, vestiti su misura, scarpe e orologio di marca e una BMW decisamente costosa .
Una sera ne parlai con K, ma oramai mi sembrava che il buon Alves aveva fatto breccia.
“E' solo uno che cerca di fare il suo lavoro e di essere gentile, in fondo siamo stranieri e tutti qui vogliono far vedere che la Colombia è cambiata” disse K.
Avrei voluto raccontare dell'inizio della mia carriera quando ero a Mosca e tutti erano gentili e si facevano in quattro per aiutarti; senza contare tutte le “studentesse” che “casualmente” ti ritrovavi nei piedi e poi nel letto...... “
Va bè, quella è un'altra storia.
Ero perplesso, e lo dissi chiaramente; K da parte sua mi assicurò che non avrebbe fatto nulla che ci avrebbe messo in pericolo.
Speriamo bene, pensai, in fin dei conti lavoravo con una debuttante. :
C'è un detto che dice “....piove sul bagnato....”; ebbene K in quel periodo divenne...fradicia.
Era trascorsa quasi una settimana dall'incidente e una sera, dopo aver cenato eravamo risaliti in camera; fuori pioveva a dirotto, faceva pure freddo, e non invogliava per niente ad uscire; per passare la serata decidemmo di guardare un po' di televisione.
Terribile, solo soap e telefilm di quart'ordine; ad un certo punto K decise di andare a farsi una doccia prima di andare a letto.
Rimasto solo, stravaccato su una poltrona mentre in televisione una certa Dolores litigava con il suo Leòn (non ho idea perchè
Nessuna possibilità all'orizzonte, niente, nada, nisba; perfino Ester, la colombiana del bar mi lanciava occhiate di fuoco visto che mi vedeva sempre in compagnia di K.
Ripensai ai 2 leoni in Africa; chissà se anche loro si rompevano le balle a forza di stare accanto alla giovane gazzella........ :
All'improvviso sentii squillare il cellulare di K; visto che era sotto la doccia lo presi, guardai chi fosse e avvertii la biondina.
Dopo pochi minuti K arrivò, ancora tutta bagnata, prese il cellulare e dopo aver guardato chi fosse, richiamò l'amica.
Capii subito che c'erano delle novità spiacevoli quando K ritornò, sedendosi sul divano; aveva gli occhi lucidi, e continuava ha guardare il telefonino come se da quell'oggetto dipendesse la sua vita.
Gli chiesi cosa era successo; impiegò qualche secondo per rispondere, poi si fece forza e mi raccontò: era una sua collega in università che l'aveva chiamata per metterla al corrente che il suo ragazzo si era messo con una loro comune amica.
Alla faccia degli amici pensai, che bello scherzo. :
Non se l'aspettava e quindi si sfogò con me raccontandomi tutta la storia.
Chissà se Zero aveva pensato anche ai nostri problemi personali quando aveva fatto le sue scelta. :
Alla fine della storia, dovetti dare un giudizio : “Il tuo amico è un gran pezzo di m......a; K fattene una ragione e passa oltre; il mondo è pieno di bravi ragazzi”.
Ovviamente tralasciai di dire che anch'io ho conosciuto un sacco di “bravi ragazzi” che non erano propriamente bravi nel senso stretto del termine. :
Quella notte Bigfoot dovette stare “molto vicino” (in senso fisico) alla biondina, e questo non fece molto bene al suo sistema nervoso.
Nei giorni seguenti K mise in pratica i miei consigli sui “bravi ragazzi” e cominciò ha dare un po' più di corda al bel Alves, il quale ricambiò subito con una presenza sempre più assidua.
Oramai era chiaro, puntava K e lo faceva sempre più sfacciatamente; K da parte sua non si tirava indietro ed io in pochi giorni mi trovai ha gestire un “lavoro difficile” in tandem con una collega che, nel tempo libero, trescava con un tizio del controspionaggio colombiano.
Non sapevo se piangere o ridere, anche perchè non sapevo ancora a cosa andavo incontro..........
Ho bisogno di esplorare e di sapere.... sempre.