Le ZONE UMIDE – stagione II – episodio 1 - “La debuttante” (6° parte)
Come sempre la nottata portò consiglio e il mattino dopo avevo elaborato l'episodio della serata precedente.
Ero sicuro che “Zero” era venuta solo per controllare che tutto fosse a posto visto che era passata una settimana e non mi ero fatto vivo.
Con lei ero stato chiaro : accettavo il lavoro solo se avevo carta bianca e potevo fare a modo mio.
Invece K aveva passato una pessima nottata; lo notai subito al momento della colazione; appena si sedette al bar, prima ancora di ordinare il solito caffè, mi chiese cosa ne pensavo.
Gli spiegai la mia ipotesi e la tranquillizzai :
“Godiamoci questo week-end e poi da lunedì........”
“OK, allora godiamoci questi 2 giorni, sperando che non siano gli ultimi.”
Lo disse quasi sovrapensiero, preoccupata. :
Forse avrei dovuto esserlo io preoccupato; non sapevo ancora come K avrebbe sopportato lo stress dei giorni a venire.
Ma Bigfoot era fiducioso; oramai aveva una discreta esperienza per gestire situazioni intricate, coraggio da vendere e sopratutto era guardingo; non per nulla nessuno ha mai catturato un bigfoot....
“Allora il programma di oggi è una visita al museo Bòtero e poi ci facciamo una bella camminata fino al Monserrate, così ci rimettiamo in forma nel corpo e nello spirito. OK ?"
“OK”, anche se lo disse con un sorriso molto tirato.
La visita al museo fu molto interessante, ma soprattutto fece ritornare il buonumore a K guardando le opere esposte (forse per il concetto “molto personale” del grande pittore al riguardo delle donne).
Dopo il museo di Bòtero, ci incamminammo per salire al Monserrate; a me sarebbe piaciuto salire tramite l'antica strada dei pellegrini, ma la mia "cheerleaders" non si era ancora abituata ha camminare in altura, e siccome il posto è a 3150 mt. decidemmo di comune accordo di utilizzare la funivia.
Quando sbarcammo sulla cima, la giornata era diventata bellissima, le nuvole che ci avevano accompagnato al mattino si era frantumate e il sole splendeva; per fortuna ci eravamo portati i nostri giacconi tecnici, perchè anche se c'era il sole faceva abbastanza freddo.
Dopo un frugale pasto in un piccolo ristorantino, K notò subito che tutti i clienti erano coppie, e ridendo mi disse :
“E' un posto da innamorati”
In effetti anch'io pensai la stessa cosa, e sorridendo gli risposi :
“K, non farti venire cattivi pensieri, siamo qui per lavoro”
)
Sentii distintamente uno del mio equipaggio mormorare “Ecco così ce la siamo giocata per sempre”.
Alla fine ridemmo tutti e due, ognuno con le proprie convinzioni.
La giornata si era decisamente messa al bello, aria frizzante e sole, un connubio perfetto.
Ora era giunto il momento di completare la nostra escursione sul Monserrate facendo una breve visita alla chiesa dedicato al "El Señor Caído"; avevamo appena finito di fare il nostro giro, quando cominciò ad arrivare un sacco di gente vestita in modo strano.
Mentre cercavo di capire cosa stava succedendo, K come sempre molto sveglia disse che era un matrimonio. :
In effetti quando vidi anch'io gli sposi dovetti ammettere tra me e me che aveva ragione.
“Vieni, andiamo ha vedere” mi disse entusiasta.
Matrimoni e funerali non suscitano in me particolare entusiasmo, ma visto che non costava nulla dare un'occhiata, ci infilammo tra la gente.
Fu un errore marchiano.
In breve fummo fagocitati dalla folla festante; K si adeguò subito, Bigfoot no, ma comunque fece buon viso e stette al gioco.
Ad un certo punto una coppia ci prese sotto la loro protezione; in Colombia avere degli ospiti stranieri in un matrimonio è un onore perchè sembra che ciò porti fortuna agli sposi; fu così che in breve tempo ci trovammo con bicchieri e dolcetti in mano.
In questi casi diventa importante porsi dei limiti, cosa che feci; K invece fu presa nel vortice dei drinks e dei balli colombiani.
Era una fiesta in piena regola e tutti ci davano dentro grande; tutti mi offrivano da bere, ma dopo aver assaggiato un paio di drinks optai per la soluzione di tenere il bicchiere sempre pieno.
Passammo un paio d'ore veramente divertenti; il mio spagnolo faceva morire dal ridere i presenti, ma contemporaneamente attirò le simpatie dei parenti, con il risultato che alla fine anche noi eravamo diventati parenti degli sposi.
Il lato bello del sudamerica.
)
Quando recuperai K, capii subito che aveva esagerato un po' con i drinks, cocktail e vini vari.
“Mi sento veramente bene” (classica frase di chi ha alzato un po' il gomito).
“Forse hai bevuto troppo......” :
In effetti appena mi fu vicina capii che la piccola canadese era andata pesante con i “canelazo” e “aguadiente”.
“Riesci ha camminare ?” gli chiesi sorridendo.
&ldquo
ai, non sono mica ubriaca”
Mentre ci incamminavamo verso la funivia per tornare a Bogotà, K si aggrappò a me per non cadere; ero curioso di vedere quando saremmo passati da 3150 mt di Monserrate ai 2640 di Bogotà come avrebbe reagito (la perdita repentina di quota, per chi non lo sapesse, può creare disagio alle persone sensibili; se a questo aggiungiamo un po' di sbronza......). :
Come avevo previsto, quando giungemmo a Bogotà, dovetti prendere sottobraccio la piccola canadese; per fortuna trovammo subito un taxi per ritornare in albergo.
Quando ci presentammo alla reception per ritirare i nostri badge delle camere, non potei fare a meno di notare il sorrisetto dei addetti quando mi videro con K letteralmente appesa alla mia spalla; per fortuna non fecero commenti (almeno in mia presenza).
Una volta arrivati in camera, ebbi un dilemma : che faccio, la lascio sul divano e me ne vado oppure la metto a letto ? :
Visto che nel frattempo si era accasciata sul divano, probabilmente ci sarebbe rimasta fino a sbronza passata.
Valutati i pro e i contro, optai per la seconda soluzione; la ripresi su e la portai di peso in camera, sul letto, cercando di tenerla seduta.
Impresa ardua, visto che ogni volta che la mollavo, si accasciava, non prima di aver fatto un “delicato” ruttino al sapore di aguardiente seguito da un “Sorry”.
Situazione imbarazzante; cominciai ha spogliarla, impresa abbastanza ardua visto che lei non partecipava.
Alla fine comunque arrivai all'intimo (devo dire che aveva buon gusto) e li mi fermai; presi una coperta e ricoprii tutto quel ben di Dio, augurandogli la buona notte.
Non so se K mi sentì, ma il solito delicato ruttino chiuse la conversazione.
Spensi la luce e uscii dalla sua camera, non senza il mormorio dell'equipaggio che aveva assistito in religioso silenzio allo spettacolo.
A questo punto me ne tornai nella mia camera; una bella giornata finita un po' male; peccato.
Appena arrivato in camera, visto che avevo una sete terribile diedi l'assalto al frigobar; peccato che c'era di tutto, tranne l'acqua.
Non posso restare senz'acqua tutta la notte, perciò chiamai il centralino e chiesi il rifornimento; quindi mi buttai sotto la doccia; avevo appena finito che sentii bussare alla porta.
Forse, finalmente, arrivava l'acqua richiesta; mi infilai velocemente l'accappatoio ed andai ad aprire; era Ester la ragazza del bar con un pacco di bottiglie d'acqua.
La feci entrare e la ragazza andò subito verso il mobile del frigobar per sistemare le bottiglie; finora l'avevo sempre vista in divisa e avevo notato solo il suo bel viso; adesso che era in abiti “civili” potevo notare anche il resto e se devo esser sincero, meritava.
)
Mi disse che era venuta lei perchè di notte c'è meno personale e dato che aveva appena finito il suo turno al bar ne avevano approfittato.
Appena finito di sistemare le bottiglie, gli diedi la mancia scusandomi del disturbo e poi gli feci qualche complimento (molto soft) così tanto per vedere come reagiva.
Lei rispose un po' impacciata che non c'erano problemi, e che se mi fosse servito qualcos'altro di chiamarla tranquillamente al bar.
La guardai negli occhi e sorridendo gli risposi che ne avrei tenuto conto; il breve lampo d'interesse che avevo visto nei suoi occhi, era più eloquente di tanti discorsi; forse avevo risolto il problema del tempo libero (da K). :
Ancora una volta il potere dei biglietti dello Zio Sam aveva fatto effetto.
Il mattino dopo, quando scesi per fare colazione al bar, le trovai tutte e due; Ester appena mi vide fece un bel sorriso augurandomi il buon giorno; K invece era seduta ad un tavolino con la testa fra le mani e un gigantesco tazzone di caffè.
Appena mi vide seduto davanti a lei, mi sussurrò :
“Ho un mal di testa pazzesco....”
La guardai e poi gli dissi :
“Ci siamo fatti prendere la mano dagli avvenimenti colombiani eh.....”
K aprì lentamente gli occhi : “Mai più !!”
E per rimarcare la cosa, alzando la mano con le tre dita unite “Parola di scout...”
La guardai a lungo, serio.
“L'importante è che domani devi essere in forma, perchè si comincia......”
Spalancò immediatamente i suoi occhi e mi rispose che sarebbe stata pronta.
Era la vigilia, il giorno prima dell'inizio delle operazioni e come tutte le vigilie, Bigfoot era nervoso; sapevo tutto di me stesso, ma non avevo idea di come fosse K; sapevo solo quello che mi aveva detto “Zero”.
Cercai di far passare la giornata senza pensarci troppo, ma fu molto difficile; comunque quando arrivò il lunedì tutto era pronto.
Quella prima settimana di “operazioni” passò velocemente; le procedure di controllo dei colombiani erano semplicemente dilettantesche e K si dimostrò un'arma formidabile; le sue capacità di analisi e comparazione erano semplicemente fantastiche; scegliendo la piccola canadese “Zero” aveva dimostrato che ci sapeva fare.
In più, stava crescendo in me un qualcosa che andava ben oltre la semplice amicizia verso una collega, e che ancora non riuscivo ha decifrare; quella ragazzina mi piaceva sempre di più.
Quanto a me, vedere che ancora una volta il concetto di “buono” o di “cattivo” è molto soggettivo mi procurava un senso di nausea; perchè ancora una volta dovevo ammettere che i soldi possono sbarrare strade ma anche aprire delle autostrade e che alla fine, tutto il mondo è paese.
“Follow the money” dicono quelli dell' IRS ed in effetti hanno ragione.
Quando iniziai la mia carriera tanti anni fa, a Mosca, era tutto più chiaro : di qui i “buoni”, di là i “cattivi”, in mezzo un bel muro ha dividere il tutto.
Poi il muro è caduto e i “buoni e i “cattivi” si sono mescolati ed ora è diventato tutto più difficile; in più è arrivata anche la religione ha complicare il tutto.
Al termine di quella settimana spedimmo un bel po' di informazioni a “Zero” e anche se non ricevetti da lei alcun commento se non un laconico OK, sapevo che avevamo lavorato bene.
Decisi di festeggiare e portai quindi K a cena in un locale che ci avevano consigliato quelli del posto; quando rientrammo in albergo, K mi disse che era molto stanca e preferiva andare subito a letto; allora dopo averla salutata, approfittai della “libera uscita” e me ne andai al bar sperando di incontrare Ester.
La ragazza era al suo posto e appena mi vide si affrettò ha venirmi vicino; gli chiesi se quando smontava aveva voglia di bere qualcosa con me.
La ragazza guardò il suo orologio, poi mi disse che ci voleva ancora una mezz'ora.
Bene, gli dissi, ti aspetto.
Dopo 2 settimane a Bogotà, cominciavo ha divertirmi, era una bella figliola, fisico da modella e un carattere molto dolce, niente ha che vedere con le classiche sud-americane “furbette”.
Mentre aspettavo, feci un'esame delle due settimane trascorse qui : avevamo il vento in poppa come si suol dire, e tutto stava filando liscio come l'olio.
E ora si prospettava di finire in bellezza la settimana; guardai Ester al bancone del bar mentre serviva alcuni rumorosi clienti; pensai ha come potevo catalogarla : “no-prof” o “free” ? :
Mentre mi lambiccavo su questi quesiti, il cellulare iniziò ha suonare; chi cavolo poteva essere ?
Guardai il numero, ma non mi diceva nulla; risposi e una voce anonima all'altro capo mi disse che era la reception del nostro albergo e mi chiedeva di rientrare urgentemente.
Quando chiesi perchè, l'unica cosa che capii era che la mia collega era stata aggredita ed ora la polizia voleva parlami.
Ho bisogno di esplorare e di sapere.... sempre.
Come sempre la nottata portò consiglio e il mattino dopo avevo elaborato l'episodio della serata precedente.
Ero sicuro che “Zero” era venuta solo per controllare che tutto fosse a posto visto che era passata una settimana e non mi ero fatto vivo.
Con lei ero stato chiaro : accettavo il lavoro solo se avevo carta bianca e potevo fare a modo mio.
Invece K aveva passato una pessima nottata; lo notai subito al momento della colazione; appena si sedette al bar, prima ancora di ordinare il solito caffè, mi chiese cosa ne pensavo.
Gli spiegai la mia ipotesi e la tranquillizzai :
“Godiamoci questo week-end e poi da lunedì........”
“OK, allora godiamoci questi 2 giorni, sperando che non siano gli ultimi.”
Lo disse quasi sovrapensiero, preoccupata. :
Forse avrei dovuto esserlo io preoccupato; non sapevo ancora come K avrebbe sopportato lo stress dei giorni a venire.
Ma Bigfoot era fiducioso; oramai aveva una discreta esperienza per gestire situazioni intricate, coraggio da vendere e sopratutto era guardingo; non per nulla nessuno ha mai catturato un bigfoot....
“Allora il programma di oggi è una visita al museo Bòtero e poi ci facciamo una bella camminata fino al Monserrate, così ci rimettiamo in forma nel corpo e nello spirito. OK ?"
“OK”, anche se lo disse con un sorriso molto tirato.
La visita al museo fu molto interessante, ma soprattutto fece ritornare il buonumore a K guardando le opere esposte (forse per il concetto “molto personale” del grande pittore al riguardo delle donne).
Dopo il museo di Bòtero, ci incamminammo per salire al Monserrate; a me sarebbe piaciuto salire tramite l'antica strada dei pellegrini, ma la mia "cheerleaders" non si era ancora abituata ha camminare in altura, e siccome il posto è a 3150 mt. decidemmo di comune accordo di utilizzare la funivia.
Quando sbarcammo sulla cima, la giornata era diventata bellissima, le nuvole che ci avevano accompagnato al mattino si era frantumate e il sole splendeva; per fortuna ci eravamo portati i nostri giacconi tecnici, perchè anche se c'era il sole faceva abbastanza freddo.
Dopo un frugale pasto in un piccolo ristorantino, K notò subito che tutti i clienti erano coppie, e ridendo mi disse :
“E' un posto da innamorati”
In effetti anch'io pensai la stessa cosa, e sorridendo gli risposi :
“K, non farti venire cattivi pensieri, siamo qui per lavoro”
Sentii distintamente uno del mio equipaggio mormorare “Ecco così ce la siamo giocata per sempre”.
Alla fine ridemmo tutti e due, ognuno con le proprie convinzioni.
La giornata si era decisamente messa al bello, aria frizzante e sole, un connubio perfetto.
Ora era giunto il momento di completare la nostra escursione sul Monserrate facendo una breve visita alla chiesa dedicato al "El Señor Caído"; avevamo appena finito di fare il nostro giro, quando cominciò ad arrivare un sacco di gente vestita in modo strano.
Mentre cercavo di capire cosa stava succedendo, K come sempre molto sveglia disse che era un matrimonio. :
In effetti quando vidi anch'io gli sposi dovetti ammettere tra me e me che aveva ragione.
“Vieni, andiamo ha vedere” mi disse entusiasta.
Matrimoni e funerali non suscitano in me particolare entusiasmo, ma visto che non costava nulla dare un'occhiata, ci infilammo tra la gente.
Fu un errore marchiano.
In breve fummo fagocitati dalla folla festante; K si adeguò subito, Bigfoot no, ma comunque fece buon viso e stette al gioco.
Ad un certo punto una coppia ci prese sotto la loro protezione; in Colombia avere degli ospiti stranieri in un matrimonio è un onore perchè sembra che ciò porti fortuna agli sposi; fu così che in breve tempo ci trovammo con bicchieri e dolcetti in mano.
In questi casi diventa importante porsi dei limiti, cosa che feci; K invece fu presa nel vortice dei drinks e dei balli colombiani.
Era una fiesta in piena regola e tutti ci davano dentro grande; tutti mi offrivano da bere, ma dopo aver assaggiato un paio di drinks optai per la soluzione di tenere il bicchiere sempre pieno.
Passammo un paio d'ore veramente divertenti; il mio spagnolo faceva morire dal ridere i presenti, ma contemporaneamente attirò le simpatie dei parenti, con il risultato che alla fine anche noi eravamo diventati parenti degli sposi.
Il lato bello del sudamerica.
Quando recuperai K, capii subito che aveva esagerato un po' con i drinks, cocktail e vini vari.
“Mi sento veramente bene” (classica frase di chi ha alzato un po' il gomito).
“Forse hai bevuto troppo......” :
In effetti appena mi fu vicina capii che la piccola canadese era andata pesante con i “canelazo” e “aguadiente”.
“Riesci ha camminare ?” gli chiesi sorridendo.
&ldquo
Mentre ci incamminavamo verso la funivia per tornare a Bogotà, K si aggrappò a me per non cadere; ero curioso di vedere quando saremmo passati da 3150 mt di Monserrate ai 2640 di Bogotà come avrebbe reagito (la perdita repentina di quota, per chi non lo sapesse, può creare disagio alle persone sensibili; se a questo aggiungiamo un po' di sbronza......). :
Come avevo previsto, quando giungemmo a Bogotà, dovetti prendere sottobraccio la piccola canadese; per fortuna trovammo subito un taxi per ritornare in albergo.
Quando ci presentammo alla reception per ritirare i nostri badge delle camere, non potei fare a meno di notare il sorrisetto dei addetti quando mi videro con K letteralmente appesa alla mia spalla; per fortuna non fecero commenti (almeno in mia presenza).
Una volta arrivati in camera, ebbi un dilemma : che faccio, la lascio sul divano e me ne vado oppure la metto a letto ? :
Visto che nel frattempo si era accasciata sul divano, probabilmente ci sarebbe rimasta fino a sbronza passata.
Valutati i pro e i contro, optai per la seconda soluzione; la ripresi su e la portai di peso in camera, sul letto, cercando di tenerla seduta.
Impresa ardua, visto che ogni volta che la mollavo, si accasciava, non prima di aver fatto un “delicato” ruttino al sapore di aguardiente seguito da un “Sorry”.
Situazione imbarazzante; cominciai ha spogliarla, impresa abbastanza ardua visto che lei non partecipava.
Alla fine comunque arrivai all'intimo (devo dire che aveva buon gusto) e li mi fermai; presi una coperta e ricoprii tutto quel ben di Dio, augurandogli la buona notte.
Non so se K mi sentì, ma il solito delicato ruttino chiuse la conversazione.
Spensi la luce e uscii dalla sua camera, non senza il mormorio dell'equipaggio che aveva assistito in religioso silenzio allo spettacolo.
A questo punto me ne tornai nella mia camera; una bella giornata finita un po' male; peccato.
Appena arrivato in camera, visto che avevo una sete terribile diedi l'assalto al frigobar; peccato che c'era di tutto, tranne l'acqua.
Non posso restare senz'acqua tutta la notte, perciò chiamai il centralino e chiesi il rifornimento; quindi mi buttai sotto la doccia; avevo appena finito che sentii bussare alla porta.
Forse, finalmente, arrivava l'acqua richiesta; mi infilai velocemente l'accappatoio ed andai ad aprire; era Ester la ragazza del bar con un pacco di bottiglie d'acqua.
La feci entrare e la ragazza andò subito verso il mobile del frigobar per sistemare le bottiglie; finora l'avevo sempre vista in divisa e avevo notato solo il suo bel viso; adesso che era in abiti “civili” potevo notare anche il resto e se devo esser sincero, meritava.
Mi disse che era venuta lei perchè di notte c'è meno personale e dato che aveva appena finito il suo turno al bar ne avevano approfittato.
Appena finito di sistemare le bottiglie, gli diedi la mancia scusandomi del disturbo e poi gli feci qualche complimento (molto soft) così tanto per vedere come reagiva.
Lei rispose un po' impacciata che non c'erano problemi, e che se mi fosse servito qualcos'altro di chiamarla tranquillamente al bar.
La guardai negli occhi e sorridendo gli risposi che ne avrei tenuto conto; il breve lampo d'interesse che avevo visto nei suoi occhi, era più eloquente di tanti discorsi; forse avevo risolto il problema del tempo libero (da K). :
Ancora una volta il potere dei biglietti dello Zio Sam aveva fatto effetto.
Il mattino dopo, quando scesi per fare colazione al bar, le trovai tutte e due; Ester appena mi vide fece un bel sorriso augurandomi il buon giorno; K invece era seduta ad un tavolino con la testa fra le mani e un gigantesco tazzone di caffè.
Appena mi vide seduto davanti a lei, mi sussurrò :
“Ho un mal di testa pazzesco....”
La guardai e poi gli dissi :
“Ci siamo fatti prendere la mano dagli avvenimenti colombiani eh.....”
K aprì lentamente gli occhi : “Mai più !!”
E per rimarcare la cosa, alzando la mano con le tre dita unite “Parola di scout...”
La guardai a lungo, serio.
“L'importante è che domani devi essere in forma, perchè si comincia......”
Spalancò immediatamente i suoi occhi e mi rispose che sarebbe stata pronta.
Era la vigilia, il giorno prima dell'inizio delle operazioni e come tutte le vigilie, Bigfoot era nervoso; sapevo tutto di me stesso, ma non avevo idea di come fosse K; sapevo solo quello che mi aveva detto “Zero”.
Cercai di far passare la giornata senza pensarci troppo, ma fu molto difficile; comunque quando arrivò il lunedì tutto era pronto.
Quella prima settimana di “operazioni” passò velocemente; le procedure di controllo dei colombiani erano semplicemente dilettantesche e K si dimostrò un'arma formidabile; le sue capacità di analisi e comparazione erano semplicemente fantastiche; scegliendo la piccola canadese “Zero” aveva dimostrato che ci sapeva fare.
In più, stava crescendo in me un qualcosa che andava ben oltre la semplice amicizia verso una collega, e che ancora non riuscivo ha decifrare; quella ragazzina mi piaceva sempre di più.
Quanto a me, vedere che ancora una volta il concetto di “buono” o di “cattivo” è molto soggettivo mi procurava un senso di nausea; perchè ancora una volta dovevo ammettere che i soldi possono sbarrare strade ma anche aprire delle autostrade e che alla fine, tutto il mondo è paese.
“Follow the money” dicono quelli dell' IRS ed in effetti hanno ragione.
Quando iniziai la mia carriera tanti anni fa, a Mosca, era tutto più chiaro : di qui i “buoni”, di là i “cattivi”, in mezzo un bel muro ha dividere il tutto.
Poi il muro è caduto e i “buoni e i “cattivi” si sono mescolati ed ora è diventato tutto più difficile; in più è arrivata anche la religione ha complicare il tutto.
Al termine di quella settimana spedimmo un bel po' di informazioni a “Zero” e anche se non ricevetti da lei alcun commento se non un laconico OK, sapevo che avevamo lavorato bene.
Decisi di festeggiare e portai quindi K a cena in un locale che ci avevano consigliato quelli del posto; quando rientrammo in albergo, K mi disse che era molto stanca e preferiva andare subito a letto; allora dopo averla salutata, approfittai della “libera uscita” e me ne andai al bar sperando di incontrare Ester.
La ragazza era al suo posto e appena mi vide si affrettò ha venirmi vicino; gli chiesi se quando smontava aveva voglia di bere qualcosa con me.
La ragazza guardò il suo orologio, poi mi disse che ci voleva ancora una mezz'ora.
Bene, gli dissi, ti aspetto.
Dopo 2 settimane a Bogotà, cominciavo ha divertirmi, era una bella figliola, fisico da modella e un carattere molto dolce, niente ha che vedere con le classiche sud-americane “furbette”.
Mentre aspettavo, feci un'esame delle due settimane trascorse qui : avevamo il vento in poppa come si suol dire, e tutto stava filando liscio come l'olio.
E ora si prospettava di finire in bellezza la settimana; guardai Ester al bancone del bar mentre serviva alcuni rumorosi clienti; pensai ha come potevo catalogarla : “no-prof” o “free” ? :
Mentre mi lambiccavo su questi quesiti, il cellulare iniziò ha suonare; chi cavolo poteva essere ?
Guardai il numero, ma non mi diceva nulla; risposi e una voce anonima all'altro capo mi disse che era la reception del nostro albergo e mi chiedeva di rientrare urgentemente.
Quando chiesi perchè, l'unica cosa che capii era che la mia collega era stata aggredita ed ora la polizia voleva parlami.
Ho bisogno di esplorare e di sapere.... sempre.
