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avogadro
Jr. Member (182 post)
K+ 24 | K- 16
Bellissimi racconti che si leggono "tutto in un fiato".
Grazie e complimenti (per la capacità narrativa e la vita avventurosa!)
bigfoot
Sr. Member (224 post)
K+ 370 | K- 130
Grazie ragazzi e alla prossima.

BF
Ho bisogno di esplorare e di sapere.... sempre.
Scricciolo72
Jr. Member (120 post)
K+ 100 | K- 9
Complimenti bigfoot....un altra bella storia !!K+ per te.
zimmerman2
Hulk (1948 post)
K+ 482 | K- 191
Bel racconto bigfoot aspetto con ansia la continuazione
La figa e il ciuffetto e' un duo perfetto!!!
bigfoot
Sr. Member (224 post)
K+ 370 | K- 130
Cap. VII - “Nelle mani della Legge” 3° parte

Quel sabato mattina mi alzai abbastanza presto, mi preparai bene e con calma e, dopo aver avvertito che sarei rimasto fuori per una settimana quelli dell'albergo, presi il mio borsone da viaggio e uscii sul marciapiede.
Arrivò abbastanza puntuale, scusandosi subito per il ritardo, dovuto ad un “problemino” in ufficio; caricai il borsone nel bagagliaio del Cherokee assieme alla sua roba e partimmo.

Notai subito che, anche se non era più vestita come la sera precedente, aveva comunque del buon gusto sull'abbigliamento : jeans di una nota marca italiana, maglioncino di cashmere a collo alto e scarponcini Timberland.
Mi piaceva sempre di più.

Il suo villaggio sulla costa distava circa 400 km, e alla sua andatura (molto tranquilla, perchè qui non scherzano con quelli che corrono) impiegammo circa 5 ore.
Ne approfittammo per conoscerci un po'; mi chiesi che lavoro facevo (come al solito restai nel vago); mi chiese se avevo qualcuno a casa.
Risposi dicendo la verità, anche perchè non mi va di mentire su queste cose; anche lei era appena uscita da un'esperienza con un collega di lavoro (ecco perchè Bigfoot rispetta sempre la regola del “Mai con una collega di lavoro” pensai.) :

Gli chiesi che lavoro faceva; impiegò qualche secondo per darmi una risposta :
“Lavoro per i cittadini di Baltimora” disse sorridendo.

Detta così, non è che mi dicesse molto, ma mi accontentai; mi disse che aveva 34 anni, e dove stavamo andando era il suo paese natale, a cui era legatissima e in cui ritornava appena poteva.
Il classico “buen retiro” dei fine settimana americani.

La conversazione poi scivolò lentamente su tanti altri argomenti che, sinceramente, non ricordo neanche più.
Una cosa che ci piacque, e che avevamo molti interessi comuni; e questo facilitò enormemente la nascita di un “feeling” tra noi due.
Anch'io sorrisi (mentalmente); ancora una volta i miei analisti avevano disegnato il “profilo” giusto.
Per non perdere tempo, decidemmo di limitarci ad un veloce caffè durante l'unica sosta per il rifornimento di carburante e verso le 14:30 arrivammo al suo villaggio.

Il posto era veramente bello, sulla costa nella baia di Chesapeake; era il classico posto dove tutti probabilmente vorremmo abitare.
Mi disse che da queste parti erano stati girati gli esterni di parecchi film e serie tv di successo; il posto era talmente piaciuto poi che alcuni attori e registi avevano anche comprato casa.

Appena arrivati al villaggio, ci fermammo nell'unico store (hanno praticamente tutto, dai giornali ai medicinali), per fare un po' di spesa.
Appena entrati, un paio di donne si avvicinarono a MJ (sono le iniziali del suo nome) per salutarla (e per dare un'occhiata al sottoscritto), visto che mentre parlavano continuavano a guardarmi (d'altronde ero lì.

Alla fine MJ, per soddisfare la loro curiosità, mi presentò alle sue due amiche come un “old my friend from Italy”.
Le due donne mi augurarono un felice soggiorno e un felice Natale (sorridendo, con aria "furbetta".
Chissà cosa passava nella loro mente in quel momento......... :

Prendemmo un po' di roba e mentre ci avviavamo verso l'uscita, ecco che un'altra signora con 2 bambini bloccò MJ; saluti, baci, mia presentazione, aggiornamento delle loro vite, etc.
Visto che le conversazioni tra donne non mi hanno mai entusiasmato, ne approfittai per portare quello che avevamo acquistato sulla macchina.
Mentre mi allontanavo, sentii che l'amica diceva a MJ:
“.... era ora che ti decidessi....”

Appena arrivai fuori, vidi subito la macchina della polizia locale ferma dietro al Cherokee, con lo sceriffo appoggiato davanti al cofano.
Mi guardò a lungo, poi quando mi vide aprire il portellone posteriore per mettere la roba, mi chiese :
“E' la macchina di MJ ?”
Mi venne in mente i 2 tizi dei servizi di sicurezza sauditi: perchè fanno domande di cui conoscono già la risposta ? :

Lo guardai negli occhi e gli di si, se voleva parlargli era dentro al negozio.
Non mi piaceva come mi stava guardando; era il classico sceriffo di questi posti, anziano ma abbastanza in forma (a parte un po' di pancetta); notai il cinturone con tutto l'armamentario (pistola, radio, manganello, spray al peperoncino, vari porta-qualcosa).
Vedendo la pistola nel cinturone non potei fare a meno di pensare che questo posto doveva essere molto tranquillo visto che aveva ancora il classico revolver S&W; se fosse stato un posto “movimentato” avrebbe sicuramente optato come la maggior parte dei suo colleghi per un'automatica bifilare in 9mm. :

Per fortuna MJ venne fuori dal negozio; appena vide lo sceriffo, gli corse incontro e l'abbracciò; poi cominciarono a parlare.
Pensai, sorridendo, che se continuavamo ad incontrare gente, a casa ci saremmo arrivati alla sera.
Per fortuna però allo sceriffo arrivò una chiamata, e fu costretto a lasciarci.
Non senza avermi detto che ci aspettava tutti e 2 nella prossima settimana per assaggiare la torta di Natale che faceva sua moglie.
Più che un'invito mi era sembrato quasi un ordine...... )

Finalmente ripartimmo, e mentre attraversavamo il villaggio, diverse persone, dopo aver riconosciuto l'auto, ci salutavano.
Decisamente MJ era una Vip per questo posto.
La casa era appena fuori al villaggio, su una specie di promontorio roccioso in riva al mare; sulla destra, tramite una piccola scalinata in pietra si accedeva ad una piccola insenatura dove c'erano un paio di barche; sulla sinistra della casa invece c'era una prato in discesa (una cinquantina di metri) e poi iniziava una spiaggia lunghissima; di fronte la baia e le acque dell'oceano.
Rimasi a bocca aperta per la bellezza selvaggia del posto.

MJ se ne accorse subito e iniziò ha raccontarmi tutto; la casa era stata fatta costruire dai suoi genitori nello stile classico coloniale perchè era proprio dal quelle parti che arrivarono i primi coloni americani ad insediarsi; lei era nata e cresciuta in quella casa.
Mentre entravamo, pensai che il giorno che tiravo i remi in barca, avrei voluto farlo in un posto del genere. :

Dopo aver sistemato quello che avevamo portato, mi fece visitare la casa; era arredata in modo stupendo, dovetti ammettere che anche i suoi genitori avevano del buon gusto; mi fece vedere anche la biblioteca, dove notai che la maggior parte dei libri erano testi di leggi e di diritto, probabilmente frutto di studi universitari.
Visto che era quasi sera e che avevamo già saltato il pasto a mezzogiorno, decidemmo di passare in cucina per cominciare ha preparare la cena.
Mi offrii subito come cuoco e lei accettò contenta; mentre io preparavo per la cena, lei accese il fuoco nel caminetto (gigantesco) tipicamente anglosassone nonostante la casa (tutta in legno) fosse già abbastanza calda.

Vedendo poi che me la stavo cavando alla grande in cucina mi disse che ne approfittava per farsi una doccia.
Presi subito la palla al balzo e ridendo, gli offrii anche lì una mano; questa volta fece una sonora risata, e mi rispose “Che era ancora troppo presto….......”
E scappò via.

Quando ci mettemmo a tavola rimase piacevolmente sorpresa per come ero riuscito ad organizzare in così poco tempo e con quei pochi componenti che aveva in a casa o che avevamo comprato. )

Spesso d'inverno quando c'era brutto tempo andava via la luce e quindi non poteva tenere niente in frigo o nel freezer; poi ridendo disse che certe volte bastava mettere il cibo fuori dalla finestra per congelarlo.

Mi venne in mente Teresa è la sua cucina a base di surgelati; oramai erano passati 11 giorni dalla nostra ultima telefonata; niente sesso telefonico come facevamo spesso una volta quando eravamo distanti, ma la classica telefonata che si fa ad un amico per sapere se va tutto bene.
E da quello che avevo percepito nella telefonata, avevo capito che ero fuori squadra, sostituito da un nuovo “cucciolone” più giovane.

MJ si accorse subito che la battuta sui surgelati mi aveva colpito.
“Pensi ancora a lei ?” mi disse.
“Qualche volta, quando certi particolari me la ricordano”.
Gli raccontai della sua passione (e mia avversione, quando non servono ovviamente) per i cibi surgelati.
“Probabilmente era brava in qualcos'altro......”
“In effetti era molto in gamba.........” )

MJ era una donna in gamba, capìì subito che l'argomento mi metteva a disagio.
“Sai, bisognerebbe non fare mai paragoni tra le persone, perchè non dobbiamo essere per forza uguali.”
Aveva ragione, Teresa era un'immagine del mio passato; però non immaginavo che fosse così doloroso dimenticare una persona; e non era giusto cercare di confrontarla continuamente con qualcun'altro come facevo io. :

“Raccontami di te” gli dissi.
Prese il bicchiere del vino in mano e lo guardò a lungo.
“Sono stata assieme ad un uomo per 2 anni; aveva la mia massima fiducia e andavamo d'accordo; poi un mese fa ho scoperto che era tutto falso e che mi aveva usato per avere informazioni per il suo lavoro e per migliorare la sua carriera. Quando l'ho saputo, l'ho mollato immediatamente, anche se ancora oggi ne soffro.”

“Che pezzo di m...a” pensai tra me e me.
Uno del mio equipaggio intanto però diceva “Tutta stà strada per andare ha beccare una con gli stessi nostri problemi. Complimenti capo, ottima scelta.” :

Visto che i ricordi di entrambi erano troppo dolorosi, presi il comando della situazione e gli dissi :
“Senti laviamo i piatti e poi usciamo a fare una passeggiata sulla spiaggia, che mi sembra molto bella.”
Accettò subito.

Finito di riordinare, ci vestimmo bene (perchè fuori faceva abbastanza freddo) e scendemmo sulla spiaggia.
Camminammo per un po', in silenzio, guardando l'oceano e le grosse nuvole cariche di pioggia che correvano in cielo(e che probabilmente sarebbe diventata neve, come aveva detto il “rain-men” della tv) .

Poi capii che aveva freddo e gli proposi di rientrare.
Cosa che accettò subito.
Nel caminetto il fuoco ardeva allegramente; MJ tirò fuori una bottiglia di bourbon invecchiato (quello del Kentucky con il tacchino), riempì 2 bicchieri e ci sedemmo su un divano davanti al fuoco.

Ma anche in questo caso i ricordi tornarono a galla; il fuoco dei tanti bivacchi di quando ero in giro per il mondo a caccia o a pesca, di compagni d'avventura che non c'erano più; o il fuoco del nostro caminetto a casa in Italia, con una vecchia pelle d'orso davanti che mi aveva regalato Gigggetto frutto di una sua scorribanda nei Carpazi, e che io usavo come tappeto per i nostri giochi facendo dire a Teresa che ero un depravato (però partecipava comunque). )

Mi girai e guardai MJ; anche lei fissava il fuoco, anche lei stava rivedendo qualcosa, forse delle scene successe davanti a quel caminetto; l'abbracciai e cercai di baciarla, ma lei si tirò indietro, non era ancora pronta a separare il presente dal passato come me.
Mi ripresi subito, e gli chiesi scusa; Lei sorrise senza dire niente.
Finimmo i nostri bourbon e decidemmo di andare a dormire; lei nel suo letto, io in quello degli ospiti.


Ho bisogno di esplorare e di sapere.... sempre.
bigfoot
Sr. Member (224 post)
K+ 370 | K- 130
Cap. VII -  “Nelle mani della Legge”  2° parte

Mentre facevo finta di seguire la televisione che c'era in un angolo del bar, mi misi ad osservarle più attentamente.
La più giovane continuava ha parlare di una certa pratica che stava seguendo e che gli stava dando un sacco di problemi; ogni tanto anche l'altra (più anziana) interveniva, ma mi sembrava senza entusiasmo, come se avesse dovuto per forza dire qualcosa.

Avevano tutte è 2 un bel fisichino, altezza normale, quella più anziana leggermente più curvy dell'altra.
Niente gioielli, a parte l'orologio tenuto sulla mano destra di quella più anziana, mentre l'altra ce l'aveva regolarmente a sinistra; sopratutto notai, niente anelli.
Buon segno, anche se non determinante.

Quella più anziana, mentre l'altra parlava, spesso guardava l'orologio e il Black Berry posato davanti a lei ; ad un certo punto riuscii ha vedere che l'orologio era un Hamilton, uno delle marche che preferisco.
Una che porta un orologio del genere diventa immediatamente interessante ai miei occhi; decisi di puntare su di lei.

Il giovedì stava volgendo al termine, domani sarebbe iniziato l'ultimo week-end prima del Natale e correvo il rischio di essere lasciato a terra da tutti i voli previsti.

I miei analisti intanto mi avevano presentato il “profilo probabile” della tizia che mi stava accanto :
- Manager, funzionaria governativa, avvocato
- 35-40 anni
- single / divorziata
- elevato livello culturale
- ricca, o quantomeno con uno stipendio che le permetteva di avere un certo stile di vita.

Mentre stavo studiando come “entrare” in gioco, come spesso accade nella vita, la fortuna si fece viva.
A quella più giovane arrivò una telefonata; dopo di chè, finì velocemente il suo drink, si rivestì e se ne andò lasciando l'amica (collega ?) sola.
In un attimo avevo perso il 50% degli obiettivi possibili, ora dovevo concentrarmi assolutamente solo sulla tizia al mio fianco; mi guardai intorno, ma non c'erano altre possibilità. :

Avevo già visto che alcune coppie di colombi erano volati via, e dovevo sbrigarmi; mentre guardavo la televisione, la sentii imprecare.
Mi girai verso di lei; aveva dei problemi con il Black Berry, continuava a trafficarci sopra senza risolvere il suo problema.
Tirai fuori il mio (era identico) e glielo offrii; mi disse subito che era solo un paio di giorni che ce l'aveva e ancora non lo conosceva bene; da circa 2 ore non riusciva più ad inviare messaggi e non riusciva a capirne il perchè.

Occasione offerta su un piatto d'argento.

L'afferrai subito, e gli offrii il mio aiuto; io ce l'avevo da alcuni mesi e lo conoscevo molto bene; sorridendo,me lo diede subito da vedere.
Impiegai pochissimo ha capire che aveva inserito, per errore, il blocco dei messaggi in uscita; glielo disattivai e spiegai cosa era successo.
Lei rise, con una smorfia che mi ricordò Teresa, nelle (rare) volte che la beccavo in fallo sulle tecnologie. :

Gli chiesi se potevo offrirgli un'altro drink; accettò subito, avevo superato il momento più difficile, l'approccio iniziale.

Adesso non rimaneva che fare il solito Bigfoot “cucciolone bisognoso d'affetto” per vedere cosa succedeva. )

Mentre chiaccheravamo del più e del meno, sulla televisione apparvero le previsioni del tempo; il presentatore cominciò ad illustrare la situazione e poi partì con le previsioni per il week-end : freddo e neve in arrivo nella zona di Baltimora.

La tizia istintivamente rabbrividì, stringendosi nelle spalle con le mani; gesto istintivo, ma sufficiente ha confermarmi che era “libera”, non aveva nessuno a casa che l'aspettava.
Le reazioni del nostro corpo difficilmente mentono; e mentire con il proprio corpo si può anche fare, ma devi essere stato addestrato. :

Mi chiese da dove venivo, visto che il mio accento non era della zona; risposi che ero italiano e che stavo facendo un corso presso la Johns Hopkins.
Mi raccontò che era stata 2 volte in Italia con amici; la prima volta a Roma e poi a Firenze (te pareva); la seconda volta invece a Venezia e a ..... Torino.
Strano, dissi; perchè Torino ?
Per visitare il Museo Egizio e poi per una breve vacanza enogastronomica nelle Langhe.

Wow !!!
Mi aveva dato la password di accesso al sistema.

Cominciammo ha parlare di vini e di cibi piemontesi (i miei preferiti); i drink cominciarono ad accumularsi sul bancone, sotto lo sguardo estasiato del barman.
Avevamo scoperto di avere un sacco di interessi comuni, e la conversazione andava via sciolta.
Anche lei si era sciolta; spesso le arrivavano chiamate o messaggi, ma lei zittiva subito il telefonino per poter continuare la conversazione con me.

Buon segno.

Ad un certo punto, colsi al balzo una sua affermazione sul cibo italiano, e gli chiesi se gli andava di cenare in un locale italiano che conoscevo, lì vicino.
Lei guardò il suo orologio, ci pensò su qualche secondo (interminabile) e poi disse ok.
Pagai i drink, ci rivestimmo e uscimmo nella fredda notte di Baltimora.

Il ristorante non distava molto, c'ero già stato 3 volte nelle ultime 2 settimane e si mangiava molto bene; per fortuna non c'era molta gente, e quindi potemmo chiaccherare in tutta tranquillità; mi raccontò di lei, lavorava per il Comune di Baltimora, e lungo la settimana abitava, con un'amica in un piccolo appartamento nel quartiere universitario (peccato, aveva una coinquilina ).

Nei week-end invece tornava a casa, in un piccolo paese sulla costa nella baia di Chesapeake; un posto molto tranquillo e “intimo”.

Mi chiese se ero interessato ad andare a vederlo.
Caspita, un'occasione da non perdere.

Dissi si, anche perchè non avevo nessun impegno.
Era ora di andare a scoprire le carte.

All'uscita dal ristorante, ci scambiammo i numeri di telefono per concordare al meglio l'appuntamento del week-end, quindi ci salutammo come buoni amici (con bacetto sulla guancia).
Chiamò un taxi e si fece accompagnare a casa; io, lentamente me ne tornai al mio albergo.
Sinceramente avevo sperato in un qualcosa in più, ma forse era più giusto così; in fondo la pazienza non mi fa difetto, e il week-end prometteva bene. )

Il giorno dopo, mi arrivò un messaggio da lei (il Black Berry funzionava bene, pensai subito); mi annunciava che era riuscita ad ottenere per la prossima settima di Natale, 6 giorni di ferie e che se ero libero anch'io potevamo trascorrerla nella sua casa al mare.

Che cavolo di lavoro faceva che la obbligava ha lavorare anche a Natale ? :

Gli risposi subito che per me era ok, in quanto quella settimana l'università chiudeva ed io non avevo altri impegni (e anche se li avessi avuti, li avrei comunque annullati).

Mi rispose subito di tenermi pronto per le 9 di sabato mattina, che sarebbe passata lei a prendermi direttamente al mio albergo.

In quel momento, non avrei mai immaginato come sarebbero stati quegli 8 giorni successivi. :


Ho bisogno di esplorare e di sapere.... sempre.
bigfoot
Sr. Member (224 post)
K+ 370 | K- 130
Cap. VII  -    “Nelle mani della Legge”  1° parte

Ho sempre considerato gli USA come la mia seconda patria.
Quando, dopo 11 anni circa di convivenza, i rapporti tra me e Teresa cominciarono ha “raffreddarsi”, fu automatico per me rifugiarmi, per riflettere, lì. :

Quando ero tornato dalla mia ultima missione di lavoro, Teresa mi aveva fatto conoscere il suo nuovo “cucciolo”; avevo subito capito che ero stato sostituito nel suo cuore dal nuovo arrivato. :

Ora ero finito in panchina, con la prospettiva di finire “fuori squadra” abbastanza presto.

E visto che tutti e due volevamo una riflessione sul nostro rapporto, appena mi prospettarono la partecipazione ad un corso di aggiornamento di 5 settimane presso la John Hopkins University a Baltimora (Maryland, USA), accettai subito.

Due giorni dopo volavo verso la patria delle moderne democrazie.

Le prime 2 settimane passarono velocemente, il corso era interessante e la Johns Hopkins era la solita fucina di “genietti” per la quale è conosciuta a livello mondiale.
Siccome il corso terminava alle 17.00, avevo il problema di come passare il resto delle ore prima di tornarmene in albergo per la notte. :

Dopo aver visitato tutti i musei, mostre e feste varie, cominciavo ad essere a corto d'impegni; decisi quindi di riprendere il mio hobby preferito, visto che oramai l'impegno in Italia era agli sgoccioli.

Ora apro una parentesi tecnica per quelli che, eventualmente, vorranno seguire le mie orme.
Negli USA ci sono delle zone privilegiate in cui il nostro hobby preferito ha enormi possibilità; non che nel resto del paese non ci siano, ma queste 3 zone sono come degli enormi parchi naturali, in cui vivono gli “esemplari migliori”. )
Le 3 zone sono : Los Angeles, New York e Washington.
Ogni zona ha delle caratteristiche ben precise, con delle “tipologie” che le differenziano :
- Los Angeles, il mondo del cinema e tutto quello che ruota attorno. )
- New York, l'ombelico del mondo, tutto quello che cercate nei vostri sogni, qui c'è.)
- Washington, il centro del potere, e tutto quello che ci vive attorno. )

Ovviamente quello che cercavo, non stava scritto nelle guide turistiche; utilizzare “guide locali” è troppo rischioso (siamo sempre negli USA, qui prima si spara e poi si guarda chi è; quindi bisogna muoversi con discrezione, rispettando le “regole”.

Baltimora non è una grandissima città, ma essendo abbastanza vicino a Washington ne gode dei “benefici”; qui hanno sede molti uffici governativi, quindi di conseguenza è molto frequentata dalla fauna che interessa a noi.

Mancavano oramai una decina di giorni al Natale; per la prima volta negli ultimi 10 anni ero solo soletto in terra straniera; non volevo passare il più bel periodo dell'anno da solo, quindi decisi di aprire ufficialmente la “caccia”. )
Aprii il mio personalissimo “Book of Fame” e cominciai ha scorrere le varie categorie, di cui alcune ho anche scritto in queste pagine :
- Innocente (Piccola Luna, Cina)
- Aristocratica (Yanet, Thailandia)
- Schoolgirls (Giappone)
- Violente ( la “narco” in Messico)
- Porcelle ( l'odalisca Saudita)

Di alcune categorie non posso raccontare niente, per tanti motivi, ma per fortuna avevo ancora un po' di caselle vuote.

Visto l'ambiente, scelsi la categoria “Sofisticata”; ora si trattava di trovare la tipa giusta per quella casella.
La cosa che mi ha sempre meravigliato (e mi meraviglia tutt'ora) è la facilità con cui riesci ha trovare quello che cerchi da queste parti; facilità che non esiste da nessun altra parte del mondo.

Dopo aver girato un paio di bar per conoscere com'era la situazione, ne scelsi uno non molto lontano dal mio albergo (importante, se vuoi fare una certa cosa, la comodità e il fatto che ti conoscono, per fare buona impressione).

Il bar deve essere frequentato da “bella gente”, possibilmente “colletti bianchi” e/o funzionari, questi in funzione di “attractors” di quello che stiamo cercando.
Quindi no operai,studenti, commessi viaggiatori e perditempo in genere; siamo nel regno del professionismo e se si vuole ottenere dei risultati bisogna giocare da professionisti. :

Il bar che avevo scelto, era perfetto sotto tutti i punti di vista; al centro del quartiere degli affari, attorniato da uffici governativi.
Verso le 17:30, come previsto, si riempiva di “bella gente” che veniva per farsi un drink prima di ritornare a casa dalla famiglia.
Oppure per cercare compagnia per passare il resto della serata.

In questi posti esistono delle regole ben precise; non rispettarle significa “fare cappotto”.

Prima regola, scartare quelle sedute ai tavoli, sia singole che in compagnia; il tavolino significa “segnale rosso”, binario occupato (parafrasando le FS).
Quelle invece sedute al bancone, da sole (semaforo verde, binario libero) oppure in compagnia (segnale giallo lampeggiante, avanzare adagio perchè potrebbe esserci un probabile segnale rosso).

Seconda regola, niente cafonate, battute grevi per attirare l'attenzione, privilegiare un approccio soft, quasi con disinteresse.

Terza regola, niente domande; nessuno vuole sapere niente di te, e di conseguenza niente tu di lei.

Siete lì (tu e lei) per una certa cosa; i romanzi d'amore nascono da un'altra parte.

Scusate la brutalità della narrazione, ma siamo nel Paese del professionismo e queste sono le regole basilari.

Dopo essere entrato, siccome faceva abbastanza caldo, mi tolsi il mio giaccone di panno “Navy”, e dopo averlo accuratamente piegato e messo sullo sgabello accanto, ordinai un drink analcolico (è importante rimanere lucidi, evita di fare cazzate e ti rende “più interessante&rdquo.

Diedi uno sguardo sornione attorno; c'era già un bel po' di gente, parecchie donne di tutte le età; molte erano sedute ai tavolini, alcune da sole che messaggiavano sui telefonini, altre in compagnia.
Mi concentrai su quelle sedute al lungo bancone fatto ad U con me.

In questa fase, è importante identificare le “prof” che cercano polli da spennare, da tutte le altre che potrebbero interessarci. :

Dopo aver identificato tutte le “probabili pay” presenti nel locale (grazie anche agli insegnamenti impartitemi da Maria, la mia collega messicana) mi concentrai su 4-5 sig.re/ine presenti vicino a me.
Purtroppo, uno dopo l'altra finii per scartarle per svariati motivi, in primis perchè non mi sembravano all'altezza di quello che cercavo io.
Un paio erano fumatrici accanite, una parlava (e rideva un po' troppo sguaiatamente), le altre ….. semplicemente non mi piacevano.
Era quasi deciso ha ritornare in albergo per andare a cena, quando entrarono 2 donne, telefonini in una mano, valigetta e borsa coordinate nell'altra.
Avevano tutte e 2 un cappotto di piumino e berretto di lana e sciarpa; si accomodarono proprio di fianco a me, togliendosi i cappotti.
Sotto avevano giacca e camicietta, gonna al ginocchio, tutte e 2 in grigio scuro, scarpe con tacco medio, che faceva molto “funzionario governativo”.

Mi misi in osservazione, queste 2 rientravano in quello che stavo cercando da un po' di tempo.
Mentre una ordinava i drink, la tipa alla mia sinistra tirò fuori il suo Black Berry (era appena uscito) e iniziò ha trafficarci sopra.

Intanto il capo-operazioni del mio equipaggio aveva dato il “Posti di combattimento”; da questo momento non bisognava sbagliare nulla.


Ho bisogno di esplorare e di sapere.... sempre.
bigfoot
Sr. Member (224 post)
K+ 370 | K- 130
Grazie Sempreintir.

Andando a caccia in giro per il mondo non hai idea quante leggende (?) ho sentito, molte volte da testimoni direttamente, che giuravano su quanto avevano di più caro al mondo.
Nel 99% sono "fake", magari in buona fede, ma rimangono "fake".
Nell' 1% , beh, forse qualcosa di vero esiste......

Per riprendere quanto detto da XXXXLevel poco sopra, anche per la questione alieni e /o extraterrestri può essere vero il detto "... non ci credo fino a quando non vedo...".
Bene, alcuni anni fa ho avuto l'occasione di fare una "visita privata" nella famosa Area 51, in Nevada (dependence della Nellis Air Force Base); nei capannonni ci sono accatastati centinaia di prototipi di "cose che volano" (diciamo così; ebbene, sfido chiunque che veda casualmente, magari frettolosamente volare una di quelle "cose", ha pensare che si tratti di un fly-test costruito dall'uomo.
Anche perchè fa comodo che la maggior parte pensi che siano alieni (così si evitano molte domande imbarazzanti )).

BF
Ho bisogno di esplorare e di sapere.... sempre.
sempreintir
Super Hero (1115 post)
K+ 1114 | K- 268
Parecchi anni fa', conobbi un sergente istruttore canadese, che un sera parlo' di questo BigFoot, visto che era originario di non so' piu' quale paese al confine con gli States..
Diceva che suo nonno intravvide per due volte un nonsi sa' che', nella foresta , un qualcosa che assomigliava ad un grosso gorilla...secondo lui, erano i suoi amici che , mascherati, gli avevano fatto uno scherzo..per loro fortuna,il nonno non imbasco' l'Enfield!!!
Anche io sono dell'idea che certe cose le devo vedere per crederci...e se non mordono, anche toccarle!!!
Che siano esistite in un lontano passato..questo puo' essere.
Al confine tra Sud Africa e Mozambico, esiste tra i nativi, una storia di un serpente gigantesco, che vivrebbe in una tana sotteranea e uscirebbe solo di notte.
QUALCHE BONTEMPONE , una notte , trascino' un tronco attaverso il campo, lasciando un solco serpeggiante tra tende e automezzi!!!!Immaginatevi che casino che e' esploso all'alba....Mi vengono le lacrime ancora adesso!!
Invece, in Kossovo, di linci ne ho viste addirittura due.Una delle due con il cucciolo..
Cmq...Bei racconti....!!K108 al Piedone. ;
xxxxlevel
Sandokan (1463 post)
K+ 653 | K- 225
Ma guarda, io nella mia vita ne ho viste tante e ti posso dire che non solo credo che certe creature posso esistere ma che ne sono certo, è l'eterna storia del "se non vedo non credo" come potrebbe essere quella dell'esistenza di creature extraterrestri, di quest' ultime ne esistono le prove documentate che però non sono di dominio pubblico del Bigfoot invece esistono solo leggende ma che esistano o sono esistiti in passato, il segno del loro passaggio è evidente nella cultura popolare di quei popoli un saluto e K+107.
http://i61.tinypic.com/255n…" /> http://i62.tinypic.com/34et…" />
bigfoot
Sr. Member (224 post)
K+ 370 | K- 130
xxxxlevel:

Bravo uomo peloso, sul finale mi sei piaciuto ) mah.... : il Bigfoot che fine a fatto eheheheh un saluto.
Quale Bigfoot, quello vero o quello falso ?
Parlando seriamente, non so se quello che ho visto fossero tracce di un animale vero (visto la grandezza e la somiglianza probabilmente un orso (brown oppure grizzly), oppure di questo essere misterioso che da decenni tutti cercano senza mai trovare nulla se non qualche orma.
I nativi lo chiamano "il padre dei padri", che tradotto nella lingua algonchina diventa "Sasquatch"; gli americani lo hanno battezzato "Bigfoot" per via delle dimensioni delle orme ritrovate.
Siccome le segnalazioni vanno dalle foreste dell'Oregon fino all'estremo nord del Canada, direi che è quasi impossibile che si tratti dello stesso individuo.

Il fatto che i nativi ne parlino sempre con profondo rispetto e, direi con una certa ritrosia (quando mi vide prendere il fucile per seguire le tracce misteriose, Alzata con Pugno si contrariò (è un eufemismo) parecchio; ovviamente, nel caso l'avessi visto, non l'avrei mai usato, ma Lei probabilmente aveva pensato diversamente.

Inoltre che ne parlino come "Il padre dei padri", potrebbe significare che è il famoso "anello mancante" della nostra evoluzione (per esperienza, tutte le loro leggende hanno un fondo di verità.

La nazione Iroquois è conosciuta nel grande nord come la nazione discendente dai lupi ; io che ho visto operare sul terreno Alzata con Pugno ti posso assicurare che forse qualche relazione c'è.

Ovviamente la parte razionale che c'è in me, anche come cacciatore, continua a domandarsi :
1) quale animale (selvatico ?) non ha paura del fuoco, tanto da sedersi/accucciarsi vicino.
2) ammesso che fosse un orso (visto la densità che c'è da quelle parti) perchè non ha fatto nulla ?

Credo, cari ragazzi, che prima o poi ci ritorno (anche perchè ho un pò di nostalgia di Alzata con Pugno e dei suoi silenzi molto più significativi di tanti discorsi).

BF fra København, den næste
Ho bisogno di esplorare e di sapere.... sempre.
bigfoot
Sr. Member (224 post)
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Grazie di cuore a tutti.

Basta freddo e neve. Nella prossima puntata andremo verso sud (Baltimora, Maryland, USA) :

Il titolo sarà: "Nelle mani della Legge", COMING SOON


BF fra København, den næste
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MiamiVice
Sr. Member (289 post)
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Bellissimo racconto Bigfoot!
Dopo 8 giorni pensavo che alla fine saresti tornato a casa a mani vuote, invece sei riuscito a fare due conquiste
Adesso ci porterai di nuovo verso est?
SuperK+106


      MiamiVice

Piatti preferiti: Y, capezzoli e labbra morbide e carnose. Chi non bacia gode solo a metà
TBK®
porcellinus
Super Hero (1209 post)
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Mannagg, mannagg, mannagg!!!
Le notifiche di aggiornamento del thread non mi funzionano e mi sono dovuto leggere i due ultimi episodi - lampada di aladino e alzata di pugno - tutti di un fiato dopo aver finito di lavorare alle 3...
Azz, ho fatto le 5 del mattino e ne voglio ancora.
I tuoi racconti sono addictive
fotti, sempre fotti, fortissimamente fotti
xxxxlevel
Sandokan (1463 post)
K+ 653 | K- 225
Bravo uomo peloso, sul finale mi sei piaciuto ) mah.... : il Bigfoot che fine a fatto eheheheh un saluto.
http://i61.tinypic.com/255n…" /> http://i62.tinypic.com/34et…" />
zimmerman2
Hulk (1948 post)
K+ 482 | K- 191
Caspita athos mi sono commosso a leggere il tuo ultimo racconto
Bravo k+
La figa e il ciuffetto e' un duo perfetto!!!
dania.rose
Pay girl (43 post)
K+ 170 | K- 55
Clap clap clap, curtains fall ::'(

Bellissimo epilogo BF: climax e risoluzione della trama! Mi sono anche emozionata con la scena finale
bigfoot
Sr. Member (224 post)
K+ 370 | K- 130
Cap. VI - “Alzata con pugno e il Sasquatch ”  ultima parte

Ero perplesso; sono un uomo abbastanza razionale, che vive e lavora in ambienti forniti di tecnologie sofisticate; ma messo di fronte a un qualcosa che non sapevo spiegare, cominciavo ad essere inquieto.
Guardai le impronte sulla neve; erano ben diverse da quelle che lasciavo io e Alzata con Pugno; più grosse, più profonde sulla punta, con un accenno di artigli (o erano dita ?); era arrivato dalla foresta, aveva fatto un giro attorno alla tenda, sostando davanti all'entrata, poi si era spostato vicino al fuoco, dove si era accucciato (o seduto) su un tronco.
Poi, senza toccare niente, era ripartito per la stessa strada da dove era venuto.

Presi il fucile; Alzata con Pugno mi guardò seria e mi disse di no con la testa, ma questa volta non gli diedi retta.
Volevo sapere chi ci aveva fatto visita durante la notte; Lei cercò ancora di trattenermi, ma io sono testardo, controllai che il Weatherby fosse carico, tolsi i coprioculari e mi avviai seguendo le tracce.
Alzata con Pugno rimase un po' ha guardarmi, poi mi venne dietro (di malavoglia), senza fucile.

Intanto il nevischio si era tramutato in una bella nevicata fitta; riuscii ha seguire le tracce per circa un km, ma la neve oramai tendeva a ricoprirle; inoltre c'erano un sacco di altre impronte di animali che s'incrociavano e che potevano confondere.

Notai che Alzata con Pugno stava sempre dietro, questa volta non collaborava molto; anzi direi che non collaborava affatto. :

Riuscii bene o male ad arrivare fino alle sponde di un piccolo laghetto in mezzo agli alberi; qui c'erano troppe orme ed era impossibile riconoscere (almeno io) quelle che cercavo; guardai l'indiana, sperando che mi desse una mano; ma lei non si mosse e non disse niente.

La neve stava lentamente ricoprendo tutto, comprese anche le nostre tracce; uno strano silenzio era sceso sulla foresta, tutto era ovattato dalla neve.
Rimisi il fucile sulla spalla e gli feci cenno che potevamo tornare; mi sembrò quasi sollevata, si mise in testa (io a quel punto avrei avuto dei seri problemi a ritrovare la via) e facemmo ritorno alla campo.

La parola che aveva pronunciato quando mi aveva fatto vedere le orme sapevo benissimo che cosa voleva dire; ma mi sembrava impossibile aver incontrato (o meglio lui era venuto a vedere) una delle leggende del grande nord-americano.
Gli Americani lo chiamano “Bigfoot”, i Canadesi “Sasquatch” (è una parola alconghina) è comunque sempre lui: il “probabile” trait-d'union tra le scimmie e l'uomo.
Nel corso degli anni migliaia di persone in USA e in Canada lo hanno cercato in lungo e in largo, con spedizioni scientifiche organizzatissime.
Niente di niente, solo foto e filmati “fake” per avere un po' di notorietà.

E io, con la fortuna (si fa per dire) che caratterizzerà questa esperienza nord-americana, avevo visto (forse) le sue tracce.
Al nostro club di cacciatori, in Italia, questa volta ne avevo di cose da raccontare.

Ritornati al campo, decidemmo di aspettare che finisse la nevicata, era inutile muoverci perchè oramai le tracce dell'alce che stavamo inseguendo erano ricoperte dalla neve.
Il sesto giorno stava finendo, sotto una bella nevicata; ci infilammo nella tenda, io dentro il mio sacco a pelo, Lei avvolta nella sua solita coperta.
Io comunque mi misi il Weatherby al fianco, carico, con la canna rivolta verso l'entrata.
Chi si sarebbe affacciato, rischiava di prendersi una palla da 220grs “core-lock soft-point” di un .300Weath.

Passammo la notte svegli; io ripensando a tutte le cose che mi erano successe durante quest'avventura, Lei probabilmente perchè “era sul chi vive”.

Alle prime luci dell'alba, smontammo il campo e riprendemmo la marcia; per fortuna aveva smesso di nevicare, la neve non era molto alta (una ventina di cm.).
Purtroppo era più che sufficiente per nascondere le tracce dell'alce che stavamo seguendo; decidemmo di proseguire verso il villaggio, marciando sul limitare della foresta lungo la riva del lago.

L'ambiente era diventato semplicemente fiabesco, tutto era bianco, ovattato; gli unici rumori che si sentivano erano i corvi che svolazzavano tra gli alberi.
Marciammo quasi tutto il giorno, facendo delle soste di 10 mn. ogni 2 ore circa; per essere solo la metà di settembre, aveva fatto una bella nevicata, il cielo continuava ad essere scuro, con nuvoloni che scendendo dalle montagne, minacciavano altra neve (o pioggia).

Oramai le mie gambe si erano rodate, avevano preso il “passo veloce” di Alzata con Pugno e non facevo più molta fatica a starle dietro.

La “medicina” che mi aveva fatto bere, quella sera, mi aveva completamente rimesso; oltre tutto la vita spartana che avevamo fatto aveva contribuito a farmi perdere qualche kg, per cui alla fine ero anche soddisfatto di come stavano andando le cose.

L'unica cosa che mi preoccupava, era stato il blackout di quella notte; chissà se tutto quello che avevo sognato era veramente un sogno, visto che la visita dell'orso (in sogno), aveva però lasciato tracce vere (anche se non so di che cosa), così come la neve che cadeva.
Sopratutto mi ricordavo delle coccole di Teresa vestita da squaw nel mio sacco a pelo; era veramente un sogno ? :

Oramai non mancava molto al villaggio e, visto che procedere al buio poteva essere pericoloso, facemmo il campo per l'ultima volta; quella sera decisi che dovevamo festeggiare la fine dell'avventura, quindi tirai fuori tutte le buste di cibo liofilizzato made USA (scelsi chili con carne) e ci preparammo la cena. )

Non c'è niente come il calore del fuoco e l'odore del cibo per far cambiare l'umore alla gente; cominciai a fare il cuoco mattacchione; Lei inizialmente osservava seria e senza alcuna espressione, poi cominciò a sorridere; il tocco finale fu quando feci finta di scottarmi la lingua con il chili bollente, e quindi dovetti ricorrere alla neve che ci circondava. )

Finalmente la vedevo ridere; era bello il rapporto che si era instaurato tra di noi, nonostante la barriera linguistica.

Visto che si era fatto tardi decidemmo di andare a letto (finalmente direte voi; no, dentro la tenda, ma letti (si fa per dire) separati; Lei come al solite si tolse il bowie dallo stivale e lo mise sotto la coperta dove si era avvolta; io mi infilai nel mio sacco a pelo, con accanto il mio fido Weatherby (che non aveva sparato un colpo).

Dormii come un ghiro per tutta la notte; al mattino, come al solito fui svegliato con il solito scrollone da Alzata con Pugno; era già pronta alla partenza, anche perchè aveva ripreso ha nevicare.
Raccattai le mie cose, smontai la tenda, zaino pronto, fucile in spalla, colonna avanti.

Dopo alcune ore di marcia, sempre sotto una fitta nevicata, dopo aver superato l'ennesima ansa del lago, ci apparvero in lontananza le luci del villaggio.
Ero contento, finalmente era finita, al diavolo se non come speravo quando avevo progettato questo viaggio.
Dovevamo solo superare un piccolo istmo pieno di alberi, e poi proseguendo lungo la riva come un'autostrada saremmo arrivati a casa.

Mentre superavamo la barriera di alberi, io intravidi una specie di sentiero che scavalcava la barriera; mentre Alzata con Pugno si infilava tra gli alberi e la vegetazione, io presi il sentiero sulla sinistra.

Il sentiero veniva direttamente dalla foresta e probabilmente gli animali lo usavano per andare a bere nel lago.
Oltre a tutto, con la neve oramai quasi al ginocchio e sotto quella fitta nevicata, era più semplice marciare sul sentiero che non in mezzo alla vegetazione.

Quando stavo per arrivare in fondo al sentiero, prima di sbucare sulla riva del lago, all'improvviso me lo trovai davanti.
Era lui, il “raiss” che avevamo cercato invano.
Enorme.

Allungò la testa verso di me, e cominciò a sbuffare dalle narici.
Ora quello che racconterò durò pochi secondi, molti di meno di quello che impiegherò per descrivere quello che è successo, e voi a leggerlo.

Capii subito che l'avevo messo alle strette, gli stavo chiudendo la via di fuga (il sentiero) verso la foresta che avevo alle spalle.
Una cosa che non bisogna mai fare, perchè se togli la via di fuga, anche l'animale più mansueto diventa una belva. :

Eravamo distanti una trentina di metri (un'alce al galoppo li copre in 4-5 secondi); quandi vidi che partiva la carica verso di me, presi il fucile e lo imbracciai, facendo saltare i coprioculari, tolsi la sicura e cercai il reticolo dell'ottica.

Merda !

Avevo lasciato gli ingrandimenti dello Zeiss Diavari sul max invece che sul minimo (non sarebbe servito a molto comunque , era troppo vicino.

Puntai comunque in direzione della groppa, sopra la testa; l'angolo di tiro era quanto di peggio ci fosse, visto che era frontale; tolsi la sicura e sparai quando era oramai a 5-6 mt di distanza.
Poi mi buttai sulla mia destra, in mezzo la vegetazione.
In quell'istante sentii distintamente 2 colpi in rapida successione provenienti dalla mia destra.

Poi una botta incredibile sul mio braccio/spalla sinistra che mi fece fare un paio di capriole in mezzo ai cespugli e la neve.

Poi il silenzio, rotto solo dopo alcuni secondi dalla voce di Alzata con Pugno che mi chiedeva qualcosa.
Emersi dai cespugli e dalla neve dove l'incornata dell'alce mi aveva mandato; la manica sinistra del giaccone mimetico era tutta strappata, ma per fortuna (ancora una volta) erano gli unici danni.

Raccattai il fucile e mi misi in piedi, mentre l'indiana mi guardava impassibile.
Gli chiesi del “Mos”, facendo il segno con le mani delle grandi corna che aveva.

Lei si girò e me l'ho indicò: era là, steso su un fianco, dove i suoi 2 colpi l'avevano inchiodato.

Ci avvicinammo, e guardai dove era stato colpito; il mio colpo era andato alto, sul collo e sicuramente non era mortale; i suoi 2 invece erano tra spalla e torace, distanti pochi cm.

Colpi da manuale.

Dovetti sedermi, mi tremavano le gambe; non dissi niente, ma avevo visto la morte in faccia.

Mentre mi riprendevo, Lei aveva tirato fuori il suo bowie e aveva tagliato alcuni peli dalla barba; poi mi chiamò e mi fece vedere che probabilmente l'animale, oramai troppo vecchio, non avrebbe superato l'inverno; sulle zampe aveva numerosi morsi di lupi o di altri predatori; aveva anche una vecchia ferita da arma da fuoco su un quarto posteriore.
Le corna erano spezzate in più punti, e attaccati ai “ganci” c'erano ciuffi di peli che Alzata con Pugno mi indicò come lupi.

Il vecchio “raiss” aveva dovuto combattere numerose battaglie per non soccombere in quell'ambiente incredibile.

Per consolarmi, mi dissi che almeno gli avevamo risparmiato la sofferenza di essere sbranato vivo durante il lungo inverno.
Intanto, richiamati dai 3 colpi consecutivi (indice di chiamata di soccorso), stava arrivando tutta la gente del villaggio.
Quando videro l'alce abbattuto, fu uno sprecarsi di pacche sulle spalle; peccato che non l'avevo preso io.

Un paio di tizi si offrirono subito per pulirlo e portarlo al villaggio; dissi subito ok, presi la mia roba e con Alzata con Pugno ci incamminammo verso il villaggio.

La casa dell'indiana era proprio all'inizio; quando fummo davanti, lei si fermò per salutarmi; ma io dissi subito che sarei ritornato, dopo essermi dato una sistemata.
Per la seconda volta in 8 giorni, la vidi sorridere.

Quando arrivai in centro, davanti all'unico negozio-bar-farmacia-armeria, tutti saltarono fuori per congratularsi e offrirmi un boccale di birra. )
Ringraziai tutti, ma volevo prima darmi una sistemata; prosegui quindi verso la nostra baracca.

Qui finalmente ritrovai Gigggetto; era ritornato il giorno prima, con le pive nel sacco. )

Quando mi vide, la prima cosa che disse fu :
“Ragazzo datti una sistemata, perchè se ti vedesse adesso Teresa ti ucciderebbe, e poi farebbe lo stesso con me”
E' quello che feci subito.

Quella notte, non riuscii quasi a dormire; non ero più abituato al letto. )

Al mattino fui svegliato da Gigggetto e dal responsabile dell'organizzazione; voleva sapere se ero disponibile ha vendere la carne dell'alce e il relativo trofeo.
Gli dissi subito di sì; il responsabile prese una borsa e tirò fuori un mazzo di dollari dicendomi :
“Vanno bene 4000 $ per tutto ?”
“Facciamo 4500 $” gli risposi.
Dopo averci pensato su qualche secondo, il tizio disse “Ok”, e mi mise in mano il malloppo.

Gigggetto era allibito.
“Sei pazzo !”
Gli risposi “Vieni con me.”
Ci vestimmo e ritornai alla casa di Alzata con Pugno.
Le 2 vecchie erano fuori che stavano aggiustando le reti dei pescatori; appena mi videro, la chiamarono.
Venne fuori, si era rimessa in abiti civili, e mi sembrava ancora più carina.
La presentai a Gigggetto, che sgranò gli occhi (non l'aveva ancora vista); ovviamente lei restò impassibile.

Poi con i nostri soliti modi a gesti e parole la ringraziai di quella splendida avventura vissuta assieme, e sopratutto di avermi riportato sano e salvo a casa.
E poi, visto che l'alce l'aveva abbattuto lei, gli diedi tutti i soldi.


Ovviamente non voleva, ma io insistetti testardo (ormai mi conosceva); alla fine li prese, ma mi fece capire di aspettare che voleva darmi una cosa.

Andò in casa e dopo alcuni secondi ritornò fuori; in mano aveva un braccialetto fatto con i peli dell'alce intrecciati; se lo mise sul cuore e poi me lo porse, facendomi capire che sarei rimasto nel suo cuore per sempre.

La ringraziai, e gli feci capire che anche per me sarebbe stato lo stesso.

Venimmo via, in silenzio; dopo un po' Gigggetto lo ruppe dicendo :
“Ragazzo mio, ancora un po' e mi avresti fatto piangere...”
Come diceva una vecchia canzone country “Lì dove tutto cominciò e dove, probabilmente, tutto finirà........”


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bigfoot
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Cap. VI - “Alzata con pugno e il Sasquatch ” 5° parte

Il buio arrivò quasi all'improvviso, accompagnato da un vento abbastanza fastidioso; Alzata con Pugno decise di fermarsi su quella cima della collina, probabilmente per non farmi affrontare la discesa al buio, troppo pericolosa per me perchè non conoscevo il terreno.

Purtroppo il troppo vento rendeva impossibile (e anche pericoloso) accendere il fuoco, per cui la nostra cena consistette nelle solite cipolle selvatiche, bacche varie e qualche biscotto.

Mentre l'indiana preparava il suo giaciglio, io per sicurezza diedi un'occhiata con il binocolo attorno a noi; mi sembrava quasi impossibile che avessimo fregato così facilmente dei cacciatori perfetti come i 5 Timberwolf che ci avevano seguito.
Non vidi nulla, e vedendo Alzata con Pugno che si era già avvolta nella sua coperta sopra un materasso di rami di abete, mi tranquillizzai del tutto.

Presi il mio sacco a pelo, lo posizionai vicino all'indiana, e mi ci ficcai dentro, scarponi compresi; e visto che aveva posizionato accanto a sè il Lee Enfield, io feci altrettanto con il mio Weatherby; l'ultima cosa che pensai , prima di addormentarmi, fu che almeno 2 giorni erano passati, ne restavano solo 6 prima di ritornare al villaggio da dove eravamo partiti.

Al mattino, con il solito scrollone Alzata con Pugno mi svegliò; era già pronta alla partenza, fresca come una rosa.
Io no, purtroppo; strisciai fuori dal mio sacco a pelo, mi misi in piedi, e lì capìì che avevo fatto un errore a non togliermi gli scarponcini per la notte: avevo male ai piedi.
Mi guardai, e dovetti ammettere con me stesso che ero decisamente un pò "sgualcito"; anche la barba di 3 gg (il giorno prima della caccia tutte le guide ti "obbligano" a :
no taglio barba, uso di disinfettanti
no deodoranti, profumi
no utilizzo di saponi

In pratica ti devi trasformare in 2-3 gg in un uomo di Neanderthal.

Chiesi ad Alzata con Pugno dove saremmo andati nei prossimi giorni; Lei prontamente indicò un punto dell'orizzonte.
Perfetto avevo giusto voglia di fare 4 passi.

Presi il mio sacco a pelo, gli diedi uno scrollone per evitare di portarmi dietro qualche clandestino, ficcai il tutto nello zaino, raccattai il fucile, e cominciammo a scendere la collina.
La discesa, inizialmente facile, diventò sempre più difficile; la foresta diventava sempre intricata, esattamente come nell'altro versante.
Quello che dava fastidio era sopratutto lo strato di foglie che l'umidità perenne rendeva tutto scivoloso; ogni passo era a rischio caduta.

Vedendo che stavamo andando verso uno “swamp” (Ndr : foresta allagata, acquitrino), mi fermai un attimo, presi dallo zaino la scatola dei preservativi (non ridete per favore), ne tirai fuori uno e lo misi sulla volata del Weatherby, legandolo alla canna.
Questo è un trucco che usano i militari delle “Speecial Forces”, poi adottato da molti cacciatori, quando devi operare in ambiente umido/sporco ; impedisce l'entrata nella canna di materiali che potrebbero danneggiarla al momento dello sparo, lasciando l'arma perfettamente pronta all'uso.
Per la prima volta, con questa mossa, sorpresi Alzata con Pugno; ma non disse niente, al suo Lee Enfield (ex-ordinanza militare) non serviva e riprendemmo la discesa.

Impiegammo oltre 2 ore a scendere la collina; quando eravamo quasi in fondo, successe l'imprevisto : non so come, ma scivolai lungo il pendio, e dopo aver percorso una ventina di mt. stile Wildcoyote, mi infilai nell'acqua dello swamp fino al petto.
Ovviamente staccai un serie di quadri (in italiano); stare bagnato per le prossime ore non era l'ideale, ma oramai ero dentro (l'acqua).

Mentre controllavo gli eventuali danni (zaino e fucile), Alzata con Pugno era arrivata sulla riva dello swamp; verificato che fossi ok (oltre al fatto che ero tutto marcio), iniziò a spogliarsi togliendosi gli stivali, pantaloni e casacca in pelle e ficcando tutto nella bisaccia che poi legò al fucile, e mettendosi il tutto sulle spalle.

Quindi mi fece segno di seguirla e di passare esattamente dove passava lei; e quindi entrò in acqua.
Facevamo veramente una bella coppia, lei davanti seminuda con tutto sulle spalle, io dietro con la mimetica “treebark” che aveva oramai assunto il colore della palude, zaino in spalla e fucile sulla testa.
Vista da dietro, ora che era pieno giorno, non era niente male. )

E comunque, grazie a quella vista piacevole, la traversata dello swamp fu, non dico agevole, ma almeno non mi pesò troppo. )
Purtroppo sapevo già che ne avremmo dovuto attraversarne altri; queste zone allagate sono dovute al fatto dell'enorme quantità d'acqua / neve che cade dal cielo, che non potendosi scaricare in fiumi e/o torrenti, finisce per ristagnare tra una collina e l'altra.

Spesso questi posti sono comparsi in alcuni film (ad esempio “Passaggio a nord-ovest” con Spencer Tracy oppure “The Patriot” con Mel Gibson); però un conto è vederli seduti comodamente in poltrona, un'altro è sguazzarci dentro.

E non vi dico dei moscerini, piccoli e voraci come pochi, nonostante le temperature basse.

Andammo avanti così per 3 gg; salita e discesa della collina, attraversamento dello swamp, nuovo collina da scavalcare.
Non sentivo più le gambe, ormai procedevo per inerzia dietro l'indiana.
Finalmente alla fine del quinto giorno, arrivammo sulla cima dell'ultima collina; sotto non c'era più l'ennesimo swamp ma il lago da cui eravamo partiti.

Ora si trattava di ritrovare le tracce del branco che avevamo visto dall'altra parte, cinque giorni prima.
Scendemmo dalla collina e arrivammo sulla riva del lago; immediatamente Alzata con Pugno cominciò il suo lavoro di tracker; c'erano centinaia di tracce di tutti gli animali del posto che andavano e venivano dalla foresta al lago e viceversa.
Ogni qualvolta incontravamo una traccia di un'animale nuovo, mi spiegava, con i gesti, che tipo di animale era e che cosa aveva fatto; era come un corso accelerato da guardia-parco; nonostante la stanchezza che oramai non mi abbandonava più, riuscivo ancora a divertirmi.

Poi finalmente trovò le tracce del branco di alci.
Ma dal suo disappunto capii subito che c'era qualcosa che non quadrava.
Gli chiesi spiegazione, e lei mi fece vedere che le tracce erano solo delle 3 femmine con i relativi piccoli; dalla riva si erano poi dirette verso la foresta.
E il maschio che fine aveva fatto ?

Alzata con Pugno decise di proseguire lungo la riva per vedere dove si erano separati; dopo un paio di km, trovammi i resti di 2 grosse nutrie; attorno tracce di lupo.
L'indiana le guardò a lungo, le studiò per bene e poi mi fece capire che erano i 5 timberwolf che avevano seguito noi.
Probabilmente il branco di alci aveva visto i lupi (o viceversa) e si erano separati; il maschio da una parte, le femmine con i piccoli dall'altra.

Andammo ancora avanti per un centinaio di metri, e nei pressi di una insenatura del lago, trovò le tracce del vecchio maschio: era entrato in acqua e aveva attraversato il lago andando sull'altra riva (distante un 200 mt circa), mollando al loro destino le femmine.
Come vedete, spesso non c'è molta differenza tra uomini e animali.

Intanto, da alcune ore, non stavo molto bene; e tanto per cambiare, il tempo si stava mettendo al brutto.

Mancavano 3 gg al ritorno al campo base, tanto valeva incominciare ad incamminarsi.
Ma non avevo fatto i conti con la tenacia della mia guida; mi fece vedere che anche noi potevamo seguire l'alce sull'altra riva, utilizzando (mi indicò una mucchio di tronchi accatastati nello specchio d'acqua con la mano).
Andiamo ha vedere, risposi.
Quello che da lontano mi sembravano dei tronchi accatastati casualmente dalle correnti del lago, in realtà era una “damn beaver” (Ndr : diga fatta dai castori).
Era lunga circa un centinaio di metri, e secondo Alzata con Pugno, potevamo utilizzarla come ponte per raggiungere l'altra riva.
Voi cosa avreste fatto ?
Dissi ok, visto che siamo arrivati fin qui, togliamoci anche questo sfizio (così avrò almeno qualcosa da raccontare ai nipotini).

Iniziammo l'attraversamento, Lei davanti che mi faceva vedere come fare e sopratutto dove mettere i piedi, scegliendo accuratamente su quali tronchi passare.

Non potei non notare che questi animali sono dei costruttori incredibili (e infaticabili); erano tutti tronchi incastrati tra di loro, fissati con fango e ramaglie.
Purtroppo il mio peso (e agilità non erano quelli di Alzata con Pugno che mi precedeva; ad un certo punto lo scarponcino mi scivolò su un tronco bagnato, cercai di trovare appoggio su un'altro tronco; ma era instabile, cominciò ha ruotare su se stesso e io persi definitivamente l'equilibrio.
Il tuffo con relativo bagno fu inevitabile.
Ebbi immediatamente un paura folle; non per il fatto che non toccavo, quanto perchè avevo paura che mi arrivassero altri tronchi addosso, incastrandomi sott'acqua.

Bene o male riuscii ha rimettere fuori la testa, poi lentamente spinsi il fucile e lo zaino su un tronco; intanto Alzata con Pugno, che era ritornata di corsa indietro, mi aiutò ha ritornare definitivamente sui tronchi.
In quel momento capii che non era ancora giunto il mio momento; mi venne quasi da ridere, tutta la fatica degli ultimi giorni per andare ad annegare come un cretino in 2 mt. d'acqua.

Percoremmo gli ultimi cinquanta/sessanta metri assieme, probabilmente non si fidava più molto della mia agilità da bradipo; in realtà ero stanchissimo, e non stavo affatto bene.

Quando arrivai a riva, feci come il Papa quando scende dall'aereo : baciai la terra pensando che “Anche questa l'abbiamo superata.”
In realtà, era già ora di riprendere la pista; Alzata con Pugno aveva subito ritrovato le tracce dove il grosso alce aveva preso terra; cominciammo a seguirle dentro la foresta.

Stava diventando buio, il cielo era sempre più scuro con nuvole cariche di pioggia; ogni tanto si vedevano le montagne attorno già coperte di neve (ed eravamo solo a metà settembre); la foresta era meno fitta di quelle che avevamo attraversato precedentemente, ma nonostante ciò continuavo ad inciampare, cascare e poi tirarmi su.
Avevo freddo come non avevo mai avuto prima, tremavo e battevo i denti; ad un certo punto, Alzata con Pugno tornò verso di me, mi guardò fisso negli occhi; io cercai di sorridere, ma non ce la facevo proprio più, e mi sedetti quindi su un tronco; mi venne vicino e appoggiò la sua mano sul mio viso.
Quel contatto mi creò ulteriore brivido, non so se per la mancanza di “contatti umani” nelle ultime settimane o per il semplice fatto che avevo un febbrone da cavallo.

Decise subito di fermarsi, mi sfilò lo zaino e mi chiese, a gesti, se avevo qualche medicina; risposi di si, ma rovesciando tutto il contenuto non saltò fuori nulla.
Probabilmente la scatola del pronto soccorso era rimasta nella casa al villaggio oppure Gigggetto adesso ne aveva 2, visto che avevamo preparato assieme gli zaini.

Alzata con Pugno aveva intanto acceso il fuoco (e chissenefrega se l'alce avrebbe sentito il fumo, adesso era concentrata su di me); tirò fuori dalla sua bisaccia qualcosa che buttò dentro una tazza metallica con dell'acqua della sua borraccia; quindi la mise sul fuoco.
In un attimo montò la mia tenda (più veloce di me), buttandoci dentro il mio sacco a pelo e la sua coperta; poi prese la tazza e mi disse di bere quello che c'era dentro completamente.

Ubbidii come un bravo bambino, poi mi trascinai nella tenda , mi tolsi le scarpe e tutta la roba bagnata da addosso, mi infilai nel sacco a pelo e, tra un brivido e l'altro che non riuscivo più a controllare pensai a quanti, da quelle parti, erano morti così, soli e abbandonati, semplicemente perchè la voglia di sopravvivere ti abbandona.

Poi caddi nell'oblio.

Nel delirio iniziai a sognare : di nuovo Teresa, che mi aveva raggiunto lì all'accampamento, vestita come una squaw Sioux, che poi entrava nel mio sacco a pelo per “consolare” il suo cucciolone che aveva la bua; un gigantesco orso bruno che era venuto a visitare l'accampamento, ma che poi se ne era andato per non disturbare me e Teresa felici nella loro tenda; e poi Gigggetto che continuava ha farmi il segno delle 4 dita alzate per dirmi che lui, senza faticare, aveva preso 4 alci ed infine il Pinuccio che arrivava direttamente dal Monferrato con le sue bottiglie di barbera senza etichetta per festeggiare; e per finire, bufera di neve che imbiancava tutto.

Al mattino quando mi svegliai, capii subito che stavo bene, tutto era passato; guardai accanto a me, la coperta di Alzata con Pugno era ancora lì, ma Lei non c'era.
Presi dallo zaino il cambio di roba pulita e asciutta e mi rivestii; poi uscii dalla tenda.

Era tutto bianco, aveva nevicato davvero nella notte, pochi cm, non avevo sognato. :

L'indiana stava controllando il fuoco; aveva messo i miei scarponcini e la mia roba bagnata stesa accanto; appena mi vide mi venne vicino con sguardo interrogativo; dissi subito ok, tutto ok, era passata.

Finalmente la vidi sorridere (forse era la prima volta); poi guardandomi mi disse :
“Sasquatch”.
E indicò per terra.

Guardai anch'io, e vidi per terra delle impronte, molto grandi.
Pensai ad un orso, un grosso orso che era venuto ha vedere se c'era qualcosa da mangiare.
Glielo dissi, a gesti, che secondo me era un grosso orso (però era strano che non ci avesse attaccato pensai ). :

Lei fece cenno di no, testarda, e mi fece vedere delle altre impronte ripetendo :
“Sasquatch”
In effetti, guardando dove mi indicava Alzata con Pugno, era difficile da spiegare : quale orso si siede su un tronco accanto al fuoco ?


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bigfoot
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Cap. VI - “Alzata con pugno e il Sasquatch ”  4° parte

Oramai pioveva a dirotto; il rumore della pioggia sulla tenda avrebbe dovuto conciliarmi il sonno, ma non fu così.
Guardavo con gli occhi sbarrati il tetto della tenda e pensavo a quello che era successo fin'ora, a quello poteva ancora succedere, a Teresa. :
Probabilmente si sarebbe messa a ridere, vedendomi così impacciato su come affrontare certe situazioni. :

In effetti era esattamente quello che stava succedendo; da più di un'ora eravamo in quella piccola tenda, vicini vicini (forse anche troppo) e non avevo ancora fatto nulla, se non il gentil'uomo.
A parte il fantasticare...... : :

Lei dormiva tranquilla, raggomitolata nella sua coperta, sembrava quasi una bambina; una bambina con gli artigli però.
Come in altri casi si dimostrò più saggia di me; aveva lasciato fuori dalla tenda il suo fucile e messo il bowie a portata di mano; io avevo preferito mettere invece, come altre volte, il Weatherby accanto a me.
Ma aveva ragione lei, non mi sarebbe servito molto in quella tenda stretta; molto meglio il coltello nel caso di una visita notturna.

Precipitai in una sorta di dormiveglia, popolato da sogni incredibili : Teresa vestita da indiana Sioux, Gigggetto che mi mostrava ridendo i 4 alci presi (la famosa manata del 4 a 0), una fila di procioni che cercavano di fregarmi il cibo dallo zaino, e poi lei, Alzata con Pugno che, completamente nuda mi saltava addosso facendomi capire che da troppo tempo non faceva più l'amore.
Improvvisamente mi svegliai dal torpore, aprii gli occhi, lei era sopra di me; vestita però, che mi scuoteva per una spalla dicendomi sottovoce :
“Mos, mos, mos”

Realizzai dove ero, uscii dalla tenda di corsa; le scarpe dove le avevo lasciate ? E il fucile ?
Ritornai dentro, raccattai tutto e poi di nuovo fuori; lei intanto era già “combat-ready”, vestita di tutto punto, fucile in spalla.
Con il braccio teso verso il lago continuava a ripetermi :
“Mos, Mos”

Avevo fatto una decina di metri, quando mi ricordai del binocolo; ritornai a prenderlo, mentre l'indiana si avviava con il solito passo svelto verso il lago.
Arrivammo nei pressi del posto dove avevamo fatto il bagno la sera precedente; mi fece acquattare dietro ad alcuni tronchi spiaggiati, e con la mano, senza più parlare indicò un punto lungo riva.

Guardai subito ma non vedevo nulla; anche perchè c'era una discreta nebbia che andava e veniva.
Puntai il binocolo ma non servì a nulla; vedevo solo nebbia ingrandita.

La guardai; lei serissima come sempre, disse sotto voce “Mos”, facendomi il segno delle corna, molto grandi, e di altri alci.
Molte alci......

Presi il Weatherby, l'appoggiai al tronco e mi ci sdraiai dietro; misi un colpo in canna e lasciai la sicura; tolsi i coprioculari dell'ottica e guardai nella direzione indicata.
Vidi solo il reticolo e nebbia, tanta nebbia che andava e veniva.
Poi, improvvisamente, la nebbia (forse complice un colpo di vento) si ritirò verso il centro del lago e apparvero loro.

In fila, camminavano lentamente lungo il bordo del lago, brucando i teneri germogli di ranuncolo di cui sono ghiotti; 3 femmine, la più grossa (anziana) davanti con il relativo cucciolo al fianco.
Stavo per lanciare l'ennesima imprecazione in piemontese, quando apparve Lui.

Rispetto al branco stava più defilato, indietro di una cinquantina di metri; aveva un palco impressionante il vecchio “raiss”.

Come avevo letto su diversi libri e riviste di caccia americane, confermato anche dalle notizie delle guide e dei cacciatori che avevano vissuto quest'esperienza, normalmente i vecchi maschi sono solitari; solo nel periodo degli amori si avvicinano alle femmine (o agli altri maschi per competere).
Ma nel periodo della caccia, cambiano comportamento, e si aggregano spesso ai branchi di femmine col piccolo per sfruttarle come paravento.

Presi il piccolo telemetro dal taschino e controllai la distanza; già ad occhio e croce avevo capito che erano ancora distanti; il telemetro me lo confermò : oltre 700 ys.
Però erano in avvicinamento, venivano verso di noi.
Ripresi il fucile e cominciai la procedura propedeutica per il tiro di precisione; controllo della respirazione e sistemazione dell'appoggio(mia e dell'arma).

L'indiana al mio fianco, distante 5-6 mt controllava il branco e me alternativamente; forse era curiosa di vedere cosa combinavo, visto che non mi aveva fatto fare la prova a fuoco come avevano fatto tutte le guide con cui ero stato caccia.
Oramai ero entrato in “trance”, tutto quello che m'interessava era racchiuso nella visuale della mia ottica; il mondo che m'interessava era tutto in quel cerchietto con le tacce graduate.
Chi di voi a fatto del tiro di precisione credo che mi capirà.

Le tacche graduate della mia ottica iniziavano da 600 ys a scendere; appena il maschio avesse oltrepassato quella tacca, avrei regolato lo stecher e tolto la sicura.
Improvvisamente tutto sparì dall'ottica, ora vedevo solamente nebbia; alzai la testa e guardai nella direzione del branco; spariti tutti.
Come era possibile ?

L'indiana intanto si era alzata in piedi e con un braccio stava indicando il cielo; realizzai, c'era un aereo che gironzolava sopra di noi, probabilmente un idro che cercava di atterrare sul lago.
Ma dopo un paio di giri, vista la nebbia che si stava infittendo, rinunciò.

Ritornammo mesti al nostro accampamento e iniziammo a smontare il campo.
Come sempre Alzata con Pugno era silenziosa; aspettò che fossi pronto per riprendere la marcia, quindi cancellò le nostre traccie (del bivacco).
Manie dei canadesi per lasciare la natura intatta ?
O voleva che nessuno ci seguisse ?
E se fosse successo qualcosa come avrebbero fatto a trovarci ?
Mi era sfuggito qualcosa ?
Dovevo preoccuparmi ?
Troppe domande, e troppo complicato spiegarsi a gesti. :

Quando vide che ero pronto, prese un bastoncino e accovacciandosi sui talloni iniziò a disegnare per terra.
Era la mappa del posto; iniziò a spiegarmi dove il branco di alci si stava dirigendo, usando la sponda del lago come una strada.
Poi tracciò il tragitto che dovevamo fare noi, per tagliargli la strada.
Tirai fuori il mio GPS portatile con la mappa del posto e gliela feci vedere; era incuriosita, ma non impressionata; probabilmente la mappa che aveva in testa era molto più dettagliata.

Comunque diedi un'occhiata veloce alle distanze e che cosa dovevamo attraversare : basse colline, boschi e paludi; per fortuna niente corsi d'acqua.
In linea d'aria una ventina di km. (di passione, come diceva Gigggetto quando non voleva spaventarmi durante le uscite sulle nostre montagne). )

Feci un cenno di assenso e ci mettemmo in marcia.

Eravamo in marcia da 4 ore, quando finalmente ci fermammo per la prima volta; fino a quel momento la marcia era stata attraverso un brughiera con molti cespugli e piante basse; ora iniziava il difficile perchè le colline erano ricoperte da una foresta quasi impenetrabile.
Non so se avete idee di come sono le foreste da quelle parti; tantissime piante, una attaccata all'altra, molte sono cadute, incastrandosi tra di loro; su tutto questo altre piante sono cresciute e cercano con tutti i mezzi di salire verso il cielo in cerca di luce.
Ecco perchè tutte le piante sono altissime; su tutto questo poi un velo di muschio impregnato d'acqua (quando cammini sembra di essere su un materasso a molle da cui, sollevando il piede zampilla acqua .

E poi umidità pazzesca, dall'alto sotto forma di pioggia, e dal basso perchè è tutto impregnato d'acqua.
E la temperatura che è costantemente intorno ai 10° (quando non nevica).

Me l'ero propria cercata la caccia “walking” all'alce; pensai a Gigggetto e alla sua caccia in “stalking”, tranquillo in una posta con un compagno, dove andata e ritorno la fai a dorso di mulo/cavallo oppure in quad.

Però io ero con la guida più straordinaria che avessi mai incontrato. )

Mentre riprendevo il fiato seduto su un tronco, e lei seduta sui talloni si riposava, gli chiesi come si chiamava la sua tribù; non era facile farsi capire ma poi alla fine capì e me lo disse.
Io non capii subito il nome, e visto che avevo uno sguardo interrogativo provò ha ripeterlo in diverse lingue.
Quando arrivò al francese, finalmente mi fu chiaro: era “Iroquois” della tribù dei Mohawk.

Quando mi preparavo per il Canada, avevo letto parecchio sui “nativi” locali; gli Irochesi erano tribù di guerrieri; durante le guerre d'indipendenza degli Stati Uniti e del Canada si erano scontrati con tutti: francesi, coloni americani, inglesi e con le tribù indiane loro alleate (era logico, difendevano la loro terra).
Solo gli inglesi, riuscirono a piegarli, ributtandoli verso le regioni dei Grandi Laghi; molto pragmatici, le “giubbe rosse” e i loro amici locali, quando incontravano un villaggio irochese, lo bruciavano senza guardare che magari c'erano solo vecchi, donne e bambini.

Ovviamente anche gli Irochesi non stavano a guardare; e tenuto conto che loro conoscevano il territorio fecero vedere i sorci verdi all'esercito di Sua Maestà.

Forse era per quel DNA che portava dentro che era così “tosta”.

Mentre riprendevo fiato prima di entrare nella foresta, la vidi alzarsi e ritornare sui nostri passi; mi disse di star fermo e in silenzio, prese il fucile e ritornò indietro.
Cosa cavolo stava succedendo ? :

Un senso di inquietudine si stava impadronendo di me.
Dopo una decina di minuti, la vidi arrivare con il suo solito “passo veloce” (ricordate Daniel Day-Lewis nel film “L'ultimo dei Mohicani” quando inseguiva gli inglesi che gli avevano rapito la fidanzata ? Bene, quello era il “passo veloce” della mia guida).

Arrivata alla mia altezza, mi prese per un braccio e mi trascinò nella foresta.
Aveva un'agilità pazzesca nel passare attraverso gli ostacoli, sembrava quasi un furetto; al contrario del sottoscritto, che sembrava sempre più un elefante in un negozio di cristalleria.
Per avanzare avevi sempre più soluzioni : passare sotto l'ostacolo, sopra, oppure aggirarlo andando a destra oppure a sinistra.
Lei prendeva sempre la via più breve, grazie al suo fisico passava dappertutto velocemente; quando poteva utilizzava le piante abbattute come ponte per far più velocemente.
Sarei stato ore a guardare lo spettacolo; solo che dovevo muovermi anch'io , velocemente anche se non sapevo ancora il perchè.

Finalmente sbucammo su un pianoro coperto da erba alta e radi cespugli.
Io vedendola ferma che mi aspettava, crollai sulle ginocchia, pensando ad una sosta.
Niente da fare, mi saltò addosso, e dicendomi qualcosa nella sua lingua, prese a trascinarmi prendendomi per lo spallaccio dello zaino.

Avevo il cuore in gola, ero in affanno, ma continuai ha seguirla; cominciammo ha tracciare dei cerchi sempre più ampi tra l'erba alta del pianoro; avete presente i cerchi nel grano ?
Qualcosa di simile, col diametro sempre più ampio, finchè non arrivammo sotto una parete rocciosa.

Con la solita agilità saltò su una roccia che si affacciava sul pianoro, facendomi segno di seguirla sullo stesso percorso; io purtroppo non avendo la sua agilità, e affardellato com'ero, impiegai qualche minuto a salire sulla roccia.

Però ci riuscii; feci un sorriso verso di Lei, ma, maledizione , era già ripartita con la salita, saltando di roccia in roccia come una capra, camoscio, stambecco (fate voi).

Notai che oltre all'abbigliamento molto più "studiato" del mio (di derivazione militare/trekking), i suoi stivaletti in pelle morbida avevano un "grip" che i miei scarponcini in gore-tex di una nota marca italiana non avevano; ed era tutta fatica in più.

Finalmente arrivammo alla sommità della collinetta e ci fermammo a riprendere fiato (io) e a guardare indietro lei.
Eravamo lì da una decina di minuti, oramai il sole stava tramontando, avevamo si è no 1 ora di luce, poi sarebbe stata una notte senza luna.

All'improvviso alzò il braccio e indicò qualcosa sul limitare del bosco, da dove eravamo usciti prima di entrare sul pianoro.
Guardai, ma non riuscivo a vedere bene; il limitare del bosco era in ombra rispetto a noi che avevamo la luce negli occhi.
Presi il binocolo e cominciai a guardare; finalmente vidi il perchè di tutto quello che avevamo fatto fare.

Dal bosco uscirono 5 fantasmi grigio scuri, in assoluto silenzio; erano dei grossi lupi canadesi (sono quelli più grossi della specie); la femmina capobranco in testa seguiva esattamente le nostre tracce come il migliore dei segugi.
Poi però arrivò ai cerchi concentrici che avevamo fatto nell'erba, prima di saltare sopra la roccia.

Iniziarono a girare in tondo, seguendo i vari cerchi.
Avevano perso la traccia. )

La femmina anziana, ad un certo punto arrivò davanti alla roccia, dove si fermò "perplessa"; girovagò un pò sotto la roccia annusando l'aria per riagganciare la "traccia olfattiva", ma non ci riuscì, perchè Alzata con Pugno, furbescamente era uscita dai cerchi salendo quasi in verticale, in modo da diluire nel vento il nostro odore. ) )

Dopo un pò di bighellonamenti nel pianoro lungo i nostri cerchi, il branco di lupi, con in testa sempre la femmina anziana se ne tornò mestamente nel bosco. )

Posai il binocolo e guardai la ragazza; era rimasta imperturbabile accovacciata sui talloni.

E noi bianchi pensavamo di battere sul loro territorio questa gente ?
Mi venne in mente la storia di Geronimo, ora diventato grazie al Presidente Obama, eroe nazionale; per 12 anni, con poco più di 60 uomini, aveva portato a spasso per la Sierra Nevada 8000 cavalleggeri dell'USArmy, usando gli stessi trucchi. :

Quella sera, nella tenda, mi sarei sentito sicurissimo, con la mia guida.


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