Le ZONE UMIDE – stagione II – episodio 1 - “La debuttante” (3° parte)
Sentendo quella frase, fui obbligato ha rispondere come Harvey Keitel in Pulp Fiction :
“Sono Wolf e risolvo problemi.....”
Lo dissi sorridendo, ma “Zero” non battè ciglio.
Il senso dello humour della donna era veramente pari a...... zero.
Dopo alcuni secondi che a me parvero interminabili, iniziò ad illustrarmi in cosa consisteva il lavoro che voleva affidarmi.
Era decisamente una cosa fuori dall'ordinario; fui obbligato ha chiedere il perchè, c'erano un po' troppe cose oscure per i miei gusti.
“Zero” prima di rispondere, guardò sul telefonino alcuni messaggi che nel frattempo le erano arrivati; poi con un tono gelido della voce mi rispose così :
“Come ben sai, ad ogni cambio di Amministrazione, bisogna fare un po' di pulizia..........
“OK, ma io non mi occupo di pulizia; per quello c'è bisogno di personale specifico e io non lo sono........”
Ora il suo sguardo era diventato decisamente freddo.
“Lo so, difatti il vostro compito sarà solo quello di farci sapere dove fare pulizia....”
Quest'ultima frase mi colpì particolarmente : “Zero” la disse con una freddezza e indifferenza assoluta. :
Ora ero certo che l'episodio di Lei a Beirut un paio di anni prima non era una leggenda metropolitana.
Mi sarebbe piaciuto approfondire la conoscenza di questa donna che avevo di fronte; aveva qualcosa di affascinante che mi attirava.
C'ero però, per fortuna, una parte del mio cervello che ancora ragionava, e che mi diceva di stare in guardia.
“Prima hai parlato al plurale, chi sono i componenti della squadra ?”
Come sempre prima di parlare mi fissò a lungo, poi finalmente si decise ha rispondere :
“Sarete in 2”
“Chi è questa persona che sarà con me ?”
“Non la conosci, è una nuova; è canadese e lavora alla B. University come ricercatrice.”
Ecco, cominciavo ha capire alcune mosse del piano; utilizzare 2 “stranieri” per evitare di dare nell'occhio.
E ora sapevo che avrei avuto come compagno d'avventura una donna.
Mentre meditavo, “Zero” guardò l'orologio, fece un cenno all'altra donna che era seduta al bancone, e poi mi disse :
“Ora dobbiamo andare, ti lascio questo, così puoi vedere ulteriori dettagli; ti do 24 ore per pensarci, ci vediamo qui domani alla stessa ora.”
Da una tasca prese una pen-drive e la mise sul tavolo; poi con noncuranza prese un fazzolettino di carta dal vassoio del the, ci scrisse qualcosa, lo piegò in due e me lo diede.
Quasi non feci in tempo ha salutarla che si erano già dileguate tutte e due. :
Presi la pen-drive e me la ficcai in tasca; poi guardai il fazzolettino piegato in due accanto al vassoio.
Cosa ci sarà scritto ?
Guardavo quel pezzo di carta come se ci fosse scritto sopra il destino del mondo; poi dopo un paio di minuti decisi di prenderlo e di leggere cosa c'era scritto.
C'era solo un numero, con il segno del $; ed era una grossa cifra..... :

:
Quella sera e parte della notte la dedicai alla visione del contenuto della pen-drive; c'erano cose molto interessanti che mi diedero un'idea abbastanza precisa dove sarei finito.
Ancora una volta in me si scatenò un conflitto interiore; una parte di me ne aveva abbastanza di tutte queste storie, ora avevo una donna fissa che mi aspettava a casa e che non vedeva l'ora che tornassi.

)
L'altra parte, quella che ama l'avventura sempre e comunque mi diceva di accettare, che c'è sempre tempo per ritirarsi e che il mondo .... è pieno di donne.
Non fu una scelta facile, ma come aveva immaginato “Zero” la mossa decisiva fu quella del budget; con quella cifra mi sarei tolto un sacco di .... sfizi, io e la mia piccola.
Al mattino, come Napoleone, avevo preso la mia decisione; ora dovevo solo trovare le spiegazioni giuste con Teresa.
Al pomeriggio, dopo aver “lucidato gli ottoni” (non si sa mai

), andai all'appuntamento con “Zero” nel solito posto.
Quando arrivai, come sempre in anticipo, non c'era ancora nessuno; ordinai un irish-coffee e cominciai ha guardarmi attorno, così, tanto per entrare nella parte.
Nonostante ciò, me le ritrovai davanti improvvisamente tutte e due; se fossi stato un loro “target” non avrebbero avuto difficoltà, un po' come era successo a Beirut.
Quando “Zero” si sedette davanti a me, non potei non notare il sorrisetto di una delle cameriere; probabilmente l'aveva scambiata, visto l'ora, per una delle tante escort che si “lavoravano” i manager della City.
Mentre la sua collega prendeva il solito posto al bancone, “Zero” ordinò anche lei un'irish-coffee, poi appena la cameriera si allontanò mi chiese se avevo guardato il dossier che mi aveva fornito.
“Certamente, l'ho letto tutto; molto affascinante....”
Come al solito, però, non rise alla mia battuta.
I nostri sguardi si incrociarono; i miei pensieri iniziarono ha galoppare; chissà se aveva un uomo, chissà come era a letto e.... altri pensieri sconci.
“La tua risposta qual'è ?”
Cavolo !!, un minimo di emozione no è, sempre diritta all'obbiettivo.
“Va bene, accetto la proposta”.
Sperai che mi restituisse almeno un sorriso, anche solo di circostanza.
Prese ancora uno dei soliti fazzolettini di carta dal tavolo, scrisse qualcosa e me lo diede.
“Questo è il mio numero, fammi sapere quando sei pronto che avverto la tua collega canadese; poi ti farò sapere dove inoltrare i report.”
Quindi si alzò e dopo essersi infilata il soprabito, allungò la mano per salutarmi dicendomi :
“Sono contenta che hai accettato.”
Un'attimo dopo “Zero” e la sua collega erano sparite dal mio orizzonte.
Ora dovevo affrontare il problema lato Teresa.
Per prima cosa appena tornato, visto che era sabato, la portai a cena al “nostro” ristorante sul lago, dove avevamo iniziato la nostra storia.
Quando, a metà della cena, gli misi davanti il regalino che gli avevo portato da Londra, iniziò ha dubitare qualcosa, anche perchè gli avevo già anticipato che presto sarei partito.
“Hai intenzione di piantarmi ?” disse sorridendo.
“Scherzi, dopo tutta la fatica che ho fatto per conoscerti....”
Con calma e sangue freddo, ovviamente sorvolando su molti particolari, gli raccontai cosa mi apprestavo ha fare.
Teresa non era molto contenta ed era molto preoccupata del posto; in effetti non è il paese dove vorresti andare in vacanza.
Alla fine il discorso scivolò sui soldi; quando la misi al corrente restò senza parole.
Partendo dal fatto che nessuno ti regala niente, per tutti quei soldi c'era qualche motivo.
E' sì, la mia piccola pragmaticamente avevo colto il nocciolo del problema; ma oramai il dado era tratto, non potevo tirarmi indietro, non sarebbe stato serio.
Comunque dovetti promettere solennemente che non avrei corso rischi inutili.
Mi venne da ridere; quali rischi, in fondo il sud-america non è diverso da altri posti quando ficchi il naso negli affari degli altri.....
Superata la questione con Teresa, ora dovevo iniziare la pianificazione del “lavoro”; siccome fin'ora avevo sentito (o meglio letto) solo un punto di vista, volevo avere qualche informazione aggiuntiva, possibilmente non dei dei soliti canali.
Fu così che la settimana dopo iniziai la mia avventura volando a New-York dove avevo fissato un'appuntamento con la mia amica giornalista.
Se c'era una persona che poteva avere altre informazioni poteva essere solo lei; come sempre la nostra cena fu spettacolare; vedere come la gente, dopo averla riconosciuta, si prostava davanti a lei valeva il prezzo del biglietto.
Dopo le solite facezie reciproche tipiche dei nostri incontri (la prima volta mi strapazzò ben bene), mi chiese cosa volevo sapere; gli raccontai il mio prossimo lavoro (ovviamente sempre sorvolando sui particolari) e gli domandai se sapeva qualcosa al riguardo.
Connie sapeva, anzi ne sapeva molto di più rispetto a quanto avevo sul dossier che mi era stato dato; per lei quei posti non avevano segreti; peccato che non ci poteva metter più piede, era stata dichiarata “persona non gradita” da parecchi paesi sud-americani.
Quella sera, quando ritornai in albergo dopo la cena con Connie, la situazione mi era molto più chiara; soprattutto avevo capito quali enormi interessi c'erano dietro.
E quest'ultima cosa faceva diventare il tutto molto pericoloso.
Ma oramai ero in ballo, la nave era armata, l'equipaggio motivato al punto giusto e quindi era ora di dare il via all'operazione.
Chiamai “Zero” e gli dissi di fissare l'appuntamento con la mia collega 2 giorni dopo a Miami; saremmo partiti da lì perchè ci sono un sacco di voli per tutto il sud-america.
In realtà volevo passare un paio di giorni da alcuni amici italiani che risiedono da un sacco di tempo da quelle parti, prima di tuffarmi in questa nuova avventura.
Quando, 2 giorni dopo, la reception dell'albergo mi avvertì che c'era una persona che voleva vedermi, immaginai subito che fosse la mia collega:
“OK, fatela pure salire”.
Pochi minuti e sentii bussare; andai alla porta e l'aprii.
Cavolo, ma quanti anni aveva questa qui che avevo davanti ? :
Biondina, capelli lunghi, occhi scuri, altezza 1.60, carina, vestita con una maglietta, jeans sdruciti e Sniker; praticamente una teenager.
Ci presentammo; si chiamava Kristine, 24 year old.
“Kristine con la K” sottolineò subito, sorridendo.
“Bene, Kristine è troppo lungo; ti chiamerò Kappa.”
Lei sollevò quel bel visino un po' perplessa; non so perchè ma mi ricordò la Scarlet Johanson, forse per via del “naso alla francese”.
“Kappa ?”
“Sì”
“Come nei film M.I.B. ?”
“Esatto, ed io sono M”
“Cosa significa ?”
“M come Maestro”
Questa volta il film a cui pensai era “Il maestro e Margherita”.
“OK, per me va bene; quando partiamo ?”
&ldquo

omani mattina; ti sei già sistemata in albergo ?”
“Sì”
“Bene, tra mezz'ora troviamoci nella hall che poi andiamo a cena, così ti spiego tutto.”
“Va benissimo”.
Kappa se ne andò allegra come un fringuello; forse pensava di andare in vacanza, anzi vacanza-studio.
Per cena scelsi un locale molto rinomato (anche nei prezzi, ma il mio budget lo permetteva), pieno di bella gente; durante la cena spiegai a Kappa cosa dovevamo fare, per filo e per segno.
Diverse volte mi interruppe per chiedermi se era legale, ma questo forse era l'aspetto che mi preoccupava meno.
Alla fine l'entusiasmo non era più quello iniziale, anzi mi sembrò un pochino delusa.
Tagliai la testa al toro e gli chiesi se se la sentiva di andare avanti; io ero stato corretto e gli avevo detto tutto, al contrario dei suoi reclutatori.
Ci pensò alcuni secondi, poi disse esattamente la frase che mi sarei aspettato da lei :
“OK, io mi fido di te”
La guardai bene, non so perchè ma mi faceva tenerezza; una vera debuttante.
Mentre ci stavamo gustando un sublime gelato alla frutta "annegato" nel rhum, sentii una voce dietro di me :
"...(omissis)... mi amor !!!"
Ho bisogno di esplorare e di sapere.... sempre.