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bigfoot
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Le ZONE UMIDE – stagione II – episodio 1 - “La debuttante”


Spesso mi chiedono che lavoro faccio.
Purtroppo non è semplice spiegarlo; ammesso che si possa spiegare liberamente......
Allora, per forza di cose, devo ricorrere a delle metafore.

Non c'è molta differenza tra me e una escort; anch'io lavoro solo su appuntamento, dal cliente, con discrezione e professionalità.
Ovviamente mi vengono richieste cose “particolari”, per le quali chiedo molte rose e, a volte, qualche “benefits”.
Questo mi permette di togliermi qualche soddisfazione e di pensare al domani in modo positivo.
Se devo essere sincero, questo lavoro non l'ho scelto io, ho meglio l'ho studiato, poi qualcuno mi ha messo una mano sulla spalla e mi ha detto : “ sei interessato a....”

Non tutto sono “rose” e fiori però.....
Ci sono anche le “spine”; spesso ci si punge e, qualche volta, bisogna sopportare anche qualche inconveniente.
L'Uomo è un animale molto adattabile e alla fine ci si adatta a tutto, magari con qualche sacrificio.
Quando sento qualcuno che mi dice : “Beato te che fai una vita così...”, mi viene prima da ridere, e poi una grande tristezza.
Non è semplice portare certi fardelli; avere 2 “vite”, una nel “mondo reale” e una nel “mondo parallelo” richiede sacrifici enormi e livelli di attenzione sempre elevati.

Per la maggior parte della gente che mi vedo attorno normalmente queste cose non esistono, o forse credono che esistono solo nel cinema.
Invece cari amici e amiche, non esistono solo le “Zone Umide”....
Esiste anche una “Zona Grigia” con persone reali, e spesso sono accanto a te.
In questa “Zona Grigia” oltre alle persone ci sono anche “professioni” che non esistono nel “mondo reale” e di cui la maggior parte della gente ne ignora completamente l'esistenza.
Ed è meglio così, per la propria e altrui sicurezza.....

Spesso il cinema e la televisione attingono a questa “Zona Grigia”; nella maggior parte dei casi è solo spettacolo, ma qualche “perla” qua e là esiste.
Per capire di cosa stiamo parlando qualche riferimento :
- Il Robert Redford in “I 3 giorni del condor”
- Michael Caine nella serie “Ipcress”, “Funerale a Berlino” etc.
- Segourney Weaver in “Mistery”
- Anne Parillaud in “Nikita”
- R. Redford e B. Pitt in “Spy Game”
- Matt Damon nella trilogia “The Bourne....”
e qualche altro film quasi sempre tratto da un best-seller di successo, ovviamente scritto da qualcuno che “conosce” bene la materia.
Tutti personaggi che “sembrano inventati” ma invece...... molto più reali di quello che credete.

Bene, quello che si poteva dire è stato fatto, ed ora andiamo ad incominciare.



PROLOGO – Qualche mese prima.......

Da circa 2 ore viaggiavamo su quella pista al limite dell'impraticabilità; eravamo partiti all'alba, in direzione nord, verso una zona che si trova tra il parco del Serengeti (ad est) e il Masai Mara National Reserve (ad ovest) su un vecchio ma ancora in buono stato Mercedes Unimog militare.

Per organizzare questo safari fotografico con Teresa e 3 coppie di nostri amici, avevo impiegato ben 3 settimane e non so quante telefonate ed e-mail ad amici e conoscenti in zona.
In Tanzania c'ero stato altre volte, ma sempre solo per la caccia; ma un safari fotografico è ben diverso da una battuta di caccia, sopratutto con partecipanti novellini.
Teresa era stata categorica : niente rischi inutili, in fondo erano solo fotografie.

Alla fine c'ero riuscito, e i primi 11 gg dei 14 previsti erano trascorsi piacevolmente; l'organizzazione si era dimostrata efficiente, il P.H. era uno bravo e “con la testa sulle spalle”.
Fin da subito gli avevo spiegato che non volevo rischi, a parte l'imponderabilità che c'è sempre da queste parti; solo io e Teresa avevamo un'esperienza (anche se in modo diverso) dell'Africa.
Tutti gli altri l'avevano sempre e solo vista in tv.

Dormire sotto una tenda nella savana non è come dormire in tenda in un campeggio; ma grazie al P.H. e a Bigfoot che spiegarono al gruppo quello che si può (o non si deve) fare, tutto era filato liscio.
Almeno fino a quel momento.

Ora però avevamo come obbiettivo sopravvivere all'autista africano che guidava l'Unimog ad un velocità folle su una pista impossibile.
Nella stretta cabina di guida, il P.H. sonnecchiava tranquillo come se nulla fosse, nonostante gli scossoni e il rumore del motore; noi invece eravamo tutti ammucchiati nel cassone, in compagnia di una guida Masai.
Teresa, rannicchiata accanto a me, si era avvolto il viso con una kefiah lasciando scoperti solo gli occhi mentre tutti gli altri si erano arresi alla polvere che entrava attraverso gli squarci del telone; solo il Masai, seduto in fondo al cassone sembrava assolutamente indifferente a tutto.
Aveva lo sguardo fisso rivolto verso la pianura del Serengeti e, probabilmente era concentrato su altri problemi.

Eravamo diretti verso una zona dove il P.H. ci aveva promesso uno spettacolo che difficilmente si vede in Africa, ed ancora più difficilmente avremmo dimenticato.
Teresa era preoccupata per la sua attrezzatura fotografica che aveva stivato in un piccolo zainetto da trekking, mentre io invece ero molto più preoccupato dell'ottica montata sulla mia CZ in .375 Holland & Holland.
L'arma, come tutte le armi dell'est, è rustica ma l'ottica è sempre il tallone d'Achille del sistema; e quest'ottica della Schmidt & Bender stava sopportando in questi giorni strapazzi che difficilmente la casa costruttrice aveva previsto.

Quando l'autista africano inchiodò, capimmo che eravamo arrivati; in realtà portò l'Unimog verso un gruppo di acacie dove parcheggiò all'ombra.
Immediatamente il P.H. e la guida Masai saltarono giù, spolverandosi dalla polvere color ocra della pista che si era depositata.
Poi scesi anch'io, aiutando quindi anche gli altri; mentre tutti preparavano le macchine fotografiche, io e il P.H. controllammo le armi; io per sicurezza aggiunsi la quarta cartuccia direttamente in camera della CZ.
Quattro colpi è meglio di tre dice spesso un mio amico e compagno di caccia; e qui eravamo in piena zona Big Five.....

Intanto la guida Masai e il P.H. si erano addentrati tra le erbe della savana, dove anche noi in fila indiana li seguimmo.
In lontananza si vedevano già le verdi colline del Ruanda dove si stavano ammassando alcuni nuvoloni temporaleschi; eravamo alla fine della stagione secca e la savana era di un colore giallo incredibile, ma era diventata anche come una gigantesca polveriera.
Se fosse arrivato un temporale bastava la sola caduta di un fulmine per incendiare tutta quell'erba secca.
E per noi a piedi sarebbero stati dolori....

Mentre ci incamminavamo dietro al P.H. e alla guida, dissi a Teresa di starmi vicino; al contrario del P.H. che sembrava assolutamente tranquillo, io ero già sul chi vive, ansia aumentata dal fatto di avere un branco di pivelli al seguito, ma sopratutto di avere con me la mia Piccola.
Il fatto che il P.H. si dimostrasse tranquillo era del tutto normale; era un ex-ufficiale dei Selous rodesiani (forze speciali) e a quell'ambiente era abituato da sempre; in quanto poi alla guida Masai... be i Masai e gli Eritrei sono i veri ed unici guerrieri africani.
Basta chiedere ai Boeri e agli Inglesi che li hanno avuti come avversari nel secolo scorso.

Non avevo un'idea di cosa stessero cercando la guida e il P.H., ma noi come brave paperelle gli andavamo dietro.
Intanto Teresa, da bravo medico, teneva sotto controllo il nostro gruppo; era lei che decideva quando bere, mangiare, fare pipì e popò mentre Bigfoot, con la sua notoria pazienza, sopportava.
Forse è anche per questo che preferisco cacciare da solo (o al massimo in compagnia di pochi altri fidati compagni).

Intanto i temporali sparsi all'orizzonte si erano raggruppati in unico fronte che avanzava verso le pianure (e verso di noi) e già si sentivano i primi tuoni.
La stagione delle grandi piogge stava per arrivare, e questo avrebbe rimesso in moto tutti gli animali e la flora.
Ad un certo punto la guida Masai si fermò, e girandosi verso il P.H. indicò un punto della savana davanti a noi.
Il P.H. davanti a me di una decina di metri, senza parlare e senza girarsi alzò la mano destra e chiuse il pugno; nel gergo militare significa che quelli che seguono devono immobilizzarsi immediatamente mantenendo la posizione.
Mi girai verso Teresa e prendendola per un braccio la bloccai; poi feci segno anche agli altri di fermarsi; +/- obbedirono tutti.

Guardai nella direzione dove guardavano la guida e il P.H. ma non vidi nulla; Teresa con la sua fidata Leica in mano mi guardò interrogandomi con gli occhi per capire cosa c'era.
Visto che non vedevo nulla, tirai fuori dal taschino il mio piccolo Steiner 8x22 e cominciai ha guardare tra le erbe.
Stavo cominciando ha spazientirmi, quando finalmente la vidi: si era mossa e il movimento aveva generato la mia attenzione (esattamente come mi aveva insegnato Linette anni prima).
Era un piccolo di gazzella di Grant di circa 1 anno : una dozzina di kg di peli e corna; brucava tra l'erba tranquilla, fino a quando qualcuno nel nostro gruppo fece un lieve rumore.
Immediatamente la gazzella rialzò la testa e schizzò verso un gruppo di alberi distanti un centinaio di metri.

Tutta quella strada per venire ha vedere una piccola gazzella ?
Mi stavo domandando il motivo che aveva mosso la guida Masai e il P.H., quando guardando verso il gruppo di alberi dove stava trottando la piccola gazzella, li vidi.
Erano 2 leoni, maschi, uno più anziano dell'altro; la piccola gazzella stava andando tranquilla nella loro direzione.
Sperai che si accorgesse dei 2 predatori accovacciati all'ombra tra i cespugli, ma lei niente; non mi andava di assistere ad un massacro e cominciai valutare se sparare un colpo in aria per cercare di salvarla, ma poi accadde l'incredibile.
Quando la gazzella fu a pochi metri dai 2 leoni, spiccò un salto ed andò ad accovacciarsi tra di loro.
Mentre il vecchio monarca spostava il suo testone per fargli spazio, l'altro leone si girò e cominciò ha leccare il musino della gazzella, quasi come un qualsiasi gattone di casa.

Ero allibito; in tante uscite in Africa non avevo mai visto una cosa del genere; mi girai verso Teresa e gli altri: tutti stavano scattando foto della scena.
Guardai verso la guida e il P.H. ; ecco perchè eravamo arrivati fino a qui; questa è una cosa talmente insolita che meritava un'uscita.

Ora la gazzella si era rialzata, e dopo essersi strusciata contro la criniera dei 2 leoni era ritornata ha brucare l'erba ingiallita davanti al covo.
Intanto vidi il P.H. controllare la direzione del vento, perchè ogni tanto arrivavano delle folate improvvise, e il nostro odore poteva mettere in allarme gli animali; il temporale, lentamente, si stava avvicinando, e presto grazie al vento che trasporta gli odori, tutti i predatori si sarebbero messi in movimento.

Avevo appena formulato questi pensieri che sentii dei rumori alla nostra sinistra; immediatamente la gazzella corse via andando ha nascondersi tra i 2 maschi.
Iniziai ha guardare, ma non si vedeva nulla; l'erba era troppo alta; in compenso i rumori indicavano che una grossa mandria di bufali cafri si era messa in marcia, e venivano dritti verso di noi.

Guardai il P.H. e lui, dopo essersi consultato con la guida, alzò la mano destra con l'indice alzato e lo fece ruotare; era il segno convenzionale dei militari che indica il ripiegamento.
Feci segno a Teresa ed agli altri che bisognava tornare indietro; non dissi altro, non volevo che si preoccupassero; avevamo una divisione corazzata alle nostre spalle che si muoveva nella nostra stessa direzione ed era inutile spaventare la gente.

Mentre il P.H. e la guida restavano in retroguardia, io riunii tutte le mie paperelle e c'incamminammo verso il luogo dove avevamo lasciato l'Unimog con l'autista; cominciai ha fare calcoli: avevamo impiegato 3 quarti d'ora da quando avevamo lasciato il veicolo per arrivare al covo dei 2 leoni; se impiegavamo lo stesso tempo, probabilmente i bufali ci avrebbero raggiunti; quindi senza dire nulla, aumentai il passo.

Purtroppo l'imprevisto è sempre in agguato e nel nostro caso fu il vento che cambiò più volte direzione portando il nostro odore in giro per la savana.
Difatti dopo una ventina di minuti che trottavamo veloci tra le erbacce, attraversando uno spiazzo notai un gruppo di leonesse con relativi cuccioli che ci guardavano; erano una decina, di varie età; probabilmente si erano mosse per lo stesso motivo nostro.
Avendo dietro i cuccioli, se ci mantenevamo a distanza e non manifestando aggressività nei loro confronti, probabilmente ci avrebbero fatto sfilare tranquillamente accanto a loro.
Forse.....

Ma in effetti fu così, in circa mezz'ora arrivammo all'Unimog; mentre mi stavo per congratulare con il P.H. e la guida per lo scampato pericolo, sentimmo dei miagoli e dei soffi tra le erbe vicino a noi.
Io ed il P.H. armammo i fucili; i miei amici era risaliti sul cassone, mentre Teresa era rimasta a terra per sistemare la sua attrezzatura fotografica nello zaino.

Maledizione !!
Il cassone aperto dell'Unimog non poteva offrire nessuna protezione da quei gattoni; mi girai e mi preparai ha fare fuoco assieme al P.H.
Avevamo solo una trentina di metri tra noi e la savana; ad un certo punto dalle erbacce sbucarono 3 leonesse, molto nervose.
Erano giovani e quindi con scarsa esperienza, ma comunque sempre molto temibili per un uomo, anche se armato.
Mi allontanai un poco dal P.H., per non averlo sulla mia linea di tiro; se c'erano solo quelle 3, potevamo considerarci in vantaggio su di loro; erano giovani ed inesperte.
Fu un ragionamento inutile, perchè dopo pochi minuti, sbucò dai cespugli la “matriarca”, “la vecchia”, quella che guidava il branco.
Ora eravamo veramente nei guai pensai........












Ho bisogno di esplorare e di sapere.... sempre.
avogadro
Jr. Member (182 post)
K+ 24 | K- 16
Bentornato BF!!!!!!!
Eyjafjallajökull
Super Hero (943 post)
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Della serie mettiamoci nei guai andando in un posto "pericoloso" con le "paperelle". Finalmente la nuova stagione.
bigfoot
Sr. Member (224 post)
K+ 370 | K- 130
Le ZONE UMIDE – stagione II – episodio 1 - “La debuttante” (2° parte)

L'entrata in campo della “vecchia” cambiava radicalmente, in peggio, le nostre possibilità di uscirne senza danni.
Mentre le 3 “giovani” si limitavano ha miagolare e sbuffare nervosamente, la matriarca iniziò ad esaminarci con molta cura; era lei il vero pericolo, era lei che avrebbe attaccato per prima seguita poi, per emulazione, dalle giovincelle.
Come ogni bravo comandante, avrebbe attaccato lo schieramento nemico nel suo punto debole, individuando la preda più “facile” che poteva dare meno problemi.

Mentre la vecchia leonessa ci esaminava accuratamente, la guida masai fece alcuni passi in avanti, iniziando ha parlare, prima sommessamente, poi con voce sempre più alta.
Era una specie di discorso, rivolto al branco; le leonesse avevano smesso di miagolare e soffiare, solo le code si agitavano da sinistra a destra e viceversa.

Mentre la guida masai continuava il suo monologo, il P.H., accanto a lui, aveva fatto scivolare il grosso express a canne giustapposte dalla spalla al braccio, preparandosi al tiro; io, posizionato alla sua destra, feci altrettanto.
La distanza del branco da noi era di una trentina di metri; calcolando che dal momento che sarebbero scattate, i primi 20 metri li avrebbero percorsi in 2/3 secondi, poi gli ultimi 10 li avrebbero percorsi con un solo balzo, per sfruttare l'effetto massa/velocità, in 1 secondo circa.

Occhio e croce avevamo solo 4 secondi prima di entrare in contatto; solo 4 secondi per piazzare i 3 colpi che avevamo ha disposizione, in quanto per me era impossibile replicare il primo colpo con il bolt-action in meno di 1 secondo.
Mentre facevo tutti questi ragionamenti con il cuore che batteva a mille, con la coda dell'occhio controllai Teresa, l'unica oltre noi 3 rimasta a terra.
Con disperazione dovetti costatare che, per fotografare ancora meglio, la mia piccola si era spostata davanti all'Unimog fermo all'ombra, sotto le piante, andando ancor più verso l'esterno di quanto non fosse prima.

Per le 4 gattone era quello che cercavano, la preda isolata; in più si era inginocchiata per fotografare meglio, e quindi per loro la sagoma accovacciata equivaleva al tentativo tipico della preda di nascondersi.
Un invito a nozze per tutti i felini; se avete un gatto in casa, osservate il suo comportamento.

Una volta un P.H. sudafricano mi aveva confessato che si riesce ha prevedere il momento esatto dell'attacco di un felino osservando la pupilla dei suoi occhi : quando la vedi rimpicciolire e contemporaneamente spalancare gli occhi, è il momento dell'attacco.

Da alcuni secondi la matriarca aveva puntato Teresa, aveva intuito che era la preda più facile, quella che gli avrebbe dato meno problemi.
Ma non aveva fatto i conti con Bigfoot; un Bigfoot incazzato nero con l'adrenalina a 1000; lentamente iniziai ha spostarmi per mettermi tra la “vecchia” e Teresa, alzando la CZ e puntandola in quel punto tra la spalla e il torace dove c'è il cuore; nessuno avrebbe toccato la mia piccola, nemmeno quella vecchia gattona.

Lentamente la “vecchia” si girò verso di me, guardandomi; per alcuni secondi i nostri occhi si incontrarono, poi lentamente, molto lentamente si girò e si allontanò, non senza aver dato un'ultima occhiata alla guida masai che continuava il suo monologo.
Appena scomparve tra le erbe alte, anche le 3 giovani si ritirano, guardandosi le spalle.

Tutti restammo in silenzio, a parte la guida, per almeno un paio di minuti.
La prima ha rompere il silenzio fu Teresa, che esclamò :
“Mamma mia, ho fatto delle foto fantastiche ”
Poi guardandomi aggiunse :
“Cucciolo, sei tutto sudato....”
Prima di rispondere, la guardai bene negli occhi poi gli dissi :
“Fa molto caldo piccola.....”
Per fortuna che nessuno si accorse, mentre disarmavo il fucile, di come mi tremavano le mani; per smaltire l'adrenalina che avevo addosso mi ci sarebbe voluto un bel po'.

Quella sera Teresa faticò parecchio ha tenere a bada Bigfoot sotto la tenda da campo........

Da allora, capita spesso con i gli amici di parlare di quel safari fotografico e di quell'avventura in particolare; tutti abbiamo fatto delle ipotesi sul comportamento dei 2 leoni nei confronti della piccola gazzella.
Tante ipotesi, anche strampalate (si erano innamorati ??), oppure quella di un'amica di Teresa che aveva sentenziato un “ è tipico dei maschi cercare sempre la compagnia delle femmine giovani”.
“E' vero, cercano sempre quelle giovani, quelle senza esperienza, debuttanti insomma, magari anche vergini” sentenziò un'altra delle nostre amiche.
La verità è che … non avevano capito niente né degli animali né degli uomini, pensò Bigfoot. :


QUALCHE MESE DOPO.....
Finalmente eravamo riusciti ha fare una breve vacanza assieme; a Teresa piace moltissimo la montagna e lo sci di fondo, per cui avevamo deciso di trascorrere qualche giorno in uno dei posti più incantevoli delle Alpi Svizzere.
Peccato che lo disse ad una sua collega che pensò bene di unirsi a noi assieme al marito.
Per fortuna erano 2 persone abbastanza simpatiche e la vacanza si rivelò piacevole.
O meglio..... quasi piacevole.

Mentre Teresa e la sua collega trascorrevano le giornate facendo sci di fondo, io e suo marito ci dedicammo al trekking.
Ma l'uomo non era un grande camminatore; abituato ad un lavoro perennemente in ufficio, quando si trattava di muoversi su un pendio andava in crisi.
Mi disse subito che gli mancava il fiato, non era abituato a lunghe camminate; quando poi gli feci provare le racchette da neve, andò in crisi del tutto.
Mestamente dovetti ripiegare, per non lasciarlo solo, su delle lunghe passeggiate per il paese dove ci trovavamo.

Mentre le nostre donne, tra sci di fondo e saune ritrovavano la forma, noi 2 sembravamo sempre di più 2 pensionati.
O almeno così mi sembrava.........

L'albergo ci aveva assegnato due camere contigue e qui scoprimmo amaramente che lo “stracchino” diurno si trasformava in un “leone” durante la notte.
La reazione di Teresa fu molto diversa dalla mia; inizialmente trovammo la cosa molto divertente, poi visto il perdurare delle situazione, la cosa cominciò ha scocciarci.
Ora capisco che quando una coppia è impegnata in esercizi ginnici sia difficile capire quando si esagera con i “rumori”, ma a tutto c'è un limite.
Soprattutto non capivo come facesse quel “gatto di marmo” ha darci dentro per ore..... :

Le prime 2 notti le trascorremmo praticamente “in bianco”; io guardando il soffitto e contando le pecore (arrivai a qualche migliaia, decisamente troppe da gestire) e Teresa con una pila di cuscini sulla testa.
Visto il casino che stavano facendo i nostri due amici, tentai anche un timido approccio alla piccola, ma una gomitata decisa allo stomaco mi bloccò subito.

Per essere una coppia felicemente sposata da un bel po' di anni e con 2 figli adolescenti, sono ancora molto innamorati, dissi a Teresa.
“Sono fatti loro” fu la sua laconica risposta.
Peccato che stessero disturbando un po' troppo, per i mei gusti.
La terza sera, però ci fu la svolta, quello che mi fece capire tutto.
Dopo la cena all'albergo, eravamo andati ha vedere una mostra e quando rientrammo, essendo tutti piuttosto stanchi, ce ne andammo subito a letto; mentre attendevo che Teresa liberasse il bagno, uscii sul balcone per prendere una boccata d'aria (fredda).

Ora dovete sapere che essendo la nostra una camera d'angolo, il balcone confinava con la camera dei nostri amici e che sbadatamente avevano lasciato la finestra con le persiane aperte.
Sentendo il solito casino, non potei fare a meno di girare la testa e guardare; lo spettacolo serale era già iniziato e merita di essere descritto.

La collega di Teresa, vestita in stile Heidi (quella originale, non quella di Victoria Secrets ) ) sul letto in una posa che ehmmm..... usate la vostra fantasia, ha sempre a che fare con capre e pecore; mentre lui, vestito normalmente gli girava attorno, sbirciando e toccando sotto la gonna la povera "pastorella".

Ero allibito; per non farmi scoprire sghignazzante sul balcone, scivolai come un Ninja nella nostra camera.
Poi quando vidi Teresa abbigliata con suoi soliti pantaloncini corti e top, scoppiai ha ridere. )

Ovviamente dovetti spiegare perchè ridevo come un matto; al termine la mia piccola mi disse sorridendo che lo sapeva già.
La collega gli aveva raccontato tutto tempo prima, chiedendogli anche dei consigli; in pratica il marito si eccitava solamente se lei si travestiva da “bambina”, “adolescente” o in qualche altro personaggio legato al mondo dei bambini/giovani.

“Ma è legale ?” chiesi a Teresa.
“Intendi dire se è normale ?”
Avrei voluto approfondire il discorso ma Teresa si era già seppellita sotto i cuscini per “non sentire”, per cui rimasi in silenzio, ha pensare..... :

Perchè cerchiamo sempre donne (oppure uomini nel caso dell'altro sesso) più giovani ?
Perche siamo così attirati dalla gioventù e dall'inesperienza ?
Mi tornò in mente l'episodio dei 2 leoni e della gazzella.
Domande senza risposta.
Comunque alla fine io e Teresa ci abituammo ai “rumori molesti”; adesso però capivo perchè di giorno era sempre così stanco.....

Eravamo arrivati al penul'ultimo giorno di vacanza, quando mi arrivò un messaggio dalla mia Compagnia.
“La prossima settimana devo fare un salto a Londra per una riunione di lavoro. “ dissi a Teresa.
“Quanto stai via ?”
“Un paio di giorni, penso.”
Negli ultimi tempi, Teresa era sempre più preoccupata, perchè le ultime uscite erano quasi sempre state in paesi “disagiati”.

Ovviamente non entrai nei particolari, anche perchè c'erano i nostri amici, ma mi preoccupava essere stato convocato “Zero”.
E non presso i nostri uffici della City, ma in un locale nel zona di Bloomsbury.
In quel momento non capivo come mai dovevo incontrare “Zero”, visto che io facevo parte di un'altro dipartimento.
Cosa cavolo voleva ?
E poi mi preoccupava anche il fatto delle voci che circolavano su di Lei....
Magari sono solo leggende metropolitane, pensai :

Il mercoledì seguente, come pianificato, volai a Londra, che per adeguarsi al mio umore, mi accolse sotto una fine pioggerellina.
Avevo preferito arrivare con 24 ore di anticipo, perchè non mi piace fare tutto di corsa all'ultimo momento; e poi Londra è un bel posto per rilassarsi un po'.

Mentre andavo all'albergo in taxi, telefonai alla mia amica Giselle; purtroppo questa missione stava nascendo sotto cattive stelle, e quando mi disse che tutte le sue “white collar beauties” erano impegnate, anzi addirittura in “overbooking” causa un notevole afflusso di manager negli ultimi giorni, mi rassegnai.

Bene, se non altro mi sarei riposato e preparato psicologicamente all'incontro con “Zero”.
Il giorno dopo, giovedì, poco prima delle 17 arrivai al locale concordato nell'appuntamento.
Era un bel posticino, old style english, con tavolini in marmo scuro e comode poltroncine in pelle; tutto il personale era in divisa d'ordinanza, con il lungo grembiulone color vinaccia, camicia con farfallino e per le donne la classica veletta in testa.

Una volta entrato, diedi un veloce sguardo intorno e poi scelsi un tavolo in un angolo; da lì potevo vedere chi entrava/usciva e anche un pezzo del marciapiedi davanti al locale.
Alle IDXa9d4cfca686e94cae25311614da5be0a vidi arrivare 2 donne; una era giovane, sui 25/30 anni, mentre l'altra era più anziana, direi sui IDX0a1857ee1a0f6538856e0f8eb590f285
Tutte e due erano vestite molto eleganti; quella più anziana aveva, oltre alla borsetta, anche una valigetta 24h, mentre l'altra teneva sulla spalla una specie di borsa-zainetto.
Probabilmente erano delle escort che stavano andando al lavoro, pensai subito.

Si guardarono intorno, poi mentre la più giovane si accomodava al bancone del bar, vicino all'uscita, quella più anziana si diresse verso di me.
Primo giudizio: non erano escort, o meglio erano “professioniste” ma di altro genere; la tizia mi aveva individuato subito appena entrata e, mentre la collega gli compriva le spalle, lei si era diretta decisa verso di me.

Mentre lei sapeva chi aveva davanti, io non potevo fare altrettanto; comunque mi alzai e ci presentammo.
Vista da vicino, devo ammettere che era anche carina, di una bellezza non volgare; dai lineamenti avrei potuto dire nord-europea, forse finlandese (o magari russa); la voce non aveva nessuna inflessione e parlava un'inglese perfetto.
Appena seduta, aprì il lungo soprabito e lo lasciò cadere con noncuranza sulla spalliera della poltrona; sotto apparve un giacca scura e una camicietta bianca su cui era appuntata una spilla.
Quando si mise comoda, accavallando le gambe, vidi che portava calze di seta (anche il fruscio era inequivocabile) e che aveva degli stivali griffati.
Vista così, sembrava una classica manager o un'avvocato della City.

Per una decina di minuti parlammo del più e del meno; ad un certo punto volle sapere com'era andata la vacanza a Saint Moritz con Teresa.
Questa cosa cominciò ha darmi fastidio, Lei sapeva molte più cose su di me che io su di Lei.
Anzi se devo esser sincero, mi sentivo inquieto.
“Zero” invece era assolutamente tranquilla e rilassata, perfettamente a suo agio.
Ad un certo punto, tirò fuori un piccolo portasigarette dorato, prese una sigaretta sottile e se l'accese.
Prendendo al balzo la palla, gli chiesi il motivo di quell'appuntamento così “strano”, fuori dagli schemi.
Prima di rispondermi, mi osservò a lungo; aveva dei bei occhi, scuri, penetranti; uno sguardo che avrebbe fatto eccitare anche un morto.

Cominciai ha pensare come era sotto quei vestiti, che intimo portava : tanga ? Perizoma ? O magari quelle culotte alla francese tanto di moda qui.
E di che colore era ? Chiaro ? Scuro ? O di colore ?
E le calze ? Autoreggenti ? Collant ?
Mentre io mi stavo perdendo nei miei cattivi pensieri, Lei soffiò un sbuffo di fumo, facendo alcuni piccoli cerchietti che, lentamente si dissiparono nell'aria.
Poi fissandomi con uno sguardo indecifrabile mi rispose :
“Abbiamo un problema da risolvere........”






Ho bisogno di esplorare e di sapere.... sempre.
Eyjafjallajökull
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Attendo con curiosità di sapere quale sia il problema che ti ha fatto convocare alla veloce ( se si può sapere ovviamente).
genesi
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BF cavolo "la stai menando troppo" si tromba o no?
siamo su un forum che parla di pay o su un su un forum di discovery channel!!!
ovviamente scherzo!
bigfoot
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Le ZONE UMIDE – stagione II – episodio 1 - “La debuttante” (3° parte)

Sentendo quella frase, fui obbligato ha rispondere come Harvey Keitel in Pulp Fiction :
“Sono Wolf e risolvo problemi.....”
Lo dissi sorridendo, ma “Zero” non battè ciglio.
Il senso dello humour della donna era veramente pari a...... zero.

Dopo alcuni secondi che a me parvero interminabili, iniziò ad illustrarmi in cosa consisteva il lavoro che voleva affidarmi.
Era decisamente una cosa fuori dall'ordinario; fui obbligato ha chiedere il perchè, c'erano un po' troppe cose oscure per i miei gusti.
“Zero” prima di rispondere, guardò sul telefonino alcuni messaggi che nel frattempo le erano arrivati; poi con un tono gelido della voce mi rispose così :
“Come ben sai, ad ogni cambio di Amministrazione, bisogna fare un po' di pulizia..........
“OK, ma io non mi occupo di pulizia; per quello c'è bisogno di personale specifico e io non lo sono........”

Ora il suo sguardo era diventato decisamente freddo.
“Lo so, difatti il vostro compito sarà solo quello di farci sapere dove fare pulizia....”
Quest'ultima frase mi colpì particolarmente : “Zero” la disse con una freddezza e indifferenza assoluta. :
Ora ero certo che l'episodio di Lei a Beirut un paio di anni prima non era una leggenda metropolitana.
Mi sarebbe piaciuto approfondire la conoscenza di questa donna che avevo di fronte; aveva qualcosa di affascinante che mi attirava.

C'ero però, per fortuna, una parte del mio cervello che ancora ragionava, e che mi diceva di stare in guardia.
“Prima hai parlato al plurale, chi sono i componenti della squadra ?”
Come sempre prima di parlare mi fissò a lungo, poi finalmente si decise ha rispondere :
“Sarete in 2”
“Chi è questa persona che sarà con me ?”
“Non la conosci, è una nuova; è canadese e lavora alla B. University come ricercatrice.”
Ecco, cominciavo ha capire alcune mosse del piano; utilizzare 2 “stranieri” per evitare di dare nell'occhio.
E ora sapevo che avrei avuto come compagno d'avventura una donna.

Mentre meditavo, “Zero” guardò l'orologio, fece un cenno all'altra donna che era seduta al bancone, e poi mi disse :
“Ora dobbiamo andare, ti lascio questo, così puoi vedere ulteriori dettagli; ti do 24 ore per pensarci, ci vediamo qui domani alla stessa ora.”
Da una tasca prese una pen-drive e la mise sul tavolo; poi con noncuranza prese un fazzolettino di carta dal vassoio del the, ci scrisse qualcosa, lo piegò in due e me lo diede.
Quasi non feci in tempo ha salutarla che si erano già dileguate tutte e due. :

Presi la pen-drive e me la ficcai in tasca; poi guardai il fazzolettino piegato in due accanto al vassoio.
Cosa ci sarà scritto ?
Guardavo quel pezzo di carta come se ci fosse scritto sopra il destino del mondo; poi dopo un paio di minuti decisi di prenderlo e di leggere cosa c'era scritto.
C'era solo un numero, con il segno del $; ed era una grossa cifra..... : :

Quella sera e parte della notte la dedicai alla visione del contenuto della pen-drive; c'erano cose molto interessanti che mi diedero un'idea abbastanza precisa dove sarei finito.
Ancora una volta in me si scatenò un conflitto interiore; una parte di me ne aveva abbastanza di tutte queste storie, ora avevo una donna fissa che mi aspettava a casa e che non vedeva l'ora che tornassi.)
L'altra parte, quella che ama l'avventura sempre e comunque mi diceva di accettare, che c'è sempre tempo per ritirarsi e che il mondo .... è pieno di donne.

Non fu una scelta facile, ma come aveva immaginato “Zero” la mossa decisiva fu quella del budget; con quella cifra mi sarei tolto un sacco di .... sfizi, io e la mia piccola.

Al mattino, come Napoleone, avevo preso la mia decisione; ora dovevo solo trovare le spiegazioni giuste con Teresa.
Al pomeriggio, dopo aver “lucidato gli ottoni” (non si sa mai ), andai all'appuntamento con “Zero” nel solito posto.
Quando arrivai, come sempre in anticipo, non c'era ancora nessuno; ordinai un irish-coffee e cominciai ha guardarmi attorno, così, tanto per entrare nella parte.

Nonostante ciò, me le ritrovai davanti improvvisamente tutte e due; se fossi stato un loro “target” non avrebbero avuto difficoltà, un po' come era successo a Beirut.
Quando “Zero” si sedette davanti a me, non potei non notare il sorrisetto di una delle cameriere; probabilmente l'aveva scambiata, visto l'ora, per una delle tante escort che si “lavoravano” i manager della City.
Mentre la sua collega prendeva il solito posto al bancone, “Zero” ordinò anche lei un'irish-coffee, poi appena la cameriera si allontanò mi chiese se avevo guardato il dossier che mi aveva fornito.
“Certamente, l'ho letto tutto; molto affascinante....”

Come al solito, però, non rise alla mia battuta.
I nostri sguardi si incrociarono; i miei pensieri iniziarono ha galoppare; chissà se aveva un uomo, chissà come era a letto e.... altri pensieri sconci.
“La tua risposta qual'è ?”
Cavolo !!, un minimo di emozione no è, sempre diritta all'obbiettivo.

“Va bene, accetto la proposta”.
Sperai che mi restituisse almeno un sorriso, anche solo di circostanza.
Prese ancora uno dei soliti fazzolettini di carta dal tavolo, scrisse qualcosa e me lo diede.
“Questo è il mio numero, fammi sapere quando sei pronto che avverto la tua collega canadese; poi ti farò sapere dove inoltrare i report.”

Quindi si alzò e dopo essersi infilata il soprabito, allungò la mano per salutarmi dicendomi :
“Sono contenta che hai accettato.”
Un'attimo dopo “Zero” e la sua collega erano sparite dal mio orizzonte.

Ora dovevo affrontare il problema lato Teresa.
Per prima cosa appena tornato, visto che era sabato, la portai a cena al “nostro” ristorante sul lago, dove avevamo iniziato la nostra storia.
Quando, a metà della cena, gli misi davanti il regalino che gli avevo portato da Londra, iniziò ha dubitare qualcosa, anche perchè gli avevo già anticipato che presto sarei partito.
“Hai intenzione di piantarmi ?” disse sorridendo.
“Scherzi, dopo tutta la fatica che ho fatto per conoscerti....”

Con calma e sangue freddo, ovviamente sorvolando su molti particolari, gli raccontai cosa mi apprestavo ha fare.
Teresa non era molto contenta ed era molto preoccupata del posto; in effetti non è il paese dove vorresti andare in vacanza.
Alla fine il discorso scivolò sui soldi; quando la misi al corrente restò senza parole.
Partendo dal fatto che nessuno ti regala niente, per tutti quei soldi c'era qualche motivo.
E' sì, la mia piccola pragmaticamente avevo colto il nocciolo del problema; ma oramai il dado era tratto, non potevo tirarmi indietro, non sarebbe stato serio.

Comunque dovetti promettere solennemente che non avrei corso rischi inutili.
Mi venne da ridere; quali rischi, in fondo il sud-america non è diverso da altri posti quando ficchi il naso negli affari degli altri.....

Superata la questione con Teresa, ora dovevo iniziare la pianificazione del “lavoro”; siccome fin'ora avevo sentito (o meglio letto) solo un punto di vista, volevo avere qualche informazione aggiuntiva, possibilmente non dei dei soliti canali.
Fu così che la settimana dopo iniziai la mia avventura volando a New-York dove avevo fissato un'appuntamento con la mia amica giornalista.
Se c'era una persona che poteva avere altre informazioni poteva essere solo lei; come sempre la nostra cena fu spettacolare; vedere come la gente, dopo averla riconosciuta, si prostava davanti a lei valeva il prezzo del biglietto.
Dopo le solite facezie reciproche tipiche dei nostri incontri (la prima volta mi strapazzò ben bene), mi chiese cosa volevo sapere; gli raccontai il mio prossimo lavoro (ovviamente sempre sorvolando sui particolari) e gli domandai se sapeva qualcosa al riguardo.

Connie sapeva, anzi ne sapeva molto di più rispetto a quanto avevo sul dossier che mi era stato dato; per lei quei posti non avevano segreti; peccato che non ci poteva metter più piede, era stata dichiarata “persona non gradita” da parecchi paesi sud-americani.
Quella sera, quando ritornai in albergo dopo la cena con Connie, la situazione mi era molto più chiara; soprattutto avevo capito quali enormi interessi c'erano dietro.
E quest'ultima cosa faceva diventare il tutto molto pericoloso.

Ma oramai ero in ballo, la nave era armata, l'equipaggio motivato al punto giusto e quindi era ora di dare il via all'operazione.
Chiamai “Zero” e gli dissi di fissare l'appuntamento con la mia collega 2 giorni dopo a Miami; saremmo partiti da lì perchè ci sono un sacco di voli per tutto il sud-america.
In realtà volevo passare un paio di giorni da alcuni amici italiani che risiedono da un sacco di tempo da quelle parti, prima di tuffarmi in questa nuova avventura.
Quando, 2 giorni dopo, la reception dell'albergo mi avvertì che c'era una persona che voleva vedermi, immaginai subito che fosse la mia collega:
“OK, fatela pure salire”.

Pochi minuti e sentii bussare; andai alla porta e l'aprii.
Cavolo, ma quanti anni aveva questa qui che avevo davanti ? :
Biondina, capelli lunghi, occhi scuri, altezza 1.60, carina, vestita con una maglietta, jeans sdruciti e Sniker; praticamente una teenager.
Ci presentammo; si chiamava Kristine, 24 year old.
“Kristine con la K” sottolineò subito, sorridendo.
“Bene, Kristine è troppo lungo; ti chiamerò Kappa.”
Lei sollevò quel bel visino un po' perplessa; non so perchè ma mi ricordò la Scarlet Johanson, forse per via del “naso alla francese”.
“Kappa ?”
“Sì”
“Come nei film M.I.B. ?”
“Esatto, ed io sono M”
“Cosa significa ?”
“M come Maestro”
Questa volta il film a cui pensai era “Il maestro e Margherita”.
“OK, per me va bene; quando partiamo ?”
&ldquoomani mattina; ti sei già sistemata in albergo ?”
“Sì”
“Bene, tra mezz'ora troviamoci nella hall che poi andiamo a cena, così ti spiego tutto.”
“Va benissimo”.
Kappa se ne andò allegra come un fringuello; forse pensava di andare in vacanza, anzi vacanza-studio.

Per cena scelsi un locale molto rinomato (anche nei prezzi, ma il mio budget lo permetteva), pieno di bella gente; durante la cena spiegai a Kappa cosa dovevamo fare, per filo e per segno.
Diverse volte mi interruppe per chiedermi se era legale, ma questo forse era l'aspetto che mi preoccupava meno.
Alla fine l'entusiasmo non era più quello iniziale, anzi mi sembrò un pochino delusa.
Tagliai la testa al toro e gli chiesi se se la sentiva di andare avanti; io ero stato corretto e gli avevo detto tutto, al contrario dei suoi reclutatori.
Ci pensò alcuni secondi, poi disse esattamente la frase che mi sarei aspettato da lei :
“OK, io mi fido di te”
La guardai bene, non so perchè ma mi faceva tenerezza; una vera debuttante.
Mentre ci stavamo gustando un sublime gelato alla frutta "annegato" nel rhum, sentii una voce dietro di me :
"...(omissis)... mi amor !!!"







Ho bisogno di esplorare e di sapere.... sempre.
Eyjafjallajökull
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Mi preoccupo per te... povero Bigfoot... per cercare donne nuove si mette sempre nei casini!
J.Smith
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Hi Bigfoot,
ti confermo che l'episodio di Beirut che hai citato è assolutamente vero.
Quando ci rivedremo a 4occhi ti racconto i particolari.

J.Smith
bigfoot
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Le ZONE UMIDE – stagione II – episodio 1 - “La debuttante” (4° parte)

Mi girai immediatamente nella direzione da cui proveniva la voce e....... una supergnocca mulatta si precipitò verso di me a braccia spalancate.
Caspita, ma era la Ferry !! : :

Mi alzai appena in tempo per ricevere l'abbaccio e relativo bacio sulla bocca :
“Hombre, sei sempre in splendida forma. Todo bien ?”
E per toccare con mano se ero in splendida forma cominciò ha palparmi una chiappa. :

Nel frattempo guardai K pensando disperatamente come uscire da questa situazione decisamente... imbarazzante.
La piccola canadese era rimasta paralizzata, occhi e bocca spalancati, con cucchiaino del gelato a mezzaria.
“E' una vecchia amica....” dissi.

In effetti è dura dire di una trentenne che è una vecchia amica, ma è la verità.
Quando la conobbi ai Jardines de la Reina aveva poco più di 18 anni e un fisico da urlo (come la maggior parte delle cubane); stavo facendo una vacanza di pesca con 3 amici e lei aiutava il vecchio padre ha portare la barca da pesca in giro per le varie isolette e flats.
Da diversi giorni avevo notato che non era insensibile alle nostre occhiate, ma tutto finiva lì, con una sua moina e una risata.

I miei amici si erano oramai convinti che con la ragazza non si sarebbe conbinato niente, ma io ero fiducioso, bisognava solo avere un po' di pazienza e l'occasione giusta.
Difatti un giorno andammo in disaccordo sui pesci da cercare; io ero stufo di correre dietro e combattere con sabàlo (tarpon), robàlo (snook) e bones; volevo qualcosa di difficile come la palometa (permit), il fantasma delle flats.

Così uscimmo con 2 barche, il padre di Ferry e i mie 3 amici con la barca grossa, io e Ferry con quella più piccola, una “open” da 16'con 2x150HP.
Era una giornata caldissima, e la ricerca fu molto faticosa; le palomete sono difficili da trovare e poi anche da pescare (in fin dei conti la chiamano “ghost fish” alla fine comunque Ferry ne scovò una che stava perlustrando un canale fra le mangrovie; finalmente potevo misurarmi con quel pesce. )

Dopo non so quanti lanci della mosca, riuscii ad agganciarla ma, il tempo di vederla e aveva già rotto il finale.
Ci rimasi talmente male che Ferry si sentì in dovere di venirmi ha consolare; poi sapete come va finire in questi casi: un cioccolatino tira l'altro e io finalmente “presi comunque la mia prima palometa cubana”.

Non solo, ma presi anche una bella scottatura tropicale (anzi ero praticamente grigliato); daltronde sulla barca non c'era ombra e quindi dovetti adattarmi.
Ovviamente, come tutte le cose a Cuba, aveva un costo, ma tutto sommato era ancora abbordabile.

Quella sera seduti ai tavolini di un bar del porto, davanti alle solite birre ghiacciate, commentavamo la giornata; ad un certo punto il discorso finì sulla bella Ferry.
I miei 3 amici avevano deciso che era inutile perderci del tempo; anche perch'è c'erano un sacco di altre belle ragazze disponibili più facilmente; io invece rimasi zitto, era inutile perdere del tempo con dei miscredenti che non credono a nulla.

Da quella volta non so quante volte ho incontrato Ferry; all'inizio solo a Cuba, poi lei cominciò ad “innamorarsi” degli italiani (forse anche per colpa mia, lo ammetto) ed ad allargare il suo giro di amici, una volta arrivata in Italia.
L'ultima volta che la vidi era in compagnia della Nìna (Ndr : la piccola, in spagnolo), una sua cugina ancora più gnocca di Ferry, ma con una caratteristica particolare che faceva letteralmente impazzire gli italiani.
Quando me la presentò la prima volta a Cuba, capii subito che non era il caso di approfondire la conoscenza, a meno di voler affrontare il volo l'Avana-Milano in piedi.

“Che ci fai a Miami Ferry ?”
“Amore, mi sono trasferita qui; bela vida, bela gente e tanto dineros.”
La ragazza diciottenne che guidava la barca nelle flats non c'era più; ora avevo davanti una supergnocca "professionista” in spennamento di polli.

“E la Nìna che fine ha fatto ?”
“Lei è rimasta in Italia amore, per lei c'è sempre lavoro; io invece avevo troppa concorrenza, troppe brasiliane, e poi i tuoi compatrioti non vogliono spendere, fai questo e fai quelo, ma quando si tratta di tirar fuori il dinero si mettono ha piangere. Qui invece è tutta un'altra cosa. Comunque se vengo ancora in Italia ti vengo ha trovare.....”

Un brivido mi percorse la schiena, cercai d'immaginare la faccia di Teresa alla vista della Ferry (magari pure in compagnia della “cugina&rdquo.
Era meglio chiudere il discorso lì; per fortuna il gruppetto di turisti con cui era arrivata la reclamò a gran voce e lei, con dispiacere, si congedò.
Non prima di avermi strizzato ancora una chiappa e baciato con il suo famoso FK che mandava in delirio il maschietto di turno.

Ero veramente in inbarazzo; mi sedetti e guardai K.
Mentre cercavo le parole per qualche spiegazione plausibile, la piccola canadese mi venne in aiuto.
“Ok ok, non devi dare spiegazioni, sono fatti privati fra te e lei”
“Sai K, andando in giro per il mondo si incontra un sacco di gente strana......”
Questa volta rise di gusto.

Finito il gelato, misi al corrente che c'era un cambio d'itinerario; invece fare un volo diretto, il giorno dopo prendevamo un volo per Caracas; poi da lì, 3 ore dopo avremmo preso il volo per la destinazione finale.
K mi chiese come mai avevo cambiato la road-map all'ultimo momento.
“Perchè mi piace così, e poi Caracas è interessante....”

Era inutile farla preoccupare in anticipo, K era ancora nella fase di entusiasmo iniziale.
Il viaggio fu tranquillo, anche se non particolarmente entusiasmante; le linee aeree venezuelane non hanno “standard” europei, ma tutto sommato erano sempre più comode di un volo su un C-130 militare.
Durante il viaggio cercai di sonnecchiare un po', ma K aveva voglia di parlare e quindi mi dovetti sorbire tutto il suo C.V.

Alla fine, quando mi disse che mi aveva raccontato tutto e che se avevo qualche domanda da fare potevo chiedere, mi girai e la guardai negli occhi.
Poi, sorridendo, gli dissi :
“Hai dimenticato di dirmi se sei ancora vergine e quando hai il ciclo...”
L'immagine della sua faccia con la bocca e gli occhi spalancati non la dimenticherò facilmente. )
Dopo alcuni secondi, riavutasi dalla sorpresa mi rispose :
“Stai scherzando, o fai sul serio ?”
Era come Teresa all'inizio: doveva ancora abituarsi alle mie battute.”
Siccome come risposta, feci solo un sorriso, K prese il suo notebook e iniziò ha lavorarci sopra; da quel momento e fino all'arrivo a Caracas non aprì più bocca.

Caracas ci accolse con il suo solito caos; dato che la sosta prevista per il cambio del volo era di poco più di 2 ore, decisi che era inutile uscire percui per ingannare il tempo andammo ha visitare i negozi dell'aeroporto.
Mentre guardavamo le vetrine dei vari shop, K decise di comprarsi alcune “cosine” per le serate elegati ( : ma quali ?); mentre lei sceglieva, io girovagavo per il negozio, che avendo numerose vetrate mi permetteva di controllare il via vai della gente.
Non notai nulla di particolare, eravamo i classici turisti in viaggio verso i paradisi caraibici.
Quando tornai da K, la commessa si rivolse verso di me e con un sorriso mi disse che “ sua figlia ha bisogno di qualche consiglio...”

Mia figlia ? :
Guardai K; lei con aria furbetta mi chiese quali di 2 vestitini (molto ini, per via del caldo penso) mi piacevano di più; ne scelsi uno, che per fortuna coincideva proprio con quello che piaceva a lei, poi uscii dal negozio; stavano chiamando il nostro volo e quindi mi incamminai.

K arrivò subito dopo di corsa.
“Spero che non ti sei arrabiato se ho detto alla commessa che mi sarebbe piaciuto avere anche il parere di mio padre...”
“Non pensavo di essere così vecchio.”

Lei, con quella smorfia di disappunto che mi ricordava tanto Teresa, mi chiese subito scusa.
Ora guardandola così abbacchiata mi piaceva ancora di più.
Fu in quel momento il mio primo ufficiale mi ricordò le Regole a bordo della nave di Bigfoot.

Mentre ci avviavamo verso il nostro aereo, attraversammo una comitiva schiamazzante di italiani che erano in partenza per Los Roches.
Anche quando siamo all'estero ci facciamo sempre riconoscere, pensai.

Chissà se loro però si sarebbero ricordati del Cavaliere Jedi e del suo fidato R2-D2 che li avevano incrociati.

Questa volta il viaggio fu pessimo, per via delle forti perturbazioni; ma alla fine comunque riuscimmo ha toccare terra sani e salvi.
Bogotà ci accolse in tutto il suo splendore; per un attimo dimenticai i problemi e pensai alle colombiane che avevo conosciuto fino a quel momento : certo che erano tutte delle belle tipe.




Ho bisogno di esplorare e di sapere.... sempre.
J.Smith
Full Member (10 post)
K+ 25 | K- 32
Hi Bigfoot,
tutto ok ?
Il tuo silenzio radio mi preoccupa.....
J.Smith
Full Member (10 post)
K+ 25 | K- 32
Eyjafjallajökull,
grazie per il tuo MP; ti rispondo qui perchè non sono ancora abilitato a MP.

Sono preoccupato per il silenzio di Bigfoot perchè so esattamente dove si trova in questo momento....

J.Smith
agocolo
Hero Member (805 post)
K+ 446 | K- 251
J.Smith:

Hi Bigfoot,
tutto ok ?
Il tuo silenzio radio mi preoccupa.....
Ciao a tutti i colleghi... il lungo silenzio di BF mi preoccupa seriamente, tempo fà ci eravamo messaggiati in pm e mi aveva accennato al suo particolare lavoro. BF fatti sentire!!!!!
zimmerman2
Hulk (1948 post)
K+ 482 | K- 191
Mi accodo hai colleghi bigfoot dacci un segno
La figa e il ciuffetto e' un duo perfetto!!!
J.Smith
Full Member (10 post)
K+ 25 | K- 32
Salve colleghi e amici di Bigfoot,
sono finalmente riuscito ad avere notizie del nostro Viaggiatore :
tutto bene, a parte che il nostro "Sasquatch" è piuttosto giù di morale (gli mancano le girls e la civiltà.
Il suo silenzio è dovuto al fatto che non ha "canali privati", e di quelli "ufficiali" non si fida.
Comunque presto tornerà tra noi per raccontarci il resto della sua storia.

By

J.Smith
Eyjafjallajökull
Super Hero (943 post)
K+ 293 | K- 119
Sono contento che sia vivo anche se un po' giù di baracca. Devo ancora finire di leggere la sua ultima storia. Speriamo sia al più presto; per noi, ma soprattutto per lui.
zimmerman2
Hulk (1948 post)
K+ 482 | K- 191
Menomale pensavo che i cacciatori lo avessero preso e impagliato
La figa e il ciuffetto e' un duo perfetto!!!
Eyjafjallajökull
Super Hero (943 post)
K+ 293 | K- 119
zimmerman2:

Menomale pensavo che i cacciatori lo avessero preso e impagliato

Cioè che avessero trovato e preso l'unico bigfoot al mondo! Bella come idea. Ahahah. Quando torna ci spella!
zimmerman2
Hulk (1948 post)
K+ 482 | K- 191
Speriamo non si arrabbi troppo aahhaahhaahh
La figa e il ciuffetto e' un duo perfetto!!!
porcellinus
Super Hero (1209 post)
K+ 503 | K- 169
Qualcuno ha news del mostr... aherm... di bigfoot? :
fotti, sempre fotti, fortissimamente fotti
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