Le ZONE UMIDE – stagione II – episodio 1 - “La debuttante” (5° parte)
Appena scesi dall'aereo, sentii K esclamare : “Pensavo che facesse più caldo !”.
Guardai la colonnina delle info sul terrazzo dell'aeroporto e vidi che segnava 13°, non male.
“K, tieni conto che siamo comunque a 2640 mt. sul livello del mare....”
K trascinadosi dietro tutti i suoi borsoni verso l'uscita cominciò ad ansimare; bene, avevo già capito che non era abituata alla quota, al contrario del sottoscritto che, grazie alla caccia in montagna, impiegai pochi minuti ad adattarmi.
Quando uscimmo dall'aereporto, Bogotà ci accolse in tutto il suo splendore e..... caos.
Per fortuna trovammo subito un taxi, col quale raggiungemmo il nostro albergo; in macchina capii subito come erano le regole di circolazione (molto soggettive), ma essendo italiano non potei fare a meno di sorridere.
K, seduta accanto a me, invece era visibilmente in soggezione; purtroppo lei era abituata ai RMP, mentre qui i poliziotti addetti al traffico chiaccheravano con gli amici sul marciapiede e disinterressandosi del traffico che si autogestiva. Olè.
L'albergo che avevo scelto era in pieno centro, molto vicino al nostro posto di lavoro (l'avevo scelto per quello).
A K fu assegnata una camera al 1° piano (in realtà era un piano rialzato), molto bella e spaziosa che dava su un giardino interno; a me invece era toccato una camera al 4° piano, che dava su un viale trafficatissimo; “Speriamo che non ci sia troppo rumore” pensai subito quando la vidi.
Per fortuna Bigfoot è un'animale molto adattabile.
Appena sistemati, telefonai al nostro cliente per avvertire che eravamo arrivati; subito mi dissero che per l'accredito e i pass ci sarebbero voluti un paio d'ore; “Non c'è problema, ci vediamo domani mattina.”
In effetti, essendo già pomeriggio, era inutile presentarsi; preferivo fare un po' di ambientamento, e magari vedere se c'era qualcosa di interessante.

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La prima cosa che avevo notato erano state le cameriere dell'albergo; alcune erano veramente molto belle, e questo mi mise immediatamente di buon umore.
Grazie al fatto di essere in giro per il mondo perennemente, bastano poche cose per accontentarmi (eh eh eh

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K invece era abbastanza stanca, anche perchè lei era arrivata da più lontano; decidemmo quindi che per la prima sera ci saremmo accontentati di una lauta cena e poi..... a nanna (maliziosi, cosa pensavate ?). :
Per fortuna la camera era abbastanza silenziosa, il lettone comodo e... poi basta.
Il mattino dopo mi svegliai abbastanza presto e mi preparai per benino; nella notte avevo deciso che io e K non ci saremmo mossi per una settimana; volevo che l'ambiente “ci assorbisse” senza problemi.
In fondo era come andare a caccia; prima tranquillizzare l'ambiente e poi quando tutti si sono abituati a te, muoversi.
Appena pronto, scesi nella hall e andai al bar; visto che ero un po' in anticipo rispetto a quanto concordato con K, mi presi un caffè; la barista era una bella ragazza sui 25/26 anni, magrolina ma con 2 occhi scuri stupendi e lunghi capelli neri ; la classica bellezza sud-americana che si vede spesso su riviste e/o televisione.
Mentre sorseggiavo il mio caffè (cazzo se era forte !), cominciai ad osservarla mentre serviva altri clienti, sempre allegra e ciarliera.
Anche il carattere era tipicamente sud-americano; ovviamente dopo un po' che la osservavo, se ne accorse anche lei.
Ad un certo punto mi si avvicinò e mi disse : “Mi chiamo Ester, posso esserle utile ?”
Mentre stavo pensando a cosa rispondere, immediatamente tutto il mio equipaggio pensò a quante erano le possibilità di utilizzo; ma purtroppo in quel momento si materializzò K, in perfetto orario.
Anche lei decise di prendersi un caffè, doppio perchè voleva essere subito efficiente; per un attimo mi colse la voglia di avvertirla che qui eravamo in Colombia e non negli USA, il caffè qui è “vero” caffè.... ma poi lasciai perdere.
Ognuno deve imparare dai propri errori, e K nelle ore seguenti imparò ha non richiedere un caffè doppio.

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Quando arrivammo alla “struttura” che ci avrebbe ospitato per qualche mese ne fui piacevolmente sorpreso; al centro di Bogotà, completamente nuova e ben inserita nel tessuto urbano era veramente un bel posticino; niente a che fare con gli altri palazzi governativi presenti nella stessa zona.
E per fortuna era anche a distanza dai “barrios” che circondano la città.
La prima settimana passò velocemente senza intoppi e il nostro lavoro (ufficiale) scorreva liscio senza intoppi; tra l'altro avevo scoperto che la maggior parte del personale in quella struttura era femminile, quasi sempre giovane, e in molti casi di bella presenza.
Cari amici, Bigfoot cominciò ha sentirsi come una volpe in un pollaio; anzi, forse sarebbe più giusto dire allevamento intensivo di pollastrelle.....
Peccato non poter “sparare”; potevo solo limitarmi, ogni sera, ha controllare che l'arma fosse “pronta”.
Anche K si era immedesimata bene nella parte, e si era fatta subito apprezzare dai locali; più di un maschietto ci faceva un pensierino (con la fantasia), perchè lei non dava molta confidenza (su mio suggerimento ovviamente).
Ogni sera andavamo a cena in un posto diverso; stare con la piccola canadese mi piaceva sempre di più: intelligente, osservatrice attenta, aperta a qualsiasi discussione.
E molto carina.
O forse perchè cominciavo ad essere attratto dalla sua gioventù.
Quando durante una delle nostre telefonate, Teresa mi chiese com'era la mia partner, gli dissi subito : “E' molto carina e giovane”.
Per un'attimo Teresa rimase in silenzio, poi per fortuna cambiò discorso; forse aveva capito che mi stava mettendo in inbarazzo (ed era vero).
Anche K era “sentimentalmente impegnata”, con un ragazzo di Chicago che frequentava la sua stessa università; appena poteva si attaccava al telefono e in quel caso vedevo subito che cambiava espressione, diventando molto più allegra.
Le prime volte provai quasi una sorta di gelosia, poi ci feci il callo; mica potevo pretendere nulla, e poi le “regole” erano tassative sulla nave di Bigfoot; per chi trasgrediva c'era “il giro di chiglia” come mi ricordava spesso il Primo Ufficiale.
Quel venerdì, dopo una settimana di lavoro, decidemmo di fermarci a cena nel nostro albergo, perchè il giorno dopo avevamo programmato un'uscita fuori Bogotà, in una località molto frequentata dalla medio-alta borghesia.
Mentre cenavamo, ridendo e scherzando come due colombi in viaggio di nozze, vidi improvvisamente K irrigidirsi, fissando qualcosa verso l'entrata del ristorante.
Mentre la guardavo con sguardo interrogativo, la sentii sussurrare :
“Non ci crederai, ma è appena entrata.......”
Per un attimo pensai che avesse visto qualcuno di sua conoscenza e si sentisse in inbarazzo.
Lentamente mi voltai e guardai nella stessa direzione; vicino all'entrata “Zero” ed un'altra tizia molto più giovane stavano parlando con il maitre.
Per alcuni secondi rimasi basito; cosa cazzo ci faceva qui “Zero” e la sua tirapiedi ? :
E soprattutto come mai non ci aveva avvertito ? :
Dopo aver parlato per alcuni secondi con loro, il maitre le guidò verso la nostra sala, facendole accomodare ad un tavolo in un angolo, distanti 5-6 metri da noi.
Come sempre “Zero” era molto elegante, e anche l'altra non sfigurava; non era la stessa che avevo visto a Londra, questa era molto più giovane e “atletica”.
Dopo essersi tolti i giacconi, iniziarono ha guardare il menù, mentre un cameriere aspettava le loro ordinazioni.
Mentre “Zero” faceva le sue scelte, l'altra iniziò ha guardarsi attorno; si erano piazzate una di fronte all'altra, sedute leggermente di sbieco sulle rispettive sedie ma in direzioni opposte, come da prassi.
Oramai a Bigfoot bastano pochi particolari per capire se sono “dilettanti” o “professionisti” e queste due lo erano. :
Mentre io continuavo ha sparare le mie facezie sul cibo colombiano, K era rimasta bloccata dall'evento.
“Perchè non è venuta da noi ?” disse K continuando ha guardarle.
“Forse non ci ha visto”
“E' impossibile, prima di entrare ha guardato tutta la sala”
Giusto, come una brava “professionista” pensai. :
“K, forse è qui per altri motivi e non vuole coivolgerci.....”
K sbarrò i suoi begli occhioni : “Sì, forse hai ragione”
“Traquilla, continuamo come prima”.
Ritornai ha fare il giullare cercando di distrarla, ma oramai K stava rimuginando sulla situazione; in fondo per un'analista certe cose diventano automatiche.
Ma anche per me certe cose diventano automatiche; e rivedendo “Zero” i miei cattivi pensieri di Londra ritornarono a galla.

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Come in un puzzle, cominciai ha “svestirla” e “rivestirla” pensando a come poteva apparire; si vedeva lontano un miglio che era una donna di classe e quindi dovevo immaginare solo certe cose.
Ad un certo punto qualcuno la chiamò al telefono e mentre parlava si girò verso di noi; il suo sguardo era di una freddezza incredibile, ci guardò senza battere ciglio.
Per un'attimo pensai di nuovo alla vicenda di Beirut; anche quella volta era in un ristorante e stava cenando tranquillamente e......... un brivido mi corse lungo la schiena.
Ero un'idiota, eravamo dalla stessa parte, perchè avrei dovuto preoccuparmi ? :
Mentre continuavamo con la nostra cena, guardai K; aveva la faccia di una studentessa beccata dall'insegnante in un atteggiamento non consono.
“Stai tranquilla, se ha bisogno di qualcosa verrà lei da noi”
In quel momento capii che K non era in grado di reggere lo stress; in fin dei conti era una debuttante catapultata in prima linea da un comodo ufficio universitario.
Mentre noi continuavamo con la nostra cena (che oramai mi era andata di traverso), “Zero” e la sua socia si alzarono dal tavolo e mentre se ne andavano, ancora una volta guardò con i suoi occhi di ghiaccio verso di noi senza la minima espressione.
“Visto, non era venuta qui per noi...”
Era una balla, nessuno di noi due ci credeva. :
Ho bisogno di esplorare e di sapere.... sempre.