Chiamato in causa, non posso che intervenire.
In primis per approvare e confermare tutto quanto scritto, così appassionatamente dagli amici Sheriffo e Myway, scusate ma, mi permetto alcune precisazioioni.
Il Chianti è un cuveè, cioè un uvaggio, come per altro stabilito dal disciplinare di produzione... Il Ricasoli diceva che: Sangiovese 70% Canaiolo e Ciliegiuolo 15%, Malvasia 10% e Trebbieno 5%. Ora normalmente oltre al Sangiovese ei utilizzano uve Merlot e Cabernet Franc.
I fagioli al fiasco... solo chi li ha provati, assaggiati ed apprezzati, può osare affermare, di aver mangiato qualcosa di sublime!!!
Il Barbaresco ha origini ancora anteriori al Barolo.. il nome deriva da Vinum Barbaritium.. però il vero padre è lo stesso del Barolo ed è l'enologo francese Oudart, fatto venire dal Conte Cavour.. ai tempi in cui era sindaco di Grinzane.
Tanto per dare un po' di verve alla piola ed agli argomenti che la ravvivano, vi pubblico a puntate, uno studio che feci in tempi non sospetti, che aveva per titolo:
L'influenza del vino nella storia del Risorgimento Italiano
Cavour, le Langhe, il Barolo e tante altre curiosità
Mentre nel Granducato di Toscana il Barone Bettino Ricasoli, dopo innumerevoli sperimentazioni, trovava la quadra per la produzione del “Chianti”, stabilendo le uve autoctone che dovevano formare e ancor oggi, sono alla base di tutte le produzioni chiantigiane: Sangiovese per i profumi ed il corpo, Canaiolo per il colore e la dolcezza, Malvasia per l’eleganza e la morbidezza.
Nel Piemonte, allora “Regno di Sardegna”, si delineava uno scenario economico che avrebbe portato inevitabilmente alle guerre Risorgimentali. Il casus belli scaturì, guarda a caso, da una problematica di fornitura e commercio vinicolo. Il Piemonte riforniva di vino il mercato Milanese, ma nel 1846 il Governo Austro Ungarico di Vienna, decise di raddoppiare i dazi doganali, a protezione dei propri produttori, in special modo degli Ungheresi (che ancora oggi sono padroni del marchio del Tocai).
Così i Piemontesi si trovarono improvvisamente senza quell’importante sbocco commerciale, fonte di ottimo guadagno. Logicamente allora più di ora, guai a toccare il portafogli di chicchessia, ciò scatenò, sia il malcontento del popolo, che le latenti mire espansionistiche dei Savoia a difesa dei propri sudditi, nonché l’insofferenza irredentista del Lombardo-Veneto.
Il Conte di Cavour, che era sia uomo influente, che politico rampante ma, soprattutto grande produttore di vini, fondò alla bisogna il giornale “Il Risorgimento”, dove chiamava il popolo alla rivolta. Re Carlo Alberto, cavalcò la tigre del vino e, in occasione di un’assemblea di viti-vinicoltori, al Congresso Agricolo di Casale Monferrato, pronunciò un lungo ed articolato discorso anti Austriaco e anti Asburgico, pensate cosa potette il vino, scatenò la 1^ Guerra d’Indipendenza!!.
Purtroppo tale Guerra d’Indipendenza, iniziata nel 1848, finì in tragedia nel 1849, con la disfatta di Novara, Vittorio Emanuele II subentrò al genitore, che riparò ad Oporto in esilio, per morire quasi subito di crepacuore ed il Cavour, dovette abbandonare la carica di Sindaco di Grinzane, per assurgere a Ministro dell’Agricoltura, nel Governo D’Azelio prima ed a 1° Ministro poi.
Intanto in quegli anni, nelle Langhe, le tecniche di vinificazione si sviluppavano. All’inizio del 19° secolo vi furono i primi tentativi di vinificare Nebbiolo e Barbera come vini secchi. Tra il 1832 e il 1849 il giovane Conte Camillo di Cavour, quale Sindaco di Grinzane, ha ricercato ed implementato nuovi sistemi di agricoltura, sulle fattorie intorno al castello familiare ivi sedente e poi ha spronato i viticoltori locali, quando ha impiegato Louis Oudart, un enologo Francese di Reims. Cavour aveva dubbi sul potenziale del Nebbiolo, infatti fece impiantare 14 giornate (circa cinque ettari) di pinot noir, nella speranza di emulare i grandi vini di Borgogna che erano ancora serviti nella corte dei Savoia a Torino.
Negli anni 40 del 1800, il Re Carlo Alberto ha fornito il suo contributo alla modernizzazione del vino, quando ha edificato attrezzature di produzione, nella sua nuova tenuta Reale a Santa Vittoria d’Alba, sotto il controllo del Generale Staglieno che aveva lavorato con Oudart a Grinzane. Staglieno fece grandi innovazioni nella cantina: introdusse la fermentazione a vasca chiusa e migliorò l’uso dell’anidride solforosa.
L’enologo Oudart applicò le stesse innovazioni, che abbiamo visto sopra per vinificare i vini “Nobili”, alla lavorazione degli altri vitigni del territorio, creando altrettanti vini: Barbera, Grignolino, Dolcetto, Nebbiolo. Egli stesso, conquistato dal territorio “Terruar”, si stabilì a Neive, dove, in una incantevole tenuta, diventò vignaiolo lui stesso, continuando però a fornire la sua consulenza: ai Marchesi di Barolo, al Re Vittorio per Fontanafredda ed a Grinzane per il “Cunt”, che intanto aveva lasciato “tutto in mano”, al suo fattore e uomo di fiducia: Giovanni Bosco (niente a che vedere con il sant'uomo di Castelnuovo).
Sempre in quel periodo a Canelli, Carlo Vallarino Gancia trovava una soluzione innovativa e geniale sul Moscato, abbandonando il metodo “Greco” di vinificazione, per ottenere un vino più leggero, spumeggiante e dolce, vagamente somigliante allo Champagne.
In quegli anni, in Piemonte, per la prima volta, si abbandona l’indicazione del paese, come indicazione primaria di denominazione dei vini ma, si porta come secondaria, chiamando i vini con i nomi dei vitigni: Nebbiolo, Barbera, Dolcetto, Grignolino, Moscato e via discorrendo, seguito eventualmente dal paese di produzione, es. Nebbiolo d’Alba, Dolcetto di Diano, ecc.
Arriviamo alla vigilia della 2^ Guerra d’Indipendenza, siamo negli anni 1858/59, nelle Langhe imperversa nelle vigne “’L mal Bianc”, cioè l’”Oidio”, il Cavour diventato 1° Ministro, chiede aiuto in Francia a Napoleone III ottenendolo addirittura doppio, nei “Patti di Plombiere” nel 1859, Militare contro gli Austro-Ungarici e scientifico contro l’Oidio, il tanto odiato “Mal Bianc”.
Tale parassita, che attacca le foglie della vite e delle altre piante, si era manifestato da poco e stava distruggendo i vigneti, a Bordeaux venne combattuto con irrorazioni di soluzioni a base di zolfo, ottenendo risultati soddisfacenti. La prima sperimentazione di ciò avvenne in Inghilterra, verso il 1846 a Leyton, empiricamente, da un giardiniere di nome Kyle!!!!
Con l’aiuto dei Francesi, lo studio e la sperimentazione si ottenne la formula, con solfati, calce, ecc., tale che si riuscì ad aver ragione, in pochi anni, dell’oidio. Addirittura c’era chi pensava che la spedizione dei Mille, per liberare e conquistare la Sicilia, fu fatta in funzione di avere a disposizione enormi quantità di Zolfo, allo stato puro, da quelle miniere …., pensate che potenza ebbe il vino!!!
Nella seconda parte del secolo sono cresciute intorno ad Alba e ad Asti tante delle grandi aziende che producevano vermouth ed Asti Spumante: Cora, Martini & Rossi, Gancia e Cinzano sono state tutte fondate in un periodo prosperoso di industrializzazione grazie al ruolo importante del Piemonte (e specialmente Torino) nel nuovo Regno d’Italia. La fondazione della Scuola d’Enologia di Alba nel 1881 ha soddisfatto alcune delle esigenze di un’ industria vinicola in crescita rapida, perché ha provveduto ad un collegamento con altri centri vitivinicoli Europei, dove sistemi razionali di coltivazione erano già stati stabiliti
E' già pesante così... alla prox puntata... Buona lettura
In primis per approvare e confermare tutto quanto scritto, così appassionatamente dagli amici Sheriffo e Myway, scusate ma, mi permetto alcune precisazioioni.
Il Chianti è un cuveè, cioè un uvaggio, come per altro stabilito dal disciplinare di produzione... Il Ricasoli diceva che: Sangiovese 70% Canaiolo e Ciliegiuolo 15%, Malvasia 10% e Trebbieno 5%. Ora normalmente oltre al Sangiovese ei utilizzano uve Merlot e Cabernet Franc.
I fagioli al fiasco... solo chi li ha provati, assaggiati ed apprezzati, può osare affermare, di aver mangiato qualcosa di sublime!!!
Il Barbaresco ha origini ancora anteriori al Barolo.. il nome deriva da Vinum Barbaritium.. però il vero padre è lo stesso del Barolo ed è l'enologo francese Oudart, fatto venire dal Conte Cavour.. ai tempi in cui era sindaco di Grinzane.
Tanto per dare un po' di verve alla piola ed agli argomenti che la ravvivano, vi pubblico a puntate, uno studio che feci in tempi non sospetti, che aveva per titolo:
L'influenza del vino nella storia del Risorgimento Italiano
Cavour, le Langhe, il Barolo e tante altre curiosità
Mentre nel Granducato di Toscana il Barone Bettino Ricasoli, dopo innumerevoli sperimentazioni, trovava la quadra per la produzione del “Chianti”, stabilendo le uve autoctone che dovevano formare e ancor oggi, sono alla base di tutte le produzioni chiantigiane: Sangiovese per i profumi ed il corpo, Canaiolo per il colore e la dolcezza, Malvasia per l’eleganza e la morbidezza.
Nel Piemonte, allora “Regno di Sardegna”, si delineava uno scenario economico che avrebbe portato inevitabilmente alle guerre Risorgimentali. Il casus belli scaturì, guarda a caso, da una problematica di fornitura e commercio vinicolo. Il Piemonte riforniva di vino il mercato Milanese, ma nel 1846 il Governo Austro Ungarico di Vienna, decise di raddoppiare i dazi doganali, a protezione dei propri produttori, in special modo degli Ungheresi (che ancora oggi sono padroni del marchio del Tocai).
Così i Piemontesi si trovarono improvvisamente senza quell’importante sbocco commerciale, fonte di ottimo guadagno. Logicamente allora più di ora, guai a toccare il portafogli di chicchessia, ciò scatenò, sia il malcontento del popolo, che le latenti mire espansionistiche dei Savoia a difesa dei propri sudditi, nonché l’insofferenza irredentista del Lombardo-Veneto.
Il Conte di Cavour, che era sia uomo influente, che politico rampante ma, soprattutto grande produttore di vini, fondò alla bisogna il giornale “Il Risorgimento”, dove chiamava il popolo alla rivolta. Re Carlo Alberto, cavalcò la tigre del vino e, in occasione di un’assemblea di viti-vinicoltori, al Congresso Agricolo di Casale Monferrato, pronunciò un lungo ed articolato discorso anti Austriaco e anti Asburgico, pensate cosa potette il vino, scatenò la 1^ Guerra d’Indipendenza!!.
Purtroppo tale Guerra d’Indipendenza, iniziata nel 1848, finì in tragedia nel 1849, con la disfatta di Novara, Vittorio Emanuele II subentrò al genitore, che riparò ad Oporto in esilio, per morire quasi subito di crepacuore ed il Cavour, dovette abbandonare la carica di Sindaco di Grinzane, per assurgere a Ministro dell’Agricoltura, nel Governo D’Azelio prima ed a 1° Ministro poi.
Intanto in quegli anni, nelle Langhe, le tecniche di vinificazione si sviluppavano. All’inizio del 19° secolo vi furono i primi tentativi di vinificare Nebbiolo e Barbera come vini secchi. Tra il 1832 e il 1849 il giovane Conte Camillo di Cavour, quale Sindaco di Grinzane, ha ricercato ed implementato nuovi sistemi di agricoltura, sulle fattorie intorno al castello familiare ivi sedente e poi ha spronato i viticoltori locali, quando ha impiegato Louis Oudart, un enologo Francese di Reims. Cavour aveva dubbi sul potenziale del Nebbiolo, infatti fece impiantare 14 giornate (circa cinque ettari) di pinot noir, nella speranza di emulare i grandi vini di Borgogna che erano ancora serviti nella corte dei Savoia a Torino.
Negli anni 40 del 1800, il Re Carlo Alberto ha fornito il suo contributo alla modernizzazione del vino, quando ha edificato attrezzature di produzione, nella sua nuova tenuta Reale a Santa Vittoria d’Alba, sotto il controllo del Generale Staglieno che aveva lavorato con Oudart a Grinzane. Staglieno fece grandi innovazioni nella cantina: introdusse la fermentazione a vasca chiusa e migliorò l’uso dell’anidride solforosa.
L’enologo Oudart applicò le stesse innovazioni, che abbiamo visto sopra per vinificare i vini “Nobili”, alla lavorazione degli altri vitigni del territorio, creando altrettanti vini: Barbera, Grignolino, Dolcetto, Nebbiolo. Egli stesso, conquistato dal territorio “Terruar”, si stabilì a Neive, dove, in una incantevole tenuta, diventò vignaiolo lui stesso, continuando però a fornire la sua consulenza: ai Marchesi di Barolo, al Re Vittorio per Fontanafredda ed a Grinzane per il “Cunt”, che intanto aveva lasciato “tutto in mano”, al suo fattore e uomo di fiducia: Giovanni Bosco (niente a che vedere con il sant'uomo di Castelnuovo).
Sempre in quel periodo a Canelli, Carlo Vallarino Gancia trovava una soluzione innovativa e geniale sul Moscato, abbandonando il metodo “Greco” di vinificazione, per ottenere un vino più leggero, spumeggiante e dolce, vagamente somigliante allo Champagne.
In quegli anni, in Piemonte, per la prima volta, si abbandona l’indicazione del paese, come indicazione primaria di denominazione dei vini ma, si porta come secondaria, chiamando i vini con i nomi dei vitigni: Nebbiolo, Barbera, Dolcetto, Grignolino, Moscato e via discorrendo, seguito eventualmente dal paese di produzione, es. Nebbiolo d’Alba, Dolcetto di Diano, ecc.
Arriviamo alla vigilia della 2^ Guerra d’Indipendenza, siamo negli anni 1858/59, nelle Langhe imperversa nelle vigne “’L mal Bianc”, cioè l’”Oidio”, il Cavour diventato 1° Ministro, chiede aiuto in Francia a Napoleone III ottenendolo addirittura doppio, nei “Patti di Plombiere” nel 1859, Militare contro gli Austro-Ungarici e scientifico contro l’Oidio, il tanto odiato “Mal Bianc”.
Tale parassita, che attacca le foglie della vite e delle altre piante, si era manifestato da poco e stava distruggendo i vigneti, a Bordeaux venne combattuto con irrorazioni di soluzioni a base di zolfo, ottenendo risultati soddisfacenti. La prima sperimentazione di ciò avvenne in Inghilterra, verso il 1846 a Leyton, empiricamente, da un giardiniere di nome Kyle!!!!
Con l’aiuto dei Francesi, lo studio e la sperimentazione si ottenne la formula, con solfati, calce, ecc., tale che si riuscì ad aver ragione, in pochi anni, dell’oidio. Addirittura c’era chi pensava che la spedizione dei Mille, per liberare e conquistare la Sicilia, fu fatta in funzione di avere a disposizione enormi quantità di Zolfo, allo stato puro, da quelle miniere …., pensate che potenza ebbe il vino!!!
Nella seconda parte del secolo sono cresciute intorno ad Alba e ad Asti tante delle grandi aziende che producevano vermouth ed Asti Spumante: Cora, Martini & Rossi, Gancia e Cinzano sono state tutte fondate in un periodo prosperoso di industrializzazione grazie al ruolo importante del Piemonte (e specialmente Torino) nel nuovo Regno d’Italia. La fondazione della Scuola d’Enologia di Alba nel 1881 ha soddisfatto alcune delle esigenze di un’ industria vinicola in crescita rapida, perché ha provveduto ad un collegamento con altri centri vitivinicoli Europei, dove sistemi razionali di coltivazione erano già stati stabiliti
E' già pesante così... alla prox puntata... Buona lettura
