Grande Copula,
Patela carissimo... Veramente, nella pagina 39 è stato ampiamente trattato l'argomento ""Vinet o Picheta"... che non è il vino dl torc...
Ad ogni buon conto, repetita Juvant... ti copio incollo, quanto detto e scritto a tal proposito:
"""""'L Vinet... o Vino di Seconda.
Bisogna immediatamente precisare che non si poteva e non si può commercializzare, in quanto non è ottenuto direttamente dalla fermentazione delle uve ma, "artefatto", con l'aggiunta di acqua, zucchero e "Bernà", poi non raggiunge mai i 10° Alcoolici, minimo di legge.
Ma veniamo annnoi...
'L Vinet, era l'ancora di salvezza dei contadini, i quali vendevano il vino buono e poi, per la famiglia e gli operai, ai quali dovevano dare da bere, dovevano trovare la soluzione, altrimenti "fallivano".
'L Vinet era così ottenuto:
Gli ultimi due/tre tini, in ordine di tempo, non venivano "torchiati", si spillava il vino dalla punga fino alla fine poi, si riempivano d'acqua, si aggiungeva un po' di zucchero ed un po' d'uva, frutto della "rapulatura" della vigna.. un po' come la spigolatura!!!
Ebbene, quest'ultima uva, veniva pestata, messa in una caldaia di rame, con un po' di zucchero, foglie di pesco, il contenuto di un paio di bute stupe... e si metteva al fuoco ma, si doveva solo scaldare e non bollire (sotto gli 80° altrimenti l'alcol evapora).
Questa era la "Bernà"!!
Poi si faceva un incavo nel contenuto del tino o Bunza... vi si versava il contenuto della bernà, bella calda... e poi si copriva con la coperta del cavallo o del bue... per non che il calore si disperdesse subito.
La quantità ultra-industriale di zucchero miceti, presenti in quei locali, faceva il resto, aggredendo quei pochi zuccheri presenti e faceva fermentare l'intruglio!!!!
Dopo 10 gg circa... smetteva di fermentare, i raspi scendevano, allora si spillava 'l Vinet o Picheta... senz'altro era un prodotto che subito, non si riusciva a bere...
Messo in botti ormai vecchie, che a "rinchersiu nenn""... dimenticato in qualche luogo, da non vergognarsi... magari suta al teit...e lì maturava… anche sette mesi!!!
Si arrivava ai primi caldi dell'anno nuovo e... durante il taglio del Maggengo, si incominciava a darlo da bere ai "fienatori"... poi ai mietitori e poi ai trebbiatori e nuovamente ai fienatori... bisognava finirlo, sotto la vendemmia.. altrimenti sarebbe poi andato "ammmale"", se già non sapeva d'aceto prima!!!!"""""
Capisciammè??
finalmente ho scoperto la storia della "picheta".
Da giovanotti, con gli amici, si diceva "pichetta" per intendere il vino aspro... quando in qualche bettola davano vino sfuso, spesso dolcetto, di bassa qualità...
scherzando (forse inopportunamente), si diceva anche "un Ciravegna doc", alludendo alla sciagurata vicenda del vino al metanolo... eravamo un p' screanzati...
L'immagine dei mietitori assetati... del biondo grano... delle merende nella stalla riabilita la pichetta e, anzi, l'idea del suo gusto fresco e asprigno, con la gola riarsa dal lavoro nei campi, in questi giorni afosi è alquanto piacevole.
Dirò di più Copula... mi hai fatto tornare ammente addìdirittura, a me che vivo più di lettere che di vita vissuta, le pagine del taglio del fieno di Levin in Anna Karenina... immortali.
Grazie anche a Te, Patela per le bellissime immagini.
La gambe delle donne sono compassi che misurano il mondo donandogli equilibrio ed armonia
