Heila Fijoj… stassera, non ho voglia di parlare di: Juve/Toro… Ciorgna/Membri… Bianco/nero… Sheriffi/Sheridan… Killer/ Musik…ecc.
Il vinello sincero, abboccato, armonico… che ho bevuto cenando, mi ha sciolto la lingua…
Vi voglio narrare una tradizione di Langa ma, di Langa povera, dei bun’omm.. dle bu-ne done…
Tutti gli anni, la prima domenica di Dicembre, a Santo Stefano Belbo, ricorre “La Fiera dei Cubiòt e del Tartufo””, con grandi iniziative ecc.. ma, veniamo a noi:
I “Cubiot” sono ed erano le coppiette, i fidanzatini, i promessi sposi, mentre “Il Bacialè” era il sensale piemontese. L’antesignano delle agenzie matrimoniali che metteva assieme e favoriva la nascita dei “Cubiot”. Un personaggio folkloristico, però di fiducia che conosceva tutti e tutto nelle varie borgate limitrofe. Era “assunto” dalle famiglie.
Noto e rispettato, interveniva quando la natura non aveva fatto il proprio corso.
Il baciale’ era l’amico a cui ci si rivolgeva per ricevere un sostegno per la figlia ancora sola o per il figlio timido, magari non più giovanissimo, che non riusciva a trovar la fidanzata, ne parlano diffusamente i nostri massimi narratori di Langa: Cesare Pavese, Beppe Fenoglio, Giovanni Arpino e Kunnikiller.. ma, forse quest’ultimo.. sai nenn!!??
Il bacialé vero e proprio rappresentava una specie di riconosciuta professione, esercitata, come quella del medico, con il sussidio del “birucin” o calesse (ed era questo un segno di distinzione), oppure a piedi, semplicemente, come i "romei" dell'età medioevale, con il foulard rosso, altro segno distintivo, ancora più marcato.
Il premio, “la mediazione” per tanto zelo e per la molta costanza era, in caso di affare felicemente concluso, un pastrano, un cappello, l’invito al pranzo di nozze oppure una &ldquo

amigianota” del miglior vino, se poi si trattava di famiglie facoltose, poteva essere anche tutte assieme queste cose.
Orbene, adesso che sapete tutto su: Cubiot, Bacialè, S. Stefano Belbo, Cesare Pavese.. è d’uopo berci sopra e poiché siamo nelle terre del moscato… fresco a 6° C… immaginiamo che sia ora di merenda, allora ci facciamo preparare una “Supa ‘d Moscato”.
Si prende un uovo fresco e si sbatte vigorosamente con due cucchiai di zucchero, in una scodella, fino ad ottenere una crema spumosa, poi si divide a metà, in due scodelle, nelle quali si versa poi il moscato fresco, fino a che la schiuma sfiori l’orlo delle scodelle… si serve con biscotti secchi, quelli della nonna.
Una volta era un uovo a testa e si “bagnava” il pane raffermo, se non duro ed era il carburante per i lavoratori della terra di Langa, che permetteva loro di superare le immani fatiche, che dovevano affrontare.
Era ed è una leccornia… provate, adesso che fa caldo… e poi mi direte!!!