Cap. VII - “Nelle mani della Legge” - ultima parte
Come accade sempre quando ho qualche domanda che mi frulla in testa stentavo a prender sonno; pensavo ad alcune frasi che mi aveva detto :
“Lavoro per i cittadini di Baltimora”
“Ora sei nelle mani della Legge”
“Noi i prigionieri politici li mandiamo a Guantanamo”
Ogni qualvolta il discorso era scivolato sul suo lavoro, avevo notato una sorta di pudore nel proseguire.
Questa faccenda mi incuriosiva sempre di più. :
Nella penombra della stanza, la guardai; aggrappata a me, aveva appoggiato il suo viso sulla mia spalla, il respiro regolare, si era addormenta subito nel “sonno dei giusti” (come diceva mia nonna buonanima).
Sul viso (come Teresa) aveva un'espressione serena, come quella che hanno i bambini addormentati abbracciati al loro peluche preferito.
Una così che cavolo di lavoro poteva fare ? :

A quel punto decisi che era inutile scervellarsi, misi il mio braccio attorno a lei, e spinsi il mio interruttore di stand-by.
Al mattino mi svegliò un rumore di auto in lontananza; era la vigilia di Natale, chi poteva essere ?
Guardai l'orologio, erano le 09:30; MJ dormiva ancora alla grande; probabilmente la partecipazione al mio “air show” l'aveva stancata ed ora stava ricaricando le batterie.
Tra me e me risi, sicuramente non era un Professionista.

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Lentamente scivolai fuori dal letto, mentre lei, senza più il suo scoglio, si arrotolava nel piumone; guardai fuori dalla finestra, c'era effettivamente un auto che si avvicinava lentamente per via della neve caduta nella notte.
Mi vestii velocemente e scesi nel salone d'ingresso per andare ha vedere chi era; mi buttai il mio giaccone sulle spalle e uscii sul patio d'ingresso.
Ora vedevo bene la macchina che si stava avvicinando, era quello dello sceriffo.
Dopo alcuni minuti, era davanti alla casa; scese dall'auto con alcuni fogli in mano e mi si avvicinò; doveva far vedere alcuni documenti ad MJ e mi chiese dov'era; gli risposi che era ancora a letto che dormiva.
Sorridendomi con aria furbetta entrò in casa; pensai “prego s'accomodi, faccia come se fosse casa sua”.
Mentre il capo gironzolava di sotto, andai su a svegliare MJ; feci il figo, e come nelle favole la svegliai con un bacio.

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E tanto per cominciare bene la giornata, assistetti alla sua vestizione (peccato che fu velocissima); quando scendemmo, capii che il capo aveva guardato in tutte le stanze.
Per fortuna la sera prima avevamo sistemato la cucina dove avevamo dato fuoco alle nostre passioni.
Lo sceriffo diede delle carte a MJ, e vedendo che si erano appartati in un angolo del salone, decisi di uscire a prendere un po' di aria fresca.
Per fortuna non nevicava più, e quella caduta non superava i 10 cm.; il cielo continuava a rimare coperto, con i soliti grossi nuvoloni che arrivavano dall'oceano .
Dopo una decina di minuti, lo sceriffo e MJ vennero fuori sul patio dove c'ero anch'io; ci salutammo, e poi prima di salire in macchina si premurò di ricordarci l'appuntamento per il pranzo di Natale (il giorno dopo).
Forse aveva capito, con quell'aria furbetta che aveva sempre, che anche noi avevamo i nostri impegni (eheheheh.......).
MJ, con aria felice, mi si avvicinò e comincio a baciarmi; notai che lo sceriffo, mentre si allontanava, invece di guardare la strada, guardava noi.
Il resto della giornata passò velocemente, tra una passeggiata sulla spiaggia mano nella mano e un po' di “petting” sul divano di fronte al caminetto.
A metà pomeriggio mi arrivò un messaggio da Teresa :
“Auguri di buon Natale cucciolo”.
Meditai diversi minuti prima di rispondere; avrei voluto scrivere tante cose, forse troppe.
Alla fine optai per un “Buon Natale anche a te e al tuo nuovo cucciolo”.

Era finita una storia durata quasi 11 anni.
Quando mi vide pensieroso davanti alla finestra del salone che guardavo l'oceano, MJ capì tutto perchè anche lei c'era già passata; mi si strinse contro, in un lungo abbraccio.
Per la prima volta trascorrevo la notte di Natale lontano da casa; senza regali da fare o da ricevere; avrei dovuto essere triste, ma in realtà ero felice, perchè ero con una donna che, nonostante avesse i mie stessi problemi, aveva deciso di guardare avanti.
E visto che non avevamo regali da scambiarci, donammo noi stessi.
Fu una nottata indimenticabile.

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Quando il giorno dopo arrivammo per il pranzo a casa dello sceriffo, avevamo ambedue stampata in faccia la felicità; se ne accorsero subito, e dando di gomito al marito, ci fece accomodare.
A tavola parlammo di tantissimi argomenti; anche dell'Italia, e per fortuna senza scomodare mafia, pizza e mandolini; MJ era una donna troppo intelligente per cadere in certe banalità; lo sceriffo & wife troppo “per bene” e “troppo preoccupati” di rompere l'idillio che si era formato tra me e la loro “figlia adottiva”.
E anche per me andava bene così.
Dopo pranzo, mentre le due donne sistemavano la cucina, lo sceriffo mi prese per un braccio e mi propose (aveva saputo che anch'io andavo a caccia) di farmi vedere la sua piccola collezione di armi.
Mentre mi faceva vedere i suoi fucili, capii subito che aveva qualcosa da dirmi; ho sempre avuto un sesto senso in queste cose.
Mentre guardavo un vecchio Marlin M.1894, lo sceriffo mi si mise davanti e guardandomi dritto negli occhi mi disse :
“Mj è una brava ragazza, e ha sofferto tantissimo quando è mancato un paio di anni fa suo padre. E poi la storia con quel suo collega non gli ha fatto molto bene.....”
Annuii, gli dissi che mi aveva raccontato tutto.
Mi si avvicinò ancora un po' e con un tono di voce che lasciava poco spazio a fraintendimenti mi disse :
“Spero che con te si trovi bene.........”
Era una minaccia ? :

Si stava comportando come un vero padre.
Gli ultimi 4 giorni trascorsero velocemente, troppo velocemente; trascorsero tra comparsate in paese, dove a forza di vedermi con MJ oramai mi consideravano tutti come uno del posto; lunghe passeggiate su quelle spiagge bellissime e pressochè deserte, sempre teneramente abbracciati (anche per scaldarci reciprocamente visto che comunque il tempo non migliorava.
E poi c'era il quotidiano “air show”, sempre in versione “long program”; MJ era molto partecipativa, e con il costante aiuto faceva dei miglioramenti incredibili.

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Spesso mi veniva in mente la prima volta quando l'avevo conosciuta in quel bar di Baltimora; quella che avevo davanti ora era completamente diversa, sempre elegante e sofisticata, ma “diversa” da quella vista nel bar.
E tutto ciò mi inorgogliva; anche lei era soddisfatta, lo capivo dai tanti segni che la mia istruttrice italiana mi aveva insegnato a controllare, non immaginando mai come nei avrei fatto buon uso.

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La domenica del rientro, prima di partire facemmo un'ultima passeggiata sulla spiaggia.
Mentre guardavamo le onde infrangersi sugli scogli, vedemmo passare un gruppo di sule.
MJ guardandole, disse :
“Vedi quegli uccelli ? Sono sule, volano per centinaia di km sul mare in cerca di cibo, ma poi tornano sempre al proprio nido, che costruiscono una sola volta nella loro vita, sulle pareti verticali lungo la costa. Tornano anche se a volte il proprio partner non c'è più”
Si girò verso di me e poi fece la domanda che mi aspettavo da molti giorni :
“Tornerai da lei ?”
Avrei potuto rispondere qualsiasi cosa, sono sicuro che non avrebbe obiettato nulla, ma preferii la sincerità :
“No, come hai detto tu, quando una storia finisce bisogna guardare avanti e non indietro.”
Ritornammo a casa, mano nella mano; caricammo la nostra roba sul Cherokee di MJ e ritornammo a Baltimora.
Lunedì riprendevo il corso alla John Hopkins University (era l'ultima settimana) e anche lei riprendeva il lavoro.
Già, quale lavoro faceva ? Ancora non l'avevo capito. :
Per fortuna potevamo vederci tutte le sere, dopo il lavoro; solo che lei, avendo una coinquilina (e collega oltretutto) non potevamo usufruire del suo appartamento, quindi ci toccava incontrarci nel mio albergo (lussuoso ma pieno di Professioniste, e questo mi dava un po' di fastidio).
Una sera glielo dissi, ma lei si fece una sonora risata; nel suo lavoro aveva visto di peggio.
Questa faccenda del lavoro era diventato un tarlo dentro di me; dovevo assolutamente sapere che cosa faceva. :
L'ultimo giorno, il venerdì ne approfittai; visto che il corso terminava alle 13:30 e il mio aereo partiva alle 18:30, gli chiesi di vederci un'ultima volta.
Accettò subito, anche se a quell'ora era ancora al lavoro; mi diede l'indirizzo dove lavorava e di avvisarla quando sarei arrivato.
Il venerdì, terminato il corso, salutato i colleghi, con i miei bagagli al seguito, passai in un negozio italiano per prendere un regalino da portare a MJ; quindi chiamai un taxi e mi feci portare all'indirizzo che mi aveva dato.
Quando il taxi si fermò davanti ad un palazzo in pieno centro, pensai che ci fosse un errore, forse si era sbagliato; ma il tassista mi confermò che l'indirizzo era quello.
Scesi dal taxi e guardai il l'insegna davanti all'entrata: era la sede del Baltimora Police Dept.
Entrai, passando attraverso varie porte “controllate” a distanza, e andai alla reception.
Un'impiegata mi chiese cosa volevo; gli dissi che avevo un'appuntamento con MJ (omissis) e se poteva avvertirla che l'aspettavo nell'atrio.
L'impiegata esegui una serie di telefonate, poi mi avvisò che sarebbe arrivata tra qualche minuto.
Il posto era pieno di gente; molti erano poliziotti in divisa e altri in abiti civili; mentre gironzolavo, l'occhio mi cadde su un tabellone, vicino agli ascensori; mentre leggevo i nomi e i vari uffici dove si potevano trovare, vidi il nome di MJ con accanto la sua qualifica e dove si trovava il suo ufficio.
MJ era una District Attorney della SVU.
Rimasi di stucco; era un procuratore distrettuale e faceva parte della squadra SVU.
Non so quanti minuti rimasi imbambolato come un deficiente davanti a quel tabellone; so solo che ad un certo punto una delle porte dell'ascensore si aprì ed apparve lei, in compagnia di altri due (un uomo e una donna) che però si salutarono subito.
Da sotto i cappotti dei due vidi apparire il distintivo da detective che tenevano al collo; invece MJ era semplicemente splendida : giacca e gonna al ginocchio grigio scuro, camicetta bianca con piccolo cravattino nero; “pass” al collo e il solito cappottino di piumino in mano.
Se il posto non fosse stato pieno zeppo di poliziotti, gli sarei saltato addosso, mi piaceva troppo.
Uscimmo dal palazzo e andammo ha fare quattro passi nei giardini di fronte; gli diedi il regalo che avevo comprato; quando mi chiese cos'era, gli dissi sorridendo, che era per ricordare una certa cosa che avevamo fatto assieme e di aprirlo solo quando sarebbe arrivata a casa, per non rovinare la sorpresa.

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Arrivò il momento di salutarci; mi disse che comunque era contenta di come era andata, avevamo passato una bellissima settimana assieme; anch'io gli dissi le stesse cose, con in più che quello non era un addio, ma un arrivederci.
Oramai avevo deciso.
Lei mi guardò stranita e anche un po' divertita; ma io ero sicuro di quello che dicevo, e poi Bigfoot, come i suoi amici indiani, ha una sola parola; non stavo mentendo.
Alcune ore dopo, mentre ero in volo verso l'Italia, mi arrivò un messaggio sul Black Berry, c'era scritto :
“Stupido, i love you” seguito da tantissimi cuoricini.
Aveva aperto il regalo che gli avevo dato e trovato la confezione di Nutella da 1 Kg. (era quello che mi mancava quella sera, dopo la panna, burro di arachidi e miele).

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Ora molti di voi si chiederanno come è finita.
Bè, semplicemente non è finita; per le vacanze di Natale 2014 ho prenotato in un posticino sulle coste del Maryland, nella baia di Chesapeake.
Ho deciso di andarmi a mettere un'altra volta “nelle mani della Legge”.
Purchè, ovviamente, ci sia lo stesso procuratore dell'altra volta.

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Ho bisogno di esplorare e di sapere.... sempre.